mercoledì 30 dicembre 2015

Dedalo e Icaro


ATTIVITA’ SUL MITO DI DEDALO E ICARO

Lettura del mito “La disobbedienza di Icaro”
Visuale più amplia del significato del mito con richiami a più forme espressive: testo, pittura, scultura, canzoni e poesie.

Osservazioni e riflessione linguistica:






Individuare i seguenti elementi espressivi:
SIMILITUDINE 
ANTICIPAZIONI del tragico finale
Riflessione sui modi verbali del CONGIUNTIVO e del CONDIZIONALE con esercitazioni a piccolo gruppo.
Osservare l'esempio di testo regolativo nella parte in cui si descrivono i gesti e i materiali che servono per costruire le ali.

Interpretazione del testo e del ruolo dei personaggi
Sentimenti di Dedalo -  consapevole
1) vuole uscire dalle costrizioni, dalle regole che gli sono state imposte (rimanere per sempre dentro il labirinto) e cerca di superare i limiti della natura umana
2) è preoccupato per la sorte del figlio perché sa che l’impresa è pericolosa
3) dimostra molto impegno per realizzare il suo progetto    

Sentimenti di Icaro -  inconsapevole
1) considera il progetto del padre un gioco
2) spensieratezza
3) incoscienza

Nel mito si vuole mettere in evidenza l’importanza di seguire le regole: Dedalo dà a Icaro delle regole precise e gli raccomanda di seguirle.
Icaro sente il bisogno di libertà, come il padre, ma ha desiderio di conoscenza e di affermazione di sé; inoltre non teme il pericolo e, per tutti questi motivi, trasgredisce al padre.
Questo suo atteggiamento lo condurrà alla morte.

 Attività 1:
Mettiti nei panni di Icaro fingendo di volare proprio come fa lui e descrivi ciò che vedi, senti e provi.

Il labirinto rappresenta la regola imposta, la costrizione
Il volo rappresenta il desiderio e la realizzazione della libertà dalle costrizioni e dai limiti
Conosci canzoni (o poesie) sul desiderio di volare? E sport con questa finalità?
Es. “Volare” , "Il sogno di Icaro"                                Es. parapendio, paracadutismo

Attività 2:
Spiega cosa significa per te la parola LIBERTA’

La trasgressione di Icaro nel mito di Ovidio è descritta in modo dettagliato:
Icaro provava grande felicità. Gli sembrava di essere padrone del cielo. Sapeva che il padre lo avrebbe brontolato, ma si avventurò lo stesso.
Icaro ha voglia di conoscere (il suo sentimento può essere paragonato alla “sete di conoscenza” di Ulisse), ma pagherà caro questo suo desiderio.

Icaro è un simbolo duplice:
1) è colui che vuole sfidare i limiti della propria natura (prima della caduta – eroe)
2) è colui che viene punito per la sua tracotanza, cioè dall’arroganza dovuta ad un eccesso di superbia (dopo la caduta – superbo)

Icaro è un eroe positivo o negativo, in base a come vogliamo vederlo.
E’ un essere forte e fragile allo stesso tempo.
E’ morto, è precipitato, ma per poco è riuscito a volare.

 Attività 3:
Tu come consideri Icaro: eroe o  superbo? Motiva la tua risposta
Segue statistica di classe e discussione

Leggi i versi della poesia che Oscar Wilde ha dedicato a Icaro

Non rammaricarti mai                                
per la tua caduta,                                        Never regret thy fall
o Icaro dal volo senza paura                      o Icarus of the fearless flight
perchè la più grande tragedia di tutti       for the greatest tragedy of them all
è non provare la luce che brucia               Is never to feel the burning light

Che opinione ha Oscar Wilde di Icaro?

Ritieni che sia giusto seguire le proprie passioni senza preoccuparsi del pericolo?
Es. dal mondo sportivo (automobilismo, rally, motociclismo…)

Icaro nella pittura e nella scultura
Brueghel il Vecchio

Van Dyck

Rubens

Drapev

Chagall

Matisse

Canova


Dai una tua personale interpretazione alle opere sopra visionate.
Quale ti ha colpito di più? 

