venerdì 25 settembre 2020

Una poesia per cominciare, tante sollecitazioni per continuare

 



Questi primi giorni di scuola li dedicheremo a rientrare nella routine dello sviluppo delle competenze in lingua italiana svolgendo attività che ci permetteranno di ANTICIPARE diversi procedimenti e tematiche di lavoro che approfondiremo nel corso di tutto l'anno.
Proviamo a recuperare alcuni argomenti già trattati lo scorso anno, sia in presenza che in dad, e vediamo di anticipare alcune situazioni che più avanti andremo ad esaminare meglio e lo facciamo leggendo una poesia intitolata Scuola, scritta da Sandro Penna, autore originario di Perugia vissuto nel Novecento. 
Vi anticipo che si tratta di una poesia breve, infatti è composta da soli sei versi, e vi anticipo anche che studieremo qualche testo simile, definito nei libri di testo "poesia ermetica", che sono sicura vi piacerà, perché in questo genere di opere le parole sono ridotte, ma i significati sono concentrati e le immagini che ne derivano sono dense ed emozionanti.
Un esempio per tutti, una poesia "ermetica" e breve che più breve non si può: si intitola Mattina ed è stata scritta da Giuseppe Ungaretti, un poeta che si era arruolato come volontario durante la Prima Guerra Mondiale e che scoprirà tutta la tragicità del conflitto passando anni durissimi all'interno delle trincee, dove tentava di consolarsi proprio scrivendo poesie. Il testo in questione è formato da un'unica frase: M'illumino d'immenso.
Così breve prof? Mai sentita una poesia così corta! Questo Ungaretti già mi piace!
Più che una poesia, sembra una pubblicità.
Ottima osservazione, infatti è stato scelto un adattamento di questa frase per creare degli slogan pubblicitari legati all'energia elettrica, ad esempio. 
Però, se il titolo è Mattina, vuol dire che lui si illumina con il Sole che sorge. 
Il Sole del mattino mette sempre di buon umore. Oggi, invece, è un tempo da lupi!
Beh, avremmo fatto lezione fuori oggi, se fosse sorto il Sole al posto di tutta questa pioggia, ma non importa. Va benissimo anche leggere e riflettere in aula.
Secondo me è importante il titolo, prof, specialmente quando le poesie sono così corte. Così ci aiuta a capire meglio l'argomento, vero?
Certamente! E, a proposito di titolo, potrete ben immaginare quale sarà l'argomento del testo che leggeremo a breve.
Sì, prof. Sicuramente ci sarà qualcosa riferito ad una scena scolastica. Forse uno studente che legge o che scrive. Però uno studente del tempo dell'autore, non uno di oggi. 
Mia nonna mi ha raccontato che un tempo a scuola si veniva severamente puniti se non si rispettavano le regole, è vero?
E' verissimo! E vi dirò di più: tra le attività da svolgere a seguito della lettura della poesia, ci sarà anche quella di strutturare una intervista ai vostri nonni e/o conoscenti che hanno vissuto una scuola diversa da quella che state frequentando adesso. Anche se dobbiamo sottostare a delle regole a causa della pandemia, non dimentichiamoci che oggi a scuola ci sono molte più libertà rispetto ad un tempo! E lo vedrete nel corso delle vostre interviste: non crederete alle vostre orecchie! Accadevano cose impensabili al giorno d'oggi.
Mio nonno mi parla di punizioni dietro alla lavagna stando con le ginocchia sopra i ceci. Possibile?
Io so che i prof con un bastoncino potevano picchiare gli alunni.
La mia nonna ha una grafia molto bella però e diceva che prima di scrivere riempivano paginate di disegnini piccoli.
La mia mamma è giovane, ma ha fatto le scuole in Romania e lì fino a pochi anni fa gli studenti disobbedienti potevano venire picchiati. Chissà se succede anche adesso.
So che in alcuni villaggi della Cina i bambini sono puniti severamente e persino chiusi in degli sgabuzzini! Ce lo aveva raccontato un nostro compagno di classe alle elementari. Mamma mia! Da morire di paura!
Visto com'è interessante mettersi nel punto di vista di chi è vissuto prima di voi o di chi vive in altri paesi e deve sottostare a regole diverse dalle nostre? Le vostre interviste saranno interessantissime, ne sono sicura.
Ma adesso andiamo a leggere la poesia Scuola, che si trova inserita in una raccolta scritta tra il 1927 e il 1938. Questo è il testo.

