lunedì 30 maggio 2016

scrittura collaborativa


Ancora un esperimento di "flipped classroom" e di apprendimento cooperativo.
Stavolta il tema scelto riguarda il romanzo d'avventura.
Primo step: i ragazzi guardano a casa questo breve video


Secondo step: discussione e approfondimento in classe.
Mappa concettuale sulle caratteristiche del genere avventura, raffronti con l'Odissea e lettura di brani tratti da "Robinson Crusoe" di Daniel Defoe.

Terzo step: scrittura collaborativa.
I ragazzi, divisi in gruppi, compongono una loro storia avventurosa, basandosi su una serie di tracce indicate nell'antologia, che mantenga intatte tutte le caratteristiche tipiche appena studiate.

Al lavoro!





 

Non sempre è facile accordarsi, però la mediazione prevale sempre ed il lavoro procede nel migliore dei modi, tanto che nel giro di un'oretta i gruppi hanno concluso le loro storie.
E a fine lavoro?
Lettura in classe degli elaborati prodotti e scelta di quello più originale, intrigante, incalzante e sorprendente.
Cosa vince il gruppo che si aggiudica l'elaborato migliore?
Un applauso della classe (e della prof)!
Perché così poco?
Perché, in realtà, non c'è un gruppo vincente.
La classe intera, lavorando così, ha vinto!

Questi gli elaborati prodotti:

Racconto di avventura di Ginevra, Alessia e Sara
Una strana scoperta nel deserto del Sahara
Nel 1976 una troupe americana di archeologi decise di partire per il deserto del Sahara in cerca di un'antica tomba egizia. Arrivati nel luogo prescelto, mentre gli archeologi preparavano i loro materiali, videro arrivare un uomo anziano che intimò loro di fermare la loro missione, dicendo che se avessero continuato le loro ricerche ci sarebbero state delle gravi conseguenze per tutti. I ricercatori non dettero per niente peso a queste parole e continuarono il loro lavoro. Dopo giorni e giorni di ricerche, trovarono una specie di piramide sotterranea appartenente ad un antico faraone egizio così, tutti entusiasti, entrarono all'interno di un piccolo tunnel. Usciti di nuovo all'aria aperta, riferiscono tutti di aver visto dei graffiti raffiguranti un faraone circondato da molti bambini. Qualche giorno dopo alcuni ricercatori tornarono nel tunnel e si accorsero di avere tutti i sintomi di una strana febbre alta, un colorito verdognolo e strane macchie verdi cutanee. Pochi giorni dopo questi archeologi morirono misteriosamente. Alcuni loro compagni di viaggio credevano che si fosse trattato della maledizione dell'uomo anziano e decisero di tornare a casa, altri, invece, vollero rimanere per cercare di trovare delle spiegazioni scientifiche a quanto accaduto. Dai risultati delle autopsie emerse che la morte dei colleghi era dovuta a delle tossine prodotte dalla pelle in putrefazione che era venuta a contatto con delle bende e che aveva prodotto delle sostanze nocive rimaste chiuse nella tomba per migliaia di anni.
Scoperta la verità, alcuni archeologi decisero di tornare nel tunnel muniti di ossigeno e tute apposite e, dopo aver camminato a lungo, si trovarono di fronte al corpo mummificato del faraone e, vicino ad esso, molte altre mummie di bambini. Studiando approfonditamente il caso, i ricercatori scoprirono che quel faraone, chiamato Angrades III, era considerato protettore dei bambini e ogni volta che uno di essi moriva, veniva sepolto accanto a lui per essere protetto nell'aldilà. Gli archeologi avvertirono le autorità egiziane affinché ripulissero e disinfettassero la tomba dalle sostanze nocive e così fu fatto. Intanto agli archeologi coraggiosi fu affidata un'altra missione: trovare un'altra tomba egizia nei dintorni del monte Sinai.

