venerdì 17 dicembre 2021

Alla scoperta del mondo (e di se stessi) con gli albi illustrati

 


In questi primi mesi di scuola abbiamo conosciuto personaggi di favole e fiabe dalle caratteristiche più diverse e li abbiamo analizzati ben bene nei loro difetti e punti di forza.
Leggendo e osservando l'albo illustrato I cinque malfatti, scritto e illustrato da Beatrice Alemagna, abbiamo avuto modo di conoscere altri personaggi bizzarri su cui poter negoziare significati, parlare e scrivere, ma prima di apprestarci alla lettura, come sempre, è importante far effettuare delle anticipazioni sulla trama a partire da titolo e immagini di copertina.
Domande stimolo possono essere:
- Cosa vedi in copertina? A cosa ti fanno pensare queste immagini?
- Chi potrebbero essere i cinque malfatti? Cosa potrebbe significare la parola "malfatto" e cosa potrebbe caratterizzare questi personaggi?
Segue lettura delle parole dell'albo e osservazione delle immagini, così da negoziare i significati e cercare corrispondenza tra testo e rappresentazione iconografica.



Protagonisti dell'albo sono cinque personaggi che possiedono caratteristiche fisiche molto strane: uno ha i buchi nella pancia, un altro è pieno di pieghe, un altro ancora è molle e sempre stanco, uno è capovolto e l’ultimo è strano dappertutto.
Abitano insieme in una casa sbilenca e non fanno niente tutto il giorno.
Per ogni personaggio viene attentamente analizzata la rappresentazione grafica: colori, espressione del volto, gestualità e posizioni... Analisi attenta anche delle immagini riferite all'abitazione

Un giorno, proveniente da un luogo lontano, giunge alla casa dei cinque malfatti un personaggio completamente diverso da loro, un vero e proprio perfetto che aveva tutte le cose al posto giusto. 

Viene eseguita accurata e particolareggiata analisi anche del nuovo personaggio, messa a confronto con i dettagli dei malfatti nuovamente osservati.

Il perfetto vuole cambiarli, incitarli verso la realizzazione di nuovi progetti e trovar loro nuove cose da fare, incitarli ad avere nuove idee, altrimenti - parole sue - personaggi come loro nella vita non servono proprio a nulla! Ma il malfatto bucato dice che le idee gli escono dai buchi, quello piegato che le perde nelle pieghe, quello molle che le sue sono deboli e flosce come lui, quello capovolto che le sue sono alla rovescia e quello tutto strano  tutte sbagliate. Quello bucato, nel contempo, dice però che dai buchi esce anche la rabbia, quello piegato che nelle pieghe conserva tutti i ricordi, quello molle riesce a dormire facilmente, quello capovolto vede cose diverse da come le vedono gli altri e quello tutto strano dice che, siccome sbaglia sempre tutto, quando gli riesce qualcosa festeggia alla grande!

Il perfetto rimane da solo e tutti se ne vanno felici e contenti.


Letta e osservata la storia, possiamo negoziare e discutere su un sacco di spunti ricevuti, parlandone e annotando riflessioni scritte. Qui qualche esempio.

Cosa ho capito dopo la lettura dell'albo?

- dobbiamo fregarcene del giudizio degli altri, non pensare alle cose negative che abbiamo, ma alle cose belle (G., M.)

- nessuno deve pensare di essere inutile e bisogna essere felici di quello che si è (E.)

- ogni persona è se stessa e non si deve vergognare (S.)

- Nessuno è perfetto (E.) e sono tutti felici meno che il perfetto (E.)

- Non conta l’aspetto esteriore, ma quello che c’è dentro (T.)

- per essere felici non serve essere perfetto (G.)

- tutti sono perfetti per ciò che sono (A.)

- non giudicare le persone dalle apparenze; bisogna accettarsi per quello che siamo perché chiunque ha dei talenti (S.)

- tutti vanno bene come sono e non bisogna giudicare gli altri (N.)

- anche se si è strani si può uscirne felici da tutto (T.)


Quale personaggio mi ha colpito di più? Ce n'è stato qualcuno con cui mi sono identificato?

