domenica 18 marzo 2018

Di tutti il sabato è il più gradito giorno. Provate a dire che non è così?


Non c'è storia ragazzi!
Anche chi finora non ha apprezzato ciò che dice Leopardi (ma siamo sicuro che esista qualcuno? Io dico di no!) su questa affermazione di cui parleremo tra poco sarete al 100% tutti d'accordo:
il sabato è il giorno migliore della settimana.
La pensate così anche voi, no?
Certo prof! Che bello il sabato! Il giorno dopo è domenica e possiamo dormire senza pensare alla scuola! Il problema è che la domenica, specialmente la sera, pensiamo di nuovo alla scuola. Fare lo zaino mette sempre un po' di tristezza!
Inutile darvi torto... è proprio così.
E anche Leopardi dice le stesse cose che dite voi a proposito del sabato: 
Questo di sette è il più gradito giorno,
Pien di speme e di gioia:
Diman tristezza e noia
Recheran l'ore, ed al travaglio usato
Ciascuno in suo pensier farà ritorno
Questi versi sono tratti dalla poesia che andremo a leggere oggi, intitolata appunto Il sabato del villaggio, una tra le poesie più conosciute e recitate a memoria di tutti i tempi, specie nei suoi versi iniziali (provate a chiedere a chiunque: "La donzelletta...?" che vi sentirete rispondere "vien dalla campagna...").





La poesia può considerarsi divisa in due parti: nella prima compaiono i personaggi che animano il suo paese nel tardo pomeriggio del sabato (le ragazze, le anziane, gli uomini, i bambini...) e nella seconda interviene direttamente Leopardi per far riflettere il lettore su concetti più profondi.
Sembra quasi di vederlo, alla finestra del suo palazzo, mentre osserva da lontano i suoi compaesani intenti nelle azioni di fine giornata: una ragazza che torna dalla campagna con il fascio d'erba appena raccolto ed fiorellini che, per vezzo, le serviranno per abbellirsi il giorno dopo...



... una donna anziana, seduta a filare con le vicine, che ricorda quando anche lei da giovane si faceva bella nei giorni di festa...




... i bambini che giocano rumorosamente nella piazza del paese...




... un contadino che torna alla sua (povera) casa...




... il falegname che, scesa ormai la notte, cerca di concludere il suo lavoro così da poter avere tutta la giornata di domenica dedicata al meritato riposo...




Pur presentando semplici scene di vita quotidiana, notate la scelta dei termini, dei contesti e delle espressioni che contraddistinguono i vari personaggi: vedete una differenza tra i giovani e i meno giovani? Provate a motivare la risposta.

In effetti l'atmosfera serena e speranzosa della prima parte viene offuscata dalle parole utilizzate nella seconda: i versi diventano più malinconici e velatamente (ma neanche più di tanto) Leopardi torna a riproporre le sue amare consapevolezze: la vita dell'uomo, una volta raggiunta l'età matura, è destinata alla sofferenza, quindi i giovani si godano l'età che stanno vivendo e non si preoccupino se l'età adulta tarderà ad arrivare.
La "festa di tua vita", cioè l'arrivo della maturità, porterà infatti consapevolezze desolanti: nulla di ciò che in gioventù si è sognato sarà destinato a realizzarsi.
Ma tenete sempre a mente ciò che abbiamo detto a proposito del non-pessimismo di Leopardi, mi raccomando. Qui il link... Leopardi e la sua filosofia di vita

Garzoncello scherzoso,
Cotesta età fiorita
E' come un giorno d'allegrezza pieno,
Giorno chiaro, sereno,
Che precorre alla festa di tua vita.
Godi, fanciullo mio; stato soave,
Stagion lieta è cotesta.
Altro dirti non vo'; ma la tua festa
Ch'anco tardi a venir non ti sia grave.