Racconto di avventura di Filippo, Sharma, Giulio B. e Giulio S.
Un meteorite misterioso
20 dicembre 1969 - direzione Groenlandia
Una nave rompighiaccio parte per una missione segreta perché è stato segnalato al Polo Nord un meteorite molto particolare: aspetto bellissimo ma potenzialmente pericoloso per degli strani fluidi che emanano dalla sua superficie.
A bordo della nave si trova un geologo di nome Chris Mc Ronald che era impaziente di studiare questo corpo celeste misterioso.
Chris è consapevole che si tratta di  un evento eccezionale per la storia dell'umanità, ma è anche consapevole che può rivelarsi molto pericoloso.
21 dicembre 1969 - largo delle coste della Groenlandia
E' scesa la notte e il mare è molto mosso. E' prevista una violenta tempesta, ma il geologo Chris, troppo euforico all'idea di indagare sul meteorite, non è poi molto preoccupato.
22 dicembre 1969 - Groenlandia
La nave si sta avvicinando al Polo Nord e il ghiaccio tra le onde si fa sempre più spesso. Il geologo Chris è sempre più euforico. Il capitano della rompighiaccio annuncia che a causa del ghiaccio l'imbarcazione si troverà costretta a rallentare.
23 dicembre 1969
Sta per calare la notte e il ghiaccio è veramente molto spesso. All'orizzonte si intravedono i primi iceberg ed il geologo Chris e il capitano iniziano ad essere molto preoccupati.
24 dicembre 1969
Vigilia di Natale. La nave urta un iceberg che fa incastrare la prua e blocca la sua traversata. Il capitano fa calare un piccolo motoscafo in cui salgono il geologo e tutte le altre persone che si trovano a bordo.
25 dicembre 1969 - Polo Nord
Giorno di Natale. Tutti i partecipanti alla missione avvistano il meteorite e si avvicinano. Con delle siringhe speciali Chris estrae dal corpo celeste un liquido molto acido con lo scopo di analizzarlo accuratamente. Nel viaggio di ritorno però una goccia del liquido finisce in mare e immediatamente una grande lastra di ghiaccio si sciolse come fosse burro liquido.
Chris ne approfitta per svuotare il contenuto della siringa sull'iceberg che aveva incastrato la nave, così la rompighiaccio può proseguire la traversata e caricare direttamente a bordo il meteorite stesso. Ma attenzione: l'effetto era tale che per la Terra poteva significare anche scioglimento immediato di tutti i ghiacciai. Ma Chris riesce a rinchiudere il meteorite in un museo di Rejikiavik dove nessuno avrebbe potuto più toccarlo, ma solo vederlo da lontano.


Racconto di avventura di Gabriele C., Gabriele V., Giacomo, Eugenio e Gianbattista
La terra dei canguri
Un geologo di nome Ambrogio Fogal decide, insieme al suo cane Rex, di andare a fare un'escursione nel deserto australiano ma, una volta arrivati, trova subito un ostacolo: una famiglia di canguri, infettata da un virus letale, che aveva intenzione di uccidere tutta la popolazione vivente in Oceania. Ambrogio Fogal si accorge del pericolo e decide di intervenire per impedire la strage.Proprio mentre stava dando la caccia ai canguri, uno di essi lo vede, lo colpisce con le zampe anteriori e lo spinge in una cavità di una roccia per tenerlo prigioniero e poi ucciderlo. L'uomo sviene, ma dopo qualche ora  si risveglia e cerca di trovare una via di uscita. Dopo diversi tentativi di fuga si imbatte in una zona della roccia che, dai graffiti impressi sulle pareti, si capiva che fosse stata abitata da antiche tribù. Trova al suo interno delle provviste e dei vestiti nuovi e ben tenuti e tutto ciò gli sembrò molto sospetto. Ad un tratto sente dei passi che annunciano l'arrivo di qualcuno e si nasconde per non essere visto. Ambrogio intravede che l'uomo che si è avvicinato è strano e molto trascurato, però cerca di non far rumore per non farsi scoprire.  All'improvviso, però, fa cadere un oggetto pesante e l'uomo si accorge della sua presenza. Tra i due scoppia una lotta e lo strano personaggio cerca di uccidere Ambrogio, il quale che spiega disperatamente di essere stato rinchiuso lì da dei canguri killer. Allora l'uomo capisce che anche lui aveva fatto la sua stessa fine infatti, molti anni prima, anche lui si era ritrovato in quella cavità rocciosa perché spinto lì dai canguri. Ambrogio e l'uomo fanno amicizia e insieme riescono a trovare una via d'uscita e, aiutandosi a vicenda, riescono a uscire all'aria aperta. Una volta fuori, cercano di farsi venire un'idea in testa per come fare a fermare l'infezione dei virus portata dai canguri e provano ad utilizzare delle erbe curative da spalmare nel corpo dei canguri. Si accorgono che la cosa funziona quando riescono a toccare uno dei canguri che li stava di nuovo assaltando. Tutti i canguri, stanchi di avere quella malattia terribile, si fecero ungere con la pomata di erbe per poter guarire e infatti tutti quanti tornarono sani e salvi.

