Ci saranno certamente, studenti già in grado di scrivere testi adeguatamente coerenti e coesi, ma ce ne saranno anche molti altri che, di fronte al foglio bianco, riscontreranno difficoltà ad organizzare e concretizzare su carta le idee. Altri ancora queste idee non sapranno proprio dove andarsele a cercare.
Vediamo come procedere.
“Eh, bella domanda” disse Federico tra sé e sé, appoggiando la fronte calda sul banco gelato. Lasciò che i primi dieci minuti passassero così, restando immobile e concentrandosi sull’aria azzurra che si augurò potesse sprigionare un’idea intelligente da scrivere nel tema.
Sono alto, biondo, riccio. Tutti dicono che ho dei bei capelli, ma a me non piacciono. Allora li blocco con il gel tenuta extra-strong per farli sembrare dritti. Non li voglio i capelli ricci perché li aveva mio papà che è morto l’anno scorso. Come un cretino. L’hanno investito con una macchina.
Anche il suo vicino di banco, dopo qualche minuto di esitazione, si mise a scrivere. Fece roteare la penna tra le dita e poi iniziò.
[*notare i diversi
atteggiamenti precedenti la stesura del tema: Federico non sa
da che parte cominciare, mentre Driss compie un gesto rituale degno di chi con la
penna ha una decisa familiarità]
Quando dico agli altri come mi chiamo, tutti rispondono “Eh?” e mi chiedono di ripetere. Eppure non è difficile da capire. Driss. Mi chiamo Driss e il mio nome mi piace.
Peccato. Era un buon amico
Ai ragazzi verrà, ovviamente, precisato che non si pretenderà che sappiano produrre un testo così denso e così ben scritto (è una scrittrice di professione che lo ha composto, come potrebbero essere in grado di farlo loro?), ma si accompagneranno punto per punto alla composizione di un loro elaborato a partire da input e strategie del brano modella da riutilizzare in modo personale. Vediamo come.
Consegna da eseguire in classe con gli studenti: smontare il testo modello pezzetto per pezzetto per far sperimentare, su imitazione, tutti gli input più significativi e far produrre un elaborato individualizzato di presentazione di sé
Incipit originale in cui si parla del nostro nome
.nome che piace/non piace
.soprannome
.storpiature o aneddoti particolari
.nome: se si sa perché sia stato scelto
.nome: se si sa cosa significhi
.nome nostro che "porta" orgogliosamente anche qualcun altro
.indifferenza, nome nostro considerato come qualsiasi altro nome
(proprio sul nome potranno essere svolte – prima di questa richiesta di stesura – attività di vario genere a partire da acrostici o attività riprese dal libro della Erickson Laboratorio dell'autobiografia)
Vivo in questo paese da sempre, ma i miei genitori si sono trasferiti qui quindici anni fa dal Marocco.
Far passare alla precisazione del luogo in cui si vive: citare da quanto tempo vi si abita o qualsiai altra breve notizia che si ritiene utile far sapere, in proposito, nell'immediato.
Già quando mi alzo alle sette, a me sembra di morire. Di morire dal sonno, intendo. Figuriamoci se dovessi alzarmi alle cinque: un incubo. Povero papà.
Anche in questo caso si può far ricorso ad alcune attività propedeutiche alla stesura testuale contenute nel libro Laboratorio dell'autobiografia sopra menzionato.
A me casa mia piace; è piccola, è vero, ma è luminosa e calda d’inverno, quando qui si gela. In Marocco, invece, fa abbastanza caldo anche d’inverno
Riferimento all'abitazione in cui si vive
Ancora, se lo si ritiene opportuno, è possibile riferirsi ad attività sulla propria dimora presenti nel medesimo libro.
Mi piacerebbe avere una bicicletta nuova, bianca con le strisce nere o anche di un altro colore. Ma non si può, non girano tanti soldi in casa e bisogna accontentarsi.
Accenno all’aspetto fisico e ad una particolarità (oggetto o passione)
Fare poi un accenno ad un oggetto (o a una passione) da presentare subito come parte di se stessi e su cui poter tornare, se lo si vuole, anche in seguito
Voglio diventare uno scrittore, un giorno. Io sono bravo, imparo in fretta e studio molto. Ce la posso fare e sul mio libro scriverò in alto, in grosso, il mio nome al posto di quello dell’autore. Scriverò gialli. Mi piacciono i misteri. Nel caso non dovessi riuscire ho un piano B. Farò il calciatore. No, non perché i calciatori guadagnano tanto, ma per il gusto che si prova a fare gol. Quando tiro e butto la palla in rete si innesca come un’esplosione nel petto, è una sensazione bellissima che ti fa sentire il re del mondo. I compagni di squadra ti abbracciano, il mister alza le braccia e urla gol! E io mi sento felice. Sì, se non diventerò scrittore, sarò un calciatore. Attaccante naturalmente.
Riferimento più
completo ad una passione o ad un interesse
Parlare più compiutamente di passioni ed interessi personali: cosa si apprezza e quali sensazioni dà dedicarsi alla propria passione.
Ho un buon carattere.
Non comprendo bene cosa significhi ma lo dicono sia mia madre che mia zia,
quindi penso sia vero. Mi piace stare con i ragazzi della mia età, ma al
momento non ho amici. Questo è il primo giorno di scuola delle medie e non mi
sta piacendo un granché. Per ora nessuno mi ha ancora rivolto la parola. Speriamo
migliori.