Magari anche il sabato stesso diventa un simbolo più che una giornata di gioia: il simbolo di un momento di felicità transitorio, esattamente come la giovinezza, anzi, il simbolo stesso della giovinezza, destinata ad essere una stagione della vita felice ma effimera, destinata a soccombere con l'arrivo dell'età adulta, così come la felicità giovanile soccomberà all'infelicità tipica della maturità.
Silenzio.
Prof, a noi piaceva più la prima parte però, quella in cui le persone sono contente perché è arrivato finalmente il sabato! Le riflessioni sulla maturità e sull'infelicità ci mettono tristezza!
E allora sarà fatto, concentriamoci su quella parte per oggi.
Non dubitate però che il discorso verrà presto ripreso e riproposto tramite nuove letture e nuove riflessioni.
Vi è piaciuta la poesia, in particolare la parte descrittiva?
Bene.
Dopo le consuete annotazioni metacognitive e personali su ciò che abbiamo letto e su ciò di cui abbiamo discusso, preparatevi ad interpretare il vostro "sabato del villaggio".
Cosa vi piace del sabato? Che atmosfera percepite? Quali gesti o rituali del sabato vi piacciono in particolare? Provate a descrivere una scena classica di un sabato pomeriggio: chi c'è con voi? Cosa fate? Quali sogni e aspettative avete per la serata e per l'indomani?
Ricordate la canzone di Jovanotti? Anche lui parlava di questo, no?
Ascoltiamola di nuovo insieme e poi parliamone un po'


Adesso vorrei invece che ciascuno di voi interpretasse personalmente un personaggio della poesia di Leopardi (lo avevamo fatto all'inizio dell'anno anche con l'albo illustrato "L'Altracittà", rammentate?) oppure scattasse foto o registrasse video in cui voi e i vostri compagni impersonate una scena o una figura presente nella poesia.
Are you ready? Let's go!

E, facendoci sempre cullare dall'atmosfera serena dei versi del Sabato del villaggio, atmosfere e descrizioni che ricordano quasi - come ha detto qualcuno di voi - le comparse di un presepe, leggiamo questo albo illustrato, anzi direi più questo fumetto, intitolato Il sabato è come un palloncino rosso, incentrato proprio sui piccoli piaceri che ci regala  questa giornata della settimana, anche quando dovesse presentarsi piovosa e apparentemente uggiosa (cosa molto frequente, mi pare...).
Non lasciatevi fuorviare dalle immagini che sembrano ricordare It, come il palloncino rosso o il bambino sotto la pioggia con l'impermeabile giallo!
Il testo segue una direzione diametralmente opposta!


Il sabato è bellissimo fin dal momento in cui ci si sveglia (per noi, diciamo, qualche ora dopo, non appena finiscono i nostri impegni lavorativi a scuola)


ed il sabato ci riserva sempre piccole/grandi gioie, anche nel caso in cui una fastidiosa pioggia sembrerebbe spengere la sua magia...




  
Veramente carino. Letto poi proprio prima del weekend un vero toccasana.
Ma non cantate troppa vittoria.
La prossima lezione verterà sull'idea che ha Leopardi della felicità e del piacere dell'attesa.
A presto per nuove riflessioni da condividere insieme.











sabato 17 marzo 2018

Leopardi e la sua filosofia di vita


Oggi, vi avverto, parleremo di un argomento che un pochino vi sconvolgerà, ci scommetto, ma se riuscirete a penetrare all'interno di un pensiero così profondo come risulta essere quello leopardiano, ne uscirete arricchiti e comprenderete voi per primi come certe "etichettature" vadano strette a tutti, figuriamoci ad una mente eccelsa come quella del grande poeta di Recanati.
Leopardi non va assolutamente etichettato come l'eterno pessimista o, peggio ancora, l'infelice gobbino!
Certo, le sue riflessioni, scritte nel suo diario/quaderno di appunti Lo Zibaldone, lo portano a raggiungere una consapevolezza ed una visione della vita molto amare, ma questo non giustifica che si parli di lui in quei termini.
Su Facebook si trova addirittura una pagina contrassegnata dall'hastag #Giacomo Mainagioia Leopardi!
Ma perché viene definito così?
Secondo Leopardi l'uomo è felice solo durante l'infanzia e la prima giovinezza, perché a quell'età è in grado di crearsi illusioni e speranze per il futuro.
Quando però sopraggiunge l'età adulta, le sue illusioni crollano, i suoi sogni non si realizzano e la sua vita è inesorabilmente destinata all'infelicità
Abbiamo visto che Leopardi non crede in Dio, pertanto non crede neanche che l'uomo possa ottenere una vita migliore nell'aldilà.
Secondo lui la Natura crea tutte le cose, quindi anche l'uomo, ma essa - proprio come ha chiarito nell'operetta morale letta in questi giorni - si dimostra una "Natura matrigna" e del tutto indifferente al dolore dell'umanità e al suo destino teso alla continua e progressiva sofferenza.
Perché, allora, non dobbiamo considerare Leopardi un pessimista?
Perché, più che pessimista, egli è consapevole e realista, ma nonostante le conclusioni a cui è arrivato, è altresì convinto che l'uomo non debba arrendersi alla sua condizione, bensì che trovi il coraggio e la forza di unirsi agli altri uomini e sfidare la Natura, che lo ha fatto nascere per fargli provare dolore, vivendo un'esistenza il più dignitosa possibile.
L'uomo deve prendere esempio dalla ginestra, il fiore del deserto, che nasce nelle pendici dei vulcani e tra la sabbia e le rocce del deserto: esso, infatti, nonostante la fragilità del suo aspetto, ricresce sempre nei luoghi più impervi, sfidando la Natura che lo ha fatto nascere nelle condizioni più inospitali.