- il migliore è quello con i buchi, così riesce a far uscire da dentro di sé la rabbia (L., E., S., T.), la tristezza (E.) e tutte le emozioni che vuole (M., N.)

- mi piace quello tutto sbagliato, è carino e secondo me ha un bel carattere (A.)

- il perfetto è troppo vanitoso (G., T., M., T.), egoista (E.), viziato e arrogante (G.), anche lui ha difetti perché non esiste chi è senza difetti (S.); il perfetto se la tira come se fosse perfetto davvero, invece è un egoista maleducato e con poco cuore (S.), il perfetto non è perfetto perché la perfezione, se esiste, è una caratteristica soggettiva (A.), ha un naso triangolare nero più grosso di me (G.), il libro dice che è bello, ma è brutto e è brutto anche di carattere, è il più imperfetto di tutti (N.)

- il molle mi rappresenta perché anch’io sono molto pigro/a (T., E.), non immaginavo che esistesse un personaggio pigro quanto me (S.)

- il molle è il più felice perché dorme sempre (G.)

- io mi sento come quello tutto sbagliato che se fa qualcosa di giusto è contento (E., E.)

- mi somiglia quello capovolto perché anch’io quando ballo sembro come lui (A.)

- mi piace quello tutto fatto male perché quando fa qualcosa bene se la gode (S.), festeggia con poco (G.), perché non gli riesce niente e se qualcosa gli torna fa festa (E.); il disegno non mi riesce e quando qualcosa mi viene bene faccio festa anch’io come quello tutto strano (M.)

- potrebbe rappresentarmi quello capovolto, visto che sono una persona pazza ed estroversa, oppure quello piegato perché mi ricordo un sacco di cose, sia quelle inutili che quelle divertenti (T.)

- a me succede molto spesso come il quinto malfatto che pensa di aver fatto tutto sbagliato, ad esempio quando la nostra prof di matematica ci dà delle espressioni molto lunghe con dei risultati che non mi tornano, io penso di sbagliare. Per fortuna non mi succede più, ma un tempo mi accadeva spesso, perché ero frettoloso di finire quelle disastrose espressioni, così sbagliavo di più (S.)

 


- io i miei ricordi non li ritrovo nelle mie pieghe come succede al secondo malfatto, ma nella mia memoria e adoro conservarli perché sono come una piccola parte di me (G.)


- io mi giudico come il terzo malfatto, perché sono molto pigro, non sono uno sempre stanco, però ogni tanto la pigrizia prende il sopravvento e quindi dopo un po' inizio a stancarmi (T.)


Quello della memoria è un dono e una maledizione. Riferendomi alla storia dei cinque malfatti, so che ognuno di noi vorrebbe lasciarsi andare alla rabbia, alla pigrizia e vedere le cose solo dal proprio punto di vista, ma migliorando le nostre qualità possiamo accettare i nostri difetti (D.)


- io sono come il primo malfatto del libro "I cinque malfatti" ma senza buchi; io la rabbia la faccio entrare ma difficilmente la butto fuori (G.)


- per me è come se tutti fossero perfetti e io fossi sbagliato (E.)


A me piace conservare i ricordi, e quando ci ripenso rido tanto perché spesso si riferiscono a episodi divertenti. Per questo mi rispecchio nel malfatto piegato (N.)


 Potendo aggiungere un sesto malfatto, quali caratteristiche avrebbe?

- uno con la testa tra le nuvole che fa le cose senza pensarci (G.)


- uno con due teste che non vanno mai d’accordo e che hanno sempre idee contrarie l’una dall’altra (D.)

- uno con le zampe di ragno, esperto cuoco e disegnatore, con superpoteri, saper volare a grande velocità (T.)


- un personaggio piccolissimo che non ha voglia di fare niente, ma tanta voglia di sapere cose nuove (M.)

- un personaggio che mangia tanto e non ingrassa (E.)

- uno senza mani che non riesce a prendere gli oggetti (G.)

- il mio malfatto è un personaggio così rotondo che per camminare rotola e ha i capelli tutti crespi; è alto un metro e un tappo, ha le gambe corte, è fatto di vetro e contiene dentro il suo corpo un acquario (S.)

- il mio malfatto ha un occhio solo e il colore della sua pelle e dei suoi capelli è strano (N.)


