domenica 30 ottobre 2016

ancora lettura: 1 a 0 per la prof!!


Come da titolo, per la questione lettura 1 a 0 per la prof!
La lettura passiva, oltre che seminare proseliti (il cartellone delle recensioni si infittisce sempre più!), inizia ad appassionare sul serio.
Dopo "Il gatto nero", è la volta di "Cosciotto d'agnello", simpatico racconto giallo del sempre verde Roal Dahl.
Per chi volesse di nuovo ascoltarlo da una suggestiva voce narrante, ecco il video

 
Beh.. non c'è che dire... un bel colpo in testa ed un bel piano a regola d'arte!
E ora... tavola rotonda! 
 
Proviamo a riflettere sul brano letto
Quali sono le differenze tra “Cosciotto d’agnello” e “Il gatto nero” che vengono subito in mente non appena si conclude la lettura dei due brani?
 
- “Il gatto nero” è una storia appartenente al genere horror, horror psicologico diciamo, e le situazioni che presenta non possono essere reali (ad esempio, il gatto impiccato che continua a vivere e compare ovunque); “Cosciotto d’agnello”, invece, può considerarsi appartenente al genere giallo e le situazioni descritte potrebbero essere vere (un pezzo di carne congelata è davvero pesante e potrebbe arrivare ad uccidere un uomo se scaraventata in testa! Tutti i comportamenti della moglie sono astuti ma potrebbero accadere davvero, ad esempio convincersi di non essere l’omicida, scendere a fare acquisti in tutta tranquillità, cucinare l’arma del delitto e farla mangiare ai poliziotti).
 
- “Il gatto nero” si capisce che è stato scritto da un uomo che soffriva per lo stesso problema del protagonista, l’alcolismo, contiene tante parti in cui si parla dello squilibrio mentale e del carattere umano che cambia radicalmente a causa dell’alcool; in “Cosciotto d’agnello” alcune parti sono perfino buffe, infatti chi lo scrive è una persona abituata a descrivere situazioni comiche e divertenti. Roald Dahl, autore della famosa “Fabbrica di cioccolato” è un uomo completamente diverso da Edgar Allan Poe e anche per questo è tanto diversa la storia che lui scrive.
 

Proviamo a fare qualche esercitazione di scrittura creativa.
Immagina che Patrick non sia stato ucciso sul colpo, ma che sia rimasto solo tramortito. Come potrebbe cambiare la storia?

