giovedì 21 marzo 2019

21 marzo giornata mondiale della poesia


In occasione della Giornata mondiale della poesia - fissata dall'Unesco nella data che sancisce l'inizio della primavera, ovvero il 21 marzo - abbiamo parlato di quanto la poesia sia utile per migliorare la nostra sensibilità e la nostra capacità di immedesimazione.
Attraverso i sentimenti e le immagini che il poeta riesce a cogliere attraverso l'uso sapiente delle espressioni reali e metaforiche e della terminologia utilizzata - le parole vengono scelte sempre scelte con estrema cura - è sempre un momento magico quando riusciamo a rispecchiarci nelle sensazioni e nelle immagini evocate da un testo scritto che sentiamo come nostro, quasi a renderci conto di aver raggiunto una sorta di "scoperta intima e segreta" di cui noi siamo gli unici e veri detentori, in quanto unici e veri interpreti.
Le attività svolte in classe hanno preso spunto dal bellissimo libro di Bernard Friot intitolato Dieci lezioni sulla poesia, l'amore e la vita, di cui consiglio vivamente la lettura.


Siamo partiti dal classico ma sempre efficace brainstorming, chiedendoci 

Cos'è la poesia per noi?

Tutte le risposte, ovviamente, sono state accettate come valide. 
Sotto, ne sono state riportate alcune.


La poesia è navigare con la fantasia (Desiree), paragonare le cose reali a quelle della fantasia (Rachele), serve per poter esprimere ciò che si prova dentro (Pamela), esprime i sentimenti di chi la scrive (Tommaso). I poeti usano le parole precise perché in poco spazio devono esprimere tante cose (Elia), ci fanno capire che sono importanti anche le cose che diamo per scontate (Alessia), fanno capire qualcosa a qualcuno e sono di solito dedicate a qualcuno (Achille). Le poesie sono sentimento, sono accoglienza e tutti noi ne abbiamo bisogno (Ludovica)


Poi ci siamo posti altre domande, tenendoci pronti ad annotare ciò che sarebbe emerso dalla discussione:

Le poesie sono difficili da capire? 
Il poeta scrive solo per pochi eletti?
Il poeta dà dei messaggi precisi quando scrive le sue poesie?

Alcuni di noi hanno detto che le poesie sono difficili, a volte noiose e che non è mai facile capire cosa vuole comunicare il poeta quando usa certe espressioni. Magari si rivolge solo ad alcuni in grado di capirlo, hanno detto altri. Quasi una sorta di obbligo di impararle a memoria senza capire, hanno precisato altri ancora.


Partendo dalla lettura di pochi semplici versi tratti dal libro di Friot, abbiamo subito capito che dovevamo cambiare rotta.
Non è vero che i poeti si rivolgono solo a pochi. I poeti si rivolgono a tutti.
Non è vero che le poesie sono rivolte solo a chi è in grado di capirle. Le poesie sono rivolte a tutti. Basta avere sensibilità e voglia di leggerle.
Non è vero che il messaggio del poeta è difficile da comprendere. La bellezza delle poesie sta nell'interpretazione personale che ne fa il lettore.
Nessuno potrà dirvi che ciò che avete letto, se nella vostra mente evoca immaginari precisi, è sbagliato, neanche la prof. Perchè sono i poeti stessi che vogliono rendere accessibile a tutti ciò che scrivono e che vogliono suscitare emozioni personalizzate nei loro lettori.

Leggiamo questa poesia del poeta francese Claude Roy, sempre inserita nel testo di Friot, che dimostra quanto appena detto:

Il poeta non è colui che dice

io non ci sono per nessuno.

Il poeta dice
io ci sono per tutto il mondo.
Non bussate prima di entrare
Voi siete già là
Chi bussa a voi bussa a me.
Ne vedo tutti i colori.
Io ci sono per tutto il mondo.     
              
 

E' vero prof! Il poeta dice che vuole rivolgersi a tutti, dice che lui c'è per tutto il mondo! Dice anche che non abbiamo bisogno di bussare alla porta della poesia perché possiamo entrare senza avvisarla: ci accoglierà senza problemi! (Krizstian)
Poi lo dice due volte che lui c'è per tutto il mondo. Vuol dire che vuole farlo bene entrare in testa, che è convinto (Cristiano).
Ma sarà difficile leggere ed interpretare una poesia? Sarà vero che il poeta vuole che tutti leggano le sue poesie senza preoccuparsi che magari possano sbagliare ad interpretare quello che voleva dire? (Andrea).

Quello che dice Claude Roy è tutto vero. E sarà stimolante vedere quanto sia affascinante leggere, decifrare ed interpretare ciò che i poeti dicono, senza lasciarsi condizionare dalla paura di sbagliare.
Facciamo subito una prova con due poesie, scritte da due autori italiani, che parlano della stagione che comincia proprio oggi: la primavera.
Vediamo la prima.

