lunedì 6 settembre 2021

Storie brevi che più brevi non si può

 


Storie brevi, brevissime, telegrafiche. Sì, ci voglio lavorare su e partire proprio da loro. Sfogliando l'antologia mi colpisce, d'acchito, la lunghezza dei brani. Già, la lunghezza, vero e proprio spauracchio per quasi tutti gli studenti di ogni età.
"Prof, quando deve essere lungo il testo?" - domanda immancabile quando si chiede loro di scrivere.
"Questo libro quante pagine ha?" - considerazione fatta, magari sottovoce, prima di leggere un romanzo qualsiasi.
E allora, invece di partire da testi lunghi, per abituare i ragazzi a lavorare su competenze di italiano basilari, quali comprensione, analisi, sintesi, ampliamento lessicale e produzione testuale, voglio cominciare proprio da un genere di testo che - proprio perché per sua natura è breve e, com'è noto, la brevità cattura e mantiene fisiologicamente alta l'attenzione - predispone bene alla lettura, all'ascolto e alla messa in pratica di numerose attività: la SHORT STORY.
Per il mio modo di procedere, le storie brevi, brevissime, telegrafiche in prosa sono più funzionali agli obiettivi che intendo far raggiungere agli studenti più della stessa poesia, genere testuale breve ed essenziale per eccellenza. Forse perché vedo i miei ragazzi più coinvolti, attivi e propositivi quando si tratta di ascoltare, leggere e scrivere in prosa piuttosto che in poesia. O, semplicemente, perché, da sempre, ritengo la narrativa più nelle mie corde rispetto alla poesia e, da prof consapevole, so che in classe riesco a trasmettere meglio ciò che per prima appassiona anche me.


Durante un interessante corso di scrittura frequentato questo inverno in modalità online presso la scuola Carver di Livorno (ammetto che in tempo di pandemia ho avuto modo di implementare in modo eccellente taluni incontri di formazione a cui non avrei di certo partecipato se non fosse stata prevista la possibilità di seguire via streaming) ho ben compreso le altissime potenzialità dei racconti brevi e ho sperimentato in prima persona quanto sia complesso arrivarne a scrivere di decenti. 
Dall'analisi di alcuni testi brevi di Carver, Salinger, Hemingway e 'O Connor ho compreso alla perfezione quanto il racconto di qualità sia profondo, pieno di senso, capace di far risuonare domande e irradiare molteplici significati. Rispetto al romanzo, il racconto è più denso, rigoroso, essenziale e privo di divagazioni perché si dirige spedito verso l'obiettivo e ogni parola ha un peso fondamentale. Per poterlo ben comprendere occorre porre attenzione al sommerso, al non detto, al simbolismo implicito, a ulteriori storie nascoste da ricostruire attraverso dettagli e indizi sapientemente seminati dall'autore. Per poterlo scrivere occorre un intenso e faticoso lavoro di pre-scrittura, ideazione, stesura, revisione e "scavo" e occorre un'accuratezza lessicale massima, perché ogni parola è decisiva per la costruzione e tenuta della storia. Aver compreso a fondo la profondità di una storia breve mi ha aiutato a coglierne la potenzialità e, senza esitazione, mi ha convinto ad impiantare su di essa parte della progettualità didattica. Operativamente parlando, questo è il percorso che seguirò (e che, come sempre succede nella vita di classe, potrà essere rimodulato sulla base delle sollecitazioni, delle riflessioni e delle risposte provenienti direttamente dalla voce dei ragazzi). La scelta di un racconto brevissimo non poteva che puntare alla massima qualità: il grande Franz Kafka è una garanzia.


Lascia perdere di Franz Kafka
Era primissima mattina, le strade pulite e deserte, io andavo alla stazione. Allorché confrontai l’orologio di un campanile con il mio orologio, vidi che era già molto più tardi di quanto avessi creduto. Dovevo accelerare notevolmente il passo, lo spavento per quella scoperta mi rese incerto sulla via da seguire, non mi orientavo ancora bene in quella città. Per fortuna poco lontano c’era un vigile, corsi da lui e, con il fiatone, gli chiesi di indicarmi la strada. Lui sorrise e disse: «Da me vuoi sapere la strada?» «Sì», dissi io, «perché da solo non riesco a trovarla.» «Lascia perdere, lascia perdere!», disse lui, e si volse di scatto da un’altra parte, come fanno le persone che vogliono star sole con la loro risata.