 
Riccardo P.
La moglie, pensando di averlo ucciso, cerca subito un alibi per non finire in prigione. Va in un supermercato affollatissimo e compra qualcosa per la cena. Tornata a casa, vede il marito seduto nella poltrona che stava chiamando i suoi colleghi della polizia per denunciare la moglie. La moglie allora lo colpisce un’altra volta usando una sbarra di ferro che si trovava per caso accanto alla porta. Stavolta lo uccide davvero. Riesce a caricare il corpo in macchina e a portarlo alla discarica della città, ma la polizia ormai era stata avvertita e i vicini, che hanno visto la moglie prendere la direzione della discarica, lo dicono agli agenti che arrivano dalla moglie e la arrestano proprio mentre lei stava seppellendo il marito.
Maria M.
Quando il marito cadde a terra, la moglie andò a fare la spesa per crearsi un alibi. Tornata, lo vide in piedi e lesse una lettera che lui gli aveva scritto e in cui si scusava per il suo comportamento, dicendole che voleva cenare con lei. La donna preparò la cena: cosciotto d’agnello, patate di contorno e una squisita torta al formaggio di dessert. Disse al marito di aspettarla perché aveva dimenticato di comprare il sale al supermercato e, nonostante fosse stata velocissima a fare la spesa, quando tornò a casa il marito se ne era andato, lasciando in tavola solo gli avanzi. Ancora una volta era stato un grande maleducato, anche se le aveva comunque lasciato un biglietto con scritto: - Grazie per la cena! -
 Alessandro G.
La donna cucina il cosciotto d’agnello e invita a cena il suo amante. I due mangiano, ridono e scherzano e si gustano il cosciotto d’agnello che era servito per uccidere il marito di lei. La serata scorre serena, ma mentre fanno il brindisi sentono dei rumori. Si voltano e vedono un’ombra. Impauriti, vanno a controllare e vedono che è il marito che tiene un fucile in mano e li guarda minaccioso. Poi li uccide tutti e due. L’uomo, soddisfatto, si siede a tavola e mangia la cena avanzata.
Helèna P.
Quando tornò in casa dopo la spesa, Mrs Maloney rimase scioccata perché vide il marito seduto nel divano con la borsa del ghiaccio in testa. Completamente spiazzata, la donna si avvicinò al marito per chiedere cosa fosse accaduto. L’uomo rispose che non si ricordava nulla, solo di essersi svegliato con un lancinante dolore alla testa. Più tardi cenarono e andarono a dormire, ma Mrs Maloney era tormentata da mille pensieri. Dopo due mesi, mentre Patrick era in servizio, cadde sbattendo la testa. Di colpo la memoria tornò e si ricordò tutto. La moglie venne arrestata.
Sophia G.
Quando torna a casa, dopo aver provate la parte della moglie innocente tante volte, vede il marito seduto in poltrona in attesa della polizia. Sapeva di essere stato aggredito, ma non si ricordava da chi. Gli pare di ricordare che l’arma presa per colpirlo provenisse dallo scantinato… Quando vengono i poliziotti la donna decide di liberarsi dell’arma offrendola come cena, ma alla vita del cosciotto d’agnello l’uomo ricorda tutto. La donna viene arrestata ma presto rilasciata perché dovrà dare alla luce un bambino.
Eleonora D’A.
L’uomo che ha ricevuto un colpo in testa dalla moglie viene portato in ospedale per fare l’autopsia, però si sveglia  facendo spaventare i medici. I poliziotti lo interrogano e lui rivela che è stata la moglie a colpirlo con un cosciotto d’agnello, così lei viene arrestata dopo qualche mese che è nato il bambino.
Alessio B.
Mrs Maloney ha sbattuto in testa al merito Patrick un cosciotto d’agnello, ma l’uomo perde solo conoscenza. Lei crede che sia morto e cerca un alibi per non venire incolpata del delitto, così si cambia e scende a fare la spesa, facendo diverse prove per convincersi che non sia vero quello che è successo. Poi mette il cosciotto d’agnello in forno. Tornata dalla spesa, chiama i poliziotti e finge di aver ritrovato il marito morto. Gli agenti sentono un buon odore di carne e la donna riesce a convincerli a rimanere a cena. Mentre tutti stanno mangiando, Patrick appare dietro di loro dicendo agli agenti che l’arma del delitto gli era stata servita in un piatto d’argento e rivelo tutto quello che era accaduto. Gli agenti arrestarono Mrs Maloney. Dopo qualche tempo Patrick si sposò con la migliore amica della moglie che vendicò l’amica, infatti lo uccise.
Alice N.
Quando tornò in casa dopo la spesa, Mrs Maloney ritrovò suo marito sveglio in cucina con il ghiaccio premuto sulla testa. Lei rimase scioccata e disse al marito che cosa fosse successo. Lui le rispose che era inutile fingesse dato che si ricordava tutto perfettamente e che avrebbe chiamato la polizia. Lei lo supplicò di non farlo cercando di convincerlo che lei non era stata e che lui era caduto per un fortissimo giramento di testa. Il marito fece finta di crederle, intanto però stava tramando un piano per farla arrestare. Mrs Maloney era molto preoccupata e obbediva a tutto quello che le diceva di fare suo marito. Lui le disse di invitare i suoi colleghi a cena e di cucinare il cosciotto d’agnello, cioè l’arma del delitto. Patrick fece accomodare i suoi colleghi a tavola e, proprio mentre stavano per iniziare a mangiare, rivelo ai poliziotti che la moglie aveva cercato di ucciderlo utilizzando proprio quel cosciotto d’agnello. I colleghi rimasero stupiti per un momento, poi portarono la moglie in prigione.
 Alessandro R.
Quando tornò a casa, Mrs Maloney si era finalmente convinta che tutto stava andando bene. Sarebbe stato semplicissimo per lei essere naturale quando avrebbe parlato con la polizia, ma rimase allibita quando si accorse che in cucina non c’era più il corpo del suo povero marito. Per quanto si fosse convinta che tutto andasse molto bene, sapeva bene quello che era successo, quindi, quando vide che non c’era più suo marito per terra, cadde in preda all’ansia. Prese un coltello da cucina e si avviò con aria furtiva ad ispezionare le varie stanze. Alla fine trovò suo marito a pochi metri dal telefono fisso. Sembrava ancora molto stordito, infatti stava camminando a gattoni. D’istinto le venne da ucciderlo con il coltello, ma poi pensò che sarebbe stato facile risalire a lei, così lo aiutò a sistemarsi in poltrona e chiamò la polizia, dicendo che suo marito era stato aggredito. All’arrivo della polizia fu abbastanza difficile per lei essere naturale, visto che il suo cervello era stato predisposto per un altro scenario, ma comunque ci riuscì. I poliziotti dissero che il marito era stato colpito con un martello o con qualche oggetto poco appuntito, ma che avrebbe avuto buone possibilità di rimettersi e tornare come prima, quindi anche la memoria gli sarebbe tornata. Gli agenti le dissero anche che era stato fortunato perché probabilmente l’aggressore lo aveva creduto morto. A queste parole la donna fece una smorfia di disprezzo.
Giulia Z.
La signora Maloney , una volta colpito il marito con il cosciotto d'agnello, esce di casa per fare la spesa e lo lascia disteso a terra convinta che sia morto. Mentre lei è fuori, suo marito Patrick si riprende dallo stordimento, va al frigorifero e prende del ghiaccio da mettere nella testa. Intenzionato a osservare il comportamento della moglie, si sdraia di nuovo a terra nella stessa posizione. Quando la donna ritorna a casa chiama la polizia per denunciare il fatto che qualcuno ha ucciso suo marito. Quando a casa giungono i colleghi di Patrick sono subito insospettiti. Si avvicinano al collega a terra, il quale, alzando leggermente la testa, fa loro occhiolino in segno di intesa. Dopo aver cucinato l'agnello, Mrs Maloney invita i poliziotti a rimanere a cena con lei ed essi accettano volentieri. Mentre la donna va in cucina, il marito si alza in piedi e si accomoda a tavola con i colleghi. Quando la donna torna in cucina e vede il marito a tavola rimane sconvolta, si mette a urlare e scappa di casa correndo in strada. Troppo sconvolta per guardare in strada, viene investita in pieno da un camion e muore sul colpo.
 

