sabato 25 novembre 2017

Percorso sulla guerra: cosa possiamo fare?

NOI RIPUDIAMO LA GUERRA

L'art. 11 della Costituzione dichiara che l'Italia ripudia la guerra.
I membri dell'assemblea costituente hanno volutamente scelto il termine "ripudia" nei confronti della guerra, nel senso di respingere con forza, e non semplicemente rifiutare, una guerra che aveva devastato il paese e l'intero popolo italiano.
E avevano ragione. Hanno ragione. I conflitti armati vanno sempre ripudiati. Sempre, senza se e senza ma.

Questa è una panoramica dei più rilevanti eventi bellici del XX secolo...



.... ma teniamo ben presente che le guerre non sono affatto finite.
Questa, ad esempio, è una carta in cui compaiono i principali conflitti presenti attualmente nel mondo











In questo  video  di Save the children, una associazione umanitaria che si occupa di tutelare i bambini vittime di conflitti e violenze in genere, mostra tutta la disperazione di una bambina che è costretto a subire la devastazione di una guerra che cambia radicalmente la sua vita









Questo video cerca invece di spiegare in pochi minuti le ragioni della guerra in Siria, ancora in corso e relativamente vicina a noi. Le motivazioni sono piuttosto complesse, quindi non preoccuparti se non riesci ad interiorizzare tutti i passaggi. Cerca comunque di seguire con la dovuta attenzione.


In questo fumetto della serie Historica Comics intitolato Bataclan terrore a Parigi puoi notare come perfino i terribili attentati di Parigi del 13 novembre 2015 siano collegati all'intervento dell'esercito francese in Siria.

 





Tutto ciò è terribile.

Le guerre sono terribili.
Gli attentati sono terribili.
Dopo aver letto brani tratti da Viaggio dentro la guerra di Gino Strada e Le guerre spiegate ai ragazzi di Tony Capuozzo abbiamo compreso ancora di più la tragicità della guerra e quanto sarebbe necessario per l'umanità cercare di dire NO ALLE BOMBE, esattamente come cantano Pelù, Jovanotti e Ligabue nel brano "Il mio nome è mai più"

 


- Ma noi in tutto questo cosa possiamo fare prof? Non possiamo fare niente!
- Assolutamente no. Potete fare tanto invece.
Innanzitutto non restare indifferenti. Come si afferma nel video, essere consapevoli che le guerre ancora esistono e che dobbiamo ritenerci fortunati a non esserne coinvolti.
E poi conoscere, sostenere le vostre opinioni su fatti concreti, riflettere sulle conseguenze delle proprie e altrui azioni riconoscendone la responsabilità ed anche riuscire a vedere la realtà intorno a voi sotto varie prospettive,  entrando in empatia con chi deve subire le decisioni altrui senza avere alcuna voce in capitolo.
Per dire davvero NO ALLA GUERRA, senza alcuna retorica.


Come facciamo sempre, entriamo nei fatti, non limitiamoci alle sole belle parole.
Ricollegandoci al video di Save the children visto in precedenza, proviamo ad immedesimarci in prima persona con uomini, donne, bambini e ragazzi che la guerra la subiscono davvero leggendo insieme il libro illustrato Immagina di essere in guerra di Janne Teller, uno splendido minilibro, il cui formato ricorda un vero e proprio passaporto, che nelle varie traduzioni cerca di adattarsi alla situazione geopolitica del paese di riferimento e immagina che i propri abitanti subiscano invasioni e conflitti tremendi.


Abbiamo letto come il libro immagini che in Italia scoppi una guerra tra italiani, francesi e austriaci e come una famiglia di Roma sia costretta ad emigrare in Egitto, dato che il Medio Oriente viene rappresentato come un territorio prospero, accogliente e  pacifico.
Gli italiani però non sono sempre ben visti.
Gli europei  in genere agli occhi degli egiziani appaiono come persone incapaci di adattarsi alle tradizioni locali, poco rispettosi nei confronti degli usi e costumi altrui, poco inclini a svolgere lavori faticosi impegnati come sono a passare la vita di fronte a personal computer e intolleranti nei confronti di un clima a loro dire troppo caldo e irrespirabile.
Pregiudizi, è vero.
Pregiudizi che gli italiani, tra l'altro, hanno davvero dovuto subire in epoche passate ai tempi della loro emigrazione negli Stati Uniti.
Basta osservare questo manifesto...