- il mio cammina storto perché con le sue forme geometriche triangolari non riesce a stare dritto, quindi cammina strisciando (T.)

Insomma, tutti noi ci sentiamo un po' malfatti.

Meglio malfatti che troppo perfetti!

mercoledì 8 dicembre 2021

Manga, fumetti e albi: questione di punti di vista

 

Vi sarà capitato di ascoltare il racconto di un medesimo fatto esposto da persone diverse. 
Avete notato che le versioni spesso non coincidono? Oppure che, parlandone con più persone, la medesima storia assume sfumature differenti e differenti significati?
Ecco, questo succede a causa del diverso PUNTO di VISTA: ciascuno parla fornendo il suo.
Riconoscere il punto di vista di chi si esprime è molto importante per comprendere bene i fatti e per immedesimarsi in ciò che provano gli altri, quindi occorre sempre porvi particolare attenzione, non solo quando ascoltiamo la versione dei fatti di qualcuno, ma anche quando osserviamo delle immagini o quando leggiamo dei testi scritti.
Facciamo una prova con dei libretti molto amati all'interno della nostra biblioteca di classe: i celebri fumetti giapponesi manga. 
Osserviamo, in particolare, alcune pagine del primo volume di Komi can't communicate


Komi, la protagonista di questo manga, è una ragazza considerata inarrivabile dai compagni di scuola sia per la sua incredibile bellezza che per il suo atteggiamento sfuggente e apparentemente altezzoso. Il suo compagno di banco Todano riesce ad interagire con lei e scopre una verità che va ben oltre le apparenze: Komi non parla con nessuno perché affetta da un vero e proprio disturbo della comunicazione che non le permette di parlare con le persone come in realtà lei vorrebbe. Todano si assume allora il compito di farle ottenere nuove amicizie, magari cominciando da semplici scambi di messaggi via cellulare, così da farle bypassare l'interazione viso a viso.
Se osserviamo queste pagine, notiamo nella pagina sinistra il punto di vista preoccupato di Tadano, che osserva Komi imbarazzata che non riesce a spiccicare parola con Najmi, la ragazza che tenta di fare amicizia con lei, e nella pagina di destra il punto di vista di Najmi che, ignara dei problemi di Komi, continua ad chiederle quale sia il suo segreto per risultare così popolare all'interno della scuola.


Beh, in realtà saremmo dovuti partire prima dal punto di vista di Najmi e poi da quello di Tadano, visto che le pagine dei fumetti provenienti dall'Estremo Oriente si leggono da destra verso sinistra, ossia al contrario rispetto a quanto facciamo noi in Occidente, ma poco cambia per il nostro ragionamento sulle diverse prospettive, no?
E, comunque, per chi fosse interessato alle strategie di lettura dei fumetti giapponesi e al mondo dei manga in generale, rimando alla consultazione di questo post scritto per il blog di istituto da un mio alunno che, sull'argomento, ne sa molto ma molto più della sottoscritta

Un'altra osservazione può esser eseguita su questa pagina in cui Komi mostra al lettore il punto di vista di una persona qualsiasi che vede la scena in cui lei cammina di fronte ai compagni di scuola, ricevendo una pioggia di apprezzamenti che apparentemente susciterebbero l'invidia di chiunque, e il punto di vista suo che, invece, immagina tutte le persone che la guardano perplesse e pronte a sparlare di chissà quale maldicenza alle sue spalle.


A questo punto, via libera alle annotazioni su quanto osservato e sulle riflessioni che ne possono scaturire.
Le annotazioni possono essere libere o, se si preferisce, possono seguire determinate sollecitazioni, ad esempio:
- cosa hai compreso dall'osservazione di queste pagine? Ti hanno aiutato a comprendere l'importanza dei punti di vista?
- cosa credi che provi Komi? Cosa coloro che cercano di fare amicizia con lei o che la guardano da lontano?
- Ti sei mai trovato/a in una situazione simile?
- Quali connessioni o domande ti suscitano queste pagine?
Come sempre, il momento migliore delle nostre sperimentazioni viene riservato alla riflessione condivisa.

