mercoledì 22 febbraio 2017

Scriviamo a partire dall'Incipit della Divina Commedia, mica poco...



Prima ancora di addentrarci nella lettura di qualche pagina della Divina Commedia e di soffermarci su qualche figura dell'Inferno, lasciamo che i nostri pensieri si liberino a partire dal famosissimo incpit

Nel mezzo del cammin di nostra vita
mi ritrovai per una selva oscura,
chè la dritta via era smarrita.

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Dante parla di "nostra" vita, quindi di un episodio in cui tutti quanti noi possiamo rispecchiarci, racconta di essersi perduto in un fitto bosco, ma sappiamo che non è al solo significato letterale che ci dobbiamo fermare.
L'opera ha un significato allegorico, didascalico: Dante dietro le parole nasconde tanti simboli, tanti significati profondi...
La "selva oscura" altro non è che un'immagine simbolica per indicare il momento di smarrimento, di "traviamento" che il poeta sta provando.
E' caduto in una situazione di cosiddetto "peccato", incresciosa, confusionaria.
E' all'incirca nel mezzo della sua vita (50 anni prof? No, troppi, nel Medioevo non si era così longevi... diciamo 35 anni. La data di nascita - 1265 - deriva proprio dalla deduzione che si può ricavare da questa terzina), Beatrice è morta, quella Beatrice che aveva amato così tanto nonostante il dolore che a volte le faceva provare (infatti la scena del "gabbo" è di un imbarazzo devastante prof...), ma anche la sensazione di perfezione a cui lo faceva avvicinare anche solo con uno sguardo o con un saluto (prof... questi stilnovisti! ma come facevano ad amare le donne così, da lontano, senza neanche toccarle o parlarci? Mah... noi mica li comprendiamo tanto).
Ma la sua Beatrice era così bella da non riuscire neanche a descriverla con le parole, occorreva provarlo sulla propria pelle cosa voleva dire essere guardati da lei...
E poi era "benignamente d'umiltà vestuta"... non è così facile trovare oggi donne splendide che siano anche di nobili sentimenti e modeste.
Quindi va benissimo considerarla donna speciale, degna di far avvicinare l'uomo a Dio (non è lei che lo accompagna in Paradiso? Dante non sceglie certo le sue guide a caso...).
Insomma... Dante si trova in un momento terribile, si sente perduto.
Neanche si è reso conto come ha fatto ad entrare nel bosco, a cadere così in basso.
Nelle terzine dice che era "pieno di sonno". Prof! Come il protagonista del racconto di Poe "La sepoltura prematura"? Soffriva di catalessi? Era narcolettico?
Non siamo poi così lontani dalla questione, anzi, ci sono studi in materia che asseriscono che Dante soffrisse di epilessia o di narcolessia, però non soffermiamoci al significato letterale.
Prof! Era come se non ragionasse più!
Esattamente: la sua mente ottenebrata dallo smarrimento non lo faceva più ragionare, gli fa perdere la giusta direzione.
Bene. Con la comprensione testuale ci siamo, direi.
Prima ora andata, tra discussioni e appunti rielaborati alla lim.
Seconda ora: sperimentazione di una sessione modellata sul sulla modalità del writing workshop a partire da questa traccia:
"la mia selva oscura", ciò che mi fa sentire smarrito, a disagio, quasi incapace di ragionare...
10 minuti per spiegare le modalità di processo richieste, 40 minuti per seguire i ragazzi nelle consulenze richieste nel corso della loro scrittura e 10 minuti di condivisione (maledetta scansione oraria della scuola secondaria: basta una circolare da far leggere o un banale imprevisto che puntualmente la lezione si interrompe e suona la campanella per dare spazio alla lezione successiva... se ne potrà riparlare solo domani...)
Comunque, sessione andata e pensieri espressi sulla carta tanti (momenti in cui ci si è trovati di fronte a scelte difficili che hanno portato al batticuore, smarrimento di fronte a sentimenti di solitudine, abbandono, paura di essere rifiutati, litigi ed incomprensioni...)


Tra tutte, uno scritto un po' bizzarro: "la mia selva oscura è la matematica!" (testo di Giulio S.)
"La mia selva oscura è la matematica, mi sento a disagio quando la devo studiare, ci provo e ci riprovo, ma non ci capisco niente.
E' proprio una selva oscura che mi inghiottisce e poi il mondo è circondato dalla matematica, quindi è come un bosco fitto intorno a me che mi gira intorno e arriva a strangolarmi.
E' una sensazione bruttissima!
Il giorno prima della verifica mi metto a studiare, ma la paura mi rimane per tutto il pomeriggio, anche dopo che ho studiato tanto.
La mattina del compito riprendo il libro in mano e ripasso, ma quando arriva la prof in classe e ci dà il compito io mi sento perso e, anche se ho studiato tanto, la mia mente non riesce a ragionare più.
La selva oscura della matematica continua a girarmi intorno e a tormentarmi, tanto che io mi sento a disagio in maniera inimmaginabile, mi sento completamente in confusione e mi sento infine smarrito del tutto". 


Giorno successivo.
Nuova lezione.
Ancora Dante che, dopo essersi smarrito nel bosco, vede, alla fine del suo percorso, spuntare i raggi del sole oltre una collina e la sua paura un po' si placa perché con l'illuminazione dei raggi solari potrà sperare di ritrovare la strada giusta ed uscire finalmente dalla selva in cui è rimasto intrappolato.
 

                                           Ma poi ch’i’ fui al piè d’un colle giunto,
 

                                           là dove terminava quella valle

                                           che m’avea di paura il cor compunto,


                                           guardai in alto e vidi le sue spalle

                                           vestite già de’ raggi del pianeta

                                           che mena dritto altrui per ogne calle.  