Prima della lettura, a partire dal titolo, si possono sollecitare i ragazzi a fare previsioni sulla trama, anche impostando la routine MLTV e far appuntare le riflessioni su post-it così da rendere visibili i loro processi di pensiero. Dopo la lettura si apriranno le discussioni, le negoziazioni e le attività utili a sviluppare la comprensione e le competenze di analisi, sintesi, ampliamento lessicale e produzione testuale potranno essere improntate sulla base dei seguenti input:

- attenzione a narratore, focalizzazioni e punti di vista;
- far notare scelta delle parole, loro significati letterali e simbolici;
- far notare scelta dei tempi verbali e struttura sintattica in genere;
- lavorare su curva del plot per lavorare sulle competenze di sintesi;
- individuare la regola delle 5 w;
- soffermarsi sulla caratterizzazione dei personaggi, anche con l'ausilio di appositi organizzatori grafici o tabelle che mettano in evidenza la corrispondenza con quanto ricavato dal testo;
- soffermarsi su ambientazione e, in genere, su ogni dettaglio;
- discutere sul significato, sul messaggio della storia e su ciò che può considerarsi implicito;
- lavorare su connessioni con il proprio vissuto e con il mondo esterno;
- prendere spunto da certe connessioni per assegnare attività di quick write vicine all'esperienza dei ragazzi (quella volta in cui vi è capitato di dover lasciar perdere... quella volta in cui vi è capitato di essere in ritardo... quando al mattino le ore passano in un baleno...) e da far poi confluire in una eventuale prima bozza di scrittura;
- stimolare la creatività con attività quali "tutto in una pagina" o routine MLTV "periodo/frase/parola" e "colore/simbolo/idea";
- ancora stimolazioni creative con produzioni testuali di vario genere, quali cambio dei punti di vista o prosecuzione della storia; 
- se si vuole osare - perché no - far provare a drammatizzare e a creare miniscenografia da far recitare, anche in modalità amatoriale (brevi video o semplici teatralizzazioni da realizzare in aula).
Come sempre, le attività saranno previste in modalità individuale o a piccolo gruppo e discusse/condivise in modalità collettiva, così che i contributi di tutti possano risultare utili e finalizzati alla creazione di un clima di comunità e di arricchimento reciproco.
Se si sceglie di applicare una routine MLTV per esplicitare e rendere visibile il processo di pensiero,  sarà utile di nuovo annotare su post-it e procedere alla condivisione comparando le considerazioni finali con quelle annotate in fase di anticipazione.


Sulla falsariga di ciò che può scaturire dalla lettura del brevissimo racconto di Kafka, si possono impostare attività simili prendendo come testo modello uno dei tanti esempi di short story reperibili su web o su libri di argomento specifico (a fine post ne ho fornito lista), come questo, ancor più breve di Lascia perdere, scritto da Fredric Brown, autore statunitense specializzato proprio in racconti brevi di genere giallo o fantascientifico (nelle antologie, di solito, è sempre presente il suo magistrale La sentinella), basato su un non-sense che può dare adito a riflessioni, annotazioni e considerazioni molto interessanti:

L'unico sbaglio di Fredric Brown
Stan Standish si costituì alla polizia.
"Ho ucciso un uomo", confesso. "Pensavo che fosse perfetto, il mio delitto, ma ho commesso un errore".
Gli chiesero, naturalmente, quale fosse stato il suo errore.
"Ho ucciso un uomo", rispose.

Per una lettura e un'analisi di questo micro-racconto consiglio la consultazione del seguente link


Sempre prendendo spunto da Brown, il lavoro sulle storie brevissime può andare avanti fino ad arrivare al massimo dell'essenzialità: mostrare come poche frasi, e addirittura poche parole, riescano a impiantare una storia dalle fondamenta solide. Lo stesso Brown ha creato un famoso incipit di un racconto per la cui densità ed efficacia evocativa può essere considerato esso stesso short story: 

L'ultimo uomo sulla terra sedeva da solo in una stanza. 
Qualcuno bussò alla porta.