Rimanendo nell'ambito dei libri di sicuro impatto presenti nella nostra biblioteca di classe, proviamo a fare qualche considerazione su un altro testo che, proprio come i manga, sta andando a ruba in questi giorni durante i momenti di lettura individuale: Ridi che è meglio di Pera Toons (ricordate la fila di gente ad Arezzo, giusto qualche mese fa, per accaparrarsi in libreria l'autografo dell'autore nella copia del proprio libro, vero?)


Anche Pera Toons per creare le sue battute gioca con il lessico e con i vari punti di vista di persone, animali o cose, non trovate?
Osserviamo, in particolare, questa vignetta: 


Il silenzio del gambero alla battuta del pesce che gli dice di andare avanti nonostante la sua depressione è comico perché, se ci caliamo nel punto di vista del gambero, la battuta risulta paradossale: i gamberi non possono certo camminare in avanti!
A meno che non siamo caparbi come quello protagonista della favola Il giovane gambero di Gianni Rodari! - ha osservato uno di voi con un'ottima connessione.
E anche in quella favola lì, quanti punti di vista! I genitori che non vogliono che cammini in avanti, i fratelli che sghignazzano perché sanno le brontolate che si prenderà, le rane che lo guardano male, il vecchio gambero che da giovane aveva fatto come lui e che si ritrova solo - e il gioco delle connessioni, delle immedesimazione nei vari punti di vista e nelle diverse prospettive continua...

Come ulteriore sperimentazione dei vari punti di vista a partire da libri che, come i fumetti, coniugano sapientemente testo e immagine, non può certo mancare quella con gli albi illustrati.
Noi ci concentriamo su tre che hanno come nuclei fondanti proprio la focalizzazione, le diverse prospettive e i differenti punti di vista dei personaggi: Gisella pipistrella, Voci nel parco e Zoom.




Avendo a disposizione sia la copia cartacea che il pdf da visionare alla lim o nei pc messi a disposizione dalla scuola, così da mantenere - causa normativa sul distanziamento - la propria postazione o, al massimo, la condivisione assieme al compagno di banco più vicino, è possibile eseguire un lavoro a coppie o a piccolo gruppo, suddividendosi gli albi sopra menzionati, da svolgersi sulla base dei seguenti input su cui impostare appunti e annotazioni da condividere:
- chi sono i protagonisti?
- di cosa parla brevemente la storia?
- come gli autori-illustratori mostrano i diversi punti di vista? Quali strategie utilizzano? Ti sembrano efficaci? Quali, in particolare?

Qui alcune pagine tratte dai tre libri su cui dovranno lavorare i ragazzi:

Zoom

Voci nel parco

Gisella pipistrella

Ancora una volta viene ribadita l'importanza della condivisione: riflessioni e immagini lette e osservate in modalità collettiva permetteranno, infatti, di focalizzare l'attenzione su strategie e dettagli che, da lettura individuale, risulterebbero di sicuro meno accurate ed incisive.

Infine, perché non mettersi in gioco per provare a sperimentare in modalità ludiforme nuove prospettive e punti di vista insoliti? Armiamoci di videocamera e scattiamo qualche foto immortalando soggetti da prospettive inconsuete. I risultati saranno sorprendenti! 

Questa, ad esempio, è una foto che ho scattato al buio dal tavolo della mia cucina. 
Forte la lampada ripresa da questa prospettiva, no? 
Sarà divertente vedere proiettate alla lim tutte le nostre "strane" foto!






A fine attività, immancabile il momento della METACOGNIZIONE, che conosciamo bene e che è ormai diventata una nostra vera e propria routine. 
Gli input sono sempre quelli indicati nel nostro cartellone di classe, che riempiamo di post-it attraverso i quali possiamo comprendere i nostri processi di pensiero, possiamo lavorare sul nostro spirito critico e possiamo riflettere su domande e connessioni, su cosa sapevamo prima e su cosa abbiamo imparato dopo.


