venerdì 4 giugno 2021

Lo "Zibaldino" dei nostri pensieri

 


Parte conclusiva dell'anno scolastico trascorsa in compagnia di Giacomo Leopardi.
Nessuna verifica, nessun tema, nessuna parafrasi scritta delle sue poesie.
Solo letture, discussioni, annotazioni e condivisioni.
Tante letture, tante discussioni, tante annotazioni e tante condivisioni.
Basta così poco per far conoscere ai ragazzi una figura dall'ingegno portentoso e dalla risonanza mondiale come quella del poeta recanatese? Sicuramente no.
Ma basta poco per farlo amare anche nel 2021 a ragazzi di tredici anni che stanno per affrontare gli esami in una piccola scuola di paese.
Troppo potenti le sue sollecitazioni, incredibilmente attuale il suo pensiero.
E, a proposito di pensieri, i nostri sono stati continuamente stimolati dalle sue parole e abbiamo tentato di raccoglierli, seppur "in modo sparso", forse nell'illusorio tentativo di provare ad imitarlo almeno un pochino: discussioni e riflessioni sono quindi confluite in una sorta di quadernetto di classe 

"Lo Zibaldino dei nostri pensieri". 
Qui ne riportiamo alcune. Buona lettura.


"Leopardi non è pessimista come lo intendiamo noi.
Una persona pessimista si sente sfortunata lei sola, crede che gli altri siano migliori di lei, si sente sempre inferiore e fuori posto.
A me Leopardi dà l'impressione di essere consapevole di quanto valesse. Magari era timido, umile, ma se dice che si sente come "una gemma nel letamaio", per me questo vuol dire che lo sa che lui si sente migliore rispetto a quelli che vivono nel suo paese.
E poi non dice che è solo lui a sentirsi infelice. Dice che tutti gli uomini sono infelici, anzi, che sono infelici anche gli animali. Il vero pessimista è quello che si sente infelice solo lui" (A.)

"Mi piacerebbe essere come i pastori delle steppe dell'Asia che fanno le domande alla Luna. So che mi verrebbero in mente domande senza risposta, proprio come quelle che fa Leopardi, però è una bella sensazione quella di avere qualcuno che ascolta le nostre domande senza preoccuparsi che siano sciocche o inutili.
Mi verrebbero in mente tante domande:
- perché siamo nati? 
- esistono altre forme di vita in altri pianeti?
- come sarà il mio futuro?
- come sarà per me l'amore?
- cosa c'è dopo la morte?
Non avrei mai il coraggio di farle a qualcuno che conosco davvero. Forse solo alla Luna, come Leopardi e i pastori della sua poesia" (V.)


"La vita come un vecchio che porta un peso, che sale in montagna, in un terreno pieno di sassi, scivoloso dà l'idea di tutte le fatiche che l'uomo deve superare. In realtà, secondo Leopardi, l'uomo non supera niente, perché alla fine di tutte le sue fatiche cade in un burrone e tutto finisce. Una visione molto triste. Io preferisco che il vecchio, una volta arrivato a destinazione, possa riposarsi. Quindi cerco di vedere la vita in modo un po' più positivo rispetto a quello che dice Leopardi" (N.)


"La poesia del pastore errante dell'Asia mi fa tornare alla mente Ciaula che scopre la Luna e che piange quando la vede per la prima volta perché è come se da fuori lo proteggesse. Anche i pastori forse, nel buio delle steppe dell'Asia, soli, in compagnia solo delle pecore, consideravano la Luna come qualcosa che li proteggesse. E forse anche Leopardi che si affacciava nel balcone del suo bel palazzo, solo e in compagnia solo dei suoi libri, la vedeva allo stesso modo, come una protezione, lontana e vicina" (G.)


"Leopardi ha vissuto la giovinezza come un lungo lockdown, senza uscire, senza vedere nessuno. Solo tanto studio. Io sarei impazzito al suo posto e forse sarebbero impazziti tutti. Lui è stato più forte di tutti a vivere in quel modo. Senza contare che aveva anche tanti problemi di salute e l'aspetto fisico non attraente. Tanta stima. Io mi sarei depresso e sarei stato a letto tutto il giorno" (K.)