Racconto di avventura di Vanessa, Elena e Sofia M.
Adventure of life
40 anni fa 3 girlscout, un geologo ed il suo cane di nome Bob decisero di compiere un viaggio in mare per poter studiare la vita dei pinguini e delle orche. Nessuno di loro però possedeva i soldi necessari per comprare una barca, così acquistarono dei biglietti per fare un viaggio in nave con direzione Polo Nord. Il viaggio iniziò e dopo qualche giorno arrivarono al Polo Nord. Pochi minuti dopo l'arrivo cominciarono subito le ricerche e trovarono un pinguino a cui dettero il nome di Thomas, però il cane Bob era molto geloso di Thomas perché tutte le attenzioni erano rivolte a lui, dato che aveva anche una infezione all'ala che lo tenne ricoverato per un mese. Dopo averlo curato le girlscout, il geologo e il cane ripartirono in direzione Messico e, durante il viaggio, scoppiò una terribile tempesta, tanto che il cane cadde in mare. Tutti cercarono di salvarlo rischiando la vita e, per fortuna, ce la fecero a farlo risalire a bordo. Una nuova nave aiutò tutto l'equipaggio a tornare a casa e i protagonisti di questa avventura rimasero tutta la vita insieme e fecero molti altri viaggi avventurosi.
Quando si racconta questa storia c'è chi indica un finale diverso: il pinguino curato dall'equipaggio era stato in nave e anche lui viene coinvolto nella tempesta. Essa durò tre ore ma la nave alla riuscì ad approdare in un'isola dove c'era una grotta che fu presa come riparo dalla pioggia. Quando tutto finì, tornarono tutti insieme a casa e rimasero amici per sempre.

Racconto di avventura di Marco, Michele, Riccardo e Nadia.
Escursione in alta montagna
Una mattina d'estate tre boyscout decisero di fare un'escursione nel Monte Rosa con il loro cane Argo. Dopo qualche ora di camminata decisero di riposarsi e di fare un pic-nic, poi si inoltrarono in un fitto bosco in cui c'erano stati in passato degli avvistamenti di orsi e bruni. Argo era molto agitato e percepì che stava per succedere una catastrofe, sentì dei rumori sospetti e cercò di far allontanare le persone che erano con lui dal bosco, ma nessuno lo ascoltò e tutti proseguirono il cammino. Dopo solo 10 minuti sentirono una forte scossa, come se fosse avvenuto un terremoto, ma forse era un albero che era caduto per terra; il boyscout più piccolo cadde in un fossato ferendosi una gamba e, attratto dall'odore del sangue, sbucò tra gli alberi uno spaventoso orso bruno che si avvicinò pericolosamente al ragazzo. Gli altri membri della compagnia, dopo l'iniziale spavento, cercarono di escogitare un piano per difendere il ragazzo e far allontanare l'orso. Quando l'orso si avvicinò al ragazzo ferito, il cane Argo gli balzò al collo e lo morse con tutte le sue forze. L'orso, preso di sorpresa, si allontanò. A questo punto non restava che liberare il boyscout. Uno di loro si ricordò che nello zaino avevano una corda, perciò la calarono nel fossato e il ragazzo fu salvato.










giovedì 26 maggio 2016

monarchie nazionali cattività avignonese guerra cento anni

 
Sperimentiamo un'attività che è un po' un mix tra "classe capovolta", apprendimento costruttivo ed apprendimento... empirico.
Innanzitutto tre brevi video da osservare con attenzione...
 
 
le monarchie nazionali del 1300
 
 
la cattività avignonese



la guerra dei cento anni

... a seguire momenti di discussione e rielaborazione personale effettuati in classe, tra cui linea del tempo ed approfondimenti sulle figure e gli eventi maggiormente rappresentativi.
Diverse sono state le tematiche che hanno destato particolare interesse tra i ragazzi: la figura di Giovanna d'Arco, lo spostamento della sede papale ad Avignone, una guerra così lunga tra Francia e Inghilterra da durare più di 100 anni!
La storia ci riserva davvero tante sorprese.

linea del tempo
 
ricerca su Giovanna d'Arco

A proposito di guerra dei cento anni, discutendo delle modifiche avvenute nella modalità di combattere in campo (e per forza si son modificate le cose, in cento anni, sai quante cose cambiano?) ne è scaturito un dibattito sulle armi tipiche utilizzare nel corso del conflitto: gli archi e le balestre.