E' pessimista chi ragiona così?
No.
E' pessimista chi, nonostante la sofferenza che lo attanaglia (ricordiamo che Leopardi non soffriva solo di depressione o di forte tendenza malinconica, ma provava anche dolore fisico dovuto a seri problemi di salute) ha fiducia nella forza dell'uomo per lottare contro la Natura?
No.
E' pessimista chi, nonostante le terribili consapevolezze a cui è giunto, decide, non di suicidarsi, ma di vivere nel modo più dignitoso possibile?
No.
E' pessimista colui che è aperto alla vita tanto da superare i suoi problemi fisici per affrontare viaggi verso città più grandi o contesti geografici diversificati che potrebbero farlo vivere un po' meglio, alleviando anche se di poco il suo dolore?
No.
E' pessimista colui che ama il cibo, che cerca le pasticcerie più raffinate, che risponde con una battuta alle cattiverie della gente, dimostrando un sagace senso dell'umorismo?
No.

appunti sui suoi cibi preferiti nello Zibaldone. Slurp!

battuta pronta! questo è essere brillanti!


Leopardi non dà soddisfazione a quella malvagia della Natura!
Leopardi invita gli uomini a far fronte comune contro di lei che li vorrebbe infelici.
Leopardi invita gli uomini a non lasciarsi intimorire, a continuare a vivere nonostante la condizione di dolore a cui la Natura stessa li costringe.
Se questo è pessimismo...

Confrontiamo questa visione della vita con una situazione molto più attuale.
Apparentemente i due termini di paragone vi sembreranno lontani, ma sono convinta che sarete in grado di stabilire i legami che uniscono le situazioni che vi metto a confronto.
Da una parte Giacomo Leopardi.
Dall'altra un uomo francese, Antoine Leiris, che è rimasto vedovo dopo che i terroristi hanno ucciso la moglie nell'attentato al Bataclan avvenuto la notte del 13 novembre 2015.

fumetto sugli attentati in Francia presente nella nostra biblioteca di classe


Questa è la lettera che il sig. Leiris ha indirizzato ai terroristi. Leggiamola con attenzione.

«Venerdì sera avete rubato la vita di una persona eccezionale, l’amore della mia vita, la madre di mio figlio, eppure non avrete il mio odio. Non so chi siete e non voglio neanche saperlo. Voi siete anime morte. Se questo Dio per il quale ciecamente uccidete ci ha fatti a sua immagine, ogni pallottola nel corpo di mia moglie sarà stata una ferita nel suo cuore. Perciò non vi farò il regalo di odiarvi. Sarebbe cedere alla stessa ignoranza che ha fatto di voi quello che siete. Voi vorreste che io avessi paura, che guardassi i miei concittadini con diffidenza, che sacrificassi la mia libertà per la sicurezza. Ma la vostra è una battaglia persa.  L’ho vista stamattina. Finalmente, dopo notti e giorni d’attesa. Era bella come quando è uscita venerdì sera, bella come quando mi innamorai perdutamente di lei più di 12 anni fa. Ovviamente sono devastato dal dolore, vi concedo questa piccola vittoria, ma sarà di corta durata. So che lei accompagnerà i nostri giorni e che ci ritroveremo in quel paradiso di anime libere nel quale voi non entrerete mai. Siamo rimasti in due, mio figlio e io, ma siamo più forti di tutti gli eserciti del mondo. Non ho altro tempo da dedicarvi, devo andare da Melvil che si risveglia dal suo pisolino. Ha appena 17 mesi e farà merenda come ogni giorno e poi giocheremo insieme, come ogni giorno, e per tutta la sua vita questo petit garçon vi farà l’affronto di essere libero e felice. Perché no, voi non avrete mai nemmeno il suo odio». 
Riflettiamo insieme.
Quali confronti possiamo fare? Quali analogie troviamo con il pensiero di Leopardi?


