lunedì 28 dicembre 2020

Leggere ad alta voce: Anselmo e Greta (parte 1)

 


Leggere ad alta voce in classe è un'ottima cosa e questo non lo dico certo io, bensì è un dato di fatto confermato da evidenze scientifiche che autori ben più competenti di me hanno avuto modo di sperimentare. Uno tra tutti il Prof. Federico Batini, che annovera tra i benefici della lettura ad alta voce il miglioramento di numerose abilità cognitive e relazionali e lo sviluppo del pensiero critico tra i bambini/ragazzi che la praticano costantemente. Beh, si tratta di traguardi fondamentali per i nostri studenti, no?
In questo post procedo in modo diverso rispetto a come faccio di solito all'interno del blog, ossia non presento, sotto forma di narrazione, una attività che ho già svolto coi ragazzi in aula, bensì ne anticipo una che dovrò sperimentare nei mesi a venire. Questo per varie motivazioni, non ultima la pausa natalizia in tempo di pandemia da passare, nolente o volente, tra le mura domestiche che mi ha permesso di giocare d'anticipo su alcune attività di progettazione, anche se il motivo prioritario resta il medesimo che, a suo tempo, mi ha spinto ad aprire il blog, ossia fare in modo che la narrazione di ciò che effettivamente si svolge (o in questo caso si svolgerà) nelle mie classi possa essere considerato una sorta di feedback per i docenti che lavorano con le stesse modalità e, perché no, possa fungere da stimolo a quei docenti che abbiano curiosità o desiderio di iniziare a sperimentarle. Il feedback, ovviamente, vale in primis per me stessa, perché scrivere su pagina (web) permette di organizzare fattivamente i pensieri anche a noi prof (e non solo ai ragazzi) e a me in particolare, che da sempre odio l'improvvisazione, fa bene a prescindere.
Prima di iniziare, avverto che di lettura ad alta voce si occupano in tanti e, per chi volesse approfondire l'argomento, i riferimenti più accreditati sono, oltre al già citato Prof. Batini, la sitografia relativa al  Reading Workshop e il libro  Il lettore infinito di Aidan Chambers.
Bene! A questo punto, addentriamoci pure sul percorso improntato sul libro ANSELMO E GRETA di Francesco Formaggi. Ovviamente in corso d'opera vi potranno essere, anzi ci saranno sicuramente, degli aggiustamenti e delle rimodulazioni, dovuti a molteplici dinamiche che tutti noi docenti conosciamo bene e su cui adesso non mi soffermo di certo, però, a grandi linee, questa sarà la struttura di fondo su cui verrà improntato tutto il lavoro da proporre direttamente in aula.

foto d'archivio del laboratorio pon di italiano (a.s. 2018/19) 
in cui scrittura, ma anche lettura ad alta voce, hanno fatto 
la parte del leone. Se volete dare un'occhiata, navigate qui


Domanda preliminare: perché la scelta del libro Anselmo e Greta di Francesco Formaggi?
Personalmente per la lettura ad alta voce preferisco puntare su libri non voluminosi e contenenti tematiche vicine al mondo dei ragazzi, o almeno che ritengo possano avere una ricaduta interessante sulla classe e, perché no, sull'impostazione generale della programmazione di ambito letterario e Anselmo e Greta, per una classe prima di scuola secondaria di primo grado - classe che avrò il prossimo anno e che ad oggi mi è impossibile conoscere nel dettaglio -, mi è sembrato perfetto visto il suo piccolo formato (81 pagine) e la sua natura di libro illustrato, quindi contenente al suo interno, accanto alle pagine di testo, alcune illustrazioni che, vista la grandezza delle immagini, potranno essere ben mostrate in aula anche in caso di mantenuto distanziamento. La trama, incentrata sull'attualizzazione della fiaba classica di Hansel e Gretel dei fratelli Grimm, mi è risultata congeniale perché può permettere interessanti raffronti con il testo originale, simbologia compresa, a cui la storia si ispira, ma anche perché lo stile di scrittura dell'autore permette di improntare lezioni e riflessioni non solo sul contenuto della trama propriamente detta, ma anche su descrizione e caratterizzazione di luoghi o personaggi, su determinate scelte lessicali e su interessanti connessioni, vicine e lontane, simboliche e realistiche, che dal testo emergono numerose, come spero vi sarà chiaro a lettura ultimata del post. 
Interessante è anche questa intervista allo scrittore Francesco Formaggi (presente a partire dal minuto 27:00), realizzata dalla Libreria "La Casa sull'albero" di Arezzo, in cui l'autore chiarisce le motivazioni che lo hanno indotto a scrivere il libro, modernizzando il testo tradizionale ma ponendo particolare attenzione a mantenerne intatta la simbologia, e il suo "dialogo (silenzioso) a distanza" con l'illustratore Marino Neri, con il quale ha lavorato separatamente e in totale autonomia.



Ma entriamo nel vivo della strutturazione delle vere e proprie lezioni e cominciamo proprio dall'inizio, ovvero dal momento in cui verrà fatta osservare la copertina del libro, così da cominciare a formulare le prime ipotesi e a toccare con mano, formalmente parlando, com'è fatto un vero e proprio libro.
Potranno essere utilizzati alcuni organizzatori grafici, facilmente reperibili su web, per far visualizzare meglio ai ragazzi le parti di cui è composto un libro, sul genere di quelli indicati in foto, e farle così ben  memorizzare.



Quindi sarà la volta di far osservare con attenzione la copertina di Anselmo e Greta e di facilitare le deduzioni che potranno effettuare i ragazzi fornendo loro alcune sollecitazioni su cui riflettere:
- Cosa indica, secondo voi, questo titolo? Di cosa parlerà la storia?
- Quale figure compaiono in copertina? Quali altri elementi vi sono e cosa potrebbero indicare?
- Cosa ne pensate dei colori utilizzati? Quali sono? Ci sarà un motivo se sono stati scelti proprio quelli?