Negli azzurri mattini
le file svelte e nere
dei collegiali. Chini
sui libri poi. Bandiere 
di nostalgia campestre
gli alberi alle finestre.

Scriviamo il componimento sul quaderno, poi leggiamolo prima insieme ad alta voce, poi in modalità individuale, quindi condividiamo le impressioni e le suggestioni che il testo nell'immediato ci suggerisce.

Quali sono le vostre osservazioni dopo una prima lettura? 
Rispondete liberamente. Annoteremo tutti quanti gli interventi che verranno esposti.
Non ci sono i verbi, prof. Anzi, solo uno. 
Mancano anche le rime, si chiama verso libero, vero, quando la poesia che non ce le ha?
Si capisce che parla di scuola dalla parola "collegiali", come quelli del collegio, quelli che si vedono anche in tv nel reality show che si intitola così.
Il primo verso parla di mattina azzurra, sarà il colore del cielo. Di mattina i ragazzi sono in fila e camminano, però dopo vanno in classe e si fermano.
Sì, dice che i ragazzi sono sopra i libri.
Alla fine si parla di nostalgia. Sicuramente sono alunni che rientrano a scuola dopo l'estate e quindi provano tristezza e nostalgia di quando giocavano fuori in campagna.
In quegli anni si giocava fuori, nei campi. Non c'erano tante strade e si giocava nell'erba.
All'inizio i ragazzi sono in fila. Camminano velocemente perché le file sono svelte e poi le fila sono nere. Il nero è riferito di sicuro alle uniformi scolastiche.
Un tempo tutti le dovevano indossare di colore nero. Ora ci sono anche altri colori. Meno male! A me un grembiule tutte nero deprimerebbe subito!
Sembra di vederli dall'alto camminare svelti svelti, come se fossero file di formiche nere. Camminano per entrare in classe. Una volta dentro, si fermano.
Che peccato! Prima si muovono, poi si devono fermare piegati sopra i libri. Ci credo che provano nostalgia dell'estate, quando potevano stare all'aperto e muoversi quanto volevano!
Ne approfitto per fare una precisazione di tipo lessicale. Nelle circolari di questi giorni si parla di mascherina da indossare in situazione dinamica e da poter abbassare al banco in situazione statica. Cosa significano questi due termini? Qui ci sono situazioni dinamiche e statiche?
Essere statici vuol dire essere fermi. Essere dinamici vuol dire muoversi. Qui gli studenti si muovono all'inizio, quindi sono dinamici quando sono fuori in fila, poi in classe sono statici, perché stanno sopra i libri.
Anche in un'altra scena, secondo me, c'è un contrasto tra chi è fisso e chi si muove: la bandiera si muove e gli alberi no.
I ragazzi guardano gli alberi dalla finestra che stanno fermi, ma hanno nostalgia del movimento che facevano fuori, infatti c'è a parola bandiera, che con il vento si muove sempre.
Anche i colori, comunque, danno contrasto: le file degli studenti sono nere, un po' cupe, mentre il cielo è azzurro e dà allegria.
E' strano il contenuto, secondo me. Sono immagini e ognuno ha le sue. Lei diceva che si immagina gli studenti in fila dall'alto, io li immagino entrare vestiti tutti uguali, triste, e sempre tristi andare seduti e piegare la testa sopra i libri, con poco tempo per guardare gli alberi e con tanta tristezza quando ripensano all'estate.
Io immagino la bandiera che si muove fuori e i ragazzi che la invidiano. Forse la invidiano anche gli alberi.
E' una poesia di immagini: le file scure, i ragazzi al banco, le bandiere, gli alberi, il gioco all'aperto...





Considerazioni ottimali. Bravissimi!
Proviamo adesso a fare, ad alta voce, una specie di "parafrasi", di spiegazione in parole nostre di ogni verso di questa poesia e inseriamo degli appunti che possono aiutarci a fissare queste scene che, come dite voi, stimolano il lettore ad immaginare questa atmosfera di ingresso nell'edificio scolastico.


Come sempre, dedichiamo tempo in classe a consolidare ciò che stiamo leggendo (in classe e non a casa! Vivadio siamo in presenza e lavoriamo attivamente tutti insieme, così da condividere le idee e le riflessioni che scaturiscono dai nostri lavori) e svolgiamo queste attività che ci consentiranno di penetrare meglio all'interno del testo.

