domenica 16 dicembre 2018

Icaro, un ragazzo come noi

Il mito di Icaro è un altro dei miti più famosi dell'antichità è, proprio come abbiamo visto per Narciso, la versione più accreditata è quella fornita dal grande Publio Ovidio Nasone.
Icaro era figlio di Dedalo, un abile architetto che aveva costruito a Creta un labirinto in cui il re Minosse aveva fatto rinchiudere suo figlio, un terribile mostro con corpo umano e testa di toro.


A causa di questa grandiosa costruzione, ancora oggi nella lingua italiana la parola "dedalo" indica un laborinto, un intrico da cui è difficile uscir fuori.
ad esempio: il centro storico era formato da un dedalo di viuzze
mi sono perduto in un dedalo di strade, non riuscivo ad uscirne!

Dedalo e il figlio Icaro finiscono per essere rinchiusi essi stessi nel labirinto, così cercano una soluzione alternativa per uscirne fuori, ossia la costruzione di un paio di ali per ciascuno, di modo da innalzarsi in cielo e volare lontano da quel posto.
Dedalo costruisce le ali utilizzando la cera e raccomanda al figlio di volare lontano dal sole per evitare che la cera possa sciogliersi con conseguente precipitazione al suolo.
Ma Icaro disobbedisce e troverà la morte in mare.

mito di Icaro spiegato attraverso il cartone animato Pollon
(sotto i link dei cartoni animati completi suggeriti dal prof Mariano Somà)

Pollon - Le ali di Icaro

Pollon - Il filo di Arianna

Con i ragazzi abbiamo discusso sulla figura di Icaro: secondo alcuni il ragazzo ha sbagliato a disobbedire al padre, a non seguire le sue raccomandazioni, pagando lo sbaglio a prezzo della stessa vita; secondo altri invece le conseguenze sono state fatali, è vero, ma Icaro era un ragazzo e tutti i ragazzi sono attirati dal senso del pericolo e dalla disobbedienza alle regole degli adulti. Alcuni dicono che si divertono sempre a fare l'opposto di quello che dicono i genitori, quindi comprendono bene il gesto di Icaro, pur di riconoscerne la tragicità finale.

Abbiamo poi visto alcune rappresentazioni di Icaro nella storia dell'arte:

 "Lamento per Icaro" del pittore vittoriano Draper
in cui si nota tutta la maestosità del giovane, ormai privo di vita,
 tenuto tra le braccia delle ninfe

"La caduta di Icaro" di Pieter Bruegel
in cui è il paesaggio circosante ad essere in primo piano, non certo Icaro
che appena si intravede nell'acqua che sta affogando... (immagine a destra)  

 "Il volo di Icaro" di Matisse
è stato riprodotto nel quaderno
i ragazzi hanno notato le stelle al posto del sole e il cuore rosso 
ben visibile nel nero della figura
discutendo sui possibili significati di un'immagine di Icaro così particolare, 
riproducendola da ultimo sul quaderno



I ragazzi sono stati attirati anche dal fascino del labirinto, con i suoi percorsi affascinanti ed intricati.


 

Ne sono state visionate alcune immagini e sono state fatte connessioni con altri testi letterari (ad es. Alice nel paese delle meraviglie) e con la vita stessa (labirinto nelle riviste di cruciverba, fac smili di percorsi labirintici nel luna park, qualche siepe a forma di labirinto visitata nei parchi tematici)
Sono poi stati distribuiti dei pezzetti di cartone in cui dover scrivere "il proprio labirinto", ovvero ciò che ciascuno di noi sente così intricato da non riuscire a risolvere (e le risposte sono state le più disparate, dal non riuscire a privarsi di certi cibi, al non riuscire a risolvere i problemi di matematica, al non essere capace di fare goal in rovesciata o a giocare a pallavolo), infine i pezzi sono stati assemblati in maniera intersecata a mo' di labirinto appunto, così da creare un nostro LABIRINTO DI CLASSE da appendere in aula.


Disposti i banchi ad isole, i ragazzi elaborano una tabella a T, utile a potenziare la comprensione testuale e la ricerca di informazioni implicite sui personaggi, quindi procedono con lo schema ad Y e con la strutturazione del plot, strumento efficace per delineare i tratti essenziali delle storie e per elaborare con maggior facilità la sintesi testuale.