Tralasciando le informazioni sulla trama collocate sul risvolto di copertina - così da non svelare troppo e subito la storia -, sarà fatto notare che nel lato posteriore si trovano due nomi, uno dello scrittore (Francesco Formaggi) e uno dell'illustratore (Marino Neri), così da anticipare che il libro conterrà delle immagini di supporto alla narrazione. Potranno essere fatte visionare, in via preliminare, alcune di esse e, magari, potranno anche essere raccolte le prime impressioni.
Infine si faranno notare le illustrazioni contenute nel risguardo: dei bambini su sfondo giallo che sembrano nascondersi e dei tappi di bottiglia collocati in fila indiana.
Di nuovo si potrà chiedere quale potrebbe essere il loro significato, sia in riferimento ai disegni che ai colori utilizzati, così da guidare i ragazzi verso un primo collegamento con quanto precedentemente osservato nell'immagine di copertina.


Si consiglia di lasciare traccia su cartaceo di questa attività preliminare di brainstorming, così da poter rivedere in corso di lettura la veridicità o meno di certe ipotesi formulate.

Capitolo 1

Ci soffermeremo sul titolo del primo capitolo, sulla prima immagine che compare e sull'incipit del libro.
Dopo aver insistito sul primo capitolo, comunque, per non frammentare troppo la lettura e scongiurare l'effetto leggo/eseguo il compito, verranno letti, di seguito, alcuni capitoli e mostrate le immagini a corredo del testo, così da riscontrare nei disegni la raffigurazione delle scene ascoltate e fare negoziazioni tra testo scritto e supporto iconografico, reso, in questo caso, anche più interessante visto che, come detto da Formaggi nell'intervista, scrittore e illustratore hanno lavorato in totale autonomia.

Il primo capitolo si intitola Noi o loro: la scelta e l'illustrazione è la seguente:


Queste alcune sollecitazioni che verranno poste:
- Di cosa parlerà il primo capitolo?
- Di quale scelta si tratta, secondo voi?
- Chi potrebbe essere l'uomo ritratto nel disegno?
- Quali particolari del disegno notate? Che cosa si può dedurre da essi?
- Ti piace la scelta del bianco-nero? Quale sarà il motivo?

Questo l'incipit (i ragazzi lo copieranno sul quaderno per apporvi, assieme, alcune annotazioni):

"Tum, tum, batte il bastone, tum tum, batte sul pavimento, tum, tum, lo stringe una mano vizza, le dita grosse e nere, tum, tum, batte il bastone, colpi sordi sul pavimento"

Le annotazioni prenderanno spunto da queste domande:
- Che effetto ti fa un incipit del genere? Perché lo ha scelto, secondo te, l'autore?
- Cosa indicano le primissime parole? Perché le ha scelte, secondo te, l'autore?
- Dove sono le ripetizioni e che significato assumono?
- Quali parole ti colpiscono o perché ne ignori il significato o perché ti suscitano suggestioni particolari?

esempio di annotazione (da rimodulare in base alle riflessioni che scaturiranno direttamente dai ragazzi)

Seguirà lettura del capitolo senza interruzione, dopodiché si rifletterà sui seguenti aspetti, tenendo a mente come input domande di questo genere:

TEMPO
- Si comprende il tempo della narrazione?
- Da quale dettaglio lo si capisce?

AMBIENTE
- Si tratta di un ambiente povero o ricco? 
- Da quali dettagli lo si capisce?
- Cerca degli aggettivi per definire l'ambiente descritto.
- In una tabella inseriamo le informazioni dedotte e, in corrispondenza, su quali parti del testo esse vengono riscontrate.

PERSONAGGI
- Quali personaggi compaiono? 
- Come vengono descritti fisicamente? 
- Come appaiono a livello caratteriale?
- Quali sono i loro ruoli, i rapporti tra di loro, le pressioni/limitazioni che subiscono o infliggono?
- Anche in questo caso ricerca aggettivazioni (o espressioni) appropriate.
- In una tabella inseriamo le informazioni dedotte e, in corrispondenza, su quali parti del testo esse vengono riscontrate.

LESSICO e STILE di scrittura
- Poni attenzione alle parole di uso meno comune (es. lembo, bitorzoluto, arcigno...). Ne vedremo insieme il significato e proveremo ad utilizzarle in contesto corretto.
- Poni attenzione alle similitudini. Cosa indicano? Che effetto sortiscono?
- Poni attenzione ai dialoghi. Cosa dimostrano?
- Come ti sembra, in generale, il linguaggio?

Anche in questo caso si consiglia di far annotare tutte le riflessioni che scaturiscono, magari anche facendo ricorso a tabelle o organizzatori grafici (questo, ad esempio, potrebbe essere utilizzato per le annotazioni sui personaggi) o a disegni direttamente eseguiti dai ragazzi, anche in maniera stilizzata.


Nel primo capitolo si parla della decisione presa dal padre dei due bambini di sei e cinque anni, Anselmo e Greta appunto, di abbandonare i figli lontani da casa, visto il grave stato di indigenza in cui la famiglia vive. Viene dato rilievo al carattere violento e aggressivo dell'uomo che priva i figli di qualsiasi libertà e impedisce loro, non solo di allontanarsi da casa, ma anche di tenere tra le mani un libro (Anselmo ne aveva trovato uno quando accompagnava l'uomo in discarica). Il padre comunica la decisione di notte alla moglie, che soffre in silenzio per paura di ritorsioni, ma i bambini riescono a carpire la conversazione e, mentre Greta piange, Anselmo promette alla sorella che troverà il modo di non permettere che il loro abbandono venga messo in atto.
Dopo la lettura verranno mostrate le illustrazioni e verrà svolto un raffronto con quanto si evince dal testo per provare a discutere, ad esempio, sul percepito livello di corrispondenza tra testo scritto e disegno a lato.