"Anche quest'uomo affronta il dolore con dignità come fa Leopardi" (Sophia)
"Entrambi di fronte alla sofferenza rispondono senza odio,  ma continuando a vivere in modo dignitoso: Leopardi con i suoi dolori fisici e l'uomo con il dolore della perdita della moglie" (Helena)
"L'uomo rimasto vedovo sfida l'Isis, il nemico che gli ha portato sofferenze, come Leopardi sfida la natura che lo fa soffrire" (Giulia)
"L'uomo francese non dà soddisfazione ai terroristi, cerca di vivere in modo sereno nonostante il dolore e anche Leopardi non dà soddisfazione alla natura che vorrebbe fosse sofferente" (Maria)
"Dopo tutte le sofferenze che devono affrontare l'uomo e Leopardi non si arrendono" (Riccardo P.)
"Leopardi e l'uomo francese che ha scritto la lettera ai terroristi vanno avanti nonostante soffrano tanto" (Eleonora)


Ripensando al pensiero di Leopardi sulla condizione dell'uomo, possiamo fare altre connessioni con il mondo che ci circonda, con la vita in genere?
Leopardi parla di uomini che devono unirsi per combattere la Natura che vorrebbe vederli soffrire fino alla morte.
L'uomo deve unirsi in società, non deve stare solo, in particolare se soffre di qualcosa.
E' per questo che nascono le associazioni di persone che hanno lo stesso problema, ad esempio gli alcolisti, coloro che soffrono di malattie particolari o coloro che vogliono smettere di fumare.
Ma unirsi in società è un'esigenza dell'uomo.
Anche gli stessi Social Network che utilizziamo quotidianamente servono per non farci sentire soli e per farci comunicare con persone lontane in pochissimo tempo.
"I social servono per non rimanere soli, poi è divertente vedere video, postare e leggere messaggi, vedere le foto su Instagram. Rimanere tanto sui social però è pericoloso: a volte non si sa con chi si può andare a chattare e soprattutto non è vero che siamo insieme alle altre persone. Rimaniamo soli" (Eleonora) 
"Sono d'accordo: le comunicazioni sono virtuali e non reali. Però i social sono entrati nella nostra vita. Instagram, Facebook, Youtube li usiamo ogni giorno e danno anche lavoro a tante persone. Importante è l'uso che se ne fa" (Alessandro R.)
"I social uniscono anche le persone a seconda di quello che fanno o l'età che hanno. Instagram è pieno di giovani, Facebook di adulti e Twitter è più usato dai politici o dalle persone famose" (Riccardo R.)
"A volte questi social sono usati così male che le persone, più che unirsi, si dividono" (Sophia)


Prof! Mi viene in mente un'altra connessione...
Anche i vincitori di Sanremo Fabrizio Moro ed Ermal Meta con la canzone "Non mi avete fatto niente" si ribellano alla malvagità dell'uomo e alla crudeltà della guerra, proprio come l'uomo rimasto vedovo in Francia e Leopardi stesso che soffre tanto ma continua a vivere.


Io direi che ci siamo... grazie Giacomo.
Grazie per la tua sensibilità così attuale.
Grazie ragazzi per la vostra sensibilità così spiccata.