Ultimissima attività: e se applicassimo ciò che abbiamo imparato alla prossima verifica di storia?
Affare fatto!
Qui la consegna, a mo' di organizzatore grafico autoprodotto, dei personaggi che stiamo studiando in questi giorni: Enrico VIII Tudor, le mogli, le figlie Maria la Sanguinaria ed Elisabetta I, la cugina Maria Stuarda, Filippo II di Spagna e il corsaro Francis Drake che dovranno raccontare la storia secondo i rispettivi punti di vista.
Forte, vero?
Ne usciranno narrazioni così avvincenti che potremmo costruirci sopra una sceneggiatura degna di una soap opera!


Come sempre, sarà divertente condividere i lavori prodotti.
Se volete divertirvi anche voi che seguite il blog, non vi resta che continuare a leggerci e, se vi va, inviare anche i vostri feedback.
A presto!

lunedì 1 novembre 2021

Favole = base (di partenza) x altezza (di competenza e fantasia)


In una classe prima della secondaria di primo grado cominciare con le FAVOLE vuol dire cominciare con il piede giusto. I motivi sono molteplici, questi i più rilevanti: 
- sono testi ottimi per le prime settimane di ingresso, perché le loro narrazioni semplici e d'effetto permettono di far percepire ai ragazzi un senso di continuità con la scuola primaria;
- raccontano storie brevi, capaci di far mantenere alta l'attenzione dall'inizio alla fine;
- la loro brevità permette, altresì, di lavorare in modo efficace su plot, conflitti e personaggi;
- il linguaggio semplice risulta essere alla portata di tutti;
- il mondo animale, anche se antropomorfizzato, è sentito come vicino ai contesti esperienziali dei ragazzi;
- la sperimentazione su testi di base possono considerarsi propedeutiche alle tecniche e alle strategie di comprensione e scrittura che verranno gradualmente applicate a testi sempre più complessi ed articolati;
- su tali testi riflessioni linguistiche e lessicali risultano più centrate;
- su tali testi risulterà altresì più semplice far avviare pratiche metacognitive
- la presenza della morale permette di sviluppare in classe dibattiti e discussioni su questioni che si ritiene interessante affrontare in modalità collettiva;
- gli spunti offerti dalle azioni e dagli insegnamenti si prestano ad esercizi di scrittura veloce su cui impostare routine essenziali quali pratica quotidiana della scrittura e condivisione tra pari;
- a partire da testi semplici e all'apparenza unidirezionali risulta è ancor più interessante far notare come nei fatti si possano riconoscere situazioni di complessità e, con adeguate connessioni, iniziare a far notare interpretazioni multiprospettiche e rovesciamenti dei punti di vista.

Vista la sconfinata produzione letteraria in materia, sarà agevole scegliere le favole su cui lavorare per mettere a punto gli obiettivi che si intende focalizzare. 
Su qualsiasi antologia è presente un buon numero di favole più o meno note, e tali testi, semplici e concisi, risulteranno perfetti per far sperimentare alcune strategie metodologiche da affinare progressivamente su testi sempre più articolati e complessi. Si può cominciare dal plot o "curva" della storia (propedeutica alle successive attività di sintesi) e da varie modalità di comprensione testuale profonda, come individuare la corrispondenza tra le caratteristiche dei personaggi e i riferimenti precisi sul testo da cui esse emergono.

Schema generale sulla struttura del plot

plot applicato alle favole Il leone e il lupo riconoscente e Il corvo e la volpe

tabella con caratteristiche dei personaggi e riferimenti testuali 

Dopo averne lette e analizzate attentamente alcune, l'attenzione si può incentrare su qualche favola che ben si presta a discussioni, produzioni testuali e riflessioni ad ampio spettro.
Quest'anno ho scelto di soffermarmi su una delle favole più famose di tutti i tempi: La volpe e l'uva. Qui un esempio di percorso, liberamente adattabile e riproponibile sulla base di alcune sollecitazioni proposte.


Anche se la favola è arcinota e la probabilità che qualche alunno già ne conosca la storia sia piuttosto alta, prima di approcciarsi alla lettura è importante richiedere anticipazioni ai ragazzi su cosa sanno della vicenda che ci stiamo apprestando a leggere o, nel caso non la conoscano, cosa suggerisce loro la lettura del titolo. Le annotazioni verranno eseguite in modalità individuale su post-it che poi verranno raccolti, condivisi e resi visibili su parete o cartellone, così da dare avvio ad una routine del metodo MLTV (Making Learning and Thinking Visible) utile ad impostare una attività metacognitiva da completare a lettura e analisi della favola ultimate.


