domenica 31 gennaio 2021

Questione di punti di vista

 

Quando leggiamo un brano, magari non facciamo caso al punto di vista di chi lo ha prodotto, invece è importante abituarsi a porre l'attenzione su quali sono gli "occhi" di chi scrive.
Per parlare di punti di osservazione narrativi, prospettive e ottica di chi scrive, proviamo a capire cosa si intende per FOCALIZZAZIONE o PUNTO di VISTA NARRATIVO.
E, prima ancora, proviamo a distinguere AUTORE e NARRATORE.

L'AUTORE è colui/colei che ha scritto la storia, il NARRATORE è colui/colei che racconta la storia.
AUTORE e NARRATORE possono coincidere in un'opera autobiografica, ma spesso a raccontare la storia è un personaggio creato dall'autore e non l'autore stesso.
Il NARRATORE, a sua volta, può essere INTERNO (partecipa alla vicenda, narra in prima persona) o ESTERNO (non partecipa alla storia e la racconta da fuori, talvolta presentando solo i fatti, talvolta commentando e perfino dialogando con il lettore; usata in questo caso la terza persona).


Vediamo un esempio di NARRATORE INTERNO con un breve passo della novella Prudenza di Luigi Pirandello:
"Avevo compito da circa un mese trentaquattro anni. Da un pezzo mi notavo nel volto, e precisamente alla coda degli occhi e su la fronte, certi lievi solchi che mi pareva non si potessero ancora chiamar propriamente rughe. Credevo almeno che il numero degli anni miei potesse tuttavia permettermi di non chiamarli tali. Momentanei increspamenti de la pelle, che - sotto l'azione del pensiero, del riso, dell'abituale atteggiarsi della fisionomia erano divenuti stabili. Ma rughe no."
Adesso prova tu a scrivere un breve passo come narratore interno raccontando in prima persona un avvenimento qualsiasi che ti riguarda.

Vediamo un esempio di NARRATORE ESTERNO con un breve brano tratto dal racconto Il grasso e il magro di Anton Cechov:
"A una stazione della linea ferroviaria di Nikolàev si incontrarono due amici: uno grasso e l'altro magro. Il grasso aveva allora allora pranzato alla stazione e le sue labbra, unte di burro, erano lucide come ciliegie mature. Il magro era allora allora sceso dal vagone ed era carico di valigie, di fagotti e di scatole."
Vediamo un altro esempio di NARRATORE ESTERNO che commenta e dialoga con il lettore, leggendo questo celebre passo de I promessi sposi di Alessandro Manzoni:
"Pensino ora i miei venticinque lettori che impressione dovesse fare sull'animo del poveretto, quello che s'è raccontato. Lo spavento di que' visacci e di quelle parolacce, la minaccia d'un signore noto per non minacciare invano, un sistema di quieto vivere, ch'era costato tant'anni di studio e di pazienza, sconcertato in un punto, e un passo dal quale non si poteva veder come uscirne: tutti questi pensieri ronzavano tumultuariamente nel capo basso di Don Abbondio".
Adesso prova tu a scrivere un breve passo come narratore esterno raccontando in terza persona un avvenimento qualsiasi che riguarda un personaggio a piacere.

Prova poi a fare un breve dialogo con il lettore e a commentare, come narratore esterno, un avvenimento del tuo personaggio.


Vediamo ora che cosa si intende per FOCALIZZAZIONE o PUNTO di VISTA narrativo.


Il PUNTO di VISTA narrativo, detto anche FOCALIZZAZIONE, rappresenta la prospettiva con cui viene presenta la storia al lettore. 
Di seguito verranno elencati i diversi tipi di focalizzazione, ma teniamo conto che, all'interno di uno stesso romanzo, le tipologie di focalizzazione possono anche alternarsi. 

Nella FOCALIZZAZIONE ZERO il narratore sa tutto, conosce tutti i fatti (è chiamato  anche NARRATORE ONNISCENTE), conosce le vicende passate e quelle future, quindi saranno presenti flashback, anticipazioni e commenti.

Nella FOCALIZZAZIONE ESTERNA i fatti vengono presentati da fuori, senza commenti, come se si dovessero solo registrare i fatti (focalizzazione tipica dei romanzi polizieschi).

Nella FOCALIZZAZIONE INTERNA i fatti vengono presentati secondo un punto di vista particolare, quello di chi svolge l'azione, quindi è una prospettiva parziale.
Spesso il narratore parla in prima persona, ma può farlo anche il terza. La storia è raccontata seguendo l'ottica di un determinato personaggio.

Qui una presentazione su Genially su focalizzazione e ruolo del narratore


Focalizzazione e narrazioni negli albi illustrati


L'albo illustrato Voci nel parco di Anthony Browne mostra dei punti di vista particolari in cui una medesima passeggiata al parco viene raccontata da quattro personaggi diversi (che, curiosamente, hanno la sembianza di gorilla) che hanno la funzione di narratori interni, perché vivono la vicenda ciascuno dal proprio punto di vista e presentano il medesimo fatto in maniera diversa: la prima voce è rabbiosa, la seconda annoiata, la terza depressa e la quarta allegra. Nell'albo per mettere in evidenza i diversi punti di vista, insieme alle voci, cambiano anche colori, immagini e perfino i font di scrittura nel racconto dei quattro personaggi.




immagini tratte dalla pagina di Teste Fiorite






Anche l'albo illustrato Gisella Pipistrella di Jeanne Willis è utile per soffermarsi sui diversi punti di vista e anche per riflettere su un importante messaggio: quello di non allontanare mai da noi chi ci appare a prima vista diverso. I disegni ricordano le illustrazioni per bambini, ma il gioco della focalizzazione, oltre che divertente (occorre, in qualche pagina, anche capovolgere il libro per immedesimarsi nel punto di vista dei pipistrelli a testa in giù), risulta anche estremamente utile per parlare di discriminazione e veicolare, quindi, messaggi ed insegnamenti di convivenza civile.
Del resto, più di una volta illustrazioni apparentemente infantili dimostrano di contenere messaggi importanti ben comprensibili nella loro immediatezza e semplicità.