 






domenica 23 ottobre 2016

A ciasuno il suo (talento)


Sono completamente d'accordo con ciò che afferma il grande psicologo americano Gardner: aiutiamo i nostri ragazzi a coltivare i loro talenti naturali ed aiutiamoli anche ad essere consapevoli di quali siano questi talenti naturali che ciascuno di loro ha. Non diamo per scontato che tutti lo sappiano, perché non è così. Del resto, sempre citando Gardner, è sempre utile riconoscere quali siano le "intelligenze multiple" presenti in classe, sia per gli alunni, che potranno prendere effettiva coscienza delle loro potenzialità, sia per i docenti, perché potranno efficacemente impostare e calibrare la loro progettazione curricolare e "sfaccettare" il più possibile le attività didattiche da proporre.
 
Da non sottovalutare, inoltre, le diverse personalità presenti in aula. La classe è un microcosmo, non dimentichiamolo mai!
 
 

La richiesta per questa indagine un po' bizzarra è molto semplice: ciascun alunno dovrà far pervenire alla prof una sua creazione o immortalare un momento della quotidianità in cui sta svolgendo un'attività che gli procura piacere e lo fa stare bene.
Alcuni scattano foto alle loro creazioni o a trofei vinti e va benissimo  lo stesso.
Nel padlet che trovate sotto ci sono i risultati (ancora work in progress) di questo lavoro.
Un'ultima precisazione: i ragazzi non sanno ancora che l'attività, oltre ad aiutarli a comprendere le loro abilità, verrà ripresa non appena affronteremo un nuovo argomento di letteratura: Il Cantico delle Creature di San Francesco. Come? Per scoprirlo, non vi resta che continuare a seguire il blog...


A ciascuno il suo (talento) - padlet



Made with Padlet
">

sabato 15 ottobre 2016

Leggere non è poi così male... se il racconto è di paura leggere diventa bellissimo!

I ragazzi, in generale, leggono poco. E' un dato di fatto.
Ci sono ragazzi che non leggono per niente ed io li conosco bene.
Che fare?
Arrendersi?
Giammai!!!
Pronto carrellino pieno di libri che, nei momenti "morti" dell'attività didattica, viene provvidenzialmente tirato in ballo per far assaporare, anche se solo per poche decine di minuti, il piacere della lettura.
 
 
 
Ma questa strategia da sola non basta.
Pronto un cartellone color arancio che stimola i potenziali lettori a leggere tutto ciò che vogliono, dove, come, quando e quanto vogliono (lo dice Pennac, eh!).
Compaiono le prime recensioni dei più volenterosi, ma non basta neanche questo.
Pronto all'interno del cartellone una sorta di motto che incoraggia i lettori a non temere la lettura passiva: "stare vicino a chi legge una storia non può farvi altro che bene" - recita l'aforisma - e perché non sperimentarlo sul campo?
La prof legge e i ragazzi ascoltano. Mi pare la più vincente delle strategie!
Cominciamo con lui: Edgar Allan Poe è sempre una garanzia.
 
 
E partiamo con un pezzo da novanta: Il gatto nero, un racconto a cui non è possibile rimanere indifferenti!!
 