Sulle illustrazioni si potranno fornire meno domande stimolo e si potrà invece discutere su confronti, connessioni, ricerca di particolari, più o meno evidenti. che i ragazzi stessi sapranno mettere a fuoco, specie quelli che servono per la caratterizzazione di ambienti e personaggi.
Se lo desiderano, i ragazzi potranno anche eseguire delle loro visualizzazioni, con attività di storyboard o con raffigurazioni grafico-pittoriche (anche in modalità stilizzata), corredate da breve testo, delle scene appena lette, così da avere una sintesi delle informazioni contenute nel primo capitolo.


Seguiranno annotazioni e condivisioni su impressioni, opinioni e qualsiasi genere di commento riferiti a quanto letto nel primo capitolo.
Ultima precisazione, prima di procedere con la lettura dei successivi capitoli: i ragazzi verranno stimolati a ricercare nel testo le connessioni con la fiaba tradizionale di Hansel e Gretel, già conosciuta e letta in precedenza, ma anche eventuali altre connessioni che potranno scaturire sia in modalità individuale che collettiva (ad es. il disprezzo per il libro e la cultura in genere, gli ambienti di degrado e povertà, il timore dell'abbandono...).
Sarà interessante discuterne in classe, così come sarà interessante notare come le connessioni e l'attenzione ai particolari che sanno eseguire i ragazzi si rivelino, talora, più acute e partecipative di quanto, in prima battuta, ci aspetteremmo o addirittura sapremmo eseguire noi adulti stessi. O almeno, me lo auguro che ciò accada. Ma sono fiduciosa ;-)

Qui le attività finora esposte, realizzate in modalità presentazione, da poter utilizzare in classe , modificandole o integrandole come si ritiene più opportuno:


A breve, la seconda parte del percorso, nella quale verranno progressivamente focalizzati i legami tra la storia narrata nel  libro e quella narrata nella versione tradizionale, così da comprenderne a pieno il senso della riscrittura in chiave moderna. In detta fase, ovviamente, verranno ancora messe in moto quelle competenze cognitive e relazionali di cui parlavo ad inizio post e che le attività di promozione della lettura ad alta voce sono perfettamente in grado di saper fornire e lo sanno fare in modo speciale.
Voglio, a tal proposito, citare le parole di Aidan Chambers - autore de Il lettore infinito sopra citato - "alcune persone dicono di non amare leggere, ma non mi sono mai imbattuto in qualcuno che non ami ascoltare storie". Con la lettura ad alta voce, insomma, è pressoché impossibile non suscitare interesse e non intervenire in modo fattivo su quei processi tanto più utili all'apprendimento proprio perché percepiti come godibili e piacevoli. E mi pare non ci sia bisogno di aggiungere altro.
A presto!



domenica 29 novembre 2020

Tu sei il nemico? No, il nemico sei tu!


Nelle lezioni di storia stiamo affrontando la Grande Guerra, una carneficina che tra il 1914 e il 1918 ha visto il coinvolgimento prima dell'Europa e in seguito, causa rapporti coloniali, anche di tutti gli altri continenti. Abbiamo visto quali erano le motivazioni dell'intervento da parte delle potenze europee e l'ingresso tardivo dell'Italia, a seguito della prevalenza delle forze interventiste e della firma del Patto di Londra.
Non ci siamo soffermati solo su ultimatum respinti, dichiarazioni di guerra, schieramenti contrapposti e fronti di combattimento da visualizzare sulle carte geografiche, ma abbiamo cercato di comprendere come talune innovazioni della Belle Epoque siano state utilizzate all'interno di precise strategie belliche e come la vita al fronte fosse stata contraddistinta da atrocità e sofferenza continua.


Abbiamo visto video tratti da due famosi film sulla Prima Guerra Mondiale, Orizzonti di gloria di Stanley Kubrik e Uomini contro di Francesco Rosi, che hanno testimoniato, con ricostruzioni storiche esemplari, cosa hanno dovuto subire i soldati al fronte e quanto fosse facile morire sotto la furia dei colpi nemici e perfino a causa di rivalse progettate dai propri comandanti.
Qui i video:





























Oltre allo studio dal manuale, abbiamo analizzato diverse tipologie di fonti e letto alcuni brani per soffermarci sull'idea di NEMICO che avevano in mente i soldati al fronte, o meglio, che i governanti e i sostenitori della guerra volevano che i soldati al fronte avessero in mente. 
Leggendo brani tratti dai romanzi Un anno sull'altipiano di E. Lussu e Niente di nuovo sul fronte occidentale di E.M. Remarque, ci siamo resi conto che in trincea tanti uomini che si erano arruolati nell'esercito convinti di venire considerati eroi della patria da omaggiare con degne condizioni di vita, rimangono profondamente delusi, per non dire totalmente sconvolti, per la terribile situazione che si erano trovati a dover vivere nelle zone di guerra: compagni massacrati, sensazione di morire come mosche, fame e freddo continui.



Le poesie Soldati e Veglia di Giuseppe Ungaretti - solo per citarne alcune -, analizzate nel corso delle ore di italiano, ci hanno fornito un'immagine perfetta di ciò che vivevano i giovani al fronte: un senso di precarietà perenne, in cui gli uomini si sentono prossimi alla morte come le foglie in autunno e si ritrovano costretti ad assistere commilitoni dilaniati nel corso degli attacchi corpo a corpo.


Veglia

Dalle parole di Lussu e Remarque si comprende però che i soldati iniziano a porsele alcune domande: perché combattere contro giovani come noi, quando ognuno nel proprio schieramento è convinto di avere ragione? Perché combattere in una guerra che nessuno di noi ha deciso, ma che ha visto inviare al fronte contadini, operai, persone inesperte e prive di mezzi? Perché uccidere il "nemico" che non è altro che un uomo esattamente come noi?

Ci siamo posti anche noi alcune domande: leggendo questi appunti di soldati al fronte (tratti dal libro Pidocchiosa prima guerra mondiale), siamo in grado di comprendere di quale schieramento facevano parte i militari che li hanno scritti? 