"Qualcosa che lo motivava nella sua vita c'era, altrimenti avrebbe avuto pensieri suicidi. Diceva che per l'uomo  era impossibile essere felice, anzi per tutti gli esseri viventi c'è questa condizione di infelicità. La Natura li ha creati solo per farli soffrire. Questa conclusione è terribile. Ma qualcosa che lo ha spinto ad andare avanti doveva averla per forza.
Secondo me è stato l'amore per la conoscenza a salvarlo. I suoi libri.
Ma anche la scrittura, le sue poesie. Il fatto di scrivere ciò che si prova è terapeutico e aiuta parecchio. Succede anche a me di farlo e dopo mi sento meglio.
Però, in fondo, era interessato a sapere cosa gli avrebbe riservato la vita. Era curioso e forse sotto sotto anche fiducioso di poter migliorare la sua condizione, di essere accettato dalla società.
E poi c'era l'amicizia con Antonio Ranieri. L'amicizia è sempre una grande motivazione, aiuta ad andare avanti. Non aveva la possibilità di avere una donna per sé (diciamolo, era difficile che qualcuno potesse provare desiderio per lui), ma cerca lo stesso l'amore su chi lo circonda, fratelli, sorella o amici.
Sì, per me Leopardi era un grande amante della vita, anche se diceva di disprezzare la sua e anche se non trovava un senso a tutta l'esistenza umana" (L.)

"Come può passare per 'poeta sfigato' chi ha scritto l'Infinto? Immaginare l'infinità, lo spazio, il tempo che torna indietro e che va avanti lo fanno quelli che sono sensibili, intelligenti e hanno tanta immaginazione. E dice che è dolce naufragare tra i pensieri. Che sta bene a pensare. Questo lo dice solo chi non ha paura di stare da solo. Quindi uno dal carattere forte. Se mi metto a pensare io non riesco a fare pensieri così profondi. Ora come ora se mi fermo a pensare mi viene in mente solo l'esame, così cerco di farlo il meno possibile. E mi perdo quelle sensazioni che prova lui" (E.)  


"Voglio provare a riflettere di fronte a un ostacolo che mi impedisce di vedere il panorama come fa Leopardi nella sua collina davanti a una siepe. Immagino che al di là di queste gradinate, delle case, delle fabbriche, dei campi e delle colline che sono in lontananza, ci sia un villaggio abitato da persone e animali che vivono all'aria aperta. Se continuo a pensare, immagino alla fine del villaggio un paesaggio di mare come quello dei miei nonni in Sicilia. Se avessi fatto questi pensieri da sola sono sicura che sarei diventata triste, invece immaginare delle cose in libertà nel cortile della scuola con i miei compagni di classe seduti un po' più in là, mi fa stare bene" (R.)

"Della poesia capisco solo alcune cose: un uomo a sedere in una montagna che pensa. Sta bene, sente dolcezza e questo è bello. Anche secondo me è bello stare a sedere e pensare, mi rilassa" (M.)


"Io ho paura degli esami e mi viene da pensare come facesse lui a non aver paura dell'esame a cui lo sottoponeva suo padre quando era piccolo, un esame in cui tutti gli uomini importanti venivano a casa sua e lo potevano interrogare. Ma siamo matti! Io mi sarei nascosto o mi sarei finto malato. Sarà stata senza sentimenti la sua mamma, ma anche il suo babbo era sadico a pensare un cosa così!" (G.)

"A me sarebbe piaciuto vedere un maestro che dice: - me ne vado, ne sai più di me! Immagino sia la faccia di Leopardi che quella del suo maestro. Ma non c'è problema: a me non succederà di sicuro!" (E.)