Tra le connessioni emerge che per i ragazzi Icaro è considerato un ribelle vicino al loro mondo, un giovane pronto a sfidare le regole degli adulti come tante volte nella vita accade e perfino un eroe che compare in giochi della play o nei carri allegorici del Carnevale di Foiano che ha permesso al quartiere dei Rustici di vincere il primo premio.
Alla richiesta finale di drammatizzare il mito, come sempre facciamo, meglio stavolta "glissare"... e chi potrebbe mai imitare in aula una caduta di quel genere? 


Mentre aspettiamo il suono della campanella, meglio riguardardarsi alla lim qualche foto delle drammatizzazioni già fatte, ad esempio quella del mito di Orfeo ed Euridice, in cui però il cast si era un tantino distratto in quel dell'Ade... :-) Troppe risate, compresa Euridice!




venerdì 7 dicembre 2018

Attenzione alla vanità! Non fate come Narciso

Oggi parleremo di un mito che da sempre colpisce l'immaginario collettivo: il mito di Narciso.
Ne esistono diverse versioni, ma noi prenderemo a riferimento quella più celebre, tratta dalle Metamorfosi di Ovidio, uno degli artisti più noti dell'antica Roma.
Narciso è un ragazzo bellissimo, nato in seguito ad una violenza sessuale: sua madre, la bella naiade Liriope, era stata avvistata dal dio fluviale Cefiso, il quale aveva fatto in modo di rinchiuderla tra i suoi corsi d'acqua per poterla avere con la forza.
Dal loro rapporto era nato questo bambino dalla bellezza fuori del comune che però, da adulto, dimostrò avere un carattere scostante che lo portò ad allontanarsi dalle persone, nonostante le donne si innamorassero perdutamente di lui a causa della sua notevole avvenenza. 
Sempre così prof... chi potrebbe ottenere tutte le ragazze che vuole non è interessato!
A me piace tanto la Myriam di 2B e se mi guardasse... altro che rifiutarla! Mi ci fidanzerei al volo!
Risata generale con tanto di Seeee... Te piacerebbe!! Troppo bella per te!! Et similia...
Per riportare la calma basta poco. Semplicemente dire che innamorarsi di un uomo come Narciso era pericolosissimo: vedremo in seguito cosa accadde alla povera ninfa Eco...
Ma adesso conosceremo Narciso leggendo direttamente il mito  e svolgendo un'attività a piccolo gruppo.
Predisponiamo i banchi a isola e cominciamo.

L'incipit del brano precisa l'ambiente in cui si svolge la storia, ovvero il cosiddetto "locus amoenus", ossia un luogo ideale, piacevole, in genere rappresentato come pieno di alberi che fanno ombra e provocano una piacevole frescura o contraddistinto da corsi d'acqua che producono lieto rumore; suoni naturali ed animali servono ad amplificare l'atmosfera serena e paradisiaca.



Ah, prof! Come quando in estate stiamo nelle foreste casentinesi a contatto con la natura! 
Una frescura rispetto al caldo della città! Quello è un locus amoenus?

Certo! Quello può essere considerato locus amoenus, perchè no? 
Adesso prendete il taccuino e appuntatevi queste brevi riflessioni: qual è il tuo "locus amoenus" ideale? Dov'è che ti senti veramente bene e in pace con te stesso?
Fanne una descrizione sensoriale, ovvero utilizza non solo la vista, ma anche l'udito, l'olfatto, il tatto... insomma più cerca di concentrarti e far percepire il più possibile le sensazioni gradevoli che questo luogo ti procura.