 
Scacco matto!
Interruzione in un punto cruciale della storia: il protagonista ha ritrovato un gatto del tutto simile a quello da lui impiccato che possiede una strana macchia sul collo che progressivamente assume l'aspetto di una forca...
Richiesta alla classe: in pochi minuti provare a pensare come potrebbe finire la storia.
E ognuno esplicita la sua ipotesi
 
 
Infine il racconto si finisce di leggere.
Si sprecano i commenti ("che protagonista pazzo!", "che gatto diabolico!",  "aiuto, la moglie morta decomposta, il gatto che miagola sopra di lei e che non ci pensa minimamente di passare ad altra vita!") e anche diverse intuizioni intelligenti ("chi scrive una cosa del genere e lo fa così bene vuol dire che uno squilibrio mentale lo sta vivendo davvero", "sempre questa credenza di attribuire ai gatti neri una funzione malefica").
Ma non ci si limita a commentare: si cercano sul web video e immagini riferite al racconto...
 
 
 
 
si disegnano noi stessi le scene che ci sono rimaste in mente
 
si scrive noi un finale diverso, si manipola la storia, si fanno riflessioni linguistiche, si osservano le strutture sintattiche e le scelte lessicali utilizzate, insomma ci "tuffiamo" nel testo... e il naufragar ci è dolce in questo mare (citazione mia, i ragazzi non hanno avuto ancora il piacere di conoscere il grande Giacomo).
  
Insomma, la lettura passiva ha fatto centro!
Sarà il primo passo per una progressiva lettura attiva?
Chissà... ma, almeno per qualcuno, io credo proprio di sì ;-)
 
Riflessioni ed elaborati dei ragazzi

Per non vanificare il successo dell'impresa, non ho assegnato alla classe schede di lettura, domande di comprensione o riassunti brevi, bensì è stata affrontata una discussione guidata sul testo letto e la rielaborazione critica è avvenuta per lo più in forma orale.
Domanda:
A quale genere letterario appartiene, secondo voi, il racconto letto?
Risposte:
- Horror!
- No, horror no, ci sono delle parti che possono turbare, ma vero e proprio racconto horror non è! Si mettono di più in evidenza gli aspetti psicologici. Il protagonista è proprio pazzo, prof!
- E' vero, è uno squilibrato mentale!
- Chi lo ha scritto soffriva anche lui di turbe psichiche, si capisce.
Domanda:
Da quali scene si può capire lo squilibrio mentale del protagonista?
Risposte:
- Quando usa violenza verso gli animali che prima amava.
- Quando toglie l'occhio al gatto.
- Quando impicca il gatto.
- Quando prende l'ascia per uccidere il gatto solo perché lo ha fatto quasi inciampare.
- Quando uccide la moglie e poi rimane assolutamente calmo.
- Nel finale! E' clamoroso! Indica il luogo della sepoltura del cadavere ai poliziotti che stavano per lasciare il suo appartamento. Lo vuole più matto?
Domanda:
Parlatemi del gatto...
Risposte:
- Secondo me il gatto trovato in taverna era un altro, non sempre quello di prima. Era stato impiccato! E quando viene sepolto con la moglie riesce in qualche  modo a cavarsela e a rimanere vivo.
- Ma non può essere rimasto vivo murato nel cemento! Sarebbe morto di sete e soprattutto soffocato. Secondo me il gatto è un fantasma ed è sempre lo stesso che era stato ucciso e che torna da lui per vendicarsi.
- Questo, matto com'è, ci sta che abbia immaginato tutto, che questo secondo gatto sia solo il frutto della sua immaginazione e non sia veramente mai esistito.
- Il gatto impresso nella parete rimasta intatta dopo l'incendio e il secondo gatto trovato nella taverna e che poi finisce sepolto con la moglie forse sono solo nella mente del protagonista.
- Però ci sono altre persone che testimoniano che il gatto esiste: il padrone della taverna che dice che non lo aveva mai visto prima, la moglie che blocca il braccio al protagonista di modo che non lo possa uccidere...
- Sì ma magari nella sua mente si è immaginato pure i dialoghi...
- Forse tutto il racconto è solo un sogno.
- Però prof, poveri gatti neri! Sempre considerati simbolo del male!
Domanda:
E' vero. E' stata persino istituita una giornata in difesa del gatto nero e cade il 17 novembre. In questa giornata si intende celebrare questo animale per lasciarsi alle spalle tutte le superstizioni che incarnava nel Medioevo e di cui spesso era vittima ignara. E, per finire, ditemi se il finale ve lo aspettavate così. Leggendo le vostre idee scritte prima della lettura sembrerebbe proprio di no...
Risposta:
- Per me era più logico il finale che avevo dato io. Doveva uccidersi  il protagonista per tutto il male che fa agli animali e alle persone
- Però per uccidersi avrebbe dovuto provare rimorso per quello che aveva fatto, invece non lo prova per niente.
- Il finale è particolare e un po' strambo, non ce lo saremmo aspettato, è vero, ma a pensarci è in linea con quello strambo del protagonista, quindi una sua logica ce l'ha.