La risposta è NO. Per tutti i soldati le atrocità erano le stesse: la fame, il freddo, la sporcizia, i pidocchi, l'alcool e l'uso di sostanze oppiacee per sostenere condizioni disumane, la morte, lo shock, i traumi che non se ne vanno nemmeno quando si è riusciti a tornare a casa. 
Per tutti è stato il medesimo inferno, indipendentemente dallo schieramento di cui facessero parte.

E allora ci siamo posti un'altra domanda: cos'è che aveva spinto gli eserciti a massacrarsi l'un l'altro?
Cos' è che aveva spinto un uomo ad uccidere un suo simile senza provare pietà?
La risposta è la PROPAGANDA.
Era proprio la propaganda che cercava di inculcare nell'immaginario popolare l'idea che il nemico fosse una specie di mostro, una bestia orrenda, pronto a sterminare l'avversario e, quindi, da dover eliminare senza alcuna pietà.
Queste alcune immagini della propaganda che cercava di infondere odio nei confronti dell'avversario di cui abbiamo discusso in classe a partire dalle seguenti sollecitazioni:
- quale stato poteva aver diffuso il manifesto?
- come viene rappresentato il nemico da sconfiggere?





Ma il nemico è davvero un mostro come viene raffigurato in questi manifesti?
Anticipando che questa propaganda martellante nei confronti del nemico verrà ripresa e sviluppata ai massimi livelli durante gli anni delle dittature, in particolar modo durante il nazismo che la indirizzò verso un diffuso disprezzo per la razza ebraica, ci siamo soffermati su alcune situazioni e su alcuni scritti che mostrano inequivocabilmente come le raffigurazioni mostruose del nemico siano delle falsità costruite ad arte per pilotare la mentalità dell'opinione pubblica verso finalità appositamente perseguite dai governanti. 

Innanzitutto abbiamo letto e negoziato i significati della poesia Il nemico di Bertold Brecht, arrivando alla conclusione che è l'idea di nemico ad essere sulla nostra testa, fino a farci arrivare a diventare nemici di noi stessi e degli altri.


In seguito abbiamo visto delle immagini e letto su web una recensione sulla cosiddetta "tregua di Natale", in cui soldati di eserciti avversari hanno improvvisato una partita di calcio sulla "terra di nessuno" 

Quindi ci siamo dedicati alla lettura e alla osservazione delle immagini dell'albo Il nemico di Davide Calì, illustrato da Serge Bloch, in cui un soldato riesce ad entrare nella trincea dello schieramento avversario e si rende conto che l'uomo, che da lontano considera suo nemico, sta soffrendo esattamente come lui, dato che ha dovuto lasciare i suoi affetti più cari per ritrovarsi a vivere una situazione di precarietà che potrebbe farlo morire da un momento all'altro.


Sulla base dello studio, delle letture, delle sollecitazioni e delle riflessioni che ne sono scaturite, i ragazzi si stanno cimentando in diverse tipologie di prove, ciascuna preceduta da griglia di valutazione condivisa, in cui hanno modo di sperimentare abilità multiformi e competenze differenti.
Queste le tracce di lavoro:

- Fingi di essere il soldato protagonista dell'albo illustrato Il nemico e lascia, all'interno della trincea avversaria in cui sei penetrato, una lettera in cui spieghi in quali condizioni ti stai trovando, cercando di far capire che è inutile continuare ad essere nemici, visto che entrambi vi state trovando un una situazione di estremo sacrificio che altri hanno scelto al posto vostro. 

Concludi con una frase che potrebbe essere quella contenuta nel biglietto all'interno della bottiglia lanciata nella trincea avversaria (puoi corredare la frase con un disegno simile a quello raffigurato nell'albo. Andrà benissimo anche una riproduzione più stilizzata)

- Prova a lasciare nella trincea avversaria anche una tua poesia sulle condizioni vissute in guerra, ricordando ciò che abbiamo detto a proposito dell'Ermetismo e della particolare attenzione da rivolgere alle parole dense di significato.

- Esegui una composizione libera, utilizzando foglie raccolte all'esterno  o disegni o comunque qualsiasi manifestazione della tua creatività, per fare un omaggio alla poesia Soldati di Ungaretti.

- Elabora una mappa concettuale in cui siano messi in evidenza gli eventi fondamentali riferiti alla Prima Guerra Mondiale. Ricordati di non tralasciare cause scatenanti, schieramenti, fronti e avvenimenti più importanti da riportare in successione cronologica.

- Esegui una ricerca in modalità digitale scegliendo di approfondire uno dei seguenti argomenti: armi, trincee, le figure di Mata Hari e del Barone Rosso, genocidio degli Armeni, febbre spagnola, tenendo ben presente le regole che conosci riguardanti le ricerche su web: riconoscere fonti attendibili (ricorda di riportare a fine lavoro i siti da cui hai ricavato le informazioni) ed equilibrare testo e immagini, così da essere in grado di esporre il lavoro ai compagni in modo più agevole.

Seguirà l'immancabile attività di metacognizione finale a partire dalle consuete sollecitazioni che ormai conosciamo bene: 
- come abbiamo condotto il lavoro?
- cosa penso dei materiali selezionati e messi a disposizione dall'insegnante?
- cosa abbiamo imparato di nuovo?
- cosa mi piacerebbe approfondire?
- quali sono state le attività che mi hanno interessato di più e quali di meno?
- cosa ho trovato più facile da capire e cosa meno?
- qual è la mia opinione sul percorso svolto?