Il mio locus amoenus è il prato vicino a casa mia. Mi fa stare bene. Sento gli uccellini cinguettare, gli insetti volare in aria. Distinguo il profumo dei fiori e sento il contatto con l'erba fresca che mi pizzica le gambe. Chiudo gli occhi e quando li riapro il cielo mi sembra più azzurro (Emma)

Il mio locus amoenus è la piscina in cui vado a nuotare due volte alla settimana. In acqua mi sento protetta, l'acqua mi culla e quando mi entra dal naso o dalle orecchie la sento in tutto il corpo. Chiudo gli occhi per rilassarmi e sentire le sensazioni che mi circondano e avverto uno strano misto di caldo e freddo. Però, non appena mi muovo, l'acqua provoca una piacevole sensazione di calore. Non vorrei più uscire (Ludovica)

Il mio locus amoenus è la pista vicino alla baita di Folgarida, una località montana vicino a Madonna di Campiglio dove sono andata a sciare lo scorso anno. Folgarida è veramente un posto meraviglioso anche se un po' troppo freddo, e poi la polenta è straiperbuonissima, specie con il sugo sopra!! La pista da sci è quasi sempre piena di neve e quella sensazione di freddo si trasforma presto in calore che ti accompagna mentre con gli sci ti dirigi verso la strada per la baita. E che buona la cioccolata calda a fine giornata! (Pamela)

Il mio posto rilassante si trova a Napoli, ed è l'altalena molto grande della mia nonna in cui d'estate mi distendo con il sole che mi batte sul viso. Dondolandomi e chiudendo gli occhi, sentendo il profumo della natura e il cinguettio degli uccelli, penso a tutto quello che mi piace (Alessia)

Il brano prosegue con Narciso che, stanco per la lunga caccia, si ferma a riposare in questo splendido luogo, proprio vicino ad un corso d'acqua.
Come appare Narciso dalla descrizione che ne fa Ovidio?
Non dice che è bello, prof, però lo fa capire.
Da che cosa lo capite? Proviamo a rintracciare le parole sul testo.
Eh...  quando dice che ha le guance giovani, il collo color avorio, gli occhi e capelli come il dio Bacco (quindi riccioli), la carnagione chiara...
Nelle note c'è scritto che nel mondo greco i capelli biondi e la pelle chiara erano i massimi standard di bellezza.
Allora sicuramente Narciso aveva i capelli riccioli e biondi.
Allora lei prof, bionda e con la pelle chiara, sarebbe stata considerata una delle donne più belle in assoluto!
Eh magari... :-) probabilmente sarei dovuta nascere un bel po' di anni fa ;-)
Comunque, tornando al mito, Narciso, in un luogo così incantevole, finisce per specchiarsi nell'acqua e vedere così riflesso il suo volto.
Quale sorpresa! E quale amore scatta subito dopo la visione!


Narciso si innamora perdutamente dell'immagine che vede riflessa nell'acqua e si dispera perchè, non appena allunga le mani per toccarla, essa svanisce misteriosamente.
Il ragazzo è affranto, geme e si lamenta per il suo amore impossibile, e la sua disperazione diventerà così intensa da portarlo addirittura alla morte. 
Lui che aveva rifiutato tante pretendenti, tra cui appunto Eco che muore di dolore per il suo rifiuto, adesso si ritrova a soffrire tragicamente e addirittura a morire per amore, proprio come era successo a Eco.

Le sorelle che vengono a prendere il suo corpo per poter svolgere le celebrazioni funebri troveranno al suo posto un fiore profumatissimo, chiamato appunto "narciso", ed ancora oggi il fiore esiste (questa è una foto) e si chiama proprio così in onore del nostro personaggio.



Mamma mia prof! Morire per amore della propria immagine fino a consumarsi e sparire! Una cosa terribile!
Però ci sono le persone che sono innamorate di se stesse. Io ne conosco qualcuna e mi sta parecchio ma parecchioantipatica .
Infatti ancora oggi il termine "narcisimo" nel dizionario potete trovarlo ed ha le caratteristiche di coloro che si comportano come dite voi.
Andiamo su un dizionario online Treccani e vediamo cosa significa questo termine.