Qualche attività creativa per giocare con le diverse prospettive

Prova tu, adesso, a sperimentare in modo originale varie focalizzazioni e punti di vista diversificati.
Munito di cellulare, prova a svolgere le seguenti consegne:

- scatta qualche fotografia con punto di vista bizzarro e personalizzato. Qui alcuni esempi. Tutto sta puntare l'obbiettivo in modo originale e... la prospettiva diversa verrà da sé.



Su Tik Tok sono all'ordine del giorno le challenge. Prova a farne una con la scatola delle patatine a tubo, immaginando il punto di vista delle patatine.
Si tratta di puntare l'obbiettivo dentro al tubo e... il punto di vista delle patatine verrà da sé.


Prova infine a disegnare una vignetta (o a scattare un'ultima fotografia) in cui il gioco di prospettive crei una situazione divertente. Qui un esempio. Un altro pensalo tu.
Buon lavoro.


lunedì 11 gennaio 2021

Leggere e... imparare a scrivere

 


In questi tempi di pandemia ho molto riflettuto sul ruolo dei docenti della scuola secondaria di primo grado, scuola intermedia tra istruzione primaria e istruzione superiore, quindi per sua natura scuola di passaggio, più contratta rispetto agli altri ordini, in cui gli studenti dovranno essere accompagnati a mettere a frutto le competenze acquisite in precedenza e ad essere orientati alla prosecuzione degli ordini di scuola futuri
Talora, però, in riferimento ad alcune competenze e strumentalità, non so se siamo in grado di intervenire in modo realmente incisivo per tutti.
Prendiamo come esempio la lettura e la scrittura, competenze fondamentali al cui sviluppo e consolidamento è chiamato a dover rispondere, per forza di cose, l'insegnante di Lettere. Con i ragazzi che possiedono abilità di base già acquisite alla primaria, presso il nostro ordine di scuola si tratta di puntare all'educazione alla lettura - non tanto, come spesso si fa,  alla estemporanea promozione - e al piacere della stessa, visto che, come affermava nientemeno che Rodari, la lettura - o meglio il gusto della lettura - non può certo considerarsi un istinto naturale, ma spetta proprio alla scuola il compito di poterla mettere in atto al meglio (ma è pure sua responsabilità farla direttamente affossare, eh!). Anche per la scrittura, del resto, non si può parlare di istinto, bensì di processo difficile e gravoso (Francis Ford Fitzdegard asseriva che "Scrivere è come nuotare sott'acqua e trattenere il fiato") e spetta sempre alla scuola fare in modo che questa pratica, sicuramente faticosa e richiedente una buona dose di impegno, venga esercitata nel migliore dei modi, così da renderla competenza realmente acquisita e fruibile nel tempo e nei più variegati contesti.


E, a proposito di scrittura, quando facciamo scrivere i primi testi ai ragazzi che giungono dalla scuola primaria, chiediamo quasi sempre di parlare di loro stessi, magari proprio tra le attività di accoglienza svolte nelle prime settimane di lezione.
Dobbiamo riflettere su un dato di fatto, però: non è così scontato che tutti lo sappiano fare.
Ci saranno certamente, studenti già in grado di scrivere testi adeguatamente coerenti e coesi, ma ce ne saranno anche molti altri che, di fronte al foglio bianco, riscontreranno difficoltà ad organizzare e concretizzare su carta le idee. Altri ancora queste idee non sapranno proprio dove andarsele a cercare.
Come intervenire in tutti questi casi? Come essere da stimolo a chi le abilità già le possiede e come fare in modo che si attivino anche i più dubbiosi e i più recalcitranti?
Come far diventare la scrittura una attività soddisfacente facendo in modo che i ragazzi si sentano sempre più competenti a partire dai loro diversi livelli di partenza?
Impossibile soprassedere a questa domanda: se non ce la poniamo noi insegnanti di Lettere (o docenti di ambito umanistico della primaria), chi altri dovrebbe farlo?
Vediamo come fare almeno un tentativo per provare a dare una risposta.


Insegnare e imparare a scrivere

Qualche anno fa ho assistito alla presentazione del libro Mio fratello rincorre i dinosauri e l’autore, Giacomo Mazzariol, ha riferito alla platea che, sì, lui scriveva dei buoni testi già dai tempi del liceo, ma nessuno, in realtà, gli aveva mai insegnato come fare a scrivere e, se ci penso, nessuno lo ha neppure mai insegnato a me. 
Invece la scrittura è un’abilità che si può insegnare, o almeno si possono far sperimentare le strategie per esercitarla al meglio, e il suo processo può essere accompagnato e progressivamente migliorato nel corso del tempo: ci sarà chi, forse, risulterà fin da subito più avvantaggiato perché, per talento individuale o per predisposizione alla lettura o alla scrittura per piacere personale, scriverà già volentieri di suo, ma non si tratta certo di considerare la scrittura un istinto naturale o una predisposizione individuale valida per tutti! 
Qui provo, come al solito, a mostrare un procedimento pratico da poter sperimentare in una qualsiasi classe prima di scuola secondaria di primo grado a cui venga richiesto, come sempre succede, di produrre il classico testo scritto di presentazione di se stessi. Chissà, forse ce la facciamo a non leggere dei testi molto simili a mo’ di elencazione statica e poco incisiva, no?
Vediamo come procedere.