I ragazzi appuntano sul quaderno le annotazioni utili a lavorare sul testo dividendo la pagina in tre colonne: in quella centrale viene scritta la versione originale di Esopo, nella colonna di sinistra vengono inserite brevi notizie sull'autore e annotazioni personali riferite a possibili connessioni o domande, mentre in quella di destra gli appunti riguardano la riflessione su lessico, tempi verbali, sequenze, narratore e punto di vista. 
Un simile modo di procedere risulterà utile, non solo nell'immediato per rendere visibili connessioni, annotazioni e riflessioni, ma anche per far introiettare l'abitudine di prendere appunti suddividendo le pagine del quaderno in spazi differenti finalizzati ad annotare in autonomia domande, connessioni/collegamenti e parole chiave (ma la questione di "come prendere appunti" verrà meglio chiarita in un altro post appositamente dedicato).
Queste, punto per punto, le singole fasi di lavoro:


Primo step - riflessione sulla lingua.
I ragazzi fanno "grammatica sul testo" e le favole, ribadisco, ben si prestano a tale finalità visto il loro linguaggio semplice e la loro alta comprensibilità. Facciamo un esempio soffermandoci sulle forme verbali: più che una memorizzazione dei modi e dei tempi contenuti nelle tabelle del manuale di grammatica, è fondamentale comprendere perché, come e quando sia necessario usare determinati modi e tempi, così da comprenderne l'uso corretto ed essere progressivamente in grado di applicarlo nelle produzioni testuali autonome. Nel caso della favola La volpe e l'uva è importante far notare, ad esempio, la diversità di effetto e di applicazione tra indicativo imperfetto e passato remoto: per dirla con le parole di Antonio Ferrara, contenute nella piccola guida Leggero leggerò, "l'imperfetto allontana la narrazione in un tempo continuato, lento, cristallizzato. Quasi fosse un fondale teatrale", mentre "il passato remoto mette in scena l'azione, il fulmine a ciel sereno, l'agito improvviso. Con il passato remoto il personaggio agisce su uno sfondo immobile".

Secondo step - narratore e focalizzazione.
Per approfondire, si può consultare una precedente post a questo link narratore, focalizzazione e punti di vista oppure si possono utilizzare queste ottime slide create dalla Prof.ssa Annalisa Totaro.



Terzo step - plot o curva della storia.
Con un testo così breve, far comprendere come si struttura nei suoi tratti essenziali una storia è decisamente più semplice, quindi riflettere su situazione iniziale, problema/conflitto dei personaggi, climax, risoluzione problema/conflitto e conclusione, in una parola sull'andamento del plot, risulterà molto più agevole (come già sperimentato nelle letture iniziali ricavate dall'antologia). Come ben sappiamo, lavorare sul plot permette di far individuare le scene fondamentali di una storia e ciò risulterà tanto più utile quando i brani diventeranno più complessi, con conseguenti richieste di comprensione e  sintesi.


Il lavoro sul testo prosegue con l'analisi del personaggio della volpe: la sua caratterizzazione, il conflitto che deve superare e la sua evoluzione.
Un organizzatore grafico può essere di supporto, ma non indispensabile. L'importante è far corrispondere le caratteristiche individuate a quanto ricavato dal testo e approfittarne per introdurre la differenza tra informazioni esplicite implicite, chiedendone l'individuazione e la deduzione, così da favorire la negoziazione dei significati e la condivisione di interpretazioni.