Nel sito leggiamo che il termine "narcisismo" rappresenta la tendenza e l'atteggiamento psicologico di chi fa di se stesso, della propria persona, delle proprie qualità fisiche e intellettuali, il centro esclusivo e preminente del proprio interesse e l'oggetto di una compiaciuta ammirazione, mentre resta più o meno indifferente agli altri, di cui ignora o disprezza il valore e le opere, ricalcando l'atteggiamento tenuto dal giovanetto Narciso nel mito greco. 
Addirittura la psichiatria individua la "sindrome di Narciso" come un vero e proprio disturbo mentale.
Secondo me prof potremmo inventare uno slogan contro questo narcisismo.
# No Narcisism! 
E' brutto essere innamorati solo di se stessi e non pensare agli altri. 
Quale potrebbe essere, quindi, il significato di questo mito?
Non rifiutare il prossimo perchè alla fine a soffrire potremmo essere noi.
Non basarsi esclusivamente sulla bellezza o sulla propria persona, perchè le conseguenze potrebbero essere molto negative.  
Cosa ne pensate della figura di Narciso?
Prof, sarà pure bello... ma chi lo vuole uno che si dà tutte queste arie!
A me invece prof piacerebbe. Mi piacciono i ragazzi belli. Pazienza se hanno un brutto carattere.
Ma sei pazza? Guarda che fine ha fatto Eco! No no, grazie. A me uno come Narciso non interessa.
Ben gli sta. Ha rifiutato tutte le donne che lo amavano. Si è ritrovato triste e solo.
Il dibattito va avanti per un bel po' e la prof, sotto sotto, si diverte da morire... :-)

Ascoltiamo insieme anche la canzone di Angelo Branduardi "Vanità di vanità" che ammonisce a non essere troppo vanitosi  
"Se ora guardi allo specchio il tuo volto sereno, non immagini certo quel che un giorno sarà della tua vanità" dice Branduardi.
Narciso avrebbe dovuto ascoltarlo in effetti. E anche quelli che si comportano come lui dovrebbero farlo.


Poi sul taccuino i ragazzi disegnano un fiore simile al narciso e nei petali scrivono cinque aggettivi riferiti al personaggio.




Quindi, in una tabella a T, scrivono in quale punto del testo hanno avuto modo di ricavare la motivazione all'aggettivo attribuito.
In una ulteriore tabella appuntano, invece, gli stati d'animo e i sentimenti provati da Narciso nel corso del brano (ad es. stanchezza, caldo, sete, estasi, disperazione) e ne individuano le parti all'interno del testo, riportando in citazione tra virgolette le parole precise.

Ma non possono certo mancare incursioni nell'arte.
Guardiamo come viene rappresentato Narciso in alcune opere di artisti famosi:


Questo è il Narciso di Michelangelo Merisi, detto Caravaggio.
Prof, a me non sembra che questo Narciso sia in un locus amoenus e soprattutto perchè è vestito  così? Non sembra un personaggio antico.
Sicuramente Caravaggio avrà preso come modello del suo Narciso un uomo del popolo, magari povero, dissoluto e di salute precaria, perchè queste erano le persone che sceglieva come modelli per i suoi dipinti e che lui stesso frequentava.
Ne approfitto per rinnovare ancora una volta l'invito a visitare l'interessantissima mostra di Milo Manara che si tiene in città sulla riscrittura a fumetti della vita di Caravaggio, perchè avrete così modo di conoscere meglio gli ambienti e le persone che il grande pittore ha conosciuto e che sono state fonte di ispirazione delle sue opere. La troverete davvero suggestiva, ve lo assicuro.
Adesso guardate invece questa raffigurazione di Narciso.


Il dipinto si intitola "Metamorfosi di Narciso" e l'autore è un pittore spagnolo molto eccentrico ma, per certi versi, geniale: Salvador Dalì.
Prof, ma sono due Narcisi?
No, uno è una specie di mano con un uovo in mano. Che si sta pure rompendo.
Narciso è quello colorato di giallo, ma anche la sua testa ricorda l'uovo.
A me sembra una noce. Forse voleva rappresentare il suo cervello, o comunque un alimento.
Ho visto un quadro di Dalì con un orologio quasi sciolto. Mi sembra che ci sia qualcosa di simile per terra, a destra.
Secondo me prof i Narcisi sono veramente due perchè uno è quello vero e l'altro l'immagine che è uguale ma finta.
Comunque sono tutti e due disperati, si capisce anche se non vediamo le loro facce.  
Però prof... che dipinto strano! Ma non poteva disegnarlo più riconoscibile?
Sicuramente i dipinti di Dalì sono strani, avete ragione.
Ma la caratteristica di questo pittore era ritrarre spesso le situazioni che viveva in sogno ed i suoi sogni erano veramente strani. Guardiamo insieme questo video.