 
Andrea, un alunno di 1D, si è dimostrato un vero esperto di armi di questo genere, specie dell'arco, in particolare dell'arco lungo, detto anche arco inglese.
Nella sua illustrazione alla classe, ha mostrato varie immagini di questa arma, compreso il potente arco militare, ed ha spiegato in un suo approfondimento scritto che l'uso dell'arco inglese risale alle invasioni barbariche del V secolo ma che la sua massima diffusione si ebbe nel 1200 nell'Inghilterra dei Plantageneti. Andrea ci ha informato che l'arco lungo veniva utilizzato anche tra le classi popolari, vista la relativa facilità con cui poteva essere costruito, ed in effetti l'esercito inglese lo impiegò massicciamente sia per combattere contro l'esercito scozzese che contro quello francesi nella guerra, appunto, dei cento anni. A tal proposito non poteva mancare un accenno alla battaglia di Anzicourt nella quale i Francesi vennero sconfitti dagli inglesi grazie al contributo essenziale degli arcieri.
 
Queste alcune immagini che l'alunno ha mostrato alla lim:

 
 
arco inglese
 

rievocazione di arcieri medievali

arco militare

Quest'ultima immagine rappresenta un tipico arco utilizzato all'interno di appositi corsi che l'alunno stesso sta frequentando, così...
idea....
visto che si paventa la possibilità di poter far vedere a tutti un arco vero e proprio, perché non portarlo direttamente in classe?
Con le dovute cautele, perché sempre di arma si tratta, la classe si prepara ad assistere al montaggio di un vero arco, ne testa con mano la resistenza e ne apprende le tecniche di corretto posizionamento (stabilità dei piedi, busto dritto, torsione e allungamento delle braccia, mira da prendere all'altezza del naso...).
Freccia scoccata? Ovviamente no! Ci fermiamo alla sola simulazione. Basta e avanza, non trovate?
 
 
 
 



 
 
 
 
 



domenica 15 maggio 2016

conosciamo Malala Youfsazai

 



Dopo la visione del film "Malala" abbiamo conosciuto meglio questa coraggiosa ragazza pakistana che non ha temuto di affrontare i pericolosi Talebani - che sono quasi risuciti ad ucciderla - per portare avanti la sua causa:
assicurare l'istruzione a tutti i bambini e a tutte le bambine
(ricordiamo che in Pakistan il regime dei Talebani aveva cercato di impedire alle ragazze di poter frequentare la scuola).

Nel corso della visione del film tante sono state le frasi che hanno colpito i ragazzi e che essi stessi hanno trascritto a mo' di appunti.
Qui alcuni esempi:

I bambini non possono andare a scuola, ma chi pensa ai bambini?
I Talebani, anche se non erano più per le strade, continuavano ad uccidere.
Siamo profughi nel nostro paese.
Ho solo 17 anni, sono un’adolescente, che cosa potrei fare per quelle ragazze rapite?
Per me la scuola era una casa.
Era arrivato il momento di farsi sentire.
Ho tutti i diritti, non riusciranno a fermarmi.
E’ meglio vivere un giorno da leoni che cento da schiavi.
Per i Talebani non è questione di fede ma di potere.
Se vai contro i Talebani il giorno dopo potresti essere sua vittima.
I Talebani sono un gruppo di persone che non sa niente di studio.
Credo che stare in silenzio sia sintomo di debolezza.
Meglio parlare che stare in silenzio.
Uomini, uscite adesso, sto parlando alle donne.
La mamma mi diceva di coprirmi il viso e di non stringere la mano agli uomini, ma se loro mi guardavano, anche io guardavo loro, e non potevo coprirmi il viso perché significava coprire la mia identità
Penso che mia madre non sia indipendente e libera perché non ha studiato.
Mio padre, nonostante la balbuzie, si era sforzato di parlare fin da quando era piccolo.
Raccontavo le mie vicende pubblicamente perché non pensavo che i Talebani fossero capaci di sparare a una bambina e invece lo hanno fatto.
La verità deve venire a galla e la falsità affondare.
Paura e disperazione sono morte. Coraggio e felicità sono nate.
La gente mi è stata vicina e questa è la cosa che conta.
Non provo rabbia per quello che è successo e non mi importa se non sento più da un orecchio e se non riesco più sorridere come prima
Paura no, forza sì
Dobbiamo sempre continuare a lottare senza mai arrenderci.
I nostri libri e le nostre penne sono le armi più potenti che abbiamo. Un libro, una penna, un insegnante possono cambiare il mondo.

 
 
Il film ha stimolato interessanti discussioni ed abbiamo cercato informazioni e fonti attraverso le quali abbiamo potuto conoscere meglio questa ragazzina ed i suoi preziosi insegnamenti.