Per rendere, altresì, la vicenda della favola più coinvolgente, viva, attualizzata e vicina al vissuto degli studenti, possono essere previsti esercizi di quick write in cui i ragazzi provano a ritrovare gli insegnamenti di Esopo nel loro vissuto quotidiano.
Esempio di traccia stimolo su cui far scrivere per 15 minuti in modo continuativo e a cui far seguire un congruo tempo di condivisione: 
Ti è mai capitato di dover rinunciare a qualcosa a cui tenevi tanto? Hai finto anche tu di non esserne più interessato o hai dimostrato tutta la tua delusione?
Oppure far riflettere sull'uso del proverbio "Quando la volpe non arriva all'uva dice che è acerba" e sul fatto che si possano riconoscere situazioni vissute in prima persona o da altre in cui tale proverbio potrebbe essere applicabile.
Questo tipo di esercitazione serve per rendere progressivamente fluente la scrittura individuale e per impostare una routine di scrittura che preveda l'abitudine ad una pratica attiva quotidiana.
Così come routine dovrà diventare la pratica costante di condivisione e discussione collettiva. Leggere e condividere i quick write permette di lavorare sull'ascolto, sull'accoglienza dei diversi punti di vista e sul senso di appartenenza alla comunità.
A conclusione dell'intera attività sulla favola, tutti i quick write effettuati possono servire come "semi di scrittura" per far elaborare ai ragazzi un testo più strutturato dove poter cominciare a lavorare su bozza di prima stesura e fasi di revisione, procedure che richiedono una attenta e precisa progettazione, quindi non trattabili all'interno di questo post per motivi di spazio.


A fine analisi de La volpe e l'uva, andrà di nuovo fatto annotare su post-it ciò che si è imparato di nuovo dalla lettura della favola rispetto a quanto si credeva di sapere o intuire in fase iniziale. Le annotazioni andranno condivise e rese visibili su cartellonistica così da farne visualizzare il processo di pensiero, utile in fase di metacognizione finale e di presa di coscienza del proprio modo di ragionare, capisaldi della metodologia MLTV sopra richiamata. Una simile procedura, fatta sperimentare a inizio anno, può aiutare i ragazzi a prendere confidenza con i meccanismi non sempre semplici della metacognizione e può far visualizzare il loro modo di pensare, così da renderli più consapevoli dei loro ragionamenti e dei loro processi di pensiero, oltre che dell'importanza delle nuove informazioni acquisite.



A mio avviso, le favole sono anche un'ottima base di partenza per abituare i ragazzi a riflettere sulla complessità dei fatti, seppur essi a prima vista appaiano semplici e unidirezionali, e se si fanno rilevare le giuste connessioni con testi di alta qualità che giocano in maniera magistrale sul cambio di prospettiva, ecco che l'abitudine a considerare i punti di vista più multiformi e sfaccettati sarà immediatamente impostata e, di conseguenza, sarà più semplice farla proseguire in modo del tutto naturale. 
Ovviamente il riferimento immancabile a questo genere di approccio non può che partire dal grande Gianni Rodari, che i ragazzi hanno sicuramente già conosciuto alla scuola primaria e che continueranno a conoscere anche nella nuova realtà scolastica. Nella fattispecie, può essere letta e fatta trascrivere questa sua favola che, come in altre celebri occasioni, si diverte a rovesciare la morale e, in maniera delicata e naturale, induce i lettori a osservare i fatti da nuovi punti di vista e li abitua a capovolgere le situazioni e a fornire le interpretazioni più variegate e inconsuete.

Alla volpe (di Gianni Rodari)
Questo è quel pergolato
e questa è quell'uva
che la volpe della favola
giudicò poco matura
perché stava troppo in alto.
Fate un salto,
fatene un altro.
Se non ci arrivate
riprovate domattina.
Vedrete che ogni giorno
un poco si avvicina
il dolce frutto:
l'allenamento è tutto

Le discussioni o i quick write su cui far lavorare i ragazzi possono essere molteplici: riflettere sulla nuova morale, su cosa significhi perseverare per un raggiungere una meta, sul valore da attribuire alla tenacia e all'allenamento. Ma anche mettere a raffronto le storie di Esopo e Rodari, negoziare interpretazioni e nuovi significati, motivare perché si preferisce una morale rispetto ad un'altra. Il tutto, accogliendo ogni intervento e facilitando sia la discussione che la condivisione.
Allo stesso modo, sarà interessante continuare il lavoro su insegnamenti rovesciati e visioni multiprospettiche presenti in alcune favole di questo delizioso libretto, intitolato - appunto - Favole a cui non badare troppo, in cui taluni personaggi sembra che contravvengano a comportamenti ritenuti moralmente giusti, ma la loro condotta li porta, alla fine, a risultare i veri vincitori delle circostanze, come la mucca Muriel che verrà ripagata perché ha lasciato la comfort zone della sua fattoria in favore dell'erba più verde della ricca fattoria del vicinato o come il tacchino Chester che, beffeggiato per la sua pigrizia, riesce a salvarsi la vita alla vigilia del giorno del Ringraziamento proprio perché rimasto oziosamente a poltrire.