lunedì 12 marzo 2018

Uomo e Natura: eterna tenzon. Riflettiamo ancora con Giacomo





Abbiamo da poco assaporato l'Infinito e conosciuto un Giacomo Leopardi pensatore, capace di superare con il pensiero e l'immaginazione gli ostacoli naturali che gli si parano dinnanzi. 
Un Giacomo che ci ha aiutato a riflettere sui nostri interrogativi, su ciò che immaginiamo quando rimaniamo in silenzio e ad occhi chiusi, magari nel nostro angolo preferito, nel nostro "luogo del cuore", proprio come accade a lui stesso, ed un Giacomo che ci ha insegnato la potenza della fantasia, che si dimostra perfettamente in grado, sotto varie modalità, di superare tutti i limiti umani che si cerca di imporle.
Oggi continueremo a riflettere con lui e lo faremo leggendo, questa volta, una sua opera in prosa che fa parte delle una cosiddetta Operette morali, dei dialoghi o brevi racconti attraverso i quali Leopardi mostra la sua filosofia di vita e le conclusioni alle quali è giunto a seguito di lunghe riflessioni.
Nell'antologia questo brano non è inserito, ma lo leggerò a voce alta ed il fatto che voi non lo abbiate sott'occhio mi risulta perfino utile, non solo perché questo sistema permette di esercitarvi nella capacità di ascolto, ma soprattutto perché mi concede di fare delle opportune pause che vi aiuteranno ad anticipare, ricordare, insomma a pensare in totale autonomia, senza che voi abbiate modo di "sbirciare" come proseguirà la narrazione.
Un viaggiatore islandese, giunto in un luogo inesplorato all'interno del continente africano, scorge di fronte a sé un gigante, esattamente come la leggenda dice che sia accaduto a Vasco da Gama quando si era trovato davanti degli esseri giganteschi, grandi quanto i Moai nell'isola di Pasqua...


L'islandese si accorge che il gigante è una donna, viva, che sta con la schiena e il gomito appoggiati ad una montagna.
Proviamo a fare un'anticipazione: Chi sarà questa donna?
Facciamo un brainstorming sulle vostre ipotesi.


Vediamo chi è questa donna gigantesca che incontra l'Islandese: si tratta della Natura in persona (qualcuno di voi lo aveva proprio indovinato)!


L'operetta morale che stiamo leggendo, infatti, si intitola proprio Dialogo della Natura e di un Islandese.
Prima di continuare a leggere, facciamo una sosta e riflettiamo proprio sulla Natura.
Come la considerate? Esprimete una vostra idea liberamente, senza temere di sbagliare.

"Per me la natura sono gli animali, le piante e i paesaggi che ci circondano. Anche noi che deriviamo dagli animali siamo natura e ne facciamo parte, ma la distruggiamo continuamente e non siamo degni di farne parte. Secondo me le uniche popolazione degne della natura sono state quelle dei nativi americani che la rispettavano, vivevano in modo semplice e uccidevano gli animali, come i bufali, solo perché era necessario per sopravvivere" (Maria)
"Per me la natura è il mondo bellissimo che ci circonda e si trasforma tutti i giorni" (Sophia)
"La natura per me ha una sua forma di vita che prima o poi si esaurirà. Me la immagino come un'anima che si trova in ogni singola cosa, umana, animale e vegetale, e nel momento in cui le cose muoiono, essa esce dal loro corpo" (Sofia M.)
"La natura per me è tutto ciò che ci circonda: le piante, gli animali e anche noi umani. La natura ci crea e ci protegge, ma anche ci distrugge e ci danneggia. Io me la immagino come uno spirito di luce che si nasconde in ogni pianta, oppure in una caverna buia" (Gabriele C.)

Leggiamo con attenzione anche questi celebri aforisimi sulla natura




Il primo lo ha pronunciato il celebre scienziato Einstein:
Ogni cosa che puoi immaginare la natura l'ha già creata.
Il secondo è stato coniato da Plinio, ovvero Gaio Plinio Secondo, meglio conosciuto come Plinio Il Vecchio, famoso naturalista dell'antica Roma:
La natura è grande nelle grandi cose, ma è grandissima nelle piccole.
Il terzo appartiene a Lao Tzu, antico scrittore e filosofo cinese:
La natura non ha fretta, eppure tutto si realizza.
Scegli uno dei tre aforismi, senza pensarci troppo, e fanne un commento libero.

"Non c'è una cosa che la natura non abbia creato, tutto nasce da lei e tutto ciò che ci circonda è natura"
(Giuseppe e Marco) 
"La natura è grande nelle sue manifestazioni più potenti, come gli uragani, i terremoti o gli  tsunami, ma nelle sue creature più piccole dimostra ancora più potenza, perché, ad esempio, alcuni insetti, anche se sono piccolissimi, sono molto utili  (ad esempio le api) e fortissimi in rapporto al loro peso (ad esempio le formiche, capaci di sollevare materiali molto volte superiori al loro stesso peso)"
(Michele e Sofia B)
"Anche il seme è piccolissimo, ma dal seme nascono piante e alberi. Una cosa piccola in natura, quindi, dimostra di essere in realtà molto potente"
(Ginevra)
"La natura non ha fretta, infatti quando crescono le piante, ma anche tutte le altre creature vegetali ed animali, e anche quando cresce l'uomo, i tempi sono molto lenti, ma il ciclo della vita va avanti così, con ritmi molto rilassati"
(Gabriele e Sofia M)