Parto da un libro per ragazzi che mi è piaciuto molto e che può essere letto ad alta voce proprio a partire dai primissimi giorni di scuola, perché adatto alla fascia di età che vive il passaggio dalla primaria alla secondaria di primo grado : Villa Mannara di Laura Orsolini. Si tratta della storia di due amici che frequentano la stessa classe (prima media) e che, a seguito di un'indagine che conducono per scoprire i motivi della sparizione di un'anziana del paese, finiranno nei guai proprio all'interno di una villa dall'apparenza spaventosa e dalla quale si sentono provenire strani ululati.
Coniugare lettura ad alta voce e ripresa di testi modelli per migliorare il processo di scrittura può rivelarsi, a mio avviso, una pratica vincente sotto molti punti di vista.
Partiamo proprio dal Capitolo 2, dove si parla dei due ragazzi protagonisti alle prese con il primo giorno di scuola media, e vediamo come poter utilizzare un testo modello per mostrare ai ragazzi come iniziare ad elaborare le loro prime produzioni scritte.
In questa parte del libro Federico e Driss, così si chiamano i due amici, devono rispondere alla sollecitazione della prof di Lettere che chiede alla classe di scrivere un testo dal titolo “Chi sono?”. I due ragazzi eseguono la consegna in modo diametralmente opposto: Federico esaurisce l’argomento in poche righe, mentre Driss riesce ad elaborare un testo corposo e di sicuro effetto. Ed è proprio il testo di Driss che prenderemo a modello e che ci fornirà spunti molto interessanti per comprendere come poter riuscire a scrivere un testo in maniera impattante ed efficace e, allo stesso tempo, per poterlo mettere in pratica.

Capitolo 2 – Villa Manara di Laura Orsini

“Chi sono?”
“Eh, bella domanda” disse Federico tra sé e sé, appoggiando la fronte calda sul banco gelato. Lasciò che i primi dieci minuti passassero così, restando immobile e concentrandosi sull’aria azzurra che si augurò potesse sprigionare un’idea intelligente da scrivere nel tema.
Niente. 
Ovvio.
Sospirò, raccolse con fatica la testa e cominciò a scrivere.

Mi chiamo Federico.
Sono alto, biondo, riccio. Tutti dicono che ho dei bei capelli, ma a me non piacciono. Allora li blocco con il gel tenuta extra-strong per farli sembrare dritti. Non li voglio i capelli ricci perché li aveva mio papà che è morto l’anno scorso. Come un cretino. L’hanno investito con una macchina.
Non ho più voglia di scrivere, mi metta pure un brutto voto.

Anche il suo vicino di banco, dopo qualche minuto di esitazione, si mise a scrivere. Fece roteare la penna tra le dita e poi iniziò.

[*notare i diversi atteggiamenti precedenti la stesura del tema: Federico non sa da che parte cominciare, mentre Driss compie un gesto rituale degno di chi con la penna ha una decisa familiarità]

Io sono Driss.
Quando dico agli altri come mi chiamo, tutti rispondono “Eh?” e mi chiedono di ripetere. Eppure non è difficile da capire. Driss. Mi chiamo Driss e il mio nome mi piace. 
Vivo in questo paese da sempre, ma i miei genitori si sono trasferiti qui quindici anni fa dal Marocco. Mia madre lavora al mattino in una fabbrica di tende, lei sa cucire bene. Mio papà fa lo schiavo da un giardiniere. Dice che lo pagano poco e che lavora troppo. In effetti torna a casa sempre tardi e la mattina si alza alle cinque.
Già quando mi alzo alle sette, a me sembra di morire. Di morire dal sonno, intendo. Figuriamoci se dovessi alzarmi alle cinque: un incubo. Povero papà.
La mattina in casa mia c’è sempre confusione. Mia sorella occupa il bagno troppo a  lungo, allora mio fratello, che è più grande, picchia sulla porta finchè lei non apre. Le dice cose che non posso scrivere. E poi non le capirebbe nessuno perché parla in arabo. Io, invece, lo capisco.
Mia mamma in casa parla in arabo e quando siamo fuori, in italiano che capisce perfettamente, anche se, secondo me, lo parlo meglio io. Ho l’accento giusto. E poi leggo molto e leggere migliora il lessico. Mio padre invece non parla quasi mai e basta uno sguardo per farmi capire se sto facendo qualcosa di sbagliato. Mio fratello più piccolo fa ancora la prima elementare e per fortuna non ho altri fratelli. Siamo in quattro, più i miei sei e il nostro appartamento è piccolo. Andrebbe bene per due. Mio padre dice che sarebbe perfetto per due adulti senza figli.
A me casa mia piace; è piccola, è vero, ma è luminosa e calda d’inverno, quando qui si gela. In Marocco, invece, fa abbastanza caldo anche d’inverno.
Non ci sono mai stato in Marocco. Mio padre non ci vuole più tornare, non lo so perché. Gli ho chiesto tante volte di spiegarmi il motivo, ma lui non risponde. Gli viene la faccia scura e guarda fuori dalla finestra con le braccia incrociate, come se fosse arrabbiato.
Io ci vorrei andare. Ho visto sul pc delle foto e dei video, sembra un bel posto.
Comunque, per tornare al titolo del tema, io sono Driss. L’ho già scritto ma lo ripeto. Ho undici anni, i capelli neri e una bicicletta di seconda mano, quella vecchia di mio fratello che a sua volta l’aveva presa usata da non so chi, su Internet.
Mi piacerebbe avere una bicicletta nuova, bianca con le strisce nere o anche di un altro colore. Ma non si può, non girano tanti soldi in casa e bisogna accontentarsi.
Mi piace giocare a calcio e leggere, vado sempre in biblioteca e prendo tutti i romanzi che mi ispirano. Scelgo in base alla copertina.
Voglio diventare uno scrittore, un giorno. Io sono bravo, imparo in fretta e studio molto. Ce la posso fare e sul mio libro scriverò in alto, in grosso, il mio nome al posto di quello dell’autore. Scriverò gialli. Mi piacciono i misteri. Nel caso non dovessi riuscire ho un piano B. Farò il calciatore. No, non perché i calciatori guadagnano tanto, ma per il gusto che si prova a fare gol. Quando tiro e butto la palla in rete si innesca come un’esplosione nel petto, è una sensazione bellissima che ti fa sentire il re del mondo. I compagni di squadra ti abbracciano, il mister alza le braccia e urla gol! E io mi sento felice. Sì, se non diventerò scrittore, sarò un calciatore. Attaccante naturalmente.
Ho un buon carattere. Non comprendo bene cosa significhi ma lo dicono sia mia madre che mia zia, quindi penso sia vero. Mi piace stare con i ragazzi della mia età, ma al momento non ho amici. Questo è il primo giorno di scuola delle medie e non mi sta piacendo un granchè. Per ora nessuno mi ha ancora rivolto la parola. Speriamo migliori.
Per concludere ho una bella parlantina, lo dice la mia maestra delle elementari, e in questa classe non conosco nessuno. Non è una bella sensazione.
Alle elementari avevo un amico, ma ha scelto di frequentare un’altra scuola e così sono rimasto da solo. “Ci vedremo lo stesso” mi aveva promesso. Non ci credo, non ci vedremo più.
Peccato. Era un buon amico