Il vecchio nido che pareva morto
dopo l'inverno
fra i rami ripalpita
(Ettore Serra)


Brevissima questa poesia, prof!  Però, anche se breve, fa capire diverse cose e le fa anche immaginare. Io mi immagino questo nido, mi sembra di vederlo. Sarà sicuramente come quello che ho visto per terra durante una giornata di forte vento. Sembrava un cestino con i pezzetti di legno incollati, tipo le ghirlande o le decorazioni che si trovano a Natale allo Show Garden. Ma come fanno gli uccelli a crearli? (Giorgio)
Il nido comunque è vecchio e sembra morto. Dà l'idea di essere sciupato! (Desirè)
Colpa dell'inverno. Ma ora si parla di primavera perchè il poeta dice che dopo l'inverno il nido torna a rivivere nel ramo di un albero (Eder).
Però non dice rivive. Dice "ripalpita"... che verbo strano! Ma il poeta, con poco testo, deve farsi capire bene, quindi le parole le sceglie precise (Elia).
Non solo precise. Sono parole che fanno venire in mente immagini precise. Per me usa "ripalpita" per dare l'dea della vita che risorge, del palpito - del battito insomma - del cuore. Il cuore è sempre simbolo di vita (Giulia).
Ed è una vita che palpita di nuovo, come se si fosse fermato il battito e ora riparta (Aurora).
Secondo me il battito è reale, è quello degli uccellini che sono dentro il nido e che aspettano che la loro mamma torni a portare il cibo per loro (Jessica).


Ottime osservazioni, decisamente!
Appuntate le vostre impressioni sul quaderno, così da non perdere gli spunti venuti fuori durante la discussione, quindi passiamo alla lettura della seconda poesia:

A primavera
un alberello timido di pesco colora i colmi dei monti
d'un vapore di fiori rosa.
Il mare è fra i rami degli alberi
si incastona nel mare
(M. Dazzi)

Prof, bella anche questa!
I rami di pesco con i loro fiori sono fantastici. Quel colore bianco e rosa è favoloso! (Elmir)
In Cina ci sono i ciliegi che fanno fiori così, molto belli (Ming Hong).
Non dice che i fiori sono nell'albero, ma lo chiama alberello timido. Un vezzeggiativo e un aggettivo come timido danno una idea di qualcosa che si è fermato e che ha bisogno di tempo per ripartire, come se l'albero avesse timore a tornare in vita (Riccardo).
Il colore rosa si vede da lontano, si vede che colora le cime dei monti come se fosse vapore, come se fosse uno spray e una nebbiolina. Molto diffuso insomma. Che bello, prof! (Pamela)
La parola vapore dà' l'idea che il colore si espanda dappertutto. E' una metafora che mi piace e le metafore aiutano ad immaginare (Giulia).


Poi si parla del mare. Si vede incastrato tra gli alberi. Come quando dalla terrazza della casa al mare del mio nonno vedo i pini vicino alla spiaggia e tra i rami si vede l'acqua del mare. Un bellissimo panorama, prof! Non vedo l'ora di tornarci (Lapo).
I rami degli alberi sono "incastonati" nel mare. Il verbo l'ho sentito usare dal mio zio che lavora in una fabbrica orafa e che incastona le pietre negli anelli per saldarle bene (Giulia).
Sì, se non sono ben incastrate, incastonate insomma, le pietre si staccano. E poi  l'anello non vale più niente (Judy).
I rami degli alberi, quindi, sono quasi fusi con il mare. Che bella immagine! (Rachele)


Visto che grande potenzialità hanno le poesie? Come ci fanno navigare con la fantasia? Come ci fanno tornare alla mente ricordi, impressioni, immagini, suggestioni?
Tutti le abbiamo provate durante la lettura, no?
Ciascuno a suo modo, ciascuno con una sua personale interpretazione.
Adesso proviamo noi. Aiutiamoci, se vogliamo, con alcune immagini e... divertiamoci a scrivere poesie sulla primavera.
Potranno anche essere brevi sperimentazioni, certamente, ma dovranno essere utilizzate parole il più ricercate, magari con l'aiuto metafore o espressioni evocative.
Al lavoro e, per i più timorosi, si ricordano di nuovo delle parole riprese da una citazione di Raymond Queneau, poeta francese, sempre inserita nel libro di Friot:

Quando nasce la poesia, non sempre si sa quello che si dice 








Qui alcune poesie create dai ragazzi:

Con la primavera arriva la spensieratezza,
alberi e fiori iniziano di nuovo a fiorire,
uomini e ragazzi iniziano di nuovo a uscire.
E' primavera, su
venite avanti,
care persone chiuse,
è il momento di tornare a sbocciare
(Pietro)