Queste le consegne, da cominciare adesso e continuare nelle prossime lezioni:

Riscriviamo il testo poetico in prosa e specifichiamo quale suggestione o immagine ci ha maggiormente colpito;

Compiliamo lo schema ad Y;

Eseguiamo una piccola esercitazione di lessico ricercando insieme, dal dizionario digitale, significati etimologici e sinonimi/contrari delle parole "svelte" e "chini"

Soffermiamoci sulla parola bandiera, posta a fine verso e in posizione di rilievo, e all'idea di LIBERTA' a cui essa rimanda. Discutiamo e annotiamo insieme cosa significa per noi libertà, specie libertà di scelta, tenendo ben presente che, a breve, dovremo effettuare una scelta libera molto importante: quella della scuola superiore.

Sempre in merito al concetto di libertà, per cominciare un approccio ad un tipo di testo scritto che a fine anno potrebbe costituire anche una tipologia di prova d'esame, partiamo da questa citazione di Aristotele, famoso filosofo greco, su cui proveremo a riflettere ed argomentare (e anche a scrivere le nostre considerazioni)
"Solo chi ha superato le sue paure sarà veramente libero". Seguirà, come sempre, condivisione.

Ancora una anticipazione su una tipologia testuale che affronteremo a breve: il testo argomentativo.
Nei primi versi si parla di uniforme scura da far indossare agli studenti.
Cosa ne pensate? Dividete la pagina del quaderno in due parti, indicando argomenti a favore e argomenti contrari sulla questione "a scuola grembiule sì o no?". Anche in questo caso verranno condivisi i vostre ragionamenti e vedremo, strada facendo, qual è il processo per ottenere prodotti argomentativi persuasivi ed efficaci.

Tutto chiaro?
Per casa solo una consegna: intervistate, come anticipato prima, persone che possono aver vissuto situazioni simili a quelle suggerite in poesia (quindi scuola di altri tempi o di situazioni culturali diverse dalle nostre). Il mezzo da utilizzare è libero: domande e trascrizione di risposte sul quaderno oppure utilizzo di strumentazioni digitali (presentazioni o riprese video).

Buon lavoro! E presto... a tutta condivisione! 

mercoledì 16 settembre 2020

Tratteniamo il calore dell'estate con un albo che arriva dall'Oriente


Eccoci qua! Dopo la lunga pausa dovuta all'emergenza Covid, siamo finalmente tornati in classe.
In modo diverso, ma siamo di nuovo insieme. Ed è questo che conta.
Via i brutti pensieri!
Via l'idea di correre fin da subito per recuperare ciò che non è stato fatto!
Via la paura che questo ultimo anno sarà funestato da chissà quale avvenimento nefasto!
Proprio perché si tratta dell'ultimo anno che passeremo insieme, ce lo dobbiamo vivere al meglio, dall'inizio alla fine, e abbiamo quindi bisogno di partire con il piede giusto. 
Come lo cominciamo? 
Leggendo. 
Abbiamo già letto il primissimo giorno di scuola il racconto "La prima volta che ho lasciato una ragazza", per fare le nostre consuete annotazione e anche interessanti connessioni con la nostra nuova esperienza scolastica ai tempi del Covid.
Adesso continueremo in questa direzione e lo faremo leggendo un albo illustrato che proviene dall'estremo Oriente, dove è sentita meglio che da noi l'idea di vivere a ritmi più lenti, coniugando benessere fisico a benessere psichico.
Come sempre, fate attenzione alle immagini che corredano il testo che, come vedrete, è semplice ed essenziale, ma contiene un messaggio molto significativo per chi, come voi, dovrà raggiungere in questi mesi degli obbiettivi di vita importanti.
Porre l'attenzione sulle parole di questo libro ci aiuterà anche ad introdurci nell'argomento delle prossime lezioni che, vi anticipo, riguarderà la comprensione profonda del testo (ricordate l'idea di "Fare splash" nelle pagine di un brano per coglierne al meglio tutte i suoi significati impliciti ed espliciti?), ma ve ne parlerò compiutamente nei giorni a seguire.
Leggere insieme un albo, infine, ci permetterà finalmente di tornare a discutere tra di noi, di scambiarci opinioni e di condividere tutti insieme le nostre riflessioni, aspetti fondamentali di una comunità scolastica che ci sono mancati tanto nei mesi in cui ci vedevamo a distanza; perciò... direi di cominciare.
L'albo che leggeremo oggi si intitola Un giorno d'estate e l'autore, che vive in Giappone, si chiama Koshiro Hata ed ha sia scritto il testo, che disegnato le immagini.