Attività 4:
Spiega in un breve testo
Cosa avresti fatto se fossi stato Icaro?
Cosa avresti fatto se fossi stato Dedalo?

Attività 5:
Spiega con parole tue cosa significa “fascino del divieto”

 Attività 6:
Esegui delle brevi riflessioni sulle seguenti tracce:
-       Io e la trasgressione
-       Io e la libertà
-       Io e il senso del pericolo





metafore e similitudini


METAFORE e SIMILITUDINI

Che cos’è una similitudine?
La parola viene dal latino “similitudo” = paragone.
La similitudine consiste in un paragone tra due elementi che hanno delle somiglianze.
Utilizza avverbi, congiunzioni o espressioni particolari: ad es. così, come, sembra…
Es. Luca è veloce come un fulmine

Che cos’è una metafora?
La parola viene dal greco “μεταφορά= io trasporto.
La metafora consiste nel trasformare una persona, un animale o una cosa in un’altra che gli somiglia, nel trasportarla verso qualcosa di simile ed immaginario.
Non utilizza avverbi, congiunzioni o espressioni particolari.
Es. Luca è un fulmine

Proviamo a capire meglio le similitudini e le metafore osservando un'immagine che sta girando nel web e che crea nell'osservatore suggestive illusioni ottiche.
 
 
                      le nuvole sembrano velieri                   le nuvole sono velieri   
                            SIMILITUDINE                                           METAFORA
 
 
I ragazzi potranno giocare a trovare metafore e similitudini su quadri similari (ad es. surrealisti) o su testi di canzoni famose (ad es. "Fotoromanza" di Gianna Nannini, "Bella" di Jovanotti, "Alba chiara" di Vasco Rossi, "Luce" di Elisa).
 
 
 

 
                                                   
 

 

sabato 21 novembre 2015

fiabe per riflettere




Leggiamo una semplice fiaba:
C'era una volta un ragazzo con un bruttissimo carattere. Suo padre gli diede un sacchetto di chiodi e gli disse di piantarne uno sul muro del giardino ogni volta che avrebbe perso la pazienza e avrebbe litigato con qualcuno. Il primo giorno ne piantò 37 nel muro. Le settimane successive, imparò a controllarsi, ed il numero di chiodi piantati diminuì giorno dopo giorno: aveva scoperto che era più facile controllarsi che piantare chiodi. Infine, arrivò un giorno in cui il ragazzo non piantò nessun chiodo sul muro. Allora andò da suo padre e gli disse che quel giorno non aveva piantato nessun chiodo. Suo padre gli disse allora di togliere un chiodo dal muro per ogni giorno in cui non avesse mai perso la pazienza. I giorni passarono e infine il giovane poté dire a suo padre che aveva levato tutti i chiodi dal muro. Il padre condusse il figlio davanti al muro e gli disse : " Figlio mio, ti sei comportato bene, ma guarda tutti i buchi che ci sono sul muro. Non sarà mai come prima. Quando litighi con qualcuno e gli dici qualcosa di cattivo, gli lasci una ferita come questa. Puoi piantare un coltello in un uomo e poi tirarglielo via, ma gli resterà sempre una ferita. Poco importa quante volte ti scuserai, la ferita resterà. Una ferita verbale fa male tanto quanto una fisica”.
E che il dibattito abbia inizio...
 

venerdì 6 novembre 2015

immaginario grammaticale


Dal testo “Proposte per il curricolo verticale” di M. Piscitelli, I. Casaglia e B. PIochi – sezione “Percorsi curricolari italiano”.                        “L’immaginario grammaticale - far giocare le parole”