Per cominciare abbiamo letto alcune stralci del suo blog riferiti al periodo in cui il Pakistan era governato dai Talebani e su di essi abbiamo riflettuto e discusso.
Qui alcuni resoconti:

Malala era di cattivo umore perché le vacanze invernali sarebbero cominciate il giorno dopo ed era preoccupata perché il preside non le aveva detto se la scuola sarebbe stata aperta di nuovo. Il motivo per cui la scuola non avrebbe riaperto era l’editto dei Talebani che voleva impedire l’istruzione femminile. Anch'io sarei di cattivo umore se la scuola chiudesse perché mi piace imparare cose nuove, però alcune volte mi piace che ci siano le vacanze, ma solo per riposarsi un po', tanto so che poi la scuola riaprirà.
(Sophia e Luca)
Nei brani che ho letto Malala aveva paura di quello che avrebbero deciso i Talebani perché essi volevano proibire la scuola alle ragazze. Malala aveva anche paura di essere uccisa e tutti i giorni sentiva notizie di persone che venivano uccise. Anche 5 scuole vennero bruciate dai Talebani e anche lei temeva di morire.
(Christian)

Malala dice che di venerdì pomeriggio stava guardando il suo programma preferito e, ad un certo punto, la trasmissione si interruppe per dare la notizia di un attentato. Gli attacchi e gli attentati avvenivano soprattutto di venerdì, giorno speciale per l’Islam, come se uccidere le persone fosse giusto. Io penso che i Talebani in questo modo non ottenevano per niente giustizia, ma facevano diffondere la paura e l’ignoranza.

(Alecsandru Biliboc). Nel suo blog Malala dice che i Talebani vietavano l'istruzione alle ragazze, mentre i maschi potevano continuare a studiare. Lei non aveva paura a parlare di loro. Un giorno sentì degli spari e suo padre le disse di stare tranquilla perché i Talebani non le avrebbero fatto niente. Ma si sbagliava.

(Riccardo E.)

Malala racconta che il silenzio che sente nelle strade della sua città è inquietante. Vede intorno a sé persone con una lunga barba e lunghi capelli che sembravano Talebani e molti edifici che erano stati danneggiati dalle bombe. Inoltre solo i maschi potevano andare a scuola e lei, guardando la sua divisa scolastica, i libri, l’astuccio e la cartella si rattrista. Suo fratello non aveva fatto i compiti e teme di essere punito una volta arrivato a scuola. Quando la mamma gli dice che il giorno dopo ci sarebbe stato il coprifuoco lui, felice, si mette a ballare.
(Helena e Alessandro G.)
Nel blog di Malala abbiamo trovato delle informazioni che riguardano i suoi giorni trascorsi in Pakistan. Il 22 gennaio dice che i suoi amici se ne sono andati e per la situazione pericolosa che  si era venuta a creare nel paese. La sera stessa sente alla radio che tre ladri verranno frustati il giorno dopo e chiunque poteva assistere e vedere questo terribile spettacolo. Il 24 gennaio racconta invece di essere stata al parco con il suo fratellino e di essere aver preso l’autobus per tornare a casa; ad un certo punto l’autobus prende una buca e suo fratello era terrorizzato e chiede alla mamma se si trattasse di una bomba. La mamma non risponde. Poi vanno tutti ai bazar e vedono delle donne che indossano un velo. Il 25 gennaio parla del terrore che prova la sua famiglia quando sente il rumore di un elicottero, perché teme che possa sganciare una bomba, anche se qualche tempo prima dagli elicotteri erano state lanciate delle caramelle. Il 31 gennaio racconta che alla televisione passa la notizia del distretto di Swat, luogo in cui lei abita, che è stato duramente colpito dagli islamici e sono morte 37 persone. In un altro canale una donna dice che avrebbero vendicato l’assassinio di Benazit Butho. Noi siamo state molto colpite dalle notizie del blog perché vivere nel Pakistan di Malala deve essere stato molto difficile.
(Alice, Giulia e Sara)
 
Abbiamo poi osservato su You Tube il video del discorso di Malala tenuto all'Onu nel luglio del 2013 e ne abbiamo commentato le frasi ritenute più significative.