 
Provate a fare  un’intervista immaginaria all’autore del racconto…

 
Intervistatrice  Helena:  Ha mai avuto rimpianti nella sua vita?
Edgar Allan Poe: Sì, un grande rimpianto. Quello di essermi rovinato la vita a causa dell’alcool.
 
Intervistatori Luca e Alessandro G. :  Cosa ti ha spinto a diventare alcolizzato?
Edgar Allan Poe: Non mi è mai piaciuto vivere, ultimamente poi la mia vita non ha più senso e per questo affogo le mie giornate e il mio dolore nell’alcool.
 
Intervistatori Luca, Alessandro G., Riccardo R. e Alice:  Cosa le ha dato l’ispirazione per scrivere il racconto?
Edgar Allan Poe: E’ stata una vicenda personale. La notte ho sognato questa storia, è stato un incubo, ma ormai ci sono abituato perché ogni notte faccio dei sogni orrendi. La mia vita quotidiana e le mie esperienze, quindi, mi hanno dato l’ispirazione. Poi mi ha anche ispirato la leggenda antica che i gatti neri siano creature malefiche.
 
Intervistatrice Sara:  E a chi si è ispirato per descrivere il protagonista del racconto?
Edgar Allan Poe: Mi sono ispirato a me stesso, perché, proprio come il protagonista del racconto, anch’io ho bevuto e la mia vita è stata sconvolta dall’alcool. E’ per questo che scrivo così bene i miei horror psicologici.
 
Intervistatrice Giulia:  Quali sono i generi letterari che preferisce affrontare?
Edgar Allan Poe: Amo affrontare lo stile gotico, un genere che piace a me  e che mi permette di assecondare i gusti del pubblico.
 
Intervistatrice Giulia:  Le hanno mai dato apertamente del pazzo per il tuo tipo di vita e per le storie che hai scritto?
Edgar Allan Poe: Alcuni uomini mi hanno definito pazzo,  ma nessuno ancora ha potuto stabilire se la pazzia sia o meno una suprema forma di intelligenza.
 
Intervistatrice Alice:  Lei ha amato o odiato gli animali nella vita?
Edgar Allan Poe: Io ho amato molto gli animali, soprattutto i gatti. Pensi che un gatto di nome Pluto l’ho avuto veramente!
 
Intervistatrice Alice:  Che rapporti ha avuto con sua moglie?
Edgar Allan Poe: Mia moglie è stata la persona più importante della mia vita, non le avrei mai fatto del male e perderla sarebbe stato un dolore troppo grande da sopportare.
 
Intervistatrice Giulia:  E’ vero come si dice in giro che lei ha avuto una carriera militare?
Edgar Allan Poe: Sì, è vero. Non ero più in grado di mantenermi ad un certo punto della mia vita e il 27 maggio 1827 mi arruolai nell’United States Armi come soldato semplice

 
Provate ad inventare un finale diverso per  il racconto…

Mentre il protagonista scende in cantina, il gatto passa tra i suoi piedi e lui, pieno di collera, prende un’ascia che trova per terra e colpisce il gatto nella schiena, ma questi sparisce all’istante. L’uomo risale le scale e torna in salotto, dove vede per terra il cadavere della moglie e il gatto che le sta accanto. Chiamata immediatamente la polizia, viene subito sospettato di omicidio perché viene trovata l’ascia sporca di sangue, così la polizia, credendo che lui avesse ucciso la moglie, lo arresta. Dopo qualche giorno le guardie carcerarie lo trovano impiccato nella sua cella, ma la cosa più strana è che nella cella con lui  si trova anche il gatto nero.
(Helèna) 

Il protagonista, perseguitato dal gatto giorno e notte, beve ogni giorno per provare a dimenticarsi di lui. Ormai sopraffatto completamente dall’alcool, non riesce più a trovare una via di scampo e trova il coraggio di uccidersi. Si toglie la vita impiccandosi nel suo appartamento.
(Luca, Alessandro G.)

L’uomo, nei giorni seguenti l’omicidio, era terrorizzato dal gatto: lo vedeva ovunque e gli ricordava continuamente il gatto che aveva impiccato. Pensava che prima o poi si sarebbe vendicato, così decise di uccidersi prima da sé, impiccandosi.
(Sara)

L’uomo, dopo aver ucciso la moglie, si accorge che tra lui e il gatto sta nascendo una profonda amicizia. Il cadavere viene momentaneamente nascosto sotto ad un materasso. La polizia giunge a casa sua il giorno dopo e si accorge subito che c’è del sangue sul materasso: lo alza e scopre il cadavere della donna, così l’uomo viene accusato di omicidio e, quando gli agenti stanno per arrestarlo, lui riesce a scappare insieme al gatto e tutti e due non si fecero mai più trovare.
(Riccardo R.)