Prof, ma è fortissimo!!
Andrebbe visto con gli occhialini adatti che immergono nella realtà virtuale.
E quegli elefanti con quelle gambe altissime e magrissime! Uno spettacolo!
Prof, ma cosa aveva quest'uomo per fare dei sogni così strani!!
E la prof che, sotto sotto, sorride di nuovo :-)

Comunque gli spunti di questa discussione verranno riutilizzati per completare il percorso su Narciso.
Queste sono infatti le consegne che i ragazzi dovranno eseguire nei prossimi giorni:
- realizzare uno schema ad Y sul mito (e subito un sacco di mani alzate per dire che avranno in mente tante connessioni, sia pittoriche che personali che narrative, come la fiaba di Biancaneve per lo specchio o romanzi in cui si parla di doppio o rispecchiamento);
- esprimere riflessioni sul concetto di "narcisismo" e creare uno slogan per ammonire a non comportarsi da narcisisti;
- scrivere un breve testo in cui parlare del proprio rapporto con lo specchio: quali parti vi piacciono, quali un po' meno? L'argomento, per ora solo abbozzato, verrà comunque in seguito meglio approfondito.
Chi vuole può infine anche disegnare come si immagina la figura di Narciso.



Per concludere, non possono mancare le nostre drammatizzazioni.
Achille si presta a impersonare Narciso.
Ci vorrebbe un locus amoenus e un abbigliamento più adatto, ma ci arrangiamo come possiamo ed il risultato è comunque più che soddisfacente.
L'espressione di contemplazione di sè mi sembra assolutamente perfetta!


Non appena gli elaborati dei ragazzi saranno completati, verranno come sempre inseriti nel post.
Scommetto che ne usciranno cose interessanti.
E mi raccomando: attenzione ai pericoli della eccessiva vanità!

Slogan di Desirè S.: SPALLE DRITTE, PANCIA IN DENTRO, EGO IN FUORI.

 Slogan di Tommaso: DITE NO AL NARCISISMO


Slogan di Alessia: LA VANITA' E' UNA CATTIVA CONSIGLIERA

Slogan di Alessia: LA VANITA'  NON PORTA MAI DA NESSUNA PARTE

Slogan di Ludovica: NARCISO FIORE DELLA BELLEZZA

Slogan di Emma: AMARE SOLO SE STESSI PUO' PORTARE ALLA ROVINA O ALLA FOLLIA 

Più che slogan, una filastrocca quella di Rachele
NON ESSERE VANITOSO, SENNO' SARAI PER TUTTI NOIOSO
LA VANITA' PORTA SOLO ALLA POVERTA'
ESSERE VANITOSI PORTA SOLO AD ESSERE ODIOSI 

Il mio rapporto con lo specchio:
Dato che non sono un tipo vanitoso, lo specchio lo uso poco, anzi, quasi mai. Se lo uso è giusto la mattina per lavarmi denti e viso e per darmi una pettinata. Non sono un tipo che la mattina perde 20-30 minuti per mettersi gel o spray, come faceva un mio compagno di classe lo scorso anno.  Comunque non è che non mi specchi mai, però non mi piace vantarmi di quello che sono. Detto ciò, il mio rapporto con lo specchio è a dir poco ottimo (Tommaso)

Non ho un grande rapporto di amicizia con lo specchio perchè ogni volta che vedo la mia immagine riflessa trovo qualcosa che non mi piace. Uso lo specchio solo quando non ne posso fare a meno, ad esempio quando la mattina vado in bagno a lavarmi la faccia e i denti e me lo trovo di fronte pronto a mostrarmi la mia faccia assonnata (Emma)

Io sono molto legata allo specchio perchè mi fa vedere tutte le parti belle e brutte di me, perchè posso parlare con lui e sono sicura che non rivelerà a nessuno quello che gli dico (Rachele)

Il mio rapporto con lo specchio è molto importante. Ci passo tutto il tempo che posso. Senza uno specchio non ci potrei proprio vivere. Non sono una vanitosa, ma una maniaca dello specchio! (Ludovica)

Lo specchio è un mio amico, lo uso per mettermi in ordine e per pettinarmi. Ma non solo: lo suo anche per ripetere ciò che studio (Alessia)

Io mi guardo allo specchio al mattino quando mi pettino per vedere se mi piaccio e  se sono in ordine, poi per tutto il resto del giorno non mi guardo più (Desiree R.)