“Debolezza, paura e disperazione sono morte. Forza, energia e coraggio sono nati”  Malala si sente una ragazza rinata e, anche se un terrorista le ha sparato al lato sinistro della testa, lei non prova nessun desiderio di vendetta, anzi, non ha mai perso la gioia di vivere ed è anche per questo che i suoi sogni sono gli stessi e le sue speranze e le sue ambizioni sono rimaste le stesse.
(Riccardo E.)
”Un bambino, un insegnante, un libro e una penna possono cambiare il mondo. L'istruzione è l'unica soluzione. L'istruzione è la prima cosa”
Secondo me è vero che un bambino, un insegnante, un libro e una penna possono cambiare il mondo, perché l’istruzione dà la possibilità di pensare e quindi di ribellarsi ad una qualsiasi forma di oppressione. Malala ha subìto un’esperienza che non l’ha cambiata,  ma che le ha dato, invece, una grande forza per continuare a lottare per la sua causa.
(Sophia e Luca)
Ci si aspetterebbe che un discorso così lo facesse un adulto e non una ragazzina. Malala, secondo me, è una ragazza coraggiosa perché non ha avuto paura dei Talebani e di combattere per i diritti delle donne e per l’istruzione delle donne; essere istruiti è l’unica soluzione perché si impara a pensare e a distinguere quello che è giusto da quello che è sbagliato.
(Gabriella, Alexandru T. e Andrea)
“Non riesco a credere quanto amore le persone mi hanno dimostrato”
Malala non pensava che tutte queste persone gli avrebbero dimostrato tanto affetto ed ha ricevuto tanti regali e tante cartoline. Lei pensava di essere una persona poco considerata, poi quando ha visto che tutte queste persone le davano amore è stata molto felice.
(Gabriella)
“Nessuno ci può fermare. Alzeremo la voce per i nostri diritti e la nostra voce porterà al cambiamento”
Questa frase mi piace e mi fa capire che Malala e altri che la pensano come lei continueranno a lottare affinché il mondo cambi. Malala non ha paura di esprimere le sue idee davanti ai rappresentanti di tutto il mondo perché è convinta di quello che dice.
(Eleonora)
L’ignoranza è peggio dell’istruzione perché con l’istruzione puoi pensare con la tua testa e non accettare tutto quello che dicono gli altri. I Talebani questo non lo volevano perché volevano che le persone pensassero solo che loro fossero i più forti. Avere una penna vuol dire conoscere il mondo e anche imparare tante cose nuove. Imparare vuol dire pensare con la propria testa e non farsi influenzare dalle idee degli altri.
(Arbi)
“E’ un onore per me oggi indossare lo scialle della defunta Benazir Bhutto”- questa donna ha ispirato Malala, ma anche ispirato tutto il mondo ed ha spinto tutte le femmine del mondo a ribellarsi ai Talebani e a continuare ad andare a scuola nonostante le loro minacce.
“Il Malala day non è il mio giorno, è il giorno di tutti i ragazzi, le ragazze e le donne che hanno alzato la voce per i loro diritti” – questa, secondo me, è un’altra frase che ha spinto le persone a ribellarsi, a continuare ad andare a scuola e anche a me Malala ha ispirato molto, e mi ha quasi commosso, non solo questa frase, ma tutto il suo discorso, e anche la sua storia perché, anche se le hanno sparato, le sue ambizioni non sono cambiate.
“Migliaia di persone sono state uccise dai terroristi e milioni ferite; io sono una di loro” – per me i Talebani sono stati degli sciocchi perché, come dice Malala, pensavano di mettere a tacere le persone che si ribellavano, pensavano di non farle andare più a scuola e di ridurle in schiavitù; invece con i loro comportamenti hanno solo alimentato il loro coraggio. Forse, se anche loro avessero aiutato le scuole invece di distruggerle, sarebbero cambiati.
“Ma nulla è cambiato nella mia vita tranne questo: debolezza, paura e disperazione sono morte. Forza, energia e coraggio sono nati”  - Secondo me i discorsi di Malala sono commoventi e lei è molto coraggiosa perché, anche se le hanno sparato, in lei nulla è cambiato, ha avuto un coraggio che solo pochissime persone avrebbero avuto al posto suo e ha continuato ad andare avanti e non ha lasciato andare la sua anima in cielo quando era in ospedale in fin di vita, anzi, quello sparo l’ha resa più forte, ambiziosa e coraggiosa.
“Non odio nemmeno il Talebano che mi ha sparato, anche se avessi una pistola in mano e lui fosse davanti a me non gli sparerei” – Malala ha ragione perché anche Dio e Gesù dicono di perdonare e non uccidere, quindi ha detto la cosa giusta. Molte altre persone avrebbero ricercato quel Talebano per vendicarsi, oppure avrebbero smesso di parlare, invece Malala ha ignorato i Talebani e ha continuato a fare la sua vita come prima, anzi più forte di prima.
“Gli estremisti hanno paura dei libri e delle penne ed hanno ucciso 14 studentesse” secondo me gli estremisti, invece di uccidere quelle 14 studentesse, avrebbero dovuto mandare i loro figli in quelle scuole e smettere di fare queste terribili stragi.
“C’è stato un tempo in cui le donne hanno chiesto di agli uomini di difendere i loro diritti, ma questa volta lo faremo da sole” – per me Malala ha tutte le ragioni perché le donne non sono meno importanti degli uomini e devono avere gli stessi identici diritti.   
(Maria)
I Talebani pensavano che, portando la morte, le persone non si sarebbero opposte alle loro leggi e avrebbero fatto tacere tutte le opposizioni, ma si sbagliavano ed hanno fallito. Secondo i Talebani la violenza è l’unica risposta, ma per Malala l’istruzione viene prima di tutto, infatti, grazie ad essa, ha trovato le parole e la forza per ribellarsi. I Talebani non avevano studiato ed erano solo capaci di usare le armi per avere potere sugli altri. Malala dice anche che i terroristi sfruttano il nome dell’Islam per i loro interessi e per avere potere sugli altri. Io penso che Malala abbia ragione: il vero significato della religione è la pace, non sono la guerra e l’odio.
(Helena e Alessandro G.)
Per noi Malala è una ragazza amata da tutti, anche da noi, perché dalla sua bocca escono tante parole coraggiose e profonde. Ci ha colpito molto quando ha detto che il “Malala day” non è il suo giorno ma il giorno di tutti i ragazzi che hanno alzato la voce per i loro diritti. Malala ha dimostrato di essere una ragazza straordinaria.
(Alice, Giulia e Sara)