albo con scritte in giapponese

Sapete che in Giappone l'albo illustrato è considerato una forma d'arte ed è oggetto di estremo interesse anche per gli adulti?
In Giappone, del resto, il visivo è una componente essenziale nella vita di tutti i suoi abitanti, indipendentemente dal fatto che siano giovani o meno giovani.
Vi vengono in mente delle produzioni di immagini giapponesi che confermano quello che vi ho appena detto?
Sì prof! I manga!
Cartoni animati e Anime!
Video e animazioni dei videogiochi!
Esattamente. Quindi un albo come questo, dall'apparenza semplice nelle immagini e nel linguaggio, in Giappone viene considerato a tutti gli effetti un testo per adulti, e non rivolto quasi ed esclusivamente ai bambini come spesso si pensa in Italia. 
Noi lo leggeremo con attenzione, come siamo abituati a fare, cercando di mettere in campo la nostra capacità di osservazione ed il nostro spirito critico.
Cominciare ad osservare la copertina e i particolari che vi si trovano. Cosa vedete?
C'è un bambino con un grande cappello giallo, forse di paglia, che tiene in mano un retino come quello che si usa per acchiappare le farfalle.
Il bambino si vede che è orientale: ha i capelli scuri e la tipica faccia rotonda, con gli zigomi larghi.
Ma gli occhi non sono quelli tipici orientali, però! Sono rotondi.
Ma anche nei cartoni animati o nei manga o negli anime i giapponesi disegnano personaggi dagli occhi grandissimi!
E' vero, maschi e femmine non vengono mai disegnati con gli occhi a mandorla o allungati.
Forse perché gli occidentali sono diversi tra di loro, mentre gli orientali sono simili.
A me cinesi, giapponesi, coreani sembrano tutti uguali. 
Secondo me non è vero che loro sono tutti uguali e loro non si vedono certo tutti nello stesso modo!
Secondo me disegnano i personaggi con gli occhi rotondi perché così si seguono meglio anche noi che abitiamo in occidente e che siamo lontani da loro. Ci identifichiamo di più, insomma.


Il bambino è vestito con pantaloni grigi al ginocchio, scarpe bicolori e maglietta a mezze maniche bianca. Oltre al cappello per ripararsi dal sole, si capisce che il libro è ambientato in estate anche dall'abbigliamento.
Ma anche dai colori del paesaggio: l'azzurro del cielo e del mare, il verde delle piante, il bianco della strada.
Di bianco ci sono un bel po' di cose: la maglietta, il retino, la strada, i gabbiani. Anche il titolo.
Si capisce che è una giornata di sole perché sulla strada si proiettano le ombre.
Anche di azzurro ce n'è un bel po': il cielo, le montagne all'orizzonte, il mare.
Il bambino ha una espressione un po' strana, con la bocca aperta voltata in giù: sembra che veda qualcosa che lo stupisce.
A me sembra che stia correndo e magari la sua espressione è stanca.
Ottimo inizio e riflessioni che già mi piacciono! Continuate così.
Vi faccio vedere il risguardo (ricordate cos'è, vero?) e poi vi faccio una domanda: 
qual è, secondo voi, l'argomento dell'albo?


Sì prof. Il risguardo è l'interno della copertina.
Ancora i due colori che prevalgono: azzurro e bianco.
Qui c'è solo il disegno del cielo: l'azzurro è il cielo e il bianco sono le nuvole.
Dal titolo e dalle immagini si capisce che l'albo parlerà di quello che un giorno accade a questo bambino durante l'estate. Sarà qualcosa che gli accade all'aperto, perché è fuori e tiene in mano un retino. Forse cerca un insetto o un pesce.
A me ricorda un personaggio che ho visto da qualche parte, ma non sono sicuro.
Secondo me non cerca un pesce, perché sta andando nella direzione opposta a quella del mare, verso l'erba. E l'erba è piena di insetti, quindi cerca un insetto.
Benissimo ragazzi, proprio così! Il bambino sta cercando qualcosa e vedremo cosa, ma già vi annuncio che vi siete avvicinati moltissimo.
Forse il personaggio che vi ricorda è il pescatore Sampei, anche se dubito possiate conoscerlo.
Se chiedete ai vostri genitori, comunque, lo ricorderanno, perché si tratta di un personaggio di un cartone animato giapponese molto noto ormai diversi anni fa.