Il percorso, in realtà, non appare certo concluso: parleremo ancora molto di propaganda, sia passata che attuale, e ci soffermeremo compiutamente sui due significati che il termine possiede e che sono testualmente ripresi dalle definizioni che ne dà il dizionario Treccani, versione online:
- azione che tende a influire sull'opinione pubblica, orientando verso determinati comportamenti collettivi, e l'insieme dei mezzi con cui viene svolta;
- insieme di notizie prive di fondamento, diffuse ad arte e per fini particolari.
Come non far confluire la tematica verso l'attuale tematica delle fake news?
Ma questo è solo un anticipo. Nei prossimi post il percorso diverrà più chiaro e compiuto. 
Siete curiosi? Non nego che mi faccia piacere ;-)


mercoledì 18 novembre 2020

L'importanza di chiamarsi Er... metico

 


Dopo la lettura dei sonetti di Ugo Foscolo, dai quali abbiamo dedotto informazioni sulla biografia e sulle tematiche care all'autore, passiamo adesso a conoscere un altro tipo di composizione poetica conosciuta con il nome di Ermetismo e che annovera tra i suoi maggiori esponenti Giuseppe Ungaretti, un intellettuale, poeta e scrittore che ha preso parte alla Prima Guerra Mondiale e i cui componimenti scritti, specie quelli composti in trincea, possono considerarsi tra i più conosciuti di tutta la letteratura italiana contemporanea.
Prima di conoscerlo, però, vediamo di fare un passo indietro: l'ultimo sonetto di Foscolo letto parlava della sera, vi ricordate?
- Sì, prof! Foscolo dice di aspettare la sera perché la considera un momento di pace che gli fa passare tutti i tormenti e le inquietudini.
- Dice che gli dà una pace simile alla pace eterna che gli procurerà la morte.
- Pure a me la sera piace perché posso riposarmi, però in questo lockdown ci muoviamo di meno e sento meno il bisogno di riposare. Prima, quando facevo gli allenamenti, ero più stanco e andavo a letto più volentieri.
- A me piace il mattino invece e la sera da paragonare alla pace della morte come dice Foscolo mi fa un po' impressione. E poi, se sono triste, il buio e l'oscurità mi fanno sentire più triste ancora, quindi non la penso come lui.
Come sempre, molto interessanti le vostre riflessioni.
Nei vostri testi avete parlato proprio di questo: di come la pensa Foscolo e di come la pensate voi. E di come la pensa Foscolo è chiaro per tutti, no? Avete detto, infatti, che la sera è da lui attesa come momento di pace, proprio perché gli fa venire in mente il momento in cui raggiungerà la pace eterna e potrà finalmente far cessare tutte le sue inquietudini.
Ecco, i poeti ermetici scrivono in modo un po' diverso: non dicono esplicitamente tutto ciò che provano e non esprimono in modo diretto i loro pensieri, ma fanno in modo che il lettore possa arrivare ad interpretarli e ci riesca esclusivamente attraverso suggestioni, immagini e parole significative, da loro scelte con estrema cura.
Vi sembra un concetto strano? Forse lo è. Ma dopo che avremo lette alcune alcune loro opere e dopo che avremo riflettuto sul termine "ermetico", sono sicura che tutto vi sarà più chiaro.


Cominciamo proprio da qui: dal termine "ermetismo" e dalla parola "ermetico"
Vedete il barattolo blu che vi mostro in video? Questo è un barattolo ermetico.
Avete qualcuno con voi a casa, meglio se adulto, da poter disturbare per una mini-intervista?
C'è la mia nonna, prof! Va bene?
Il mio babbo sta facendo smart working, ma la mia mamma oggi è di riposo. Posso fare domande a lei?
Io sono solo, mi spiace, non posso chiedere niente a nessuno.
Io sono con i miei fratelli che però seguono  le videolezioni.
Lasciando da parte fratelli o familiari al lavoro o in didattica a distanza come noi, vanno bene tutti gli altri adulti che possono concedere un attimo del loro tempo per rispondere a questa semplice domanda: Avete l'abitudine di utilizzare barattoli a chiusura ermetica? 
Quale procedimento usate per il loro utilizzo e quali contenuti riponete dentro?
Perché scegliere di conservare i prodotti all'interno di barattoli ermetici?
Coloro che hanno familiari da intervistare lo facciano, mentre quelli soli o con persone da non poter disturbare si sgranchiscano le gambe ricercando in casa un barattolo a chiusura ermetica da poter osservare di fronte allo schermo quando, tra qualche minuto, ci ritroveremo di nuovo tutti insieme. 