Abbiamo poi ricercato le informazioni essenziali su alcuni personaggi citati da Malala



GANDHI
Fu un importante uomo politico e religioso nato in India nel 1869 e morto nello stesso paese nel 1948. Egli lottò per i diritti civili e la libertà del popolo indiano dal dominio degli inglesi e per tutti i popoli in generale. I suoi metodi erano la non violenza e il pacifismo.
Attraverso la disobbedienza civile insegnò al suo popolo (che lo chiamava Mahatma, cioè guida) ad opporsi alle leggi inglesi che violavano i diritti umani ed erano considerate ingiuste: le persone le trasgredivano, ma lo facevano in modo pacifico.
A 17 anni andò a studiare a Londra come avvocato.
Da giovane era timido e imbarazzato a parlare in pubblico, ma trovò con tutte le sue forze il coraggio di diventare un grande leader.
Tutta la sua vita fu umile e rispettosa verso ogni essere vivente: egli era vegetariano e si cuciva i vestiti da solo
Il giorno della sua nascita (2 ottobre) in India è considerato festa nazionale e l’ONU ha stabilito che diventasse la giornata della non violenza.
Gandhi morì assassinato e le sue ceneri sono state disperse nei fiumi più importanti del mondo, come il Gange, il Nilo e il Tamigi.
(Alice, Giulia e Sara)





MARTIN LUTHER KING

Ascoltiamo la canzone degli U2 "Pride - in the name of love" e seguiamone il testo: ci accorgiamo che è dedicata proprio lui.



Martin Luther King è nato negli Stati Uniti nel 1929 e morto, ucciso come Gandhi, sempre negli Stati Uniti nel 1968. E’ stato un uomo politico e religioso che ha combattuto per l’uguaglianza dei diritti tra i bianchi e i neri negli Stati Uniti.
Ha seguito l’insegnamento di Gandhi e a insegnato agli americani la partecipazione collettiva attraverso il sistema della non violenza e della disobbedienza civile.
Fece delle imprese pacifiste che furono conosciute in tutto il mondo e nel 1964 gli fu assegnato il premio Nobel per la pace.
L’anno precedente aveva pronunciato uno dei discorsi politici più famosi, di tutti i tempi, cominciando con le parole “I have a dream” (“Io ho un sogno”)
Il suo sogno era un mondo in cui tutti gli uomini e tutte le donne, di qualsiasi colore, avessero gli stessi diritti.
L’episodio che spinse Martin Luther King ad impegnarsi nella lotta per i diritti umani è legato ad una donna di nome Rosa Parks che si rifiutò in autobus di alzarsi dal posto in cui si era seduta perché riservato ai bianchi.
Martin Luther King la sostenne insieme al popolo che si riuniva in manifestazioni pacifiche e dopo qualche anno negli Stati Uniti la segregazione razziale nei mezzi pubblci fu dichiarata fuori legge.
(Helena, Alecsandru B., Eleonora)