In effetti un po' gli somiglia: cappello di paglia, capelli neri, maglietta bianca e in mano ha qualcosa per acchiappare gli animali.
Sì, io ne ho sentito parlare di questo Sampei. E' verom sembra lui.
E' una canna da pesca, perché Sampei è un pescatore. Sì prof, un pochino gli somiglia.
Continuo a sfogliare le pagine e questa è l'immagine che compare prima della spiegazione della storia


Il bambino si trova su un sasso o su qualcosa di rialzato. Il retino è appoggiato e sta fermo.
Magari quella cosa che voleva raggiungere l'ha raggiunta ed è come se si trovasse nel podio per celebrare la sua vittoria, anche se non possiamo vedere la sua espressione del viso, perché è voltato indietro.
Sembra piccolissimo rispetto alle nuvole, ma è vero che noi uomini rispetto al cielo e alle nuvole siamo minuscoli.
Ottimo! Avremo modo, in particolare, di riparlare di quest'ultimo concetto che avete appena fatto emergere, ovvero la nostra piccolezza rispetto all'infinità che ci circonda, ma tutto a suo tempo.
Vi invito di nuovo a porre la massima attenzione alle parole e al testo, perché cominciamo la lettura dell'albo vera e propria. 

Esco.
Un caldo, caldissimo giorno d'estate.
Oggi sono solo. Non c'è neppure mio fratello.
Le cicale friniscono.
Corro fino alla valle dei cervi volanti.
Oggi lo catturerò di sicuro e lo catturerò da solo.
Oltre le rotaie, un mare verde.





Vuole catturare un cervo volante! Ma che animale è?
E' un insetto grandissimo che ho visto questa estate e mi ha pure fatto paura!
Ha delle zampe che se ti pizzicano... vedi le stelle!


Oh mamma! Proprio quello! Ma è impressionante! Io morirei a prenderlo in mano.
Si chiama cervo volante perché ha le corna come un cervo.
C'è scritto sul web che non sono corna, ma mandibole! Mamma mia, ancora peggio!
C'è scritto anche che è un grande coleottero e che trascorre la sua vita nel legno, quindi si trova sugli alberi, e che è diffuso un Asia, ma che negli anni sta rischiando l'estinzione. 
Io credevo che cercasse un cervo, ma non mi tornava che lo chiamasse volante, infatti!
Però il paesaggio che attraversa è bellissimo!
Cosa mi dite della prima scena?
La prima scena comincia con uno sfondo nero su cui si affaccia la luce che proviene dall'esterno. Si vede che fuori c'è il sole e il contrasto con l'interno rende l'idea della giornata estiva assolata. C'è un solo verbo: esco. 
Vuol dire che ha intenzione di andare fuori, nonostante il caldo che si capisce provenire da fuori.
Dice che è caldo, caldissimo, infatti.  E che è solo.
Fuori i colori sono molto luminosi: strade bianche, case e recinzioni chiare, vegetazione di un bel verde acceso, cielo, nuvole.
In casa, invece, prevale il nero, ma anche perché quando è caldo gli ambienti si rendono bui per renderli più freschi. 
Si vede che siamo in Giappone: anche se l'arredamento della casa si vede poco, si capisce che ci sono pochi mobili. I mobili sono bassi, compreso il tavolo e il letto, perché meno pericolosi in caso di terremoto.
Cosa mi dite invece dei verbi e delle parole utilizzate?
Il bambino esce, corre e vuole catturare da solo il cervo volante.
Sembra di sentire il caldo che prova mentre corre nella strada assolata.
Forse sente un po' meno caldo quando corre in riva al mare. I colori sono accesi e danno l'idea del sole e del calore. Nella scena in cui corre in riva al mare c'è tanto azzurro: dell'acqua e del mare.
Nel cielo sono belle le nuvole, ma anche i gabbiani. Alcuni sono in primo piano e appaiono più grandi rispetto al bambino che corre.
C'è idea di movimento. Il bambino, gli uccelli e anche le nuvole sembrano muoversi.
A me piace la scena della corsa del bambino nei campi. Mi piacciono i toni del verde acceso e che danno l'idea del calore e del sole alto.
Non dice che corre su un grande campo, ma su un "mare verde". Ed è vero: i campi, così grandi che sembrano infiniti, ricordano il mare.
Si usa un verbo strano: si dice che "le cicale friniscono". Perché non dice che fanno rumore? Tanto il rumore delle cicale quando è caldo lo conosciamo tutti.
Perché, invece, secondo voi l'autore usa proprio il verbo "frinire"?
Quando si vuole scrivere un breve testo, occorre stare molto attenti ad usare le parole giuste.
Sul dizionario online si dice che "frinire" è il verbo che indica il caratteristico verso che emettono le cicale. E che proviene dal verbo "fritinnire", voce onomatopeica.
Non lo sapevo che fare quel rumore che sentiamo sempre durante l'estate si dice così.
Ricordate cos'è una onomatopea?
Una parola che riproduce un suono. Tipo quelle che si usano nei fumetti: Boom! Sbam!