Ecco un barattolo che ho trovato in cucina, prof!
La mia nonna ha detto che li usa per conservare la passata di pomodoro. Prima li mette a bollire in un grande pentolone pieno di acqua per sterilizzarli, poi ci versa dentro il pomodoro e li capovolge. In questo modo può usare la salsa per fare da  mangiare e il sabato sera d'inverno fa sempre la pizza.
La mia mamma li utilizza per metterci dentro la marmellata. Abbiamo un albero di susine che in estate ne fa tantissime! Lei cuoce le susine, mette a bollire i barattoli e poi li riempie di marmellata per la colazione o le crostate. Rispetto alle marmellate comprate, le sue sono molto più buone! Una volta ne ha fatta una anche con i pomodori verdi! Era buona pure quella!
La mia mamma compra i barattoli con la guarnizione di gomma per metterci dentro i biscotti. Non solo quelli che fa lei, ma anche quelli che compra: li toglie dalla confezione e li lascia lì. Dice che in questo modo non diventano secchi e duri, ma rimangono sempre morbidi ed è vero.
Nel ripostiglio ho dei barattoli chiusi con pesto e marmellata che ho preso al supermercato. Sono durissimi da aprire e io li faccio sempre aprire al mio babbo.
Bene! Ottime informazioni. Il barattolo a chiusura ermetica serve proprio a quello che dite voi.
Nelle prossime lezioni la prof di scienze vi spiegherà perché è così importante il processo di sterilizzazione per escludere la presenza di batteri e microrganismi nocivi alla salute nel corso della conservazione degli alimenti, mentre noi ci sforzeremo di comprendere come possiamo collegare il concetto di "ermetico" a quello di composizione poetica ermetica.
Proviamo a fare qualche ipotesi.
I barattoli ermetici devono essere chiusi bene per conservare il cibo. Che poi questo è più buono. Forse anche la poesia, se è "chiusa" bene, può essere più interessante da leggere!
Chiusa bene nel senso di poco comprensibile, riservata? Come si fa a capirla, allora?
Se una poesia è chiusa, nel senso che non si capisce il significato, il poeta magari la scrive apposta così, almeno il lettore si sforza di comprendere cosa avrebbe voluto dire e la interpreta come preferisce.
In questo modo c'è meno rischio di sbagliare: se interpreto una cosa io, non è detto che sia la stessa cosa che ci vedi tu, ma io ho ragione e anche tu ce l'hai come me. Sbaglio?
No, affatto. I poeti ermetici vogliono che il lettore sia coinvolto in prima persona nell'interpretazione dei loro versi e usano apposta, come dite voi, parole suggestive, misteriose, ma dense di significato che possono rendere il coinvolgimento del lettore ancora più stimolante possono aiutarlo nella libera interpretazione.
Poesia "chiusa" nel senso di intima, non rivelata subito in maniera esplicita, ma un po' più difficile da penetrare ad una prima lettura, proprio come avviene con il tappo del barattolo che non si apre al primo tentativo, ma che poi rivela, esattamente come il testo poetico, un contenuto molto gradito.
Poesia "chiusa" e "impenetrabile" come chiusi e impenetrabili ai microorganismi esterni sono i barattoli ermetici.
Vi è più chiaro adesso?
E provate anche a pensare all'aggettivo "ermetico" riferito alle persone: anche se, magari, nessuno di voi ha sentito qualcuno dire ad un altro "Oggi mi sembri ermetico!", cosa vorrà dire definire "ermetica" una persona?
Vorrà dire che una persona appare chiusa, silenziosa, riservata, impossibile da decifrare!
Non si sa che cosa pensa una persona ermetica perché la vediamo, magari, pensierosa, ma non dice niente e non possiamo capire cosa succede.
Proprio così. Vediamo insieme le definizioni della parola "ermetico" proposte dal dizionario digitale della pagina web Treccani: 
  • chiuso, impenetrabile, incomprensibile, difficile da interpretare;
  • dalla chiusura perfetta che non consente passaggi di solidi, liquidi o fluidi;
  • poesia "pura" ed essenziale con un significato non rivelato dall'autore, ma tutto da interpretare
vedete che già sul termine ermetico si possono comprendere le caratteristiche fondamentali della corrente letteraria di cui stiamo parlando?
Se digitiamo sul motore di ricerca la parola ermetismo il web ci propone tanti risultati e anche tante mappe concettuali già pronte, riprese da vari siti di contenuto didattico. Ve ne mostro una:


Vedete quali caratteristiche vengono sintetizzate? Proprio quelle riferite alla chiusura, all'essenzialità e alla impenetrabilità di cui abbiamo parlato fino ad ora.
Che ne dite, però, dopo questa lunga premessa di passare a leggerla qualche poesia ermetica?
Quello che conta davvero non sono  le mappe preconfezionate da sapere o ciò che leggiamo sul libro di testo a livello puramente teorico: ciò che conta davvero è ciò che emerge dai testi originali che andiamo ad affrontare e vedrete che leggere un testo poetico di qualche significativo autore appartenente alla corrente dell'Ermetismo sarà una esperienza che non vi lascerà indifferenti.
Per iniziare, ricolleghiamoci proprio alla tematica della "sera" vista nelle scorse lezioni durante la lettura del sonetto foscoliano dedicato proprio a questo momento della giornata. Il testo che leggeremo sarà una famosa poesia ermetica che si intitola Ed è subito sera ed è stata scritta da un poeta, vissuto un centinaio di anni dopo Ugo Foscolo, chiamato Salvatore Quasimodo
Sotto una foto dell'autore e la poesia che andremo ad analizzare:


Ed è subito sera
Ognuno sta solo sul cuor della terra
trafitto da un raggio di sole:
ed è subito sera

Come vi sarete accorti da soli, questa poesia fa riferimento alla sera e, se riportiamo alla mente l'ultimo sonetto letto di Foscolo, non possiamo notare un bel po' di differenze, no?
Proviamo ad individuarle insieme.
Rispetto al sonetto di Foscolo questa poesia è molto più breve.
Sì, sono soltanto tre versi e l'ultimo è uguale al titolo.
Non ci sono le rime e i versi non sono tutti della stessa lunghezza.
Anche nel contenuto sono diverse: nel sonetto Foscolo diceva che aspettava la sera come momento di pace dai suoi tormenti e la paragonava al riposo eterno. Qui il poeta non dice niente della sera, ci presenta un uomo solo che si accorge che la sera arriva troppo presto.
Quell'uomo sembra triste. Anche se il poeta non commenta e non esprime opinioni, si capisce che quest'uomo solo sulla terra e trafitto dal sole ha un significato negativo e pessimista.
Le parole sono poche e fanno riflettere.
In che modo fanno riflettere? Quali sono quelle che vi colpiscono di più?
A me la prima. Ognuno. Non dice tutti, dice ognuno. Dà l'idea di parlare di ogni uomo presente sulla terra, non parla in generale. E ogni uomo si sente solo nel centro della terra.
L'uomo si crede il centro e il cuore della terra, ma in realtà è completamente solo.
Anche i raggi del sole, che di solito si associano ad immagini positive, qui fanno impressione. Usa il verbo "trafiggere", come se infilzassero qualcuno.
E il verso finale vuole forse far capire che l'uomo solo sente il tempo passare velocemente.
Anche Foscolo diceva che il tempo scorre velocemente mentre l'uomo soffre e si tormenta.
Ma non è che quando si è soli il tempo passa più lentamente? Secondo me Ed è subito sera finale vuol dire che l'uomo solitario si accorge che la sera arriva dopo una lunga giornata in cui è stato in solitudine e non lo ha consolato neanche il sole, infatti lo trafigge.
Ma se si usa la parola "subito" vuol dire che la sera arriva velocemente!
Le parole sono tutte importanti e anche per me "subito" vuol dire che la vita dell'uomo, dato che si sente solo, scorre velocemente. Anche l'idea di sole che trafigge è triste. Questo verbo si usa riferito ad un'arma che passa un corpo da una parte all'altra, ad esempio una spada, una freccia... Qui sono addirittura i raggi del sole che trafiggono. Non usa illumina, non c'è il senso di luce.
I bambini, quando vogliono disegnare qualcosa di felice, disegnano sempre un sole con lunghi raggi. Anche secondo me qui il sole non rappresenta la felicità e la felicità non compare da nessuna parte.
Le parole che mi colpiscono "solo sul cuore della terra": quasi mi immagino un uomo da solo su un mappamondo, quasi come se fosse al centro del pianeta.
A me fa venire in mente l'immagine di un uomo che viene colpito da un raggio di sole che lo trapassa. Poi di colpo diventa buio e lui si rende conto che la vita è passata velocemente.




