domenica 17 marzo 2024

Da Gertrude ai disturbi alimentari

 

A volte certe associazioni sembrano impossibili, specialmente se inserite in un contesto scolastico: come si può parlare della monaca di Monza e finire a discutere di disturbi alimentari?
Invece tutto ciò è possibile, possibilissimo. A patto che l'insegnante, nel suo ruolo di facilitatore, ponga le giuste sollecitazioni e, privo di atteggiamento giudicante, assuma una posizione di apertura alla direzione che la discussione prenderà.
Una discussione autentica, seppur direzionata verso una riflessione esplorativa grazie a domande stimolo, non può che prevedere uno sviluppo non conosciuto a priori, ma proprio per questo arricchente. Ci arricchiamo ogni volta che accogliamo contributi e punti di vista degli altri e la vita di classe permette a tutti i suoi membri (insegnante compreso) di beneficiare di questo arricchimento, se lo si vuole, in modo autentico e profondo.
Non nego che questo genere di riflessioni mi venga naturale anche per il mio interesse verso il mondo della philosophy for children e delle esperienze di educazione al pensiero... ma oggetto di questo post non è certo un certo tipo di formazione che ha influenzato il mio modo di fare scuola, bensì un'occasione per ripercorre un certo tipo di percorso svolto in classe dalle connessioni inusuali e a prima vista imprevedibili: da Gertrude dei Promessi Sposi alle problematiche legate ai disturbi alimentari. Vediamo com'è andata.


Dopo la lettura di alcuni brani dei Promessi Sposi, ci siamo soffermati sull'analisi dei personaggi più significativi e, in evidente ottica orientativa, sulle loro modalità di affrontare le scelte di vita: Don Abbondio, Fra' Cristoforo, l'Innominato sono coloro che hanno permesso di improntare le riflessioni più interessanti, ma chi ha suscitato maggior partecipazione e coinvolgimento emotivo è stata proprio lei, Gertrude, la famosa monaca di Monza.
Dividendoci tra chi comprendeva la sua incapacità di ribellarsi alla odiata vita monastica voluta dalla famiglia e chi non la giustificava per la mancata volontà di combattere per ciò che realmente desiderava, siamo partiti da queste sollecitazioni: 
- Ma è veramente così facile essere liberi di scegliere ciò che davvero vogliamo?
- Le nostre scelte sono sempre frutto di quello che desideriamo noi oppure possono essere anche influenzate da quello che desiderano gli altri?
Annotazioni, discussioni e momenti più formali di scrittura hanno portato a percorsi di riflessioni molto interessanti.
I ragazzi hanno parlato di scelta delle scuole superiori influenzata dalle aspettative della famiglia, di pomeriggi passati con una compagnia di amici poco gradita ma indispensabile per rientrare in una cerchia di conoscenze più "popolari", della ricerca di capi di abbigliamento all'ultimo grido per essere accettati in un certo gruppo e di desiderio di piacere agli altri, più che a se stessi, anche cercando di imitare modelli di perfezione impossibili ricavati da tv o social media.
Ed è proprio a causa della ricerca di perfezione, unita a possibili problematiche affettive profonde o a scarsa fiducia in se stessi, che molti ragazzi hanno parlato di un problema purtroppo molto più diffuso di quanto si creda: il disturbo alimentare.
Visti i possibili collegamenti con l'ambito scientifico, oltre che con tematiche di attualità e di educazione alla cittadinanza consapevole, la classe ha svolto approfondimenti sulle diverse tipologie di disturbo alimentare (anoressia, bulimia, binge eating) e, nel contempo, ha riflettuto sulle conseguenze di certi comportamenti sull'organismo e sulla psiche, ma anche sull'importanza della lotta al body shaming e dell'incentivo alla body positive ovvero all'accettazione del proprio corpo e di sè.

Abbiamo letto articoli di giornale e ascoltato testimonianze reperite sui maggiori organi di informazione nazionale. 
Abbiamo ascoltato con attenzione le parole della canzone La rabbia non ti basta di BigMama presentata all'ultimo Festival di Sanremo...


... e, sempre in tema di body positive e body shaming, abbiamo osservato una foto che denigrava la sua fisicità.


Tutti quanti ci siamo trovati d'accordo con quanto espresso nel testo della sua canzone di BigMama, specialmente in queste parole

"Guarda me, 
adesso sono un'altra
la rabbia non ti basta, 
hai cose da dire.
Se ti perdi segui me.
Quel vuoto non ti calma,
è il buio che ti mangia 
e non ti fa dormire"

E, a proposito di vuoti da colmare - molto spesso riscontrati alla base dei problemi legati ai disturbi alimentari e alla mancata accettazione di sé -, abbiamo infine letto e commentato il potentissimo albo illustrato Il buco di Anna Llenas, impegnandoci in annotazioni scritte e condivise





Infine abbiamo realizzato un cartellone che mettesse in evidenza le tappe più significative del percorso svolto e lo abbiamo appeso in aula in occasione della giornata dedicata ai disturbi alimentari (scoprendo, grazie a questo video  disturbi alimentari Fanpage, il motivo per cui il fiocco viola è stato scelto come immagine simbolica).


Ecco dove ci ha portato la domanda stimolo partita da Gertrude e dalla sua mancanza di volontà: a parlare dei pericoli dovuti alle scelte che ci costringono a fare gli altri e all'importanza delle nostre scelte da fare in piena libertà, accettandosi per quello che si è, per come si vuole vivere per ciò che si vuole diventare.
Sì, anche ragazzi di tredici anni sono in grado di ragionare su tematiche così rilevanti con consapevolezza e autenticità. Basta dar loro fiducia e porsi in posizione di ascolto. Tutto qui.