 
In serie A c’è una SQUADRA-FRASE molto amata dai TIFOSI-ALUNNI. Vediamone la composizione:
CAPITANO – VERBO
PORTIERE – NOME
DIFENSORE – ARTICOLO
MEDIANO – AGGETTIVO
ATTACCANTE – AVVERBIO
FASCE LATERALI – PREPOSIZIONI e CONGIUNZIONI
GIOCATORI IN PANCHINA – PRONOMI
GIUDICI DI GARA – INTERIEZIONI
Il CAPITANO-VERBO si mette al centro del campo: ha la parte più importante, dice cosa si deve fare.
Il PORTIERE-NOME sta tra i pali.
CAPITANO-VERBO e PORTIERE-NOME sono le colonne portanti della SQUADRA-FRASE.
Ecco il DIFENSORE-ARTICOLO che fa da spalla sinistra al PORTIERE-NOME, rivela la sua vicinanza: quando ne vedi uno sai che vicino c’è l’altro.
Il MEDIANO-AGGETTIVO eccolo qua!
Fa da spalla destra al PORTIERE-NOME, lo aiuta nel suo compito.
L’ATTACCANTE-AVVERBIO, sempre pimpante, fa l’assistente al suo capitano, quindi spesso gli passa la palla (informazione).
E in panchina?
Eccoli là!
I PRONOMI, pronti a sostituire.
E ora vedi gli “instancabili” che collegano la difesa all’attacco: le FASCE LATERALI – CONGIUNZIONI e PREPOSIZIONI.
E le volpi dei GIUDICI DI GARA – INTERIEZIONI che non si lasciano sfuggire niente?
Sono pronti a sventolare la loro bandierina: Ah! Eh! Oh! Oh! -  Ah! Eh! Oh! Oh!

Attività: Spiegare per quale motivo le categorie grammaticali vengono associate a questi ruoli calcistici e perché la frase viene definita squadra

sabato 24 ottobre 2015

cartografia... strana


Dopo lo studio della cartografia geografica "tradizionale", la classe è invitata a riflettere e discutere sulle immagini che compaiono in una carta geografica un po' diversa che non si trova nei soliti manuali di studio: la "carta dei luoghi comuni". E il dibattito può avere inizio...


domenica 11 ottobre 2015

la punteggiatura con Totò


La punteggiatura
 
Per cominciare il nostro ripasso sulla punteggiatura osserviamo su You Tube un video tratto dal film “Totò, Peppino e la Malafemmena” girato in Italia negli anni Cinquanta e interpretato da Totò, un grande attore comico di origine napoletana. Totò e Peppino sono due fratelli che vivono in campagna e hanno un nipote che, per studiare all'università, è andato a vivere in città. Qui il ragazzo inizia a frequentare una donna molto bella e Totò e Peppino temono che possa distrarsi e lasciare i suoi studi. Decidono così di scrivere alla donna per convincerla ad uscire dalla vita del nipote. Nella scena che osserviamo Totò detta le parole da scrivere sulla lettera a suo fratello: notate qualcosa di strano?