Esattamente. E parola onomatopeica?
Una parola che ricorda un suono, ma che suono non è. 
Direi che come definizione può andare.
Frinire che suono ricorda?
Fri-fri-fri-fri... infatti così fanno le cicale in estate. Giusto!
Attenzione alle parole onomatopeiche perché ne troveremo altre, ok?
Prima di proseguire con la lettura, vi chiedo di soffermare la vostra attenzione sulla scena in cui il bambino corre sul prato. 
La traduttrice dell'albo, Elena Rambaldi, accosta questa scena ad un famoso quadro di un pittore francese, Félix Vallotton, intitolato Le ballon e dipinto bel 1899.
Cosa ne pensi?



Sì prof, un po' è vero.
Però i colori sono più belli quelli dell'albo. Nel quadro il verde sembra grigio.
E poi è verde scuro, tetro. Forse il bambino è vicino ad un bosco. Meglio il verde acceso e solare dell'albo giapponese.
Anche il bambino del quadro francese corre, però sembra una femmina perché si vedono i capelli biondi e lunghi e sembra che indossi un vestito bianco.
Mi piace più il disegno dell'albo. Più luminoso, più giovane.
Ok, perfetto! Proseguiamo la lettura e attenzione alle parole e ai particolari dei disegni, mi raccomando.

Cervo volante gigante
sto arrivando!
Davanti alla stalle delle mucche,
a tutta velocità.
Che puzza! Che puzza!
Che fatica che fatica che fatica che fatica...



Sembra di sudare anche noi con il bambino, prof! 
Correre per tutti quei chilometri in quella giornata bollente deve essere molto faticoso.
Quando sale tutte quelle scale mi sento quasi male per lui! Ma quante sono! Già a me fa fatica farne una decina per entrare in casa e non le salgo mai sotto il sole, figuriamoci quanto deve aver sudato e faticato lui!
Mi piace molto il disegno in cui il bambino si vede da dietro. Che strana prospettiva. Sembra una ripresa cinematografica e gli insetti si vedono grandi. Forse l'autore vuol fare vedere come appare a loro il bambino che corre.
E' resa bene l'idea del movimento, sembra un cartone animato, con diverse inquadrature.
A me sembra di sentire la puzza delle mucche! Poi disegnata così grande e nera dà l'idea della sua presenza ingombrante e... puzzolente!
A me piace il disegno in cui il bambino sale la scalinata: si capisce finalmente che siamo in Giappone per gli edifici e monumenti tipici. Adoro i tetti appuntiti che hanno in Oriente.
Ne abbiamo parlato anche con la prof di religione dei templi scintoisti.
E anche dell'importanza che si dà alla natura, infatti è sempre in primo piano.
Finalmente si riposa... provavo fatica per lui a vederlo sempre correre sotto il sole.
Vedete ragazzi? Il testo è breve, le parole sono poche e ben comprensibili. Ma che effetto riescono a produrre! Se accostate ad immagini così suggestive, avete visto che sensazioni ci fanno provare?
Ci sembra di provare fatica, di sudare, di sentire il cattivo odore, di vedere campi sterminati, cielo azzurro e luce accecante del sole.
E i primi piani degli animali ci mostrano, come dite voi, nuovi punti di vista, come se anche loro stessero osservando il bambino con una certa curiosità, provando essi medesimi - chissà - pure le sensazioni che abbiamo descritto noi.
Ma guardate adesso come cambia la scena