La prima connessione che mi viene in mente, almeno nella prima parte, è addirittura la poesia di Quasimodo Ed è subito sera! E la seconda parte? Provoca suggestioni sensoriali così intense che verrebbe immediatamente la voglia di prendere carta e penna e strutturare un plot per proseguirne la narrazione!
A onor del vero, bisogna però dire che prima ancora di Fredric Brown, c'è stato un altro scrittore, Thomas Bailey Aldrich, che qualche anno prima aveva composto uno scritto identico, ossia: Una domma sta seduta sola in casa. Sa che nel mondo non c'è più nessuno: tutti gli altri esseri umani sono morti. Bussano alla porta.


Ciò che conta, al di là delle frasi scelte, è far riflettere i ragazzi su quanto possano essere incisive le parole e su quali possano essere le implicazioni derivanti dal saperle dosare in maniera sapiente e accurata. E, naturalmente, sarà altrettanto efficace impostare alcune attività, in parte simili e in parte speculari a quelle già indicate per il racconto kafkiano.
Qualche esempio:

- rinnovata e rafforzata attenzione alla scelta delle parole, dei tempi verbali, della sintassi minimale;
- cominciare ad riflettere sulla grammatica in contesto, approfittando delle frasi minime e delle scelte sintattico-lessicali contenute;
- attenzione massima anche al sottinteso, al simbolismo;
- potenziare la negoziazione di significati, discutere su messaggi, su tutto ciò (ed è tanto) che c'è di implicito;
- riferirsi alle 5 w e ricreare un plot essenziale da ampliare con produzioni scritte che, specularmente alla sintesi, partano dall'impianto della trama per elaborare altre storie e microstorie con ambientazioni, dettagli e scene dilatate e caratterizzazione dei personaggi verosimile ma autonomamente creata;
- produrre un finale di storia altrettanto breve, esempio massimo 5 righe;
- proseguire la storia in modo particolarizzato, compresa la creazione di dialoghi - che possono dare luogo, anche in questo caso, a brevi drammatizzazioni - e la storia raccontata dai diversi punti di vista;
- stimolare le connessioni personali o con il mondo che possono fornire "semi di scrittura" da recuperare con il genere autobiografico;
- ancora ricorso alla creatività con One pager o routine MLTV sopra ricordate;
 
Storie breve, brevissime e telegrafiche offrono, insomma, modi diversi per lavorare su competenze linguistiche fondamentali.
In modo, appunto, speculare si può ampliare la trama delle storie minimali per farle diventare brevi, mentre dalla storia breve si può scavare sulla sintesi fino a farla diventare essenziale, ridotta a poche frasi.

Sempre in tema di scritti basici ed essenziali, impossibile non chiamare in causa due celebri frasi sbalorditive per la loro altissima potenzialità: una è dello scrittore guatemalteco Augusto Monterroso, l'altra del famosissimo Ernest Hemingway (c'è anche una interessante storia nella storia che la voleva erroneamente attribuita a Stephen King e un'altra storia ancora che ricondurrebbe la frase ad una scommessa letteraria, poi rivelatasi infondata):

Quando si sveglió, il dinosauro era ancora lì. 
(Augusto Monterroso)


In vendita scarpe da bambino, mai usate. (Ernest Hemingway)



Non sono potentissime? Sono molto curiosa di proporle in classe, perché è più che sicuro che ne usciranno considerazioni notevoli.
Le attività da proporre, anche in questo caso, potranno ricalcare quelle delle short stories precedenti.

Qui dei link da consultare su analisi e considerazioni riferite alle due celebri frasi:

Un'ultima considerazione riguarda il fatto che attività simili potrebbero, perché no, essere riprese per lavorare sulla short story in maniera un po' più originale, ossia partire da una vignetta, da una battuta, da una barzelletta, da un'immagine e... provare a lavorare un po' come sopra. Stimolante, vero?
Magari ci creerò su un post apposito, perché no? Intanto anche solo la proposta di lavorare a partire da due immagini come queste mi sembra una buona idea!



Parole d'ordine, insomma, devono essere tre: brevità, stimolo e senso.
L'importante è che la vicenda sia short! A lavorarci in modo strong ci pensiamo noi! ;-)


Qui un po' di titolo di libri su cui reperire short story e racconti brevissimi:
- AA.VV., Storie del terrore da un minuto
- AA.VV., I racconti più brevi del mondo
- M. Atwood, Microfiction
- G. Gospodinov, Tutti i nostri corpi. Storie superbrevi
E, consigliati dalle supercolleghe Simona Martini e Valeria Pancucci, le raccolte di favole Ultimo venne il verme e Dente.

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