 
TOTO' - Giovanotto! Carta, calamaio e penna! Su, avanti, scriviamo...
TOTO' - Dunque, hai scritto?
PEPPINO - Un momento, no?
TOTO' - E comincia, su!
PEPPINO - Carta, calamaio e penna...
TOTO' - "Signorina!"...
TOTO' - "Signorina!"...
PEPPINO - Dove sta?
TOTO' - Chi?
PEPPINO - La signorina.
TOTO' - Quale signorina?
PEPPINO - Hai detto: "Signorina!"...
TOTO' - È entrata una signorina?
PEPPINO - Avanti!
TOTO' - Animale! "Signorina", è l'intestazione autonoma della lettera! Oh! "Signorina!"...
TOTO' - Come, non era buona quella "signorina" lì?
TOTO' - "Signorina... veniamo... noi... con questa mia a dirvi..."
PEPPINO - "...con questa..."
TOTO' - "Veníamo noi con questa mia a dirvi..."
PEPPINO - "... a dirvi..."
TOTO' - "Addirvi". Una parola: "addirvi"...
PEPPINO - "... addirvi una parola..."
TOTO' - "... che..."
PEPPINO - "... che..."
TOTO' - "... che..."
PEPPINO - "... che..."
TOTO' - "... che..."
PEPPINO - Uno? Quanti?
TOTO' - Che?
PEPPINO - Uno "che"?
TOTO' - Uno "che"! Che?
PEPPINO - "... che..."
TOTO' - "... scusate se sono poche..."
PEPPINO - "... che..."
TOTO "... che... scusate se sono poche, ma settecento milalire... punto e virgola... noi... noi ci fanno, specie che questanno...". Una parola: "questanno". "... C'è stato una grande morìa delle vacche, come voi ben sapete"... Punto.
PEPPINO - Punto?
TOTO' - Due punti! Ma sì, fai vedere che abbondiamo! Abbondandis in abbondandum! Questa moneta servono... questa moneta servono... questa moneta servono a che voi vi consolate...". Oh, scrivi presto!
PEPPINO - "... con l'insalata..."
TOTO' - "... che voi vi consolate..."
PEPPINO - Ah, "vi consolate"! Avevo capito: "con l'insalata"...
TOTO' - "Voi vi consolate"... Non mi far perdere il filo, che ce l'ho tutta qui...
PEPPINO - Avevo capito "con l'insalata"...
TOTO' - "... dai dispiacere... dai dispiacere che avreta... che avreta... A-vre-ta". Eh già, è femmina: femminile. "Che avreta perché..."
PEPPINO - "Perché..."
TOTO' - Perché?
PEPPINO - Non so.
TOTO' - Perché "non so"?
PEPPINO - Perché che cosa?
TOTO' - Perché che?
PEPPINO - Perché?
TOTO' - "Perché!"
PEPPINO - Ah! "Perché", qua...
TOTO' - "Dispiacere che avreta perché": è aggettivo qualificativo, no?
PEPPINO - Io scrivo.
TOTO' - "...perché dovete lasciare nostro nipote, che gli zii, che siamo noi medesimo di persona..."
TOTO' - Ma che, stai facendo una faticata? S'asciuga il sudore! "...che siamo noi medesimo di persona, vi mandano questo...".
PEPPINO - "... questo..."
TOTO' - "... perché il giovanotto è studente che studia, che si deve prendere una Laura..."
PEPPINO - "... Laura..."
TOTO' - "... Laura... che deve tenere la testa al solito posto, cioè..."
PEPPINO - "... cioè..."
TOTO' - "... sul collo". Punto, punto e virgola, punto e un punto e virgola...
PEPPINO - Troppa roba.
TOTO' - E lascia fare. Che dica che noi siamo provinciali, che siamo tirati?
PEPPINO - Ma è troppo!
TOTO' - "salutandovi indistintamente... salutandovi indistintamente..." Sbrigati! "Salutandovi indistintamente, i fratelli Caponi, che siamo noi". Apri una parente. Apri una parente e dici: "che siamo noi, i fratelli Caponi".
PEPPINO - "... cafoni..."
TOTO' - Hai aperto la parente? Chiudila.
PEPPINO - Ecco fatto.
TOTO' - Vuoi aggiungere qualcosa?

PEPPINO - Ma "senza nulla pretendere" non c'è più?
TOTO' - No, basta "in data odierna". Si capisce. Svelto, dai! Chiudi! Andiamo, presto!


Attività

Individua tutti gli errori commessi da Totò durante la dettatura riconoscendo la regola grammaticale sbagliata e precisando la forma corretta che avrebbe dovuto usare.

sabato 10 ottobre 2015

ripassiamo l'ortografia


Per cominciare il ripasso dell’ortografia italiana….
trovare gli errori di ortografia contenuti in questo brano, sottolinearli con la penna rossa e scrivere sopra la forma corretta
(lavoro da eseguire a coppie)

Non è che io creda che l'ortografia sia la cosa piu importante del mondo, ne che un testo sia buono solo perché di errori non c'è ne sono.
Questo testo quì, però, raccoglie una serie di errori che frequentemente fanno i ragazzi che hanno poca confidenza con la scrittura e magari, se uno si esercita a trovarli, riuscira a evitare qualche brutta figura.
Se uno fà errori di ortografia, specialmente scrivendo un curriculum, infatti, da una bruttissima impresione di se: chi legge infatti è portato a pensare non che siete solo un pò distratti, ma proprio che siete ignoranti e per questo difficilmente vi prenderà sul serio.
E se non né siete convinti vi dirò che alcuni anni fa un famoso linguista a scritto a questo proposito una cosa interessante: il linguista ha notato che anche se viviamo in  una  socetà  tecnologica  e  avanzata  nessuno  si  scandalizza se un altra persona fa un errore di matematica o se un'altro, per esempio, dice che non sà fare una divisione di tre cifre. Ma davanti a un'insignificante, piccolo e stupido errore di ortografia ogni persona arrossisce, non ce n'è una che non vorrebbe sprofondare per la vergognia!
Qual'è il rimedio per evitare questo imbarazzo? A mio avviso ce né uno solo: nesuno sa tutto, errare è umano. Ma consultare il dizzionario davanti a ogni incertezza è l'unica soluzione ragionevole.
Comunque, potete immaginare che divertimento sia stato per me scrivere un testo cosi pieno di errori ortografici? Si, mi sembra un'ottimo modo per cominciare il nostro ripasso dell’ortografia italiana.