                                            Allor fu la paura un poco queta,

                                           che nel lago del cor m’era durata

                                           la notte ch’i’ passai con tanta pieta.

 Ancora una sessione di writing workshop a partire da questo attivatore:
Di fronte ad un momento triste cosa rappresenta il mio sole, cosa mi fa tornare il sorriso...
Solita scansione temporale: 10 minuti di minilesson, 40 minuti di writing e 10 minuti di sharing.

Di nuovo, riflessioni espresse numerose. Tutte, a loro modo, interessanti.
Come antidoti ai momenti di tristezza vengono nominati animali, attività sportive - calcio, ciclismo e pallavolo in testa - sparare all'aria aperta con fucile da softair, guardare puntate di "Lost", suonare la chitarra e, a larga maggioranza, ascoltare la musica.
 Questi i pensieri espressi dai ragazzi sui benefici apportati dalla musica:
"la musica suscita in me sentimenti profondi e ricordi passati che mi fanno tornare a stare bene" (Maria)
"mentre ascolto la musica penso a me in modo diverso" (Eleonora)
"quando ascolto la musica da solo in camera mia è come se tutta la rabbia se ne andasse via insieme alle note" (Riccardo E.)
"ascoltare la musica a tutto volume, senza sentire più alcun rumore del mondo esterno, mi porta in un'altra dimensione" (Alexandro).

Ma non solo musica per tornare a sorridere: anche leggere o guardare video può tirare su di morale
"potrei dire che ciò che mi fa tornare a sorridere è la musica, come la gran parte della classe scriverà, invece dico che mi fa tornare il buonumore Anime, manga giapponesi che sembrano apparentemente cartoni per bambini, ma che danno messaggi molto più profondi, come il valore dell'amicizia, le ferite che possono dare la solitudine, i rapporti sentimentali e perfino la morte. Se trovo il manga giusto non mi accorgo del tempo che passa, mi immergo talmente tanto in questo mondo che arrivo ad immaginarmi di essere il protagonista. E' una sensazione bellissima!"(Alessio)

"Non ho un sistema preciso per tornare felice se provo tanta tristezza, però di solito leggere un libro o guardare un video su Youtube mi fa tornare a sorridere e la tristezza piano piano scivola via per lasciare spazio alla serenità" (Alessandro R.)

C'è chi afferma che pensare alla ragazza o al ragazzo che piace possa far sprigionare scariche di adrenalina tali da far raggiungere improvvisi picchi di felicità:
"quando mi avvicino non riesco a dire nemmeno Ciao perché mi vergogno, ma quando vedo quella persona il cuore mi batte a mille e torno immediatamente felice" oppure "solo vedere una certa persona mi fa sentire dentro elettricità sprigionata da un filmine scagliato dal cielo e solo guardare tale bellezza mi fa staccare dal mondo ed entrare in una realtà parallela". (Christian e Daniele)

C'è chi torna ad essere sereno correndo nei prati o guardando il cielo:
"nei momenti di rabbia, se fuori piove, mi distendo nel letto e libero la mente pensando a tutt'altra cosa, mentre se il tempo è bello vado a correre nei campi e, dopo la corsa, mi distendo per terra a guardare il cielo" (Sophia).

Queste le riflessioni estrapolate dai testi dei ragazzi e sotto un esempio di elaborato completo:
"Partiamo dal fatto che io non mi reputo una persona triste perché sono capace di prendere il meglio anche dalle situazioni più negative che la vita riserva. Però è normale che ogni tanto, come tutti, dei momenti tristi li provi anche io, ma devo dire che riesco facilmente a togliermeli di dosso, provo sempre a sdrammatizzare e di solito funziona perché so che prima o poi la tristezza se ne andrà. Provo a stare meglio e a farmi qualche risata ascoltando la musica, guardando video su Youtube o giocando alla Play. Insomma, faccio qualsiasi cosa pur di non pensare ai problemi che mi circondano. Probabilmente ascoltare la musica è il modo migliore per non pensare alle cose negative. Quando ascolto le mie canzoni preferite mi sento rilassato, libero e la gioia di ripetere tutte le parole delle canzoni che ho imparato a memoria mi dà la carica giusta per superare tutti i problemi. Non credo invece che uscire con gli amici sia la soluzione giusta per superare i momenti di tristezza, anzi credo proprio che sia inutile avere contatti con altre persone se stai male. Secondo me non ha senso fingere di essere felice se veramente non lo sei". (Luca)



Ultima consegna prima di proseguire con la lettura del primo canto.
Stavolta un po' più "ordinaria"...
Dopo la lettura dell’Incipit della “Divina Commedia” prova tu ad inventare una storia ambientata all’interno di un fitto bosco.
Cerca di rispettare le caratteristiche della stesura di un racconto: introduzione, svolgimento vicenda, climax, vicenda volge al termine, conclusione.

 
 
Approfittiamo per ricordare ai ragazzi di non fare uso dei termini generici tanto gettonati e di sforzarsi di ricercare perifrasi o sinonimi.
Come rodaggio svogliamo allora alcune esercitazioni che proprio simpatiche simpatiche non sono, ma noi, al solito, le renderemo più vivaci con disegni o illustrazioni divertenti:
 


 

 
I racconti che escono fuori non sono affatto male, molti ripresi dal repertorio classico di gnomi e folletti, ma altri più calati nell'attualità, con passeggiate innocue nel bosco che arrivano a diventare delle vere e proprie scoperte avventurose.
Nel racconto ambientato sul bosco di Gianbattista, ad esempio, i ragazzi che lo percorrono sono alla ricerca di questo bellissimo arcobaleno.
Come non essere curiosi di sapere se lo raggiungeranno?



        

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