La primavera è un sogno,
un bambino che nasce,
un sole che sorge.
Le emozioni escono dal cuore e puoi mostrarle al mondo.
La primavera è pioggia che tamburella sui tetti,
gioia di correre a piedi nudi in mezzo ai fiori.
La pioggia cade sui corpi leggera, chiara, fresca
come una lacrima pesante ma allegra
(Rachele)

I colori della primavera
rivestono freddi versanti dei monti 
dove l'inverno è appena sfumato.
Alla fine vince sempre lei
con i suoi colori
raggianti
dell'arcobaleno
trascina via il freddo e porta con sé il tepore
(Cristiano e Krizstian)

Foglie verdi come la speranza stanno nascendo
i nidi vuoti non lo saranno per molto
tra poco gli uccelli, canticchiando le loro melodie, torneranno
e torneremo noi in loro compagnia
(Davide e Valentina)

Batuffoli di cotone
bagliore di luce
che sormontano una nuvola rosa.
E' questa una giornata gioiosa
(Aurora e Giulia)

E che la primavera abbia inizio.
Forse, con una sensibilità maggiore, saremo tutti noi più un grado di apprezzarla.



E diffondiamo la storia dell'Iliade con il nostro Kamishibai


Il kamishibai è un teatrino viaggiante utilizzato dai giapponesi per portare in giro con la bici le storie da raccontare nelle piazze ai passanti.
Anche noi abbiamo utilizzato la bici per portare in aula il nostro teatrino e raccontare ai compagni delle altre classi alcuni episodi dell'Iliade, in particolare il litigio tra Achille ed Agamennone, l'ultimo saluto tra Ettore e Andromaca e il duello tra Ettore ed Achille.
Queste le sceneggiature che abbiamo creato lavorando a coppie.

IL LITIGIO TRA ACHILLE E AGAMENNONE
(Eder e Francesco)

Crise: Agamennone, sono venuto a riprendermi mia figlia Criseide.
Agamennone: Non te la darò indietro! La terrò come mia schiava!
Crise: Allora dirò ad Apollo di mandare la peste su di voi.

Achille: Agamennone, devi restituire Criseide a Crise, perché i nostri soldati stanno morendo di peste e in questo modo non vinceremo mai la guerra!

Agamennone: Va bene, io restituirò Criseide a Crise, ma tu mi devi dare la tua schiava perché io sono il vostro capo e non posso rimanere senza schiava!

Achille: Allora anch’io non posso rimanere senza schiava, perché sono il combattente più forte dell’esercito, mentre tu te ne stai fermo a dare ordini e guardarci morire. Brutto cane! Cuore di cervo! Se io rimarrò senza schiava, me ne andrò dall’esercito acheo! Sto combattendo per tuo fratello Menelao. A me i troiani non hanno fatto niente!

Agamennone: Va bene, vattene pure! Non mi importa niente, ho soldati più forti e coraggiosi di te e se sei forte il merito non è tuo, ma di una divinità.

Achille: Va bene, me ne vado. Me ne tornerò a Ftia, così perderai il tuo guerriero più forte e quando te ne pentirai sarà troppo tardi.


L’ULTIMO INCONTRO TRA ETTORE E ANDROMACA
(Davide e Valentina)

Andromaca: No, non te ne andare mio fedele sposo, pensa a me e a tuo figlio che rimarremo soli, prede degli Achei!

Ettore: Non posso scappare davanti al mio nemico, so già che getterà la mia anima nell’Ade oscuro. Ma senza andare a combattere, sarei visto da tutti i troiani come codardo.

Ettore tenta di salutare per l’ultima volta suo figlio Astianatte, ma lui, vedendo il pennacchio dell’elmo issato sulla testa del padre, si volta dall’altra parte spaventato. Ettore allora si toglie l’elmo e prende il bambino, lo alza e supplica Zeus di ascoltare la sua preghiera

Ettore: Oh Zeus, fa’ che gli altri troiani dicano di lui. “E’ più forte del padre!” Fa’ che torni a casa coperto del sangue dei nemici.

Ettore: Andromaca, non c’è chi possa abbattermi senza il destino che lo assista, ma tutto comanda la Moira quindi a lei non posso scappare, né evitare l’Ade, se ella lo vorrà.

E così Ettore se ne andò con Andromaca piangente alle sue spalle.


  
LO SCONTRO TRA ETTORE E ACHILLE     (I)
(Cristiano e Andrea)

Achille: Ettore! Ettore! Vieni ad affrontarmi maledetto! Mi vendicherò per la morte che hai arrecato al mio caro Patroclo!