Passati alcuni giorni, la moglie dell’uomo appare al suo assassino ogni notte perché è diventata un fantasma. Per vendicarsi del gesto del marito, lo sgozza senza pietà. Il cadavere viene tagliuzzato e messo in un sacco, poi viene abbandonato per sempre in un fossato.
(Giulia)

Dopo l’omicidio, quando arrivò la polizia, la casa venne invasa da migliaia di gatti neri, comandati tutti dal gatto nero che era stato impiccato e che era diventato gigantesco. La polizia per lo spavento si diede alla fuga. L’uomo venne sbranato dai gatti, mentre la moglie, diventata un fantasma, girovagava senza meta per tutta la casa
(Riccardo E.)

Dopo che ha nascosto il corpo della moglie in cantina, decide di vedere se si sta decomponendo e, mentre sta buttando giù la parete del muro con un piccone, sente dei lamenti e si rende conto che la moglie è ancora viva. Lei esce fuori e viene verso di lui con fare minaccioso, come se volesse ucciderlo. L’uomo terrorizzato si sveglia e capisce che si è trattato solo di un sogno.
(Sophia)

La polizia se ne va dal suo appartamento senza il minimo sospetto e lui decide di rilassarsi andando a bere della birra alla taverna. Mentre stava camminando, vede però un albero al quale si trova appeso un gatto impiccato con una corda. Quando si avvicina al gatto questi sparisce e al suo posto gli appare una donna legata per le braccia che piange disperatamente. Lui sale nell’albero per slegarla, ma sparisce anche lei lasciando la corda appesa, così l’uomo, impazzito dal terrore, non capisce più niente e decide di impiccarsi lui stesso.
(Alice)

Dopo che l’uomo uccise la moglie pensò ad un modo per nascondere il cadavere, ovvero imbalsamarlo e nasconderlo in un angolo della cantina. Poi prese l’accetta e tagliò la testa al gatto. Il giorno dopo arrivarono i poliziotti. Lui era al bar ed essi gli chiesero dove abitasse; l’uomo mentì dicendo che non aveva una casa, così i poliziotti se ne andarono. Una volta tornato a casa notò che vicino all’accetta che aveva usato per uccidere l’animale si era formata una pozza di sangue che somigliava al corpo del gatto che aveva ucciso. Ma non si preoccupò e andò a dormire vicino al corpo della moglie imbalsamato. Il mattino presto fece una passeggiata e incontrò di nuovo il gatto! L’uomo pensò di essere impazzito, iniziò a correre e attirò l’attenzione dei poliziotti che gli chiesero il motivo della sua fuga. Lui confessò di aver ucciso la moglie e il gatto, così i poliziotti che volevano arrestarlo si difesero perché lui li aveva attaccati e gli spararono uccidendolo. Tutti i componenti della famiglia dell’uomo morirono per un colpo alla testa.
(Maria)

Poco dopo aver ucciso la moglie, preso dal panico e non sapendo cosa fare, prese il cadavere e lo caricò in macchina; lo portò in un bosco a tre isolati da casa e la seppellì sotto terra coperto da un mucchio di foglie. Dopo qualche giorno la polizia lo interrogò per la scomparsa della donna, però non c’erano prove per incolparlo, quindi lo lasciarono andare. Un giorno un passante vide un gatto ferito e sanguinante e si mise a seguirlo. Il gatto lo portò nel bosco e si sdraiò nel punto in cui era sepolto il cadavere. L’uomo per prendere il gatto mosse le foglie e dal terreno spuntò una mano. Terrorizzato, chiamò la polizia che si precipitò sul posto e cominciò a scavare per terra finchè non scoprì il corpo della donna. Tornarono ad interrogare l’uomo, ispezionarono a fondo la casa e trovarono sia delle tracce di sangue che un’ascia sotto il letto. In fondo ad un cassetto del comodino era anche nascosto un diario in cui l’uomo aveva scritto i particolari del delitto commesso, così decise di confessare tutto ai poliziotti e venne subito arrestato.
(Alexandru T.)

L’uomo per qualche giorno non rivide il gatto, ma una sera, mentre andava a dormire, sentì graffiare alla porta di casa e andò a controllare chi fosse. Fuori dalla porta però non c’era nessuno, solo i graffi erano rimasti impressi nel legno. Lui si impaurì e raccontò alla moglie l’accaduto. Quando andarono a letto il rumore si ripetè, ma questa volta il gatto, senza un occhio e con delle cicatrici in faccia, apparve davanti a loro. L’uomo lo chiuse fuori dalla porta e si domandò perché continuasse ancora a vederlo. L’uomo, ormai disperato, diede fuoco allo scantinato e nel rogo morì anche sua moglie.
(Riccardo P.)