Ma le riflessioni da fare con i ragazzi possono continuare ancora e molto interessante sarà anche soffermarsi sul lessico e sul significato connotativo e denotativo di espressioni o parole chiave.
In questo caso ho ritenuto fondamentale guidare i ragazzi verso un approfondimento semantico della parola ACERBO, pronunciata dalla volpe in modo sprezzante per giustificare la sua rinuncia ad accaparrarsi i grappoli d'uva.
ACERBO, come si evince dalla consultazione del dizionario digitale, significa non maturo, ma anche acre e pungente o inesperto e infantile.
E, anche in questo caso, le connessioni con testi di qualità possono essere di grande aiuto.
A partire dalla gradevolissima lettura e osservazione delle pagine dell'albo illustrato a contenuto poetico di Silvia Vecchini Acerbo sarai tu, possiamo leggere insieme la prima poesia del libro e procedere ad un'altra pratica nei confronti della quale i ragazzi dimostreranno graduale dimestichezza, ossia la negoziazione dei significati. Anche stavolta verranno proposti quick write inerenti connessioni col proprio vissuto per provare a incidere su coinvolgimento emotivo e sfera motivazionale, con conseguente ricaduta negli apprendimenti. Come sempre le annotazioni verranno condivise e contribuiranno a consolidare la compattezza del gruppo e il senso di comunità.


Un'etichetta
una parola un verbo
ma per cortesia
non acerbo
acerbo sarai tu
talmente aspro 
immangiabile da non volerne più
e poi chi ha detto che devo
piacere a te?
Io di certo no
a me va bene
il sapore che ho

Sollecitazioni da cui partire per attività di quick write o negoziazioni in forma verbale potranno essere le seguenti:
- chi sta parlando, secondo te? 
- a chi si sta rivolgendo?
- che significato assume qui la parola "acerbo"?
- che reazione mostrano i versi finali?
-  a te capita mai di sentirti "acerbo" in alcune occasioni? 

*Il percorso progettato sull'albo illustrato Acerbo sarai tu - molto utile per lavorare su orientamento e conoscenza di sé - sarà, comunque, oggetto di un altro post



Giunti a fine percorso, come non prevedere una produzione scritta e creativa sul magico mondo della favole?
Oltre al consueto lavoro di metacognizione e condivisione dei processi di pensiero, i ragazzi hanno scritto in maniera autonoma delle favole in cui taluni animali tipici si sono incrociati e ritrovati tutti insieme in uno strano mix riecheggiante nientedimeno che l'idea geniale rodariana dell'insalata di fiabe.
La favola autoprodotta - completa di morale conclusiva - è stata scritta e rappresentata/drammatizzata in maniera creativa e ognuno ha scelto la modalità ritenuta più congeniale (fumetto, disegno in rilevo, personaggi cartonati, libretto semplice o pop-up, origami).
Il passo successivo sarà quello di trasferire i prodotti creati su formato informatico, creando libri/fumetti digitali o animazioni.
Partendo da semplici organizzatori grafici, i ragazzi hanno dato libero sfogo alla fantasia, creando storie e interpretazioni personali una più bella dell'altra: evidentemente le visioni multiprospettiche si stanno interiorizzando e i loro effetti si iniziano a vedere nel concreto. Bene così! ;-)

Organizzatore grafico su cui far appuntare le caratteristiche
 e le azioni dei personaggi da inserire nella favola

Organizzatore grafico compilato

Ecco i lavori realizzati







Insomma, la favola - con la sua semplicità - apre un mondo intero.
E, come dice Pablo Neruda, ognuno ha una favola dentro che non riesce a leggere da solo. Ha bisogno di qualcuno che con la meraviglia e l'incanto negli occhi, la legga e gliela racconti.
Non resta che seguire il suo consiglio. I risultati non tarderanno ad arrivare.