Ettore: Oh, figlio di Peleo, io non ti temo! Combatterò per la difendere la mia patria.
Voglio solo che tu mi prometta una cosa: chiunque di noi due vinca, dovrà restituire il corpo del nemico ucciso al proprio popolo!

Achille: Te lo puoi scordare, lurido Ettore, non vi può essere alleanza tra di noi come tra lupo ed agnello!

Ettore colpisce con la lancia lo scudo di Achille e l’urto la scaraventa lontana. Ettore spera che suo fratello Deifobo venga in suo aiuto, ma capisce di essere stato ingannato…

Ettore: Deifobo! Deifobo! Oh no… Attena mi ha teso un inganno! Deifobo non è qui ad aiutarmi, è nascosto nella mura ed io sono da solo

Achille: Colpito! Ah ah ah… sei caduto finalmente, non hai più scampo! Verrai mangiato da cani ed uccelli, non avrai nessun funerale brutto cane! Per quello che mi hai fatto dovrei fare a pezzettini le tue carni e mangiarmele io stesso!

Ettore: Achille… tu sei crudele a parlarmi così, sto per scendere nell’Ade… ma sappi che morirai anche tu presso le Porte Scee, per mano di Paride, aiutato dal dio Apollo…



LO SCONTRO TRA ETTORE E ACHILLE     (II)
(Alessandro C. ed Eleonora)

Ettore: Adesso non scappo più Achille! Adesso voglio combattere contro di te, che io vinca o che io perda! Se tu mi sconfiggerai però dovrai ridare il mio corpo a Priamo e io, s eti ucciderò, lo ridarò agli Achei.

Achille: Non ci saranno patti tra noi! Ma tu pagherai per quello che mi hai fatto! Adesso basta, combattiamo!

Achille scagliò la lancia contro Ettore, che la evitò, ma Atena, che lo sosteneva in battaglia, gli restituì l’arma. Quando Ettore scagliò la sua lancia, nessuno gliela restituì. Ettore gridava il nome di suo fratello, che credeva fosse con lui ad aiutarlo: Deifobo! Deifobo! 
Ma Deifobo non rispose: era stato un inganno di Atena fargli credere che fosse con lui nel campo di battaglia.

Ettore: Ormai mi ha raggiunto la Moira, il mio destino è segnato, ma non morirò senza gloria!

Ettore piombò su Achille come un’aquila che esce dalle nuvole nere e pure Achille balzò su di lui. Achille riuscì ad avere la meglio e con la lancia gli trapassò il collo, l’unico punto che trovò libero dall’armatura.

Achille: Adesso non hai scampo! Verrai mangiato dai cani, bestia!

Ettore: Achille, hai il cuore di pietra, ma anche tu morirai ucciso da Paride e Apollo sopra le Porte Scee della città di Troia.
E l’anima di Ettore scese nell’Ade, rimpiangendo la sua giovinezza spezzata per sempre…

Qualche alcune foto scattate nel corso dell'attività.









Qui delle riflessioni di Elia, giusto per fare un po' di metacognizione:

- prima del lavoro “con la prof abbiamo letto alcune parti dell’Iliade e a me è piaciuta la litigata tra Achille e Agamennone. Che coraggio Achille a rivolgersi così al suo capo! Io non ce l’avrei mai fatta! Insieme a V. e A. abbiamo scelto di scrivere dialoghi su questa scena. Prima rileggeremo le pagine sull’antologia, poi mi farò un pochino aiutare da A. che scrive meglio di me. Io disegno bene e ho già pensato a come fare i burattini”

- in corso di lavoro “Il dialogo sta venendo bene. Abbiamo messo delle battute nostre, ma V. ha detto di seguire anche quello che c’è scritto sul testo. Le offese di Achille, ad esempio, sono buffe e le mettiamo. Poi dobbiamo spiegare in poche righe che cosa sta succedendo, quindi bisogna scegliere le parole giuste che dovremo leggere e che gli altri dovranno capire. Intanto anche i personaggi disegnati stanno venendo bene. Io ho guardato su internet i vestiti dei soldati, cercherò di farli meglio che mi riesce. Scriviamo e poi leggiamo a voce alta facendo muovere i burattini. Sembra venga bene”.

- a fine lavoro “credo che questa attività mi farà ricordare questa scena per molto tempo. Leggere davanti agli altri mi ha messo un po’ in imbarazzo, ma non tanto. Poi io dovevo guidare la bicicletta, quindi ho letto poco con la scusa che avevo altro da fare. I miei disegni sono piaciuti e sono contento. Mi viene da ridere se penso alla faccia che ha fatto il mio babbo quando ho detto che dovevo portare la bicicletta a scuola per una cosa di italiano. Non ci credeva e pensava che lo prendessi in giro. Insomma, un esperienza positiva, da rifare!”

E noi la rifaremo ;-)