Incontro di Ferrero


Lettura e commento del brano “L’incontro” di Bruno Ferrero

 «Ebbi lo scompartimento del treno tutto per me. Poi salì una ragazza», raccontava un giovane indiano cieco. «L'uomo e la donna venuti ad accompagnarla dovevano essere i suoi genitori. Le fecero molte raccomandazioni. Dato che ero già cieco allora, non potevo sapere che aspetto avesse la ragazza, ma mi piaceva il suono della sua voce». «Va a Dehra Dun?», chiesi mentre il treno usciva dalla stazione. Mi chiedevo se sarei riuscito a impedirle di scoprire che non ci vedevo. Pensai: se resto seduto al mio posto, non dovrebbe essere troppo difficile. «Vado a Saharanpur», disse la ragazza. «Là viene a prendermi mia zia. E lei dove va?». «A Dehra Dun, e poi a Mussoorie», risposi. «Oh, beato lei! Vorrei tanto andare a Mussoorie. Adoro la montagna. Specialmente in ottobre». «Sì è la stagione migliore», dissi, attingendo ai miei ricordi di quando potevo vedere. «Le colline sono cosparse di dalie selvatiche, il sole è delizioso, e di sera si può star seduti davanti al fuoco a sorseggiare un brandy. La maggior parte dei villeggianti se n'è andata, e le strade sono silenziose e quasi deserte». Lei taceva, e mi chiesi se le mie parole l'avessero colpita, o se mi considerasse solo un sentimentaloide. Poi feci un errore. «Com'è fuori?» chiesi. Lei però non sembrò trovare nulla di strano nella domanda. Si era già accorta che non ci vedevo? Ma le parole che disse subito dopo mi tolsero ogni dubbio. «Perché non guarda dal finestrino?», mi chiese con la massima naturalezza. Scivolai lungo il sedile e cercai col tatto il finestrino. Era aperto, e io mi voltai da quella parte fingendo di studiare il panorama. Con gli occhi della fantasia, vedevo i pali telegrafici scorrere via veloci. «Ha notato», mi azzardai a dire «che sembra che gli alberi si muovano mentre noi stiamo fermi?». «Succede sempre così», fece lei. Mi girai verso la ragazza, e per un po' rimanemmo seduti in silenzio. «Lei ha un viso interessante» dissi poi. Lei rise piacevolmente, una risata chiara e squillante. «E' bello sentirselo dire», fece. «Sono talmente stufa di quelli che mi dicono che ho un bel visino!». «Dunque, ce l'hai davvero una bella faccia», pensai, e a voce alta proseguii: «Beh, un viso interessante può anche essere molto bello». «Lei è molto galante», disse. «Ma perché è così serio?». «Fra poco lei sarà arrivata», dissi in tono piuttosto brusco. «Grazie al cielo. Non sopporto i viaggi lunghi in treno». Io invece sarei stato disposto a rimaner seduto all'infinito, solo per sentirla parlare. La sua voce aveva il trillo argentino di un torrente di montagna. Appena scesa dal treno, avrebbe dimenticato il nostro breve incontro; ma io avrei conservato il suo ricordo per il resto del viaggio e anche dopo. Il treno entrò in stazione. Una voce chiamò la ragazza che se ne andò, lasciando dietro di sé solo il suo profumo. Un uomo entrò nello scompartimento, farfugliando qualcosa. Il treno ripartì. Trovai a tentoni il finestrino e mi ci sedetti davanti, fissando la luce del giorno che per me era tenebra. Ancora una volta potevo rifare il mio giochetto con un nuovo compagno di viaggio. «Mi spiace di non essere un compagno attraente come quella che è appena uscita», mi disse lui, cercando di attaccar discorso. «Era una ragazza interessante», dissi io. «Potrebbe dirmi... aveva i capelli lunghi o corti?». «Non ricordo», rispose in tono perplesso. «Sono i suoi occhi che mi sono rimasti impressi, non i capelli. Aveva gli occhi così belli! Peccato che non le servissero affatto... era completamente cieca. Non se n'era accorto?».
 