Dopo la lettura, passiamo alle consegne da impartire in aula e da mostrare ai ragazzi, step dopo step, cominciando dallo scomporre il brano letto pezzo per pezzo, così da agire non solo sulla osservazione e sulla imitazione del processo di scrittura, ma anche sulla comprensione profonda del testo letto ed ascoltato.
Ai ragazzi verrà, ovviamente, precisato che non si pretenderà che sappiano produrre un testo così denso e così ben scritto (è una scrittrice di professione che lo ha composto, come potrebbero essere in grado di farlo loro?), ma si accompagneranno punto per punto alla composizione di un loro elaborato a partire da input e strategie del brano modella da riutilizzare in modo personale. Vediamo come.

Consegna da eseguire in classe con gli studenti: smontare il testo modello pezzetto per pezzetto per far sperimentare, su imitazione, tutti gli input più significativi e far produrre un elaborato individualizzato di presentazione di sé

Io sono Driss.
Quando dico agli altri come mi chiamo, tutti rispondono “Eh?” e mi chiedono di ripetere. Eppure non è difficile da capire. Driss. Mi chiamo Driss e il mio nome mi piace.

Incipit originale in cui si parla del nostro nome

Far provare a scrivere qualche incipit originale a partire dal proprio nome.
Mostrare esempi pratici che i ragazzi possono imitare su
.nome che piace/non piace
.soprannome
.storpiature o aneddoti particolari
.nome: se si sa perché sia stato scelto
.nome: se si sa cosa significhi 
.nome nostro che "porta" orgogliosamente anche qualcun altro
.indifferenza, nome nostro considerato come qualsiasi altro nome
(proprio sul nome potranno essere svolte – prima di questa richiesta di stesura – attività di vario genere a partire da acrostici o attività riprese dal libro della Erickson Laboratorio dell'autobiografia)


Gli incipit prodotti verranno il più possibile condivisi, così che da far attivare subito nella classe un senso di comunità e compartecipazione reciproca, utile per impostare attività  cooperative future o di peer tutoring.


Vivo in questo paese da sempre, ma i miei genitori si sono trasferiti qui quindici anni fa dal Marocco.

Riferimento al luogo in cui si vive

Far passare alla precisazione del luogo in cui si vive: citare da quanto tempo vi si abita o qualsiai altra breve notizia che si ritiene utile far sapere, in proposito, nell'immediato.


Mia madre lavora al mattino in una fabbrica di tende, lei sa cucire bene. Mio papà fa lo schiavo da un giardiniere. Dice che lo pagano poco e che lavora troppo. In effetti torna a casa sempre tardi e la mattina si alza alle cinque.
Già quando mi alzo alle sette, a me sembra di morire. Di morire dal sonno, intendo. Figuriamoci se dovessi alzarmi alle cinque: un incubo. Povero papà.
La mattina in casa mia c’è sempre confusione. Mia sorella occupa il bagno troppo a  lungo, allora mio fratello, che è più grande, picchia sulla porta finché lei non apre. Le dice cose che non posso scrivere. E poi non le capirebbe nessuno perché parla in arabo. Io, invece, lo capisco.
Mia mamma in casa parla in arabo e quando siamo fuori, in italiano che capisce perfettamente, anche se, secondo me, lo parlo meglio io. Ho l’accento giusto. E poi leggo molto e leggere migliora il lessico. Mio padre invece non parla quasi mai e basta uno sguardo per farmi capire se sto facendo qualcosa di sbagliato. Mio fratello più piccolo fa ancora la prima elementare e per fortuna non ho altri fratelli

Riferimento alla famiglia
Presentare il mestiere dei genitori, aneddoti e precisazioni caratteriali, e di altri componenti familiari (se si vuole, includere anche gli animali).
Anche in questo caso si può far ricorso ad alcune attività propedeutiche alla stesura testuale contenute nel libro Laboratorio dell'autobiografia sopra menzionato.




Siamo in quattro, più i miei sei e il nostro appartamento è piccolo. Andrebbe bene per due. Mio padre dice che sarebbe perfetto per due adulti senza figli.
A me casa mia piace; è piccola, è vero, ma è luminosa e calda d’inverno, quando qui si gela. In Marocco, invece, fa abbastanza caldo anche d’inverno

Riferimento all'abitazione in cui si vive

Presentare in maniera generale la casa in cui si vive (o, in alternativa, una stanza o altro luogo dell'abitazione ritenuto preferito).
Ancora, se lo si ritiene opportuno, è possibile riferirsi ad attività sulla propria dimora presenti nel medesimo libro.



Ho undici anni, i capelli neri e una bicicletta di seconda mano, quella vecchia di mio fratello che a sua volta l’aveva presa usata da non so chi, su Internet. 
Mi piacerebbe avere una bicicletta nuova, bianca con le strisce nere o anche di un altro colore. Ma non si può, non girano tanti soldi in casa e bisogna accontentarsi. 