"Uno che usa ironia vince sempre e Leopardi la sapeva usare. Non è gobba, è l'astuccio delle mie ali. Parole che ho letto anche su Instagram e che mi fanno riflettere su quanto sia stato capace di rispondere per le rime senza offendere, ma scherzando anche sui suoi difetti. Oppure che mangiava gelati anche se non doveva. Un grande! Lo avrei voluto come amico, mi sarebbe piaciuta la sua compagnia" (L.)

"Sì, Leopardi ha ragione quando dice che alla Natura non gliene importa niente dell'uomo. Perché dovremmo essere considerati una specie privilegiata? Non siamo i più forti dell'universo. Non siamo neanche i più forti del pianeta. Basta uno tsunami a ucciderci a centinaia. O un terremoto o un maremoto. E basta un virus a paralizzare tutto. Che è successo col Covid? Proprio questo. E se è vero che l'uomo ha inventato il vaccino per riuscire a superarlo, è vero che un virus ha dimostrato di essere pericoloso e di farci cambiare vita da un momento all'altro" (A.)

"Noi abbiamo come miti i calciatori o persone di successo piene di soldi. Per noi sono loro che ce l'hanno fatta. Leopardi ha come mito un fiorellino giallo che vive nei luoghi più impensati e che rinasce ogni volta che la sabbia del deserto o la lava del vulcano lo fa morire. Una cosa che non mi sarebbe mai venuta in mente di prendere come esempio. Invece è vero: la ginestra dimostra una forza e una resistenza incredibile. Dovremmo prendere esempio da lei noi uomini" (C.)

"Leopardi considera la Natura cattiva nei confronti dell'uomo: perché lo fa nascere se poi lo fa soffrire? Mica glielo dice l'uomo di metterla al mondo! Mi è piaciuto il paragone che gli fa l'Islandese: è come se un vicino di casa mi chiama a casa sua, poi mi chiude in una stanza sporca, non mi dà da mangiare e mi fa offendere dai suoi figlioli. E che mi ha invitato a fare, allora? Però cercando di vivere al meglio, nonostante fosse convinto di non raggiungere mai la felicità, dimostra di essere Leopardi il più forte. Forse tutta la vita non vuole darla vinta alla Natura. Mi hai creato senza che sia stato io a chiederti di farmi nascere? Mi hai dato un sacco di malanni? Mi hai condannato a rimanere solo? Credi forse che mi sarei dovuto suicidare? Ti sbagli! Ti faccio un dispetto che non ti aspetti: vivrò al meglio che posso!" (D.)

"Secondo me Leopardi ha questa idea della Natura matrigna perché anche la sua mamma era tremenda e a lui tutte le mamme non piacevano" (E.)

"Comunque che la Natura sia mezza bella e mezza orribile, come il volto gigantesco della Natura che vede l'Islandese nel centro dell'Africa, è proprio vero: il mare ad esempio. O la montagna. O un paesaggio qualsiasi. Tutto bello: la montagna con la neve, il mare che ci rinfresca d'estate, i panorami bellissimi che guardiamo dall'alto. Ma tutto può diventare improvvisamente pericoloso: la montagna che crolla, il terreno che si apre per il terremoto, il mare che può farci morire annegati. Secondo me ha senso rappresentarla così, anche io la disegnerei così" (R.)


"Sfido chiunque a contestare che il sabato sia il giorno migliore della settimana: tutto il pomeriggio è spensierato, non dobbiamo pensare alla scuola il giorno dopo ed è bella l'idea di dormire la mattina dopo fino a tardi, senza svegliarsi col suono della sveglia. La domenica pomeriggio fa ripensare alla scuola e al lunedì, quindi non è certo una giornata piacevole come il sabato. Ma il sabato è bello a una condizione: solo dalle 13.30 in poi. Sarebbe perfetto se non ci fosse la scuola, ma la mattina ce l'abbiamo. Comunque il suono della campanella dell'ultima ora dà un senso di liberazione incredibile" (K.)