L'unica parola della pagina scurissima è il grido del bambino.
Questa è una onomatopea.
Tutto è diventato improvvisamente scuro! forse il bambino, dopo essersi riposato dalla salita della scalinata, è entrato in un luogo buio o dentro un bosco, dato che l'ambiente è pieno di sassi e alberi dal colore più intenso? Il bambino, oltre a gridare, salta e perde il cappello. Il salto sembra pericoloso.
Animali e natura sono sempre in una prospettiva favorevole perché lui che salta appare piccolo piccolo.
Nel salto si è fatto male perché si tocca il ginocchio e si vede un po' di rosso del suo sangue.
In questo bosco gli animali si vedono benissimo, sono sempre più grandi di lui. Un insetto con le ali sembra un elicottero come quello che si intravede nel cielo. Anzi, pure più grande.
Secondo me l'autore è amante degli animali perché li mette in primo piano. E anche della natura.
Le parole scritte nel bosco sono "frii frii frii...", quasi che formassero una nuvola di rumore.
Benissimo! Avete usato l'espressione "nuvola di rumore". Ottimo!
Sì prof. Vede che tra le chiome degli alberi e le nuvole bianche del cielo c'è un punto verde che sta nel mezzo, dove si vedono scritte le onomatopee che indicano il rumore che fanno gli animali del bosco?
Certamente e mi piace l'espressione che avete usato. 
Perché è una figura retorica, come lo è l'onomatopea (che avete difatti riconosciuto nella parola "frii", ripetuta perché indica la continuità del suono prodotto dagli animali). 
Si chiama sinestesia, ovvero accostare due parole che appartengono a sfere sensoriali diverse in un'unica espressione: "nuvola" richiama la vista e, perché no, il tatto perché la associamo alla morbidezza e "rumore" che associamo, invece, alla sfera sensoriale olfattiva. Bravissimi! E ricordatevi della sinestesia, perché la troveremo nel corso della lettura di qualche poesia che affronteremo quest'anno.
E adesso scorriamo un po' di pagine e vediamo dove si sta dirigendo il bambino dopo che ha scavalcato quel luogo buio e dopo che si è pure ferito al ginocchio

Trovato!
Un cervo volante gigante!
Vai!
Provo... riprovo... e ci riprovo, ma non ci arrivo.
Mi arrampico con tutte le mie forze ma... Niente!

L'ho preso!
L'ho preso!
L'ho preso!
L'ho preso!
Un cervo volante!




Dopo tanti tentativi ce l'ha fatta! Chi la dura, la vince!
Nelle pagine i colori sono diventati sempre più scuri. Nel disegno in cui il bambino tiene in mano il cervo volante sta piovendo!
Ecco perché comparivano tutte quelle nuvole nelle pagine precedenti! Erano piene di pioggia!
Lui è sudato, affaticato, sporco... ma ce l'ha fatta! Solo con la fatica ha potuto ottenere quello che voleva.
Ma ora piove, ci sarà un altro ostacolo ancora per tornare a casa: la pioggia!
Vediamo cosa succede nelle pagine seguenti, quelle finali.

Il mio cervo volante. Il mio cervo volante.
L'ho catturato. L'ho catturato!
Sono bagnato fradicio, ma non mi importa. Perché, guarda...
è magnifico!




Ha preso il cervo volante e lo tiene stretto con una mano sotto la maglietta  per non perderlo di nuovo. Bella questa immagine, prof! Si vede che ci teneva parecchio ad averlo!
Com'è disegnata bene la pioggia! Sembra di sentirla, oltre che vederla!
Vi leggo ciò che scrive l'autore a proposito di questo disegno del temporale:
"Ero indeciso su come disegnare la scena dell'acquazzone serale e sono stato felice quando mi è venuto in mente come rappresentare la pioggia. Di solito si disegnano le linee della pioggia, ma quando piove fortissimo tutto il paesaggio diventa bianco all'improvviso. Volevo ritrarre questo, una nebbia che si estende in lontananza. Ciò si ottiene passando velocemente un velo di bianco con il pennello, ma mi sono esercitato innumerevoli volte osservando come si scioglieva il colore".
Anni fa a Roma ho visitato la mostra di Utagawa Horoshige, un pittore giapponese di inizio '800, e ricordo bene una stampa che rappresentava la pioggia. Eccola