Ogni volta che mi guardo allo specchio mi domando come diventerò da grande (Judy)



 

lunedì 26 novembre 2018

mostra, non dire...


Oggi parleremo di una tecnica molto usata dagli scrittori che potresti copiare direttamente da loro.
La prof che dice di copiare? Proprio così! 
Osserva bene questa strategia e poi cerca di riutilizzarla nei tuoi testi.
Di sicuro otterrai un bell'effetto! 



Quando racconti e vuoi descrivere una situazione che ritieni importante, attira il lettore “mostrando” ciò che accade, non esprimendolo direttamente.
Ad esempio, non dire la notizia mi rese felice, ma descrivi la scena utilizzando molti dettagli sensoriali e riferimenti agli stati d’animo provati.
Il lettore sarà più interessato a leggere una scena come questa: appresa la notizia, sentii un brivido di eccitazione. L’adrenalina cominciò ad entrare in circolo, non riuscivo a tenere i piedi fermi, il mio cuore batteva all’impazzata e i lineamenti del mio volto assumevano un aspetto allegro, rivelando tutta la gioia che stavo provando. Cominciai perfino a saltare come un canguro per tutta la stanza! La mia felicità era incontenibile!”.
Non ho detto solo “sono felice!”, ma ho mostrato cosa significava essere felice per me in quel momento, come ho manifestato la mia felicità.





Questa strategia si chiama mostra, non dire (o show don’t tell per gli anglosassoni) e viene spesso utilizzata dagli scrittori.
Ti fornisco un altro esempio, tratto da un romanzo di Annet Huizing intitolato Come ho scritto un libro per caso, in cui una ragazza fa la conoscenza di una scrittrice dalla quale riceve consigli preziosi su come scrivere un buon libro.

“Show don’t tell è il motto degli scrittori”.
“Show don’t tell?” ho chiesto.
“Mostra le cose invece di raccontarle. 
Non raccontare che il personaggio principale è triste, ma descrivilo mentre vaga per la città con le spalle basse. 
Non raccontare che è distratto e trasandato, ma fallo arrivare sempre in ritardo agli appuntamenti o dimenticare cose, descrivi i buchi dei suoi jeans e i suoi capelli disordinati. Racconta di come ogni volta deve chiamare il fabbro perché ha dimenticato in casa le chiavi. 
Capisci? Si tratta di far vedere le emozioni e i tratti del carattere come in un film invece di nominarli”.

Proviamo anche noi ad applicare le strategie suggerite alla protagonista.
Vale sempre la regola di utilizzare parole specifiche, evocative e non generiche e piatte per ottenere effetti di questo genere.
Ricorda comunque che non bisogna abusare di questa tecnica, altrimenti diventa noioso ascoltare descrizioni così dettagliate, però quando vuoi che il lettore sia attento utilizzala pure perché serve a rallentare il ritmo della narrazione e a focalizzare l’avvenimento a cui vuoi che sia data importanza.


Fai pure uso di similitudini e metafore quando vuoi mostrare. Attireranno il lettore!
Es. “saltavo come un canguro: saltavo per tutta la stanza” (similitudine)
      ero un canguro: saltavo per tutta la stanza!” (metafora) 



Facciamo un piccolo esperimento.
Prova ad esercitarti con le faccine delle emoticon o a descrivere cosa provi durante una forte emozione senza però nominarla.
Racconta solo i particolari e in classe proveremo ad indovinare di quale emozione si tratta. Vediamo se sei stato bravo!


Poniti queste domande: nel corso dell’emozione…
-       Cosa fanno gli occhi?
-       Cosa fa la bocca?
-       Cosa fanno le mani?
-       Cosa fa il cuore?
-       Cosa fa lo stomaco?
-       Cosa fanno i piedi?
Ti aiuteranno a scendere nei particolari.
E ricorda… mostra, non dire! Pure nella vita vedrai che ti servirà ;-)