Dopo condiviso i nostri pensieri, continuiamo la lettura del brano e vediamo invece come descrive la Natura il nostro Leopardi.
Forse non te lo saresti aspettato, ma questa donna gigantesca appare come una specie di... mostro!
Leopardi dice infatti che ha occhi e capelli nerissimi ed un volto diviso in due: una parte bellissima ed una parte terribile!
Eh, proprio così!
Nuovo stop, nuove annotazioni.
Perché, secondo voi, la Natura viene rappresentata da Leopardi proprio così?
Come ve la immaginate? Provate a disegnarla.

disegno di Ginevra

disegno di Filippo
disegno di Elena
disegno di Sofia B
disegno di Daniele

E voi, come considerate la Natura? Provate a definirla.
Cosa vi verrebbe in mente di chiederle? Immagina un breve dialogo che terresti con lei e scrivi le battute principali.

Ginevra: Chi sei?
Natura: Sono quella su cui cammini, quello che respiri, quello che guardi, quello in cui nuoti, quello che ti nutre e ti disseta. Sono la Natura.
Ginevra: Sei arrabbiata?
Natura: Arrabbiata per l'uomo? Questo essere vivente è solo sciocco, non ha capito come stanno veramente le cose, io sono sempre me stessa anche senza di lui, non morirò mai, voi senza di me siete spacciati. Quello che di male l'uomo mi fa sono solo graffi superficiali. Prima o poi ciascun uomo morirà e gli uomini si stanno rovinando senza che se ne accorgono, Quando se ne accorgeranno, sarà troppo tardi.
Ginevra: Non c'è un modo per rimediare?
Natura: Cercare di rimediare è impossibile, non basta la raccolta differenziata! Basterebbe rendersi conto del male che state facendo. Ma anche così è troppo tardi.
Ginevra: E allora aiutaci tu!
Natura: Aiutarvi io? Ho fatto anche troppo, con tutto quello che vi ho offerto... E' l'uomo che è sempre superbo e non si assume le responsabilità di quello che fa.
(dialogo di Ginevra)





dialogo via wathsapp immaginato da Riccardo S.

In effetti, anche tra l'Islandese e la Natura comincia un dialogo, infatti la donna gigantesca, prima lo guarda fisso, poi inizia a parlare al viandante, stupita che un uomo si sia avventurato fino a lì.
L'Islandese dice di essere in fuga dalla Natura, che gli si è dimostrata ostile in ogni luogo in cui ha vissuto: nella sua isola (ricorderete le caratteristiche morfologiche dell'Islanda studiate lo scorso anno a Geografia, spero...), nei luoghi tropicali - troppo caldi -, ai poli - troppo freddi - e pure nelle zone temperate, dove è stato profondamente disturbato dai repentini sbalzi di temperatura.


Islanda, terra inospitale per l'imprevedibilità dei fenomeni naturali

nessuna situazione climatica soddisfa l'Islandese

... e poi fumo, incendi, neve, vulcani, terremoti, temporali, animali feroci e fastidiosi insetti: tutte dimostrazioni dell'ostilità della Natura nei confronti dell'uomo.


Prof, ma uno noioso così, che  non sopporta niente, proprio in Islanda doveva andare ad abitare?
In realtà l'Islandese aveva scelto di vivere in Islanda perché intenzionato a stare il più possibile lontano dagli altri uomini che cercano continuamente il piacere allontanandosi sempre di più dalla felicità, ma di questi argomenti, in particolare della teoria del piacere di Leopardi, ne parleremo in una lezione successiva, non temete ;-) 

