domenica 29 novembre 2020

Tu sei il nemico? No, il nemico sei tu!


Nelle lezioni di storia stiamo affrontando la Grande Guerra, una carneficina che tra il 1914 e il 1918 ha visto il coinvolgimento prima dell'Europa e in seguito, causa rapporti coloniali, anche di tutti gli altri continenti. Abbiamo visto quali erano le motivazioni dell'intervento da parte delle potenze europee e l'ingresso tardivo dell'Italia, a seguito della prevalenza delle forze interventiste e della firma del Patto di Londra.
Non ci siamo soffermati solo su ultimatum respinti, dichiarazioni di guerra, schieramenti contrapposti e fronti di combattimento da visualizzare sulle carte geografiche, ma abbiamo cercato di comprendere come talune innovazioni della Belle Epoque siano state utilizzate all'interno di precise strategie belliche e come la vita al fronte fosse stata contraddistinta da atrocità e sofferenza continua.


Abbiamo visto video tratti da due famosi film sulla Prima Guerra Mondiale, Orizzonti di gloria di Stanley Kubrik e Uomini contro di Francesco Rosi, che hanno testimoniato, con ricostruzioni storiche esemplari, cosa hanno dovuto subire i soldati al fronte e quanto fosse facile morire sotto la furia dei colpi nemici e perfino a causa di rivalse progettate dai propri comandanti.
Qui i video:





























Oltre allo studio dal manuale, abbiamo analizzato diverse tipologie di fonti e letto alcuni brani per soffermarci sull'idea di NEMICO che avevano in mente i soldati al fronte, o meglio, che i governanti e i sostenitori della guerra volevano che i soldati al fronte avessero in mente. 
Leggendo brani tratti dai romanzi Un anno sull'altipiano di E. Lussu e Niente di nuovo sul fronte occidentale di E.M. Remarque, ci siamo resi conto che in trincea tanti uomini che si erano arruolati nell'esercito convinti di venire considerati eroi della patria da omaggiare con degne condizioni di vita, rimangono profondamente delusi, per non dire totalmente sconvolti, per la terribile situazione che si erano trovati a dover vivere nelle zone di guerra: compagni massacrati, sensazione di morire come mosche, fame e freddo continui.



Le poesie Soldati e Veglia di Giuseppe Ungaretti - solo per citarne alcune -, analizzate nel corso delle ore di italiano, ci hanno fornito un'immagine perfetta di ciò che vivevano i giovani al fronte: un senso di precarietà perenne, in cui gli uomini si sentono prossimi alla morte come le foglie in autunno e si ritrovano costretti ad assistere commilitoni dilaniati nel corso degli attacchi corpo a corpo.


Veglia

Dalle parole di Lussu e Remarque si comprende però che i soldati iniziano a porsele alcune domande: perché combattere contro giovani come noi, quando ognuno nel proprio schieramento è convinto di avere ragione? Perché combattere in una guerra che nessuno di noi ha deciso, ma che ha visto inviare al fronte contadini, operai, persone inesperte e prive di mezzi? Perché uccidere il "nemico" che non è altro che un uomo esattamente come noi?

Ci siamo posti anche noi alcune domande: leggendo questi appunti di soldati al fronte (tratti dal libro Pidocchiosa prima guerra mondiale), siamo in grado di comprendere di quale schieramento facevano parte i militari che li hanno scritti? 





La risposta è NO. Per tutti i soldati le atrocità erano le stesse: la fame, il freddo, la sporcizia, i pidocchi, l'alcool e l'uso di sostanze oppiacee per sostenere condizioni disumane, la morte, lo shock, i traumi che non se ne vanno nemmeno quando si è riusciti a tornare a casa. 
Per tutti è stato il medesimo inferno, indipendentemente dallo schieramento di cui facessero parte.

E allora ci siamo posti un'altra domanda: cos'è che aveva spinto gli eserciti a massacrarsi l'un l'altro?
Cos' è che aveva spinto un uomo ad uccidere un suo simile senza provare pietà?
La risposta è la PROPAGANDA.
Era proprio la propaganda che cercava di inculcare nell'immaginario popolare l'idea che il nemico fosse una specie di mostro, una bestia orrenda, pronto a sterminare l'avversario e, quindi, da dover eliminare senza alcuna pietà.
Queste alcune immagini della propaganda che cercava di infondere odio nei confronti dell'avversario di cui abbiamo discusso in classe a partire dalle seguenti sollecitazioni:
- quale stato poteva aver diffuso il manifesto?
- come viene rappresentato il nemico da sconfiggere?





Ma il nemico è davvero un mostro come viene raffigurato in questi manifesti?
Anticipando che questa propaganda martellante nei confronti del nemico verrà ripresa e sviluppata ai massimi livelli durante gli anni delle dittature, in particolar modo durante il nazismo che la indirizzò verso un diffuso disprezzo per la razza ebraica, ci siamo soffermati su alcune situazioni e su alcuni scritti che mostrano inequivocabilmente come le raffigurazioni mostruose del nemico siano delle falsità costruite ad arte per pilotare la mentalità dell'opinione pubblica verso finalità appositamente perseguite dai governanti. 