Accenno all’aspetto fisico e ad una particolarità (oggetto o passione)

Specificare che dovrà essere previsto solo un accenno all'aspetto fisico, così da evitare noiose connotazioni descrittive tutte molto simili ("ho i capelli lisci, lunghi, biondi, gli occhi verdi, altezza e corporatura nella norma…")
Fare poi un accenno ad un oggetto (o a una passione) da presentare subito come parte di se stessi e su cui poter tornare, se lo si vuole, anche in seguito



Mi piace giocare a calcio e leggere, vado sempre in biblioteca e prendo tutti i romanzi che mi ispirano. Scelgo in base alla copertina. 
Voglio diventare uno scrittore, un giorno. Io sono bravo, imparo in fretta e studio molto. Ce la posso fare e sul mio libro scriverò in alto, in grosso, il mio nome al posto di quello dell’autore. Scriverò gialli. Mi piacciono i misteri. Nel caso non dovessi riuscire ho un piano B. Farò il calciatore. No, non perché i calciatori guadagnano tanto, ma per il gusto che si prova a fare gol. Quando tiro e butto la palla in rete si innesca come un’esplosione nel petto, è una sensazione bellissima che ti fa sentire il re del mondo. I compagni di squadra ti abbracciano, il mister alza le braccia e urla gol! E io mi sento felice. Sì, se non diventerò scrittore, sarò un calciatore. Attaccante naturalmente.

Riferimento più completo ad una passione o ad un interesse

Parlare più compiutamente di passioni ed interessi personali: cosa si apprezza e quali sensazioni dà dedicarsi alla propria passione.



Ho un buon carattere. Non comprendo bene cosa significhi ma lo dicono sia mia madre che mia zia, quindi penso sia vero. Mi piace stare con i ragazzi della mia età, ma al momento non ho amici. Questo è il primo giorno di scuola delle medie e non mi sta piacendo un granché. Per ora nessuno mi ha ancora rivolto la parola. Speriamo migliori.

Riferimento al carattere

Esattamente come per l’aspetto fisico, ribadire che sarà bene evitare di scrivere solo un elenco di aggettivi riferiti a proprio carattere o attitudini individuali (sono simpatico, riservato, socievole, avaro), bensì far accennare ad aspetti del proprio carattere, da inserire, possibilmente, all'interno di episodi o aneddoti personali


Per concludere ho una bella parlantina, lo dice la mia maestra delle elementari, e in questa classe non conosco nessuno. Non è una bella sensazione.
Alle elementari avevo un amico, ma ha scelto di frequentare un’altra scuola e così sono rimasto da solo. “Ci vedremo lo stesso” mi aveva promesso. Non ci credo, non ci vedremo più.
Peccato. Era un buon amico.

Conclusione

Esattamente come è stato fatto notare per l'incipit, anche per la parte finale è bene far sperimentare (e poi condividere) qualche tipo di explicit originale. Per impedire che i ragazzi concludano con la consueta forma: "questo sono io", possiamo far osservare con attenzione la chiusa di Driss e provare a farla imitare: nella parte finale Driss si ricollega direttamente all’aspetto caratteriale di cui stava parlando (accennando ad un amico perduto). Ciò non toglie che si possano ricercare modalità di conclusione testuale personalizzate: l'importante è far passare il messaggio di essere meno banali possibile e che, a lettura di un esterno, il testo non possa apparire improvvisamente "troncato".



In questo percorso di sperimentazione scritta il cardine sarà quello di procedere in modo alla volta, step dopo step: facciamo provare a far scrivere i ragazzi accompagnandoli, così che si possano soffermare su ogni punto, provando a sperimentare e a far produrre degli step di testo, di cui verranno uniti i passaggi per creare un testo intero.
Ovviamente, noi insegnanti saremo sempre pronti a fornire loro consiglio e supporto personalizzato.
La fase successiva sarà quella di guidarli nel delicato lavoro di revisione (quante volte capita di sentirli dire che hanno finito e che non hanno nulla da riguardare?), ma alla revisione dovranno essere delicate altre lezioni e, naturalmente, altri post. Per ora fermiamoci qui.
Solo un’ultima riflessione che si ricollega a quanto detto all'inizio: la pandemia, anche a seguito di nuove modalità di discussione con i colleghi, mi ha indotto a riflettere su come ottimizzare i tempi della didattica (spesso sacrificata per motivazioni di tipo sanitario), su cosa concentrarmi per ottenere risultati veramente incisivi sui ragazzi che ho di fronte e su cosa poter, invece, tralasciare per dare spazio a ciò che è più efficace per l'apprendimento degli studenti e che richiede, in definitiva, la normativa delle Indicazioni Nazionali. Almeno un insegnamento positivo la pandemia ce lo dovrebbe aver insegnato: cercare di non sprecare il tempo e concentrare le energie su ciò che davvero serve per sviluppare la formazione continua. Dei ragazzi, ma anche la nostra.

venerdì 1 gennaio 2021

Leggere ad alta voce: Anselmo e Greta (parte 2)

 


In questa seconda parte del post riferito al libro Anselmo e Greta di Francesco Formaggi proseguirò la progettazione del percorso, cominciato nel post precedente, procedendo in classe con la lettura ad alta voce del testo e l'osservazione delle illustrazioni a corredo dei singoli capitoli, così da stimolare le inferenze tra parte testuale scritta e parte iconica.
Per visionare la prima parte del percorso, nel caso in cui la abbiate persa e ne siate interessati, date pure un'occhiata qua 

Leggeremo senza interruzione i capitoli due, tre e quattro, osservandone, al contempo, le illustrazioni e, come per la prima parte, procederemo con l'attenzione all'ascolto e l'allenamento alla comprensione testuale sollecitando stimoli attraverso la fornitura di vari input che qui cercherò di sintetizzare.