 

Dopo aver commentato il brano in classe, gli alunni svolgono le seguenti attività: 
Attività 1: Nel brano si fa ampio ricorso al discorso diretto: sottolinea in rosso le parole pronunciate dal protagonista, in verde le parole pronunciate dalla ragazza e in blu quelle riferite dall’ultimo passeggero. Trasforma poi i discorsi diretti in discorsi indiretti
Attività 2: Rispondi alle seguenti domande di comprensione:
·        In quali punti si capisce che il protagonista non è cieco dalla nascita?
·        Perché ad un tratto il giovane dichiara di aver commesso un errore?
·        Perché il giovane dice alla ragazza che ha un viso interessante?
·        In quali punti avremmo potuto intuire che anche la ragazza è cieca?
·        Secondo te, qual è il messaggio che vuole esprimere l’autore?
 
 Attività 3: Suddividi il brano in sequenze ed esegui un riassunto breve
 
Attività 4: Immagina il volto della ragazza e fanne una breve descrizione
 

 

sabato 26 settembre 2015

favola di re Trentatrè


Lavorare sul gruppo classe
riconoscere l'importanza di ognuno
riflettere sui concetti di giustizia e uguaglianza
stilare delle regole di classe condivise
 
La favola del re Trentatré
di Claudio Imprudente

C’era una volta un re che si chiamava Trentatré.
Un giorno Trentatré pensò che un re deve essere giusto con tutti.
Chiamò Sberleffo, il buffone di corte: “Io voglio essere un re giusto - disse Trentatré al suo buffone - così sarò diverso dagli altri e sarò un bravo re”.
“Ottima idea maestà” - rispose Sberleffo con uno sberleffo. Contento dell’approvazione il re lo congedò.
“Nel mio regno - pensò il re - tutti devono essere uguali e trattati allo stesso modo”. In quel momento Trentatré decise di cominciare a creare l’uguaglianza nel suo palazzo reale.
Prese il canarino dalla gabbia d’argento e gli diede il volo fuori dalla finestra: il canarino ringraziò e sparì felice nel cielo. Soddisfatto della decisione presa, Trentatré afferrò il pesce rosso nella vasca di cristallo e fece altrettanto, ma il povero pesce cadde nel vuoto e morì.
Il re si meravigliò molto e pensò: “Peggio per lui, forse non amava la giustizia”.
Chiamò il buffone per discutere il fatto. Sberleffo ascoltò il racconto con molto rispetto, poi gli consigliò di cambiare tattica.
Trentatré, allora, prese le trote dalla fontana del suo giardino e le gettò nel fiume: le trote guizzarono felici.
Poi prese il merlo dalla gabbia d’oro e lo tuffò nel fiume, ma questa volta fu il merlo a rimanere stecchito.
“Stupido merlo - pensò Trentatré - non amava l’uguaglianza”. E chiamò di nuovo il buffone Sberleffo per chiedergli consiglio.
“Ma insomma! - gridò stizzito il re - come farò a trattare tutti allo stesso modo?”.
“Maestà - disse Sberleffo - per trattare tutti allo stesso modo bisogna, prima di tutto, riconoscere che ciascuno è diverso dagli altri.
La giustizia non è dare a tutti la stessa cosa, ma dare a ciascuno il suo”.
 