Innanzitutto abbiamo letto e negoziato i significati della poesia Il nemico di Bertold Brecht, arrivando alla conclusione che è l'idea di nemico ad essere sulla nostra testa, fino a farci arrivare a diventare nemici di noi stessi e degli altri.


In seguito abbiamo visto delle immagini e letto su web una recensione sulla cosiddetta "tregua di Natale", in cui soldati di eserciti avversari hanno improvvisato una partita di calcio sulla "terra di nessuno" 

Quindi ci siamo dedicati alla lettura e alla osservazione delle immagini dell'albo Il nemico di Davide Calì, illustrato da Serge Bloch, in cui un soldato riesce ad entrare nella trincea dello schieramento avversario e si rende conto che l'uomo, che da lontano considera suo nemico, sta soffrendo esattamente come lui, dato che ha dovuto lasciare i suoi affetti più cari per ritrovarsi a vivere una situazione di precarietà che potrebbe farlo morire da un momento all'altro.


Sulla base dello studio, delle letture, delle sollecitazioni e delle riflessioni che ne sono scaturite, i ragazzi si stanno cimentando in diverse tipologie di prove, ciascuna preceduta da griglia di valutazione condivisa, in cui hanno modo di sperimentare abilità multiformi e competenze differenti.
Queste le tracce di lavoro:

- Fingi di essere il soldato protagonista dell'albo illustrato Il nemico e lascia, all'interno della trincea avversaria in cui sei penetrato, una lettera in cui spieghi in quali condizioni ti stai trovando, cercando di far capire che è inutile continuare ad essere nemici, visto che entrambi vi state trovando un una situazione di estremo sacrificio che altri hanno scelto al posto vostro. 

Concludi con una frase che potrebbe essere quella contenuta nel biglietto all'interno della bottiglia lanciata nella trincea avversaria (puoi corredare la frase con un disegno simile a quello raffigurato nell'albo. Andrà benissimo anche una riproduzione più stilizzata)

- Prova a lasciare nella trincea avversaria anche una tua poesia sulle condizioni vissute in guerra, ricordando ciò che abbiamo detto a proposito dell'Ermetismo e della particolare attenzione da rivolgere alle parole dense di significato.

- Esegui una composizione libera, utilizzando foglie raccolte all'esterno  o disegni o comunque qualsiasi manifestazione della tua creatività, per fare un omaggio alla poesia Soldati di Ungaretti.

- Elabora una mappa concettuale in cui siano messi in evidenza gli eventi fondamentali riferiti alla Prima Guerra Mondiale. Ricordati di non tralasciare cause scatenanti, schieramenti, fronti e avvenimenti più importanti da riportare in successione cronologica.

- Esegui una ricerca in modalità digitale scegliendo di approfondire uno dei seguenti argomenti: armi, trincee, le figure di Mata Hari e del Barone Rosso, genocidio degli Armeni, febbre spagnola, tenendo ben presente le regole che conosci riguardanti le ricerche su web: riconoscere fonti attendibili (ricorda di riportare a fine lavoro i siti da cui hai ricavato le informazioni) ed equilibrare testo e immagini, così da essere in grado di esporre il lavoro ai compagni in modo più agevole.

Seguirà l'immancabile attività di metacognizione finale a partire dalle consuete sollecitazioni che ormai conosciamo bene: 
- come abbiamo condotto il lavoro?
- cosa penso dei materiali selezionati e messi a disposizione dall'insegnante?
- cosa abbiamo imparato di nuovo?
- cosa mi piacerebbe approfondire?
- quali sono state le attività che mi hanno interessato di più e quali di meno?
- cosa ho trovato più facile da capire e cosa meno?
- qual è la mia opinione sul percorso svolto?

Il percorso, in realtà, non appare certo concluso: parleremo ancora molto di propaganda, sia passata che attuale, e ci soffermeremo compiutamente sui due significati che il termine possiede e che sono testualmente ripresi dalle definizioni che ne dà il dizionario Treccani, versione online:
- azione che tende a influire sull'opinione pubblica, orientando verso determinati comportamenti collettivi, e l'insieme dei mezzi con cui viene svolta;
- insieme di notizie prive di fondamento, diffuse ad arte e per fini particolari.
Come non far confluire la tematica verso l'attuale tematica delle fake news?
Ma questo è solo un anticipo. Nei prossimi post il percorso diverrà più chiaro e compiuto. 
Siete curiosi? Non nego che mi faccia piacere ;-)


5 commenti:

  1. Barbara, sappi che sto saccheggiando da questo bellissimo percorso, vergognosamente. Sei speciale :-)

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  2. Scusa, non riesco a entrare con il mio profilo, ma sono Carla De Ponti. Ciao!

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  3. Un percorso didattico e formativo eccellente. Tutti, ma proprio tutti, ne usciranno più consapevoli

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