Capitolo 2: Il sabotaggio


Verranno proposte le seguenti sollecitazioni prima della lettura vera e propria:
- Soffermiamoci sul titolo: sai cosa significa il termine "sabotaggio"? 
Annotiamo la parola scrivendo la definizione che indica il dizionario digitale Treccani: "danneggiamento ad un edificio o a un'azienda compiuto per motivi economici o politici allo scopo di impedire o turbare lo svolgimento del lavoro".
In quale senso credi sia inteso in questa occasione? Di quale danneggiamento si parlerà nel capitolo? 
- Le illustrazioni mostrano una baracca. Cosa rappresenterà?
Nel secondo capitolo si parla delle strategie che cerca di farsi venire in mente Anselmo per evitare di essere abbandonato dal padre insieme alla sorella e la scelta cade, istintivamente, sulle ruote del furgone che potrebbero essere sgonfiare per evitare, l'indomani, il viaggio verso la città; lo stratagemma si rivela fallimentare perché l'uomo opta per uno spostamento in autobus, quindi Greta suggerisce di ricorrere ai tappi di bottiglia posseduti in gran quantità per le numerose bottiglie di birra che a casa vengono bevute proprio dal padre.
Ai ragazzi verrà chiesto di porre particolare attenzione ai seguenti elementi:
- dettagli che dimostrano la povertà del luogo in cui vivono (con osservazione delle illustrazioni per notare la corrispondenza tra testo e immagine); 
- particolari che rivelano il temperamento dei personaggi;
- termini utilizzati, scelta di metafore significative (in particolare quelle riferite al tema dell'abbandono);
- richiami simbolici che rimandano in maniera diretta alla fiaba di Hansel e Gretel.

Capitolo 3: Verso la città

Ancora sollecitazioni su ciò che potrebbe indicare il titolo e sulle illustrazioni presenti al suo interno.
Nel terzo capitolo il padre e i bambini percorrono un lungo tratto di strada per giungere alla fermata dell'autobus e durante il percorso vengono lasciati per terra i tappi di bottiglia con la speranza che possano servire per rintracciare la via del ritorno. Alla fermata i bambini fanno la conoscenza di una donna che si reca abitualmente al cimitero cittadino presso la tomba del figlio morto in giovanissima età


Ancora una volta ai ragazzi verrà chiesto di saper cogliere i dettagli dell'ambientazione e dei personaggi, sempre in un'ottica prospettica che contempli i rimandi iconografici.
Interessante sarà far notare la descrizione fisica e caratteriale della donna e verranno chieste anticipazioni o inferenze su quale potrebbe essere il suo vero carattere e il suo ruolo all'interno dell'intera storia.
La discussione potrà attivarsi a partire da alcuni tratti riguardanti il vissuto dei bambini, ovvero il fatto che non sappiano leggere e correttamente interpretare tutto ciò che vedono scritto intorno a loro e da alcune frasi in cui si ribadisce il pericolo che può provocare una siffatta condizione di indigenza, degrado e ignoranza.
In merito alle frasi su cui indirizzare qualche discussione, una potrebbe essere la seguente, riferita ai pensieri del padre che se ne sta, silenzioso, in disparte:
"pensieri come pietre dure e nere carbone che diventano parole cattive"

Capitolo 4: Briciole per il ritorno

Questo capitolo, a mio avviso, risulta particolarmente interessante per poter strutturare lezioni su cui lavorare con la classe in modo autonomo anche in momenti successivi. Si parla infatti del lungo viaggio in autobus e dell'arrivo a Big City, una città - come anticipa il nome - caotica e stupefacente, descritta facendo ricorso ad immagini e suggestioni sensoriali di impatto molto efficaci.
Può essere proposta come testo modello questa parte (e anche uno stralcio immediatamente successivo), così da far lavorare i ragazzi sulle descrizioni riferite ai cinque sensi, sul valore delle similitudini e sull'utilizzo di lessico e terminologia specifica adatta al contesto:

Non appena mise piede a terra si guardò intorno, ogni pensiero sparì dalla sua testa come una goccia d’acqua nel mare.

Era talmente enorme quello spazio, talmente alti erano i palazzi, talmente tanto rumore arrivava dalle strade, talmente forte il caldo, gli odori, la confusione, che per un attimo Anselmo ebbe l’impressione che tutto attorno ruotasse come se avesse messo la testa dentro una lavatrice.

Ecco i clacson e i fischi, le voci, i colori delle insegne pubblicitarie, l’altezza esorbitante dei grattacieli, la gente di corsa, la velocità, il frastuono dei clacson e delle voci, ecco le persone che si urtavano senza fermarsi, tutti sembravano andare in un posto preciso, come tirati da tante corde invisibili, tutti avevano vestiti diversi, scarpe colorate, occhiali dalle forme strane, pettinature assurde, espressioni, andature differenti. Alcuni ragazzi con grandi cappelli in testa e pantaloni larghi ballavano una strana danza al bordo del marciapiede roteando sulla schiena come gusci capovolti; una ragazza con i capelli verdi, un vestito di plastica che sembrava una tenda per la doccia e scarpe alte come trampoli camminava disinvolta portando un coniglio al guinzaglio; un vecchio uomo seduto a terra contro una saracinesca con addosso un lungo cappotto logoro e i piedi scalzi neri come carbone suonava una canzone triste con un’armonica a bocca e ogni tanto beveva da una bottiglia coperta con una busta di carta.

Era questa Big City? La metropoli che i genitori gli avevano sempre dipinto come il luogo più pericoloso al mondo? Quello che vedeva e odorava e sentiva, quell’enorme piazzale pieno di gente e di autobus che andavano e venivano e attorno al quale si stagliavano a perdita d’occhio tutti quegli enormi palazzi, era infinitamente più grande e confuso e fantastico e meraviglioso e sconcertante di quanto avesse immaginato. Prima di allora non aveva visto altro che la lunga, interminabile superstrada, la nube indistinta di smog che si intravedeva in lontananza, alla sua fine.

Ecco cosa c’era dentro quella nube, ecco dove portava quella lunghissima strada. Si accorse che era rimasto per lunghi secondi senza fiato quando sentì il bisogno di respirare: inspirò, espirò, il cuore gli batteva forte, l’aria che gli entrava nei polmoni era densa come fumo, quasi lo faceva tossire, e aveva il sapore dolciastro delle rape.