Ogni giorno il gatto incute in me la paura e in molti casi l’odio. Mi ha quasi portato ad ucciderlo, ma penso sempre che in qualche modo possa vendicarsi, anche se continua ad essere molto affettuoso. Non potendo ucciderlo, proverò a sbarazzarmi di lui in qualche modo. Ho pensato di venderlo a qualcuno, ma mia moglie si è opposta; io l’ho minacciata di morte e lei a quel punto ha acconsentito. Ho provato a vendere il gatto, ma lui in qualche modo riesce sempre a tornare a casa, anche se mia moglie non l’ha più rivisto. Per colpa dell’alcool sono stato sfrattato e mia moglie mi ha denunciato, visto che anche su di lei si ripercuotevano i miei squilibri mentali. Ho provato un odio profondo per lei e avrei voluto ucciderla. Mi ha fatto rinchiudere in un istituto per farmi disintossicare, ma il gatto si è presentato anche lì. Una volta me lo sono ritrovato persino nella camera in cui risiedo. Sto pensando che veramente sia una strega. La mia sofferenza non ha eguali, non posso più bere e per questo sto pensando di suicidarmi, tanto non mi rimane più niente e, per colpa di quel gatto, non sto chiudendo occhio. Mi ha anche graffiato più e più volte. Io, preso dall’odio che, sebbene non potessi più bere, si era impossessato di me, ho provato ad ucciderlo, ma lui è sempre riuscito a svanire nel nulla. Mi sto chiedendo perché l’ho comprato e perché l’ho ucciso. Se non lo avessi fatto, lui sicuramente non mi avrebbe perseguitato. Mi sono accorto solo ora che forse la causa di tutto è stata l’alcool. Ogni giorno mi rammarico per aver cominciato a bere. Oggi mi hanno dimesso e, visto che mi considerano sano e guarito, mi hanno portato in prigione per tutte le violenze che ha subito mia moglie e i miei animali. Il gatto nero si è presentato anche qui. Era sopra l’auto della polizia e mi guardava in modo malvagio con l’unico occhio che ha. Grazie a lui mi sono ricordato della mia sensazione di suicidarmi, così ho aggredito gli agenti in modo che mi sparassero. Ma questo non è successo. Mi hanno invece rinchiuso in una cella a vita, visto che ho ucciso un agente con la pistola che sono riuscito a sottrargli. Se solo l’avessi usata verso di me mi sarei risparmiato tutte queste pene. Purtroppo non sono stato mai capace di suicidarmi. Ma solo una cosa è sempre stata presente: quel malefico gatto che, fuori dalla mia cella, mi guarda con il suo unico occhio.
(Alessandro R.)


Questi sono, infine, i disegni che rappresentano le scene che sono più rimaste in mente

Helena
Daniele
Maria
 
 
 


 
 
 

avventuriamoci... nelle scoperte geografiche

Quanti di noi sognano di solcare il mare aperto alla ricerca di terre sconosciute?
C'è chi questa esperienza l'ha vissuta davvero e noi ci addentriamo nello studio delle cosiddette "scoperte geografiche" che, dette così, sembrano solo le parole di un noioso capitolo inserito  nel manuale di storia, invece sono ricche di spunti super-iper-arcistimolanti che non ci saremmo minimamente aspettati.
Facciamoci da una parte.
Dopo la spiegazione in aula sull'importanza delle spezie e di altri prodotti provenienti dall'Oriente, sulla ricerca da parte degli europei di nuove vie commerciali senza le lunghe e costose intermediazioni arabe, sulle imbarcazioni e le strumentazioni di bordo progettate  o collaudate in questi secoli rinascimentali così ricchi di fervore intellettuale, scendiamo in uno spazio più ampio (l'aula mensa) per lavorare a gruppi in maniera collaborativa e rielaborare insieme quanto ascoltato in classe con appunti, mappe schematiche e questioni da rivedere o ben assimilare.
 
 
 
 
 
 
 
 

Poi sperimentiamo perché queste spezie erano così importanti.
Toccarle ed annusarle ci fa subito immergere in pieno Oriente...
Le spezie riuscivano a "mascherare" il sapore del cibo che si stava deteriorando e pure a conservarlo un po' meglio (e mica c'erano i frigoriferi nel 1400!!) e poi erano così leggere e facilmente trasportabili.
E le caravelle? Veloci, facili da manovrare e molto capienti, imbarcazioni ideali per i lunghi viaggi oceanici.
Non accontentiamoci di vederne le immagini dal libro. Divertiamoci a ricostruirle con semplici materiali di scarto.
E tutto ciò che troviamo a casa o costruiamo con le nostre mani lo portiamo a scuola.
Nella cattedra finiscono spezie di vario tipo e bellissime imbarcazioni create da semplici gusci di noci! Ottimo!!
 