Avete visto quante ipotesi interpretative si possono fare? Molti di voi sono concordi nel dire che la poesia ha un significato generale negativo visto il senso di solitudine e di scorrere inesorabile della vita che si riesce a percepire. 
Questo succede perché, anche se in questo testo il poeta non commenta e non rivela apertamente i suoi pensieri - comportandosi quindi da artista "ermetico" -, egli usa poche parole, ma essenziali, suggestive e dense di significato, così che il lettore sia facilitato a comprendere il senso e il messaggio che vorrebbe far trapelare l'autore e che non appare diretto ed immediato. 
Ma adesso è arrivato il momento di conoscere il poeta ermetico più famoso di tutta la letteratura italiana, le cui produzioni poetiche sono conosciute in tutto il mondo come sorprendenti testimonianze di sentimenti e valori universali magistralmente concentrati in versi ridotti e parole dense, cariche di significato: Giuseppe Ungaretti

 

Arruolatosi come volontario nella Prima Guerra Mondiale, Ungaretti ha scritto molte delle sue poesie più famose nel corso della sua esperienza in trincea, nelle montagne del Carso, annotandole in un taccuino che portava sempre con sé. Noi ne leggeremo alcune e, come sempre, annoteremo e condivideremo le riflessioni più significative.
Per prima cosa date una lettura alle informazioni biografiche contenute nell'antologia ed elencate cinque avvenimenti essenziali della sua vita, quindi iniziamo a conoscerlo meglio partendo da una delle sue poesie più brevi, intitolata Mattina, che - come quelle lette in precedenza - parla di un momento particolare della giornata, ma lo fa in maniera del tutto diversa da quello che abbiamo visto finora e tutti insieme proveremo a capire la portata rivoluzionaria di un simile modo di scrivere. 
Ecco la poesia, brevissima, scritta in trincea nel gennaio del 1917. 
Dopo la lettura, esprimete le vostre prime considerazioni, a cui, come sempre, seguirà condivisione e riflessione collttiva. 

Mattina
M'illumino 
d'immenso

Finita prof! Ma che spettacolo!
Più ermetica di così si muore! Un titolo e quattro parole, wow!
Sembra una pubblicità della luce, delle lampadine.
La M e la N tornano spesso, danno un effetto di ripetizione che mi piace.
Non ci sono punti, virgole, niente. Pochissime parole, tanto spazio bianco. C'è subito un bell'impatto visivo.
Con il titolo Mattina si capisce che il poeta intendeva l'alba, magari il momento in cui sorge il sole e che dà l'idea dell'immensità.
Non c'è un significato negativo come su Ed è subito sera. Qui il sole dà un senso di pace, immensità, eternità.
Immagino quanto facesse bene ai soldati in trincea svegliarsi la mattina con la luce del sole invece che con le nuvole che potevano portare pioggia e trasformare la trincea in una pozza di fango: la luce del mattino dà gioia anche a noi quando ci alziamo, figuriamoci a loro!
Io mi immagino l'illuminazione del sole che sorge sulla riva del mare. Quando sono sulla spiaggia e vedo l'alba o il tramonto, provo delle emozioni forti e capisco il significato di immensità.
Sembra che chi guarda il sole diventi luminoso come l'alba mattutina che dà al cielo un colore molto particolare che fa pensare alla bellezza e alla immensità della natura.
Benissimo, bravi! Mi piacciono le vostre riflessioni.
E se vi facessi vedere la versione originale di questa poesia? Eccola qua! Provate a fare un confronto tra le due e dite quale delle due versioni preferite.


Quella definitiva, prof! E' più breve e più intensa. E ognuno interpreta la luce del mattino come e dove vuole. Qui il titolo dice che la sensazione di illuminazione avviene al mare, nel cielo del mare. Preferisco immaginarlo da un'altra parte. Mi piace più che sia la sensazione provata da Ungaretti in trincea e non in spiaggia: mi dà l'idea che gli avrebbe dato la forza per affrontare le fatiche della giornata. 
Mi sembra che chi guarda dia uno sguardo un po' troppo veloce a questa luce. Invece mi immagino una persona che rimane a guardare l'immensità della luce del mattino per molto tempo e questo mi viene bene nella versione definitiva.
Poche parole danno una emozione più forte e fanno immedesimare meglio nella pace luminosa del mattino.
A me piace anche la prima versione perché mi immaginavo comunque l'alba in spiaggia, così la visualizzo meglio, mi dà l'idea del cielo che assume un'altra colorazione e lo sguardo che prova a posarsi su di lui per gustarsi la sensazione di pace che dà.
Provate anche a visualizzare le sensazioni e le immagini che vi suggerisce la poesia Mattina e, in un secondo tempo, cimentatevi in una produzione grafica che la possa rappresentare.
Qui alcuni lavori di visualizzazione:




Proviamo adesso a soffermarci sulla negoziazione dei significati di un'altra poesia famosissima di Ungaretti: si intitola Soldati ed è stata scritta, sempre in trincea, nel 1918.
 