 

Similitudini

 

 

sensazioni visive

 

sensazioni uditive

 

sensazioni tattili

 

sensazioni olfattive

 

  descrizione delle persone

in strada (immagini visive)


sensazioni riferite al gusto


Potranno seguire lavori di produzione scritta di vario genere, a partire dal testo modello dato, su situazioni vissute dagli studenti o ambientazioni da loro frequentate o ben conosciute (forse ripeterò anche un esperimento, realizzato diversi anni fa, in cui la classe veniva accompagnata al mercato settimanale del paese con la consegna di osservarsi intorno e, una volta tornati in aula, rielaborare descrizioni sensoriali sulla base di ciò che era stato annotato nel corso dell'uscita... stavolta, normative anti-Covi permettendo).

Interessanti raffronti e significative inferenze potranno anche ricavarsi dal confronto tra la descrizione di Big City contenuta nel libro e la simbologia del bosco presente nella fiaba originaria.
Ma non solo. Se sarà possibile far visionare ai ragazzi qualche immagine dell'albo Cappuccetto Rosso una fiaba moderna, con illustrazioni di Roberto Innocenti, potranno essere stimolate delle riflessioni sulla simbologia del bosco come luogo di perdizione, confusione da paragonarsi alla metropoli con caratteristiche diverse, ma - per certi aspetti - estremamente simili.



Possono essere fatti confronti tra i diversi tipi di illustrazione, a rappresentanza del tema cittadino, realizzati da Innocenti sull'albo di Cappuccetto Rosso e da Neri sul libro di Anselmo e Greta, provando a fare delle ipotesi sui motivi che possono aver spinto gli illustratori a produrre proprio quel tipo di immagine


E, di nuovo, far realizzare momenti di scrittura individuale a partire dalle considerazioni discusse o facendo direttamente produrre elaborati in cui i ragazzi rappresentino, per scritto o in modalità iconografica, la loro idea di "caos" metropolitano.
O ancora, agganciare delle attività interdisciplinari su inquinamento cittadino e problematiche ambientali che ne derivano, con soluzioni e ipotesi ben riconducibili a percorsi di cittadinanza attiva.
Insomma, a mio avviso, il capitolo 4, oltre alle consuete modalità in cui vengono affrontati anche tutti gli altri capitoli del libro, si presta ad un utilizzo variegato per ottenere un interessante coinvolgimento attivo dei ragazzi stessi. Di solito attività di questo tipo, inserite all'interno di un percorso didattico ben progettato, non deludono mai le aspettative.

Capitolo 5: Alla ricerca di un riparo


Dal titolo già si preannuncia che i bambini saranno lasciati soli e che dovranno cercare un luogo in cui ripararsi: l'abbandono è infatti avvenuto all'interno di un parco, collocato in ambiente sporco e malfamato, raggiunto dopo un lungo viaggio in metropolitana; si tratta di un luogo molto diverso dal cuore di Big City, che aveva comunque dimostrato una sua vitalità ed una elettrizzante dinamicità, che porterà i due fratelli a finire all'interno di un tunnel, dove incontreranno alti coetanei che già vivono lì e dove subiranno anche un vero e proprio rapimento a seguito di irruzione nel posto di strane figure vestite di nero (richiamate a inizio capitolo successivo, intitolato - appunto - "La trappola").


In questa parte del libro sono interessantissimi i rimandi alla fiaba di Hansel e Gretel che si evincono dai particolari che osservano i fratelli nel corso del loro cammino all'interno del parco: alberi alti, uccellino in posa misteriosa, luci che ricordano un gelato alla panna (con riferimento alle metafore culinarie che rimandano  alla perfezione proprio alla simbologia della fiaba dei Grimm).
Potrebbero essere realizzate delle tabelle in cui possano essere messi a paragone tali dettagli ricavati sia sul testo del libro che su quello della fiaba originaria e avviare discussioni sulla corrispondenza tra ambientazione e particolari sia inseriti in contesto remoto che in quello moderno.

Ultimi capitoli: 
una visione di insieme per non "spoilerare" troppo

Il libro è composto da nove capitoli e gli ultimi quattro - quindi i capitoli 6, 7, 8 e 9 - permettono numerosi parallelismi tra fiaba tradizionale e riscrittura attualizzata.
Il cambio di scena a inizio del sesto capitolo, dopo il rapimento avvenuto nel tunnel, risulta decisamente netto, come precisa l'autore quando presenta il risveglio di Anselmo per anticipare il nuovo ambiente che farà da sfondo alla vicenda: "Quando si svegliò tutto era cambiato, come nei sogni, che in un momento sei in un posto e un attimo dopo ti ritrovi da un'altra parte"
I bambini sono finiti prigionieri di una certa Ursula, artefatta star del web, e come primo impatto ricorre la metafora del cibo dolce e succulento, offerto ai due fratelli, già ben collaudata nella storia originaria dei Grimm.
Anselmo si ritrova in una stanza separata da Greta, ma entrambi si risvegliano puliti e ben vestiti...


Oltre alle consuete inferenze e alle ipotesi formulate sulla base delle immagini e dei titoli, il confronto con la fiaba tradizionale è d'obbligo: ancora attenzione ai dettagli e alla caratterizzazione del personaggio di Ursula, che sarà interessante veder paragonata alla famigerata strega dei Grimm, sia per ciò che concerne l'aspetto fisico, che quello gestuale-comportamentale-caratteriale.


L'ambiente stesso, seppur moderno, rievoca l'atmosfera della casetta nel bosco su cui si erano precedentemente imbattuti Hansel e Gretel e, anche in questo caso, l'attenzione al dettaglio per poterne eseguire confronti sarà basilare.


