sabato 24 ottobre 2015
cartografia... strana
Dopo lo studio della cartografia geografica "tradizionale", la classe è invitata a riflettere e discutere sulle immagini che compaiono in una carta geografica un po' diversa che non si trova nei soliti manuali di studio: la "carta dei luoghi comuni". E il dibattito può avere inizio...
domenica 11 ottobre 2015
la punteggiatura con Totò
La punteggiatura
Per cominciare il
nostro ripasso sulla punteggiatura osserviamo su You Tube un video tratto dal
film “Totò, Peppino e la Malafemmena” girato in Italia negli anni Cinquanta e
interpretato da Totò, un grande attore comico di origine napoletana. Totò e Peppino sono
due fratelli che vivono in campagna e hanno un nipote che, per studiare
all'università, è andato a vivere in città. Qui il ragazzo inizia a frequentare
una donna molto bella e Totò e Peppino temono che possa distrarsi e lasciare i
suoi studi. Decidono così di scrivere alla donna per convincerla ad uscire
dalla vita del nipote. Nella scena che
osserviamo Totò detta le parole da scrivere sulla lettera a suo fratello: notate qualcosa di strano?
TOTO' - Giovanotto! Carta,
calamaio e penna! Su, avanti, scriviamo...TOTO' - Dunque, hai scritto?
PEPPINO - Un momento, no?
TOTO' - E comincia, su!
PEPPINO - Carta, calamaio e penna...
TOTO' - "Signorina!"...
TOTO' - "Signorina!"...
PEPPINO - Dove sta?
TOTO' - Chi?
PEPPINO - La signorina.
TOTO' - Quale signorina?
PEPPINO - Hai detto: "Signorina!"...
TOTO' - È entrata una signorina?
PEPPINO - Avanti!
TOTO' - Animale! "Signorina", è l'intestazione autonoma della lettera! Oh! "Signorina!"...
TOTO' - Come, non era buona quella "signorina" lì?
TOTO' - "Signorina... veniamo... noi... con questa mia a dirvi..."
PEPPINO - "...con questa..."
TOTO' - "Veníamo noi con questa mia a dirvi..."
PEPPINO - "... a dirvi..."
TOTO' - "Addirvi". Una parola: "addirvi"...
PEPPINO - "... addirvi una parola..."
TOTO' - "... che..."
PEPPINO - "... che..."
TOTO' - "... che..."
PEPPINO - "... che..."
TOTO' - "... che..."
PEPPINO - Uno? Quanti?
TOTO' - Che?
PEPPINO - Uno "che"?
TOTO' - Uno "che"! Che?
PEPPINO - "... che..."
TOTO' - "... scusate se sono poche..."
PEPPINO - "... che..."
TOTO "... che... scusate se sono poche, ma settecento milalire... punto e virgola... noi... noi ci fanno, specie che questanno...". Una parola: "questanno". "... C'è stato una grande morìa delle vacche, come voi ben sapete"... Punto.
PEPPINO - Punto?
TOTO' - Due punti! Ma sì, fai vedere che abbondiamo! Abbondandis in abbondandum! Questa moneta servono... questa moneta servono... questa moneta servono a che voi vi consolate...". Oh, scrivi presto!
PEPPINO - "... con l'insalata..."
TOTO' - "... che voi vi consolate..."
PEPPINO - Ah, "vi consolate"! Avevo capito: "con l'insalata"...
TOTO' - "Voi vi consolate"... Non mi far perdere il filo, che ce l'ho tutta qui...
PEPPINO - Avevo capito "con l'insalata"...
TOTO' - "... dai dispiacere... dai dispiacere che avreta... che avreta... A-vre-ta". Eh già, è femmina: femminile. "Che avreta perché..."
PEPPINO - "Perché..."
TOTO' - Perché?
PEPPINO - Non so.
TOTO' - Perché "non so"?
PEPPINO - Perché che cosa?
TOTO' - Perché che?
PEPPINO - Perché?
TOTO' - "Perché!"
PEPPINO - Ah! "Perché", qua...
TOTO' - "Dispiacere che avreta perché": è aggettivo qualificativo, no?
PEPPINO - Io scrivo.
TOTO' - "...perché dovete lasciare nostro nipote, che gli zii, che siamo noi medesimo di persona..."
TOTO' - Ma che, stai facendo una faticata? S'asciuga il sudore! "...che siamo noi medesimo di persona, vi mandano questo...".
PEPPINO - "... questo..."
TOTO' - "... perché il giovanotto è studente che studia, che si deve prendere una Laura..."
PEPPINO - "... Laura..."
TOTO' - "... Laura... che deve tenere la testa al solito posto, cioè..."
PEPPINO - "... cioè..."