Riferimento al
carattere
Esattamente come per l’aspetto
fisico, ribadire che sarà bene evitare di scrivere solo un elenco di aggettivi riferiti a proprio carattere o attitudini individuali (sono simpatico, riservato,
socievole, avaro), bensì far accennare ad aspetti del proprio carattere, da inserire, possibilmente, all'interno di episodi
o aneddoti personali
Alle elementari avevo un amico, ma ha scelto di frequentare un’altra scuola e così sono rimasto da solo. “Ci vedremo lo stesso” mi aveva promesso. Non ci credo, non ci vedremo più.
Peccato. Era un buon amico.
Conclusione
Esattamente come è stato fatto notare per l'incipit, anche per la parte finale è bene far sperimentare (e poi condividere) qualche tipo di explicit originale. Per impedire che i ragazzi concludano con la consueta forma: "questo sono io", possiamo far osservare con attenzione la chiusa di Driss e provare a farla imitare: nella parte finale Driss si ricollega direttamente all’aspetto caratteriale di cui stava parlando (accennando ad un amico perduto). Ciò non toglie che si possano ricercare modalità di conclusione testuale personalizzate: l'importante è far passare il messaggio di essere meno banali possibile e che, a lettura di un esterno, il testo non possa apparire improvvisamente "troncato".
La fase successiva sarà quella di guidarli nel delicato lavoro di revisione (quante volte capita di sentirli dire che hanno finito e che non hanno nulla da riguardare?), ma alla revisione dovranno essere delicate altre lezioni e, naturalmente, altri post. Per ora fermiamoci qui.
Solo un’ultima riflessione che si ricollega a quanto detto all'inizio: la pandemia, anche a seguito di nuove modalità di discussione con i colleghi, mi ha indotto a riflettere su come ottimizzare i tempi della didattica (spesso sacrificata per motivazioni di tipo sanitario), su cosa concentrarmi per ottenere risultati veramente incisivi sui ragazzi che ho di fronte e su cosa poter, invece, tralasciare per dare spazio a ciò che è più efficace per l'apprendimento degli studenti e che richiede, in definitiva, la normativa delle Indicazioni Nazionali. Almeno un insegnamento positivo la pandemia ce lo dovrebbe aver insegnato: cercare di non sprecare il tempo e concentrare le energie su ciò che davvero serve per sviluppare la formazione continua. Dei ragazzi, ma anche la nostra.
Una riflessione e una narrazione didattica molto interessanti, Barbara, complimenti. Mi appunto il nome del libro per mio figlio, per quando vivrà il passagio alla secondaria di primo grado.
RispondiEliminaOps, passaggio (non avevo rivisto il testo!)
RispondiEliminaGrazie mille!
RispondiEliminaCiao Barbara! Allora: molto, troppo spesso, gli insegnanti non insegnano a scrivere (e neppure a leggere) Questo perchè è necessario coltivare, secondo me, un rapporto stretto con la propria scrittura, con la propria lettura. Direi pure con il proprio processo di apprendimento! Soltanto così, però, la nostra voce, la voce che a loro arriva, sarà autentica! Un abbraccio e, come sempre, complimenti! a.
RispondiEliminaTi ringrazio e sono completamente d'accordo con tutto ciò che hai detto
EliminaBarbara! Bellissimo percorso! Ma dove li scovi questi spunti 😁???
RispondiEliminaGrazie! Beh, ho la mente perennemente in movimento :-D e mi diverto a riordinare le idee per mettere a frutto percorsi che potrebbero essere fruttuosi (anche per evitare che mi si aggroviglino troppo in testa e che mi mandino in confusione ;-) )
RispondiEliminaHo trovato la tua analisi estremamente lucida, riecheggia certe cose di Ermanno Detti e Tullio De Mauro. Anche il puntualizzare il ruolo di questa “terra di mezzo” che è la secondaria di primo grado, mi pare azzeccato, così come i suggerimenti di lettura che proponi. Da insegnante, proprio della secondaria di primo grado, ho la sensazione che sia questa parte del percorso scolastico che faccia dimenticare il piacere della lettura. Dall'analisi dell'andamento del mercato editoriale si capisce che la letteratura per l'infanzia è quella che ha risentito meno della crisi dell'intero comparto. Vi è poi una sorta di repulsa diffusa – proposte come la tua, sono in controtendenza – nei confronti della lettura da parte della maggior parte dei preadolescenti. Degli adolescenti non ne parliamo. Ora, è probabile che questo fenomeno sia da attribuire in larga misura a cambiamenti radicali della società, anche rapidissimi. Ma la sensazione che ho maturato in questi anni è che l'eccessivo indugiare della scuola sulla valutazione, pure di un pezzo consistente degli insegnanti, abbia finito per finalizzare ogni attività scolastica al successo nel profitto, dunque, derubricando la lettura (e la scrittura con essa) a mero accessorio delle attività didattiche. Progressivamente si è perso quell'approccio appagante alla lettura come strumento di arricchimento personale e per la costruzione di abilità astrattive e senso critico. Invece, pare, che essa vada praticata lo stretto necessario per consentire un risultato comunque quantificabile numericamente, e certamente ha assunto un ruolo del tutto secondario rispetto a pratiche francamente disumanizzanti come test e prove INVALSI.
RispondiEliminaCome non essere d'accordo? Ti ringrazio per la tua interessante riflessione.
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