Vedete le linee di cui parlava Koshito Hata? Lui, in un disegno meno realistico che richiama l'universo infantile, ha fatto una scelta diversa puntando sul bianco.
Ha fatto la scelta giusta, prof! Sembra che la pagina sia bagnata e che la pioggia scenda davvero.
Meglio della linea dritta che viene usata sempre.
Anche a me piace più il temporale come viene rappresentato nell'albo.
A me piace anche il disegno in cui si vede che piove di meno. E anche le parole che dicono che non importa se si è bagnato perché è riuscito a prendere l'insetto.
Dice che è magnifico nell'ultima pagina. Gli fa un bel complimento!
Qui sono cambiati anche i colori: il cielo è arancione, le nuvole grigie, la strada viola e pure la maglietta non è più bianca e non sembra neanche sporca, forse perché l'ha lavata la pioggia.
Mi piace che l'albo finisca con la parola magnifico. Sembra riferito non solo all'insetto, ma anche al fatto che sia magnifico aver raggiunto quel risultato.
E' vero: ha faticato sotto il sole, si è fatto male, ha beccato un temporale, ma ce l'ha fatta!
Cercate di seguire il suo esempio, ragazzi. E' solo un bambino, ma ha in mente un obbiettivo preciso: catturare il cervo volante. E, come avete notato, non si è spaventato di fronte agli ostacoli, anzi, li ha superati tutti ed è riuscito a ottenere il suo scopo. Un magnifico scopo, proprio come avete notato voi.
Vi riporto, di nuovo, le parole dell'autore in merito alla tematica del libro di cui abbiamo appena parlato:
"Questo albo illustrato è basato su un'esperienza che mi è capitata quando avevo cinque anni. Andavo sempre a catturare insetti con mio fratello di sette anni più grande di me, ma avrei sempre voluto provare a cercarli da solo. Così, un giorno in cui mio fratello e i miei genitori erano usciti, arrivò la mia occasione. La strada fino al bosco distava circa un'ora a piedi. In realtà in quest'albo illustrato la storia di per sé è molto semplice: esco di casa a cercare un cervo volante, lo trovo, sono felice e torno a casa, tutto qui. Però volevo comunicare il batticuore che si prova correndo verso un obiettivo fino al suo raggiungimento e la felicità dell'istante in cui lo si realizza. Per questo mi sono immaginato come il lettore avrebbe provato le emozioni del protagonista. Ho ridotto il testo e in cambio ho voluto che la forza delle emozioni del bambino, lo sforzo fisico di quando corre, il calore del sole, che tutte queste cose fossero sentite in prima persona come proprie. Per riuscirci ho tagliato più parole possibili e ho realizzato illustrazioni che potessero dare sensazioni fisiche".
Da quello che avete commentato durante la lettura, sembrerebbe che Koshito Hata sia perfettamente riuscito nel suo intento, no?
Certo prof! Abbiamo detto proprio le cose che lei ci ha letto alla fine della lettura, prima di saperle. Vuol dire che ha centrato il suo obbiettivo.
Sembra di sentire davvero la fatica, il caldo, la pioggia addosso, quindi... missione compiuta!
Anche secondo me. E missione compiuta anche per voi, che siete riusciti ad analizzare l'albo proprio come era nelle intenzioni dell'autore. Bravi!
Adesso, come ormai siamo abituati a fare, prendiamo carta e penna e annotiamo tutto ciò che abbiamo appreso dalla lettura di questo albo. Come sempre, seguirà condivisione di quanto annotato.
Cominciamo:
- in una pagina bianca elaborate uno schema ad Y;
- esprimete un vostro pensiero libero sull'albo, poi scrivetene il messaggio;
- annotiamo qualcosa che riguarda il lessico e, in particolare, le parole onomatopeiche;
- facciamo un breve quick write di dieci minuti: qual è stato l'ostacolo (o il fastidio) che ti ha più fatto faticare durante l'estate?
- facciamo la nostra prima attività di prescrittura utilizzando un attivatore grafico: disegnate al centro della pagina un cerchio e fate partire da questo delle frecce o delle ramificazioni in cui inserirete degli obbiettivi che vi prefiggerete già da ora di realizzare quest'anno. Oppure, se siete bravi nel disegno, raffigurate il bambino dell'albo, specificando il suo obbiettivo, quindi disegnate il vostro ritratto ed indicate i vostri di obbiettivi. Provateci.
E, a seguito di quest'ultima considerazione, qualsiasi sia l'obbiettivo che voi scegliate, tenete a mente la semplicità, ma anche l'efficacia della storia appena letta: non farsi spaventare dagli ostacoli e tirare sempre dritto verso il raggiungimento del nostro obbiettivo. I risultati arriveranno.
Buon lavoro e buon anno scolastico.

Qui alcuni lavori dei ragazzi

(Emma)

(Alessia)

(Desiré S.)

(Pamela)

(Judy)

(Rachele)

(Samuele)