TOTO' - "... sul collo". Punto, punto e virgola, punto e un punto e virgola...
PEPPINO - Troppa roba.
TOTO' - E lascia fare. Che dica che noi siamo provinciali, che siamo tirati?
PEPPINO - Ma è troppo!
TOTO' - "salutandovi indistintamente... salutandovi indistintamente..." Sbrigati! "Salutandovi indistintamente, i fratelli Caponi, che siamo noi". Apri una parente. Apri una parente e dici: "che siamo noi, i fratelli Caponi".
PEPPINO - "... cafoni..."
TOTO' - Hai aperto la parente? Chiudila.
PEPPINO - Ecco fatto.
TOTO' - Vuoi aggiungere qualcosa?
PEPPINO - Ma "senza nulla pretendere" non c'è più?
TOTO' - No, basta "in data odierna". Si capisce. Svelto, dai! Chiudi! Andiamo, presto!
Attività
Individua tutti gli errori commessi da Totò
durante la dettatura riconoscendo la regola grammaticale sbagliata e precisando
la forma corretta che avrebbe dovuto usare.
sabato 10 ottobre 2015
ripassiamo l'ortografia
Per cominciare il ripasso
dell’ortografia italiana….
trovare gli errori di
ortografia contenuti in questo brano, sottolinearli con la penna rossa e scrivere sopra la forma corretta(lavoro da eseguire a coppie)
Non è che io creda che l'ortografia sia la cosa piu importante
del mondo, ne che un testo sia buono solo perché di errori non c'è ne sono.
Questo testo quì, però, raccoglie una serie di errori che frequentemente fanno i ragazzi che hanno poca confidenza con la scrittura e magari, se uno si esercita a trovarli, riuscira a evitare qualche brutta figura.
Se uno fà errori di ortografia, specialmente scrivendo un curriculum, infatti, da una bruttissima impresione di se: chi legge infatti è portato a pensare non che siete solo un pò distratti, ma proprio che siete ignoranti e per questo difficilmente vi prenderà sul serio.
E se non né siete convinti vi dirò che alcuni anni fa un famoso linguista a scritto a questo proposito una cosa interessante: il linguista ha notato che anche se viviamo in una socetà tecnologica e avanzata nessuno si scandalizza se un altra persona fa un errore di matematica o se un'altro, per esempio, dice che non sà fare una divisione di tre cifre. Ma davanti a un'insignificante, piccolo e stupido errore di ortografia ogni persona arrossisce, non ce n'è una che non vorrebbe sprofondare per la vergognia!
Qual'è il rimedio per evitare questo imbarazzo? A mio avviso ce né uno solo: nesuno sa tutto, errare è umano. Ma consultare il dizzionario davanti a ogni incertezza è l'unica soluzione ragionevole.
Comunque, potete immaginare che divertimento sia stato per me scrivere un testo cosi pieno di errori ortografici? Si, mi sembra un'ottimo modo per cominciare il nostro ripasso dell’ortografia italiana.
Questo testo quì, però, raccoglie una serie di errori che frequentemente fanno i ragazzi che hanno poca confidenza con la scrittura e magari, se uno si esercita a trovarli, riuscira a evitare qualche brutta figura.
Se uno fà errori di ortografia, specialmente scrivendo un curriculum, infatti, da una bruttissima impresione di se: chi legge infatti è portato a pensare non che siete solo un pò distratti, ma proprio che siete ignoranti e per questo difficilmente vi prenderà sul serio.
E se non né siete convinti vi dirò che alcuni anni fa un famoso linguista a scritto a questo proposito una cosa interessante: il linguista ha notato che anche se viviamo in una socetà tecnologica e avanzata nessuno si scandalizza se un altra persona fa un errore di matematica o se un'altro, per esempio, dice che non sà fare una divisione di tre cifre. Ma davanti a un'insignificante, piccolo e stupido errore di ortografia ogni persona arrossisce, non ce n'è una che non vorrebbe sprofondare per la vergognia!
Qual'è il rimedio per evitare questo imbarazzo? A mio avviso ce né uno solo: nesuno sa tutto, errare è umano. Ma consultare il dizzionario davanti a ogni incertezza è l'unica soluzione ragionevole.
Comunque, potete immaginare che divertimento sia stato per me scrivere un testo cosi pieno di errori ortografici? Si, mi sembra un'ottimo modo per cominciare il nostro ripasso dell’ortografia italiana.