 


NELSON MANDELA
Nato in Sudafrica nel 1918 e lì morto nel 2013, è diventato famoso perché ha lottato contro il razzismo e la separazione dei diritti tra bianchi e neri in Sudafrica.
Dopo la seconda guerra mondiale sembrava che il razzismo fosse finito, ma nel 1948 in Sudafrica gli ex coloni olandesi istituirono l’apartheid, un sistema di segregazione razziale che proibiva ai neri di frequentare gli stessi luoghi dei bianchi; inoltre tra loro bianchi e nera non ci doveva essere nessun tipo di rapporto.
Mandela combatte contro questa politica razziale per 50 anni, di cui 27 trascorsi in prigione.
Nel 1994 l’apartheid venne abolita e Mandela fu eletto primo presidente del Sudafrica. L’anno precedente aveva ricevuto il premio Nobel per la pace.
(Alessio, Riccardo P., Riccardo R., Alexandru T., Andrea)

Con molto piacere abbiamo appreso che Malala ha vinto, alla sua seconda nomination, il Premio Nobel per la Pace.
Una grande vittoria, ovviamente dopo quella ancora più importante: essere riuscita a sopravvivere all'attentato!
Alcuni alunni hanno letto il libro "Storia di Malala" - presente all'interno della nostra biblioteca di classe - e sintetizzato l'intervista a Viviana Mazza, autrice del libro stesso.
Qui una sintesi:

Viviana Mazza spiega nel suo libro chi è Malala, cioè una ragazza che ha subito un attentato terribile dai Talebani perché si opponeva alle loro regole che non volevano che le femmine frequentassero le scuole e perché li accusa nel suo blog.
Sembrava che la ragazza dovesse morire, ma a Londra è stata curata ed è guarita.
Viviana Mazza dice che è la prima volta che il premio Nobel viene assegnato a una ragazza di 17 anni e ha dimostrato più coraggio di una persona adulta.
Dice che ha deciso di scrivere la storia di Malala creando un libro per ragazzi perché molti insegnanti e genitori raccontano la storia di Malala ai loro alunni e ai loro figli, quindi ha voluto rivolgersi soprattutto ai lettori giovani e poi Malala riceve tante lettere dai ragazzi, così sarebbe stato un modo per farla conoscere meglio.
Malala nel discorso all’Onu ha dimostrato di avere una grande maturità, come pochi adulti dimostrano di avere. Lei le ha chiesto se il suo discorso lo avesse scritto da sola e Malala si è quasi arrabbiata che avesse potuto avere questo dubbio.
(Maria)

Inoltre, dato che qualche settimana fa avevamo parlato in classe di un'altra donna, nata molto prima di Malala, che si era battuta per la parità di diritti tra uomini e donne, abbiamo fatto un breve raffronto tra le due figure esplicitandolo in una tabella:


IPAZIA
MALALA
Ipazia visse ad Alessandria circa tra il 370 e il 415
Malala attualmente vive nel Regno Unito e proviene dal Pakistan, dove è nata nel 1997
Ancora molto giovane era bravissima in matematica, astronomia e filosofia
Pur essendo molto giovane ha ricevuto il Premio Nobel
Andò a capo della scuola di Alessandria e questo infastidiva l’ambiente cristiano che non voleva dare potere alle donne
Voleva continuare ad andare a scuola nonostante i Talebani lo avessero proibito e questo dava fastidio
Durante la sua vita diventò famosa
Anche Malala è diventata famosa
Il suo pensiero era libero ed aperto
Il suo pensiero è libero ed aperto
Fu barbaramente uccisa da fanatici religiosi per le sue idee
I Talebani l’hanno assalita tentando di ucciderla per le sue idee. Malala è riuscita a sopravvivere ed ha continuato la sua lotta senza arrendersi
Ipazia e Malala sono simboli della lotta per la parità tra uomo e donna

Come concludere un lavoro così sentito?
Dando, come sempre, via libera alla nostra creatività creando un LAPBOOK su Malala.
 
Ecco il lapbook
 





 
A fine lavoro la frase che ci portiamo tutti sul cuore è davvero bellissima:
UNA BAMBINA
UN INSEGNANTE
UN LIBRO E UNA PENNA
POSSONO CAMBIARE IL MONDO
 

 
Grazie Malala da parte di tutti noi.