 
E queste spezie e caravelle, a loro volta, finiscono in un bel cartellone che permette di ordinarle e visualizzarle insieme alle rotte dei più importanti navigatori.
 
 
I navigatori ci fanno anche aguzzare l'ingegno.
Perché non fare un gioco sul genere "Indovina chi?"
Oppure, perché non dare un ritratto e ricercare tutti gli indizi possibili?
E mica solo dei navigatori... nel gioco inseriremo anche Leonardo, Martin Lutero, Enrico VIII, Elisabetta I...

 
 
 
 
 


sabato 8 ottobre 2016

Carte mute? Ma certo!!!

Lo studio degli stati dell'Europa a partire dalle carte mute
 
La Geografia, inutile dire, ha sempre il suo fascino.
Basta un mappamondo e la fantasia vola verso terre lontane.
Però... non bisogna perdere le coordinate e per essere ben consapevoli di dove siamo e dove sono collocati gli stati più vicini e più lontani da noi, un metodo sempre infallibile è quello basato sulla localizzazione delle nazioni nelle carte mute.
Paura? Macchè!!!
La carta muta può spiazzare inizialmente: le facce dei ragazzi, non appena ne vedono una e soprattutto non appena viene detto loro che su quella faranno una verifica, sono del tutto eloquenti, praticamente come questa...
 

Però, non appena si supera lo shock iniziale, si scopre che lavorare sulla carta muta è perfino divertente e tanto tanto stimolante.
Il percorso di Geografia di quest'anno prevede lo studio dell'Europa e degli stati europei.
Benissimo. Cominciamo proprio con una bella carta muta sull'Europa!


Iniziamo prima di tutto a familiarizzare con i nomi degli stati e relative bandiere, poi giochiamo a realizzarle noi stesse con dei semplici foglietti di carta fissati a degli stuzzicadenti. Questo è il risultato (work in progress perché mancano ancora alcuni stati): una bacheca di sughero decisamente allegra e colorata!

 
Ok, passiamo alla localizzazione e alla memorizzazione dei nomi, non solo dei 45 stati europei, ma anche delle relative capitali.
Cosa dite? Impossibile?? Ma no... di sistemi per apprendere e divertirsi ce ne sono a bizzeffe!
Sei un tipo che va sul tradizionale? Bene: ti sarà fornita una carta muta per esercitarti e semplicemente ti aiuterai con la cartografia inserita nell'atlante.
Sei un tipo più innovativo? Non c'è problema: il web offre migliaia di giochi a quiz che ti permetteranno di memorizzare stati e capitali efficacemente e senza sforzo.
Tra questi ne segnaliamo tre, ma la scelta è veramente vastissima:
 
E poi, guardate un bel video per consolarvi: se ce l'ha fatta lei... :-)
 
 
Pronti per la verifica? Ma certo!!
Tutti veramente molto bravi (anche se qualche piccolo suggerimento, ogni tanto, c'è stato, specialmente per le capitali degli stati dell'Est più recenti...), ma soprattutto giustamente orgogliosi di sfoggiare un bel bagaglio di conoscenze che non tutti possiedono (se volete fare i perfidi, fate una prova con chi volete, domandate stati e capitali a caso... si creeranno spesso delle situazioni imbarazzanti, statene certi).
Comunque la verifica, dicevo, è andata molto bene
 
 
Sarà poi la volta di approfondire l'Unione Europea, la sua storia, i suoi obiettivi, i suoi organi istituzionali e gli stati che ne fanno parte, e anche l'Eurozona, con gli stati che hanno adottato l'euro e quelli che invece non l'hanno fatto. Ma nulla ci spaventa ormai!!
Anzi... non vediamo l'ora di approfondircela bene questa nostra Europa.
E lo faremo in tanti modi: con Google Maps, con la cartografia classica, con i racconti di viaggio, con i dépliant delle agenzie turistiche, con qualche quiz box tipo questo
 
 
 
Intanto sono pronti anche i nostri taccuini di viaggio acquistati in una nota catena commerciale danese. A cosa serviranno? Ma a scrivere tanti nostri appunti come se negli stati studiati il viaggio ce lo dovessimo fare davvero (cosa dovrò mettere in valigia, che clima troverò, quali prodotti caratteristici mi converrà acquistare, quali piatti tipici assaggerò, quali monumenti e opere artistiche ammirerò? solo per fare degli esempi, ovviamente... negli appunti ci potremmo davvero sbizzarrire).
Insieme ai taccuini sono stati acquistati anche tovaglioli e biscottini tipici danesi: che ne dite di cominciare lo studio degli stati proprio dalla Danimarca? Tali prelibatezze, c'è da scommetterci, ci aiuteranno negli apprendimenti. Buon viaggio!!!!