Incontro di Ferrero
Lettura
e commento del brano “L’incontro” di Bruno Ferrero
«Ebbi lo scompartimento del treno tutto per
me. Poi salì una ragazza», raccontava un giovane indiano cieco. «L'uomo e la
donna venuti ad accompagnarla dovevano essere i suoi genitori. Le fecero molte
raccomandazioni. Dato che ero già cieco allora, non potevo sapere che aspetto
avesse la ragazza, ma mi piaceva il suono della sua voce». «Va a Dehra Dun?»,
chiesi mentre il treno usciva dalla stazione. Mi chiedevo se sarei riuscito a
impedirle di scoprire che non ci vedevo. Pensai: se resto seduto al mio posto,
non dovrebbe essere troppo difficile. «Vado a Saharanpur», disse la ragazza.
«Là viene a prendermi mia zia. E lei dove va?». «A Dehra Dun, e poi a
Mussoorie», risposi. «Oh, beato lei! Vorrei tanto andare a Mussoorie. Adoro la
montagna. Specialmente in ottobre». «Sì è la stagione migliore», dissi,
attingendo ai miei ricordi di quando potevo vedere. «Le colline sono cosparse
di dalie selvatiche, il sole è delizioso, e di sera si può star seduti davanti
al fuoco a sorseggiare un brandy. La maggior parte dei villeggianti se n'è
andata, e le strade sono silenziose e quasi deserte». Lei taceva, e mi chiesi
se le mie parole l'avessero colpita, o se mi considerasse solo un
sentimentaloide. Poi feci un errore. «Com'è fuori?» chiesi. Lei però non sembrò
trovare nulla di strano nella domanda. Si era già accorta che non ci vedevo? Ma
le parole che disse subito dopo mi tolsero ogni dubbio. «Perché non guarda dal
finestrino?», mi chiese con la massima naturalezza. Scivolai lungo il sedile e
cercai col tatto il finestrino. Era aperto, e io mi voltai da quella parte
fingendo di studiare il panorama. Con gli occhi della fantasia, vedevo i pali
telegrafici scorrere via veloci. «Ha notato», mi azzardai a dire «che sembra
che gli alberi si muovano mentre noi stiamo fermi?». «Succede sempre così»,
fece lei. Mi girai verso la ragazza, e per un po' rimanemmo seduti in silenzio.
«Lei ha un viso interessante» dissi poi. Lei rise piacevolmente, una risata
chiara e squillante. «E' bello sentirselo dire», fece. «Sono talmente stufa di
quelli che mi dicono che ho un bel visino!». «Dunque, ce l'hai davvero una
bella faccia», pensai, e a voce alta proseguii: «Beh, un viso interessante può
anche essere molto bello». «Lei è molto galante», disse. «Ma perché è così
serio?». «Fra poco lei sarà arrivata», dissi in tono piuttosto brusco. «Grazie
al cielo. Non sopporto i viaggi lunghi in treno». Io invece sarei stato
disposto a rimaner seduto all'infinito, solo per sentirla parlare. La sua voce
aveva il trillo argentino di un torrente di montagna. Appena scesa dal treno,
avrebbe dimenticato il nostro breve incontro; ma io avrei conservato il suo
ricordo per il resto del viaggio e anche dopo. Il treno entrò in stazione. Una
voce chiamò la ragazza che se ne andò, lasciando dietro di sé solo il suo
profumo. Un uomo entrò nello scompartimento, farfugliando qualcosa. Il treno
ripartì. Trovai a tentoni il finestrino e mi ci sedetti davanti, fissando la
luce del giorno che per me era tenebra. Ancora una volta potevo rifare il mio
giochetto con un nuovo compagno di viaggio. «Mi spiace di non essere un
compagno attraente come quella che è appena uscita», mi disse lui, cercando di
attaccar discorso. «Era una ragazza interessante», dissi io. «Potrebbe dirmi...
aveva i capelli lunghi o corti?». «Non ricordo», rispose in tono perplesso.
«Sono i suoi occhi che mi sono rimasti impressi, non i capelli. Aveva gli occhi
così belli! Peccato che non le servissero affatto... era completamente cieca.
Non se n'era accorto?».
Dopo aver commentato il brano in classe, gli alunni svolgono le seguenti attività:
Attività
1: Nel
brano si fa ampio ricorso al discorso diretto: sottolinea in rosso le parole pronunciate dal protagonista,
in verde le
parole pronunciate dalla ragazza e in blu
quelle riferite dall’ultimo passeggero. Trasforma poi i discorsi diretti in discorsi indiretti
Attività 2: Rispondi
alle seguenti domande di comprensione:
·
In
quali punti si capisce che il protagonista non è cieco dalla nascita?
·
Perché
ad un tratto il giovane dichiara di aver commesso un errore?
·
Perché
il giovane dice alla ragazza che ha un viso interessante?
·
In
quali punti avremmo potuto intuire che anche la ragazza è cieca?
·
Secondo
te, qual è il messaggio che vuole esprimere l’autore?
Attività
4: Immagina
il volto della ragazza e fanne una breve descrizione
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