Il parallelismo tra le due storie riguarderà, come è intuibile, anche la fuga e il ritorno a casa, con lieto fine per i due bambini che, grazie allo stratagemma iniziale e all'aiuto fornito dalla signora incontrata alla fermata dell'autobus, potranno fare rientro alla loro dimora, consapevoli, finalmente, di trovare di fronte a loro un futuro molto più roseo di quello precedente, sia per la possibilità concreta di poter migliorare la loro situazione economica grazie ad un furto effettuato nella villa di Ursula, sia perché il componente negativo della famiglia non potrà più arrecare a moglie e figli nessun genere di danneggiamento a causa di un avvenimento che lo ha direttamente coinvolto ed eliminato dai giochi.
Importante sarà far discutere la classe sul finale del libro, esattamente come all'inizio avevamo posto l'attenzione sulla parte dell'incipit: l'explicit, utile da analizzare esattamente come lo è l'incipit, potrà essere trascritto per osservarne stile, terminologia utilizzata e per valutare il tipo di conclusione che l'autore ha scelto di realizzare, con ipotesi e inferenze sulle motivazioni di tale scelta e sulla intera "circolarità" della narrazione.
Ai ragazzi potrà, di nuovo, essere proposta una tabella o un organizzatore grafico su cui annotare confronti tra versione originaria e attualizzazione della stessa, ma, giunti a fine lettura, potranno essere eseguite attività in grado di mettere in gioco competenze di tipo diverso, utili per la comprensione  testuale profonda, la capacità di effettuare inferenze e, non da ultimo, la sperimentazione della vena creativa.
Sarà dedicato del tempo anche ad interrogarsi sul messaggio che intende far passare l'autore ai suoi lettori e, visto che il momento della prigionia (ma anche quello della liberazione) fa riferimento al mondo del web e dei social network, con conseguenze dai risvolti sociali pericolosi, può essere avviato un dibattito sul mondo dei social media che i ragazzi conoscono bene e da cui sarà possibile progettare ulteriori approfondimenti in base al settore di maggior interesse evidenziato nel corso delle discussioni.

Esempi di attività da proporre a lettura ultimata del libro


A) Un'idea potrebbe essere quella di ripercorrere a ritroso la storia, con interessante feedback sulle ipotesi iniziali formulate prima di aver letto integralmente il libro, così che, a vicenda conclusa, tanti dettagli possano trovare la giusta chiave di interpretazione e ce se ne possa discutere su.
B) Sarà importante fare in modo che, a fine lettura, i ragazzi si soffermino a rivedere il ruolo dei vari personaggi, in special modo per riflettere sui cambiamenti che diversi di loro subiranno o sulle apparenze che, in alcuni casi, nasconderanno caratteristiche a prima vista tenute nascoste e che si evidenzieranno solo nel corso della storia (ad esempio l'apparente scortesia della signora dell'autobus che si cambierà in estrema sensibilità o l'apparente bellezza e gentilezza di Ursula che nasconde un atteggiamento egoistico e meschino presto rivelato in tutta la sua potenza). 
C) Sarà, altresì, stimolante proporre quali sono le impressioni sull'intera lettura e le connessioni che da tale lettura sorgono in modo spontaneo o attraverso discussioni strutturate in maniera guidata con sollecitazioni particolarmente facilitatrici (ad esempio, chiedendo in quali altri testi sia possibile riscontrare situazioni simili o se vi siano passi del libro sentiti particolarmente vicine al vissuto personale o a ciò che, genericamente, accade genericamente nella nostra società).
D) Può servire anche fare in modo che la classe ponga domande sul libro o come chiarimento su alcune scene risultate di incerta comprensione o come dubbio personale a proposito dell'esito di alcune sequenze della storia o domande, perché no, da porre direttamente all'autore (ma anche all'illustratore) da far, eventualmente, recapitare agli stessi via web o alle quali provare a dare risposta discutendone in modalità collettiva.
E) Fondamentale sarà aiutare i ragazzi a ripercorrere il plot dell'intera storia, così che siano in grado di eseguire una sintesi del libro, competenza per nulla semplice da ottenere che, talora, noi insegnanti richiediamo di esercitare sottovalutandone un po' troppo la complessità. Lavorare su tale competenza sarà più facile in un libro come questo, in cui il contenuto stesso sia reso più semplice dal fatto che si rifaccia ad una vicenda comunque già conosciuta. Il testo, inoltre, proprio per la sua brevità, permetterà di focalizzare meglio gli avvenimenti essenziali, facendo in modo che i ragazzi si abituino a non perdersi troppo alla ricerca di disgressioni e dettagli inutili (quelli che, spesso, rendono anche i loro riassunti di brani più ridotti troppo intrisi di dettagli inutili).
F) Come attività conclusiva potrà essere proposta quella di produrre una recensione creativa del libro: non solo sintesi scritta del contenuto, ma rappresentazione di scene che hanno maggiormente colpito o di personaggi che sono risultati graditi in formato testuale o digitale oppure plot della storia da realizzare tramite immagini in sequenza (storyboard anche disegnato a mano), tramite strumenti più o meno classici di presentazione o tramite realizzazione di video in modalità book trailer. L'importante è che ogni studente scelga la modalità a lui più congeniale e che, in autonomia, sia in grado di poter gestire, quindi sarà lui stesso a deciderne il grado di complessità. Per provare ad agire direttamente sulla creatività, potranno essere proposte anche attività di cartellonistica varia o lapbook o ricorso a varie tipologie di formato su cui poter inserire testo, disegni o appunti. Che dire, ad esempio, di una sintesi del libro da riprodurre direttamente in una scatola che rievoca una casetta da fiaba come questa, sulla quale poter inserire raffronti tra Anselmo e Greta e Hansel e Gretel ?




Tirando le fila dell'intero percorso, insomma, possiamo constatare che leggere un libro ad alta voce in classe non è affatto da considerarsi una perdita di tempo. Le abilità messe in campo sono molteplici, le attività da svolgere numerose e le implicazioni che ne derivano stimolanti e spesso sorprendenti.
E di essere stimolati e sorpresi i nostri ragazzi ne hanno sempre tanto bisogno per sentirsi coinvolti in prima persona e lavorare in maniera davvero proficua ed attiva.
La lettura ad alta voce questo stimolo e questo effetto sorpresa riescono a produrlo sempre, quindi noi insegnanti non dobbiamo perdere questa preziosa occasione: ne risulteremo stimolati e sorpresi noi per primi. Sicuramente.