Soldati
Si sta come
d’autunno
sugli alberi
le foglie

Le foglie in autunno sono prossime a morire, infatti stanno attaccate a malapena all'albero e a fine stagione cadono e si seccano per terra. Anche i soldati in guerra sono prossimi a morire come succede alla foglie e il paragone è molto efficace.
Ancora una volta non servono tante parole. Con quattro versi brevi, senza bisogno di dare tante spiegazioni, chiarisce il significato della vita al fronte: gli uomini sono prossimi alla morte come le foglie dell'albero in autunno.
Il titolo è importante, prof. Altrimenti non sarebbe così chiaro che ci si riferisse ai soldati.
Però, forse, si riferisce all'uomo in generale, che è destinato a morire in poco tempo.
Anche secondo me si riferisce all'umanità intera: non dice i soldati stanno come sugli alberi le foglie, ma "si sta" come sugli alberi le foglie in autunno, quindi si rivolge a tutti. Si capisce solo dal titolo che si riferisce ai soldati, ma potrebbe voler intendere tutta l'umanità.
Ancora una volta avete centrato il punto: il senso di precarietà dei soldati al fronte è reso perfettamente da questa breve ma magistrale similitudine tra i militari e le foglie in autunno, entrambi prossimi a morire.
Questa poesia esprime la fragilità e l'angoscia che vivevano i soldati in trincea.
Era durissima la vita al fronte, sempre in pericolo, si poteva morire da un momento all'altro, proprio come le foglie che sanno che in autunno dovranno morire.
Visto che siete entrati in pieno nel pensiero ermetico e nella poetica di Ungaretti, cominciamo adesso a sperimentare, in modalità laboratoriale, alcune tecniche di scrittura appena viste e a produrre le nostre composizioni poetiche prendendo a modello lo stile utilizzato da Ungaretti.

Attività di produzione scritta (e creativa) a partire dalla poesia Soldati di Ungaretti

  

1) Prova a inventare un paragone tutto tuo per descrivere una situazione di precarietà (o, se preferisci, una situazione di qualsiasi altro genere) eseguendo un ricalco della poesia.
Segui queste indicazioni per rispettarne la struttura:
- nel primo verso mantieni intatte le parole “Si sta come
- nel secondo verso scegli una stagione (o un'altra precisazione temporale)
- nel terzo verso scegli un luogo
- nel quarto verso inserisci il soggetto
 
Es: Si sta come
      d’estate
      sull’erba
      la rugiada

Scrivi la poesia ermetica che hai creato a ricalco di Soldati all'interno di un'immagine di un barattolo che, se vuoi, puoi decorare a tuo piacimento.
Qui alcune vostre produzioni:















2) Esci a fare una passeggiata e raccogli un po' di foglie cadute dagli alberi (in questa stagione ne troverai in abbondanza!). Cerca di trascrivere in modalità creativa la poesia Soldati  e/o di creare introno alle parole una composizione libera e fantasiosa incollando o disponendo le foglie a tuo piacimento. 
Immagina che sia una specie di “Challenge” in cui sfidi te stesso/a e la tua creatività per riuscire a creare una composizione di foglie di sicuro effetto! Via libera alla fantasia, quindi!
Spiega infine il procedimento che hai seguito o scrivendolo o creando un video tutorial in cui presenti, in modo semplice, tutte le fasi di lavoro che ti hanno portato a produrre il risultato finale. 

Qui alcune vostre composizioni creative:
















3) Facciamo un ultimo esperimento prendendo un piccolo barattolo a chiusura ermetica nel quale provare ad inserire, nell'arco di alcuni giorni, dei biglietti con scritte le nostre parole significative o evocative e le nostre poesie di stile ermetico a tematica libera. 
Troppo difficile? Ma no…
Cominciare a scrivere una poesia è stato un esercizio di sperimentazione anche per coloro che sono diventati poeti di professione, lo sai?


Nel bellissimo libro Un anno di poesia dell’artista francese Bernard Friot, vengono riportate alcune frasi di poeti che possono incoraggiarti a scrivere senza timore. Ve ne leggo alcune:
 Quando si scrive una poesia non sempre si sa cosa si sta dicendo” (Raymond Queneau)
 Non ho mai cominciato una poesia di cui conoscessi la fine. Scrivere una poesia è una scoperta” (Robert Frost)
 Se non sai proprio da che parte cominciare, segui ciò che dice Friot sul suo libro e che, ti assicuro, è un metodo che funziona al 100%:
Prendi un grande foglio di carta e una matita o un pennarello sottile.
Comincia facendo tutti gli scarabocchi che vuoi.
Concentrati sul gesto della mano e un po’ alla volta lascia che si formino delle parole.
Di tanto in tanto torna allo scarabocchio, cambiando il tipo di gesto in modo che cambi la scrittura.
E sperimenta anche diverse posizioni per scrivere: disteso sulla schiena, seduto a gambe incrociate, in piedi su una gamba sola
Ti ha convinto? Io credo di sì! Non ti resta che "buttarti" e provare a sperimentare.
Scrivi le tue poesie in un biglietto e chiudile in un piccolo barattolino. Sarà il tuo "barattolino poetico". Prova a inserire qualche tua composizione poetica anche nei prossimi giorni. Vedrai che piano piano potresti anche arrivare a riempirlo.

 
A fine lavoro, come sai, ti spetterà la compilazione della consueta scheda di metacognizione, utile per ripercorrere tutte le fasi di lavoro di questo lungo percorso ed effettuarne feedback a più livelli.
Adesso, però, ti spetta dare sfogo alla creatività e alla sensibilità che di certo possiedi.
Non sprecare l'occasione e non considerare questo tempo speso inutilmente.
Ricorda le parole della grande poetessa Wislawa Szymborska: “Preferisco il ridicolo di scrivere poesie il ridicolo di non scriverne”. Sono sicura che, a fine lavoro, arriverai a sentirti completamente d'accordo con lei. E anche con un altro grande scrittore italiano, Italo Calvino, che ha dato una definizione di poesia, a mio avviso, tra le più belle in assoluto: "La poesia è l'arte di far entrare il mare in un bicchiere". Tu comincia a farla entrare in un barattolo. Buon lavoro!