Proseguiamo la lettura.
La Natura si rivela dicendo all'Islandese che era finito proprio di fronte al nemico che stava sfuggendo, esattamente come accade ad uno scoiattolo che finisce nelle fauci di un serpente a sonagli da cui tentava di mettersi in salvo.
L'islandese la definisce "nemica degli uomini" e "carnefice" in quanto crea l'uomo destinandolo alla sofferenza.
E la Natura? Come replica a queste accuse che le vengono mosse?
Ella fa presente all'Islandese con estrema "naturalezza", appunto, che tutto quello che lei fa rientra nel suo ciclo vitale, nel suo meccanicismo vitale e a lei degli uomini non gliene importa assolutamente nulla, anzi, neppure si rende conto se procura loro del male o del bene.
Non si accorgerebbe neppure se l'intera specie umana si estinguesse, figuriamoci se prova dolore per la sofferenza dell'uomo!
Vediamo questo video, estrapolato dal film "Il giovane favoloso", in cui compare proprio un tratto del  dialogo che stiamo leggendo








La Natura continua dicendo all'Islandese che tutto si crea e tutto si distrugge.
Questa è la legge della vita: un ciclo di produzione e distruzione.
Prof, esattamente il contrario di ciò che stiamo facendo adesso!
Ciò che viene prodotto non si distrugge più, ma si riutilizza!
Esattamente!
Riciclare vuol dire proprio ciò che dite voi, cercare di dare un nuovo uso a cose precedentemente prodotte.
Il già citato Einstein e, ancor prima di lui, il biologo francese settecentesco Lavoisier dicono che nulla si distrugge, ma tutto si trasforma (e a questo serve la raccolta differenziata che state facendo a casa e a scuola), però Leopardi la pensava in modo diverso, aveva una sua filosofia di vita che lo portava a non avere nessuna fiducia nell'idea di progresso e a considerare come unica certezza l'infelicità umana una volta raggiunta l'età adulta (ma anche questo sarà oggetto di nostre lezioni future*)
*link di riferimento ad una lezione sull'infelicità umana e sulla reazione che deve avere l'uomo di fronte alla malvagità della natura: Leopardi e la sua filosofia di vita

Siamo giunti quasi a fine brano.
Secondo voi come si concluderà questa operetta morale?
Provate ad anticipare alcuni finali attraverso una scrittura veloce, un quick write come spesso facciamo, e vediamo quali idee vengono fuori condividendole insieme.

"La Natura si mette a piangere" (Gabriele), "La Natura se ne va e lo lascia solo" (Riccardo), "La Natura si stufa di ascoltarlo e lo brontola" (Giulio)


Leggiamo adesso il finale che assegna alla storia Leopardi.
L'Islandese pone alla Natura una domanda importante, la domanda filosofica per eccellenza:
Perché allora si vive se dobbiamo essere così infelici? A cosa serve l'esistenza dell'uomo?
Ma ecco che Leopardi inventa addirittura due finali, nemmeno uno solo: nel primo giungono due leoni che si divorano l'Islandese in un sol boccone, nel secondo l'Islandese viene travolto da una tempesta di sabbia fino a diventare una mummia che verrà rinchiusa in un museo sperduto.
Vi aspettavate un (doppio) finale del genere?
Perché, secondo voi, Leopardi fa finire l'operetta morale proprio così?
Di nuovo annotazioni, annotazioni, annotazioni... e, a seguire, condivisione.


Dalle vostre riflessioni si evince, giustamente, che Leopardi mette in luce un contrasto tra l'uomo e la natura.
Cosa pensi di questo pensiero? Ha ragione Leopardi secondo te?
Cosa pensi del contrasto tra uomo e natura? Esiste? Se sì, c'è un vincitore, secondo te?








Facciamo adesso un esperimento di DEBATE: da un lato si raduneranno tutti coloro che ritengono la Natura più forte dell'uomo, mentre dall'altro tutti quelli che dicono che l'uomo, nel corso del tempo, è stato in grado di intervenire nel corso naturale delle cose.

Ciascun gruppo dovrà produrre le opportune argomentazioni ed essere in grado di tener testa alle controargomentazioni del gruppo opposto.
Cercate di basare i vostri ragionamenti e le vostre tesi su riferimenti il più possibile certi, citando testimonianze e fonti reali (potrete consultare anche il web, ma ricordate le regole per una navigazione efficace - se non le ricordi tutte andate a rileggerle - e state particolarmente attenti alle bufale! In questo settore ne potreste trovare a dozzine!)
A fine attività verrà decretato il gruppo vincitore, ovvero quello che riuscirà a convincere una fantomatica giuria di esperti... anzi, neanche tanto fantomatica, perché dovrete esporre le vostre idee di fronte a un piccolo pubblico, composto da qualche insegnante e qualche alunno.  



Indipendentemente dal risultato