Siamo sicuri che al giorno d'oggi certe espressioni siano scomparse?
Non sembra di leggere frasi che in Italia possono considerarsi attuali?

Ma il piccolo libro parla anche di molto altro.
Di come sia difficile partire in fretta e poter portare con sé solo pochissimi oggetti personali nello zaino.
E voi quale oggetto portereste?
Molti di voi parlano di cellulare.
Ma il caricabatterie? E se non c'è campo? E chiamare chi?
Di come sia difficile sradicarsi di colpo dalle proprie tradizioni, dalle proprie comodità, dagli affetti personali.
Di come sia difficile, incredibilmente difficile, adattarsi alla nuova vita in un paese straniero.
Qual è la cosa vi farebbe più paura dover affrontare?
Molti di voi parlano della paura di non essere accettati dagli altri.
Altri della difficoltà a comprendere e farsi comprendere in una nuova lingua.
E anche alcuni di voi che l'emigrazione l'hanno vissuta davvero parlano di quanto sia difficile imparare una nuova lingua.


Per affrontare in classe discussioni su argomenti delicati e difficili un ottimo sistema può essere quello di ricorrere agli albi illustrati, così come abbiamo fatto nei percorsi di preparazione al meeting dei diritti umani, perché il testo breve e le immagini a corredo permettono una riflessione ad ampio spettro (contenutistica ma anche lessicale ed iconografica) e per il motivo pratico che possono venir letti integralmente anche più di una volta nella stessa lezione, cosa non di poco conto vista la terribile campanella che costringe i ragazzi a parcellizzare le attività e ad interrompere sessioni di lavoro che richiederebbero invece una trattazione il più possibile esaustiva.


Qui i percorsi sul meeting a cui si fa riferimento:
Altracittà - albo illustrato sulle disuguaglianze
percorso sui diritti umani



L'albo illustrato che decidiamo di leggere si chiama Il viaggio, un bel libro che presenta la vicenda di una famiglia che si vede costretta ad affrontare un lungo viaggio per scappare dal proprio paese distrutto dalla guerra.
Le parole sono intense e le illustrazioni, creativamente esplicative, sono ottime per aiutare il lettore ad immedesimarsi nella storia.




Nelle ultime pagine del libro, precisamente nella nota dell'autrice, si leggono queste parole:
"Ho capito che dietro il viaggio di alcuni ragazzi che ho incontrato in un centro per i rifugiati si nasconde qualcosa di molto importante, così ho cominciato a collezionare storie di migrazione e ho intervistato persone che venivano da tanti paesi diversi. Ho infine capito che volevo realizzare un libro che raccontasse tutte queste storie. Sui giornali e in tv quasi ogni giorno sentiamo parlare di "immigrati" e "rifugiati", ma è raro che li abbiamo conosciuti o che abbiamo ascoltato direttamente il racconto dei loro viaggi. Questa storia inventata è l'insieme delle storie vere di tutte quelle persone e dell'incredibile forza che portano dentro di sé"
Come dice l'autrice, è raro ascoltare direttamente il racconto dei viaggi della speranza dagli immigrati.
Raro, ma non impossibile.
E soprattutto non impossibile per noi.
Grazie alla collaborazione con l'Associazione del Bangladesh di Arezzo, che si occupa di accoglienza ed integrazione, abbiamo avuto modo di ascoltare le storie di viaggi della speranza direttamente da giovani immigrati che sono ospiti del centro accoglienza dell'associazione.
Un incontro che ci ha profondamente commosso e che ha rappresentato un'esperienza che porteremo sempre con noi.




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