"Secondo Leopardi è la giovinezza il momento migliore della vita dell'uomo. Ci si fanno idee sul futuro, si pensa positivo. Da adulti saremo infelici. Come la mettiamo se a me la giovinezza non piace per niente? Non vedo l'ora di essere adulto: automobile, indipendenza, andare a vivere da solo, guadagnare e spendere i soldi come voglio. Ora non lo posso fare e la mia età non  mi piace. Non posso credere che quella che venga dopo sia peggiore" (G.) 

"Forse è vero che quando si diventa grandi crollano tutti i sogni che ci siamo fatti.
Lei che è adulta, prof, cosa ci può dire? Ha ragione Leopardi quando dice che da adulti non è possibile essere felici?" (P.)

"La noia è peggiore del dolore? Forse Leopardi ha ragione. La cosa che mi pesava di più durante il lockdown era la noia, non sapere cosa fare. Le giornate tutte uguali. Il tempo che non passava mai. Il dolore almeno quando passa ti fa vivere con maggior soddisfazione. E c'è sempre la speranza che prima o poi passi. La noia è più difficile farla passare" (T.)

"Gli animali provano noia o dolore? Certamente! Cani (ma anche gatti) che sono tanto attaccati al padrone da andare a trovarlo al cimitero quando muore o che non mangiano se non è a casa. E poi secondo me si annoiano anche. Spesso li invidio: io devo andare a scuola la mattina e loro rimangono nel divano. Però passano tutto il giorno così. Non credo che alla fine si divertano tanto. E se sono soli in casa si annoiano ancora di più" (J.)

"L'attesa a volte è più bella della cosa che si attende. Ho aspettato tanto a lungo un festa di compleanno che alla fine mi ci sono annoiata. Era stato bello prepararsi, pensare a cosa mettere, immaginare come sarebbe stata la gente, l'ambientazione. Ma è stato un pomeriggio deludente. Invece di solito con i viaggi non mi succede: mi piace l'attesa, programmare cosa farò, vedere su internet i posti dove mi fermerò. E poi quando ci sono mi sento anche meglio e ci sto bene. Per ora i viaggi non mi hanno mai delusa e non vedo l'ora di poterli rifare. In estate, comunque, da qualche parte andrò. Sperando che sia un'estate un po' più tranquilla dello scorso anno, perché avevo molta paura che tornasse il Covid. E infatti dopo è tornato. Ma ora c'è il vaccino e voglio essere piena di fiducia. Quindi il viaggio è sia piacere nell'attesa che piacere quando sei lì. In altri momenti ha ragione Leopardi: il piacere è nell'attesa. E poi il viaggio è bello anche nel ricordo, quindi Leopardi ha ragione un'altra volta" (G.)

"Come dice il passeggere al venditore, non è bella la vita che si conosce e neanche quella passata. La vita futura è quella più bella. Io voglio immaginarmi un futuro bello, con un bel lavoro, una bella casa e tre bambini. I bambini ora come ora non mi piacciono tanto, ma da grande sono sicuro di sì. E poi con i miei sarà diverso, spero. Comunque è bello immaginarsi il futuro, anche se porta un po' di ansia" (A.)

"Chissà se Leopardi si sarebbe sentito meglio se fosse esistito adesso. Forse sì. Non poteva uscire di casa, ma avrebbe potuto navigare in rete per farsi un'idea del mondo esterno. Magari avrebbe potuto conoscere persone in chat. Non con un profilo falso per sembrare più bello, perché questi stratagemmi non funzionano mai. E poi lui era troppo intelligente per fare una cosa del genere. Comunque il suo problema non era andare fuori. Alla fine fuori c'è andato, ha vissuto in tante città, ma la sua infelicità è rimasta intatta. Di Roma dice che "è una Recanati più grande", quindi poco cambia. Forse sarebbe infelice anche oggi, o forse anche di più. E con la tecnologia si sentirebbe, chissà, anche più solo. Succede a volte anche a noi e non abbiamo tutti i problemi che aveva lui" (F.)

"Comunque Leopardi sembra uno di noi" (A.)