Dopo aver letto la favola, si apre la discussione sul concetto di giustizia e di uguaglianza applicato in maniera distorta dal re Trentatrè e sulla saggezza espressa dal discorso finale del buffone Sberleffo.
Modalità brianstorming sui concetti di giustizia e uguaglianza così come li intendono i ragazzi.
Far comprendere il significato della parola "giustizia" come riconoscimento e rispetto dei diritti individuali, riprendendo il motto "Unicuique suum" che riassume un precetto del diritto romano che significa "A ciascuno sia dato quanto è dovuto" (concetto espresso da Sberleffo).
I ragazzi rispondono individualmente alle seguenti domande:
1) cosa è giusto che mi dia la scuola?
2) cosa è giusto che io dia alla scuola?
I ragazzi elaborano, in modalità condivisa, delle regole di classe partendo dalla seguente traccia:
"Cosa occorre fare in classe in modo che venga riconosciuta la giustizia?
Impegniamoci a stabilire una lista di regole che vadano bene per tutti e che ci aiutino a star bene per tutto  il tempo che passeremo  insieme in questo gruppo classe. Ognuno di  noi indicherà quelle che ritiene indispensabili e che vorrebbe fossero rispettate. Le regole scelte possono essere riviste e modificare se saremo tutti d'accordo".
Una precisazione: la regola su cui tutta la classe ha concordato è questa
Ognuno è importante è degno di attenzione
Altre riflessioni sono state le seguenti:
possiamo sbagliare e impareremo dai nostri errori a migliorarci
rispettiamoci e ascoltiamoci a vicenda
assumiamoci la responsabilità delle nostre azioni
 
 
 
 

sabato 12 settembre 2015

attività di accoglienza classi prime: acrostici e acronimi



ATTIVITA’ LUDICA

 ACROSTICO E ACRONIMO DEL PROPRIO NOME


Cominciamo la nostra attività cercando di comprendere il significato dei termini che non conosciamo.
Questo modo di procedere dovrà diventare una vera e propria abitudine.
Oggi, accanto ai vocabolari cartacei, sono a disposizione online degli ottimi dizionari, quindi l’operazione di consultazione è molto semplice e veloce.

LUDICO
Anche se nel titolo c’è scritto “ludica” (al femminile), nel dizionario dovrò cercare la parola al maschile singolare, ovvero “ludico”

LUDICO = riferito al gioco
                (la parola deriva dal latino “ludus” = gioco).

Le attività previste in questa lezione saranno, quindi, divertenti e giocose.

 ACROSTICO
ACROSTICO = composizione scritta in cui le parole iniziali formano altre
                           parole o frasi di senso compiuto.
                           La parola deriva dal greco  ἄκρον = estremo + στίχος = verso         

Esempio di acrostico con il nome STEFANO

Simpatico
Tifoso della Juventus
Eccezionale
Fantastico
Amico sincero
Niente noia con lui
Ottimo calciatore 

Attività n. 1:  crea l’acrostico del tuo nome
Sai che su internet c’è un sito che crea in automatico gli acrostici in base ad un nome dato?
Se vuoi, puoi controllare l’acrostico pensato su misura per il tuo nome e confrontarlo con quello che hai creato tu.
La procedura è semplice: vai su www.nomix.it, clicca sul link Gioca con i nomi, quindi ti apparirà un menu a tendina, da cui dovrai scegliere Acrostico del tuo nome.
Quale dei due preferisci? Quello che ti ha creato il web o quello che hai creato tu?
Hai anche la possibilità di ottenere più acrostici, semplicemente cliccando la voce "crea un altro acrostico".

ACRONIMO
ACRONIMO = parola formata dalle lettere o dalle sillabe iniziali di altre parole
                       (ad es. le sigle)
                        La parola deriva dal greco  ἄκρον = estremo + ὄνομα = nome         

Esempi famosi di acronimo: USA, DNA, FBI, ISIS…
Esempio di acrostico con il nome e cognome STEFANO DELLA LUNGA
STEDELU  oppure SDL

Attività n. 2:  crea l’acronimo del tuo nome

Attività n. 3:  Ci sono degli acronimi che conosci diversi da quelli indicati nell’esempio? Prova a scriverne qualcuno.

Nel sito internet prima indicato c’è una sezione riferita agli acronimi famosi.
In alto a destra, sul riquadro di ricerca, digitando Acronimo ti compariranno, in ordine alfabetico, molti acronimi famosi completi del loro significato.
Quali hai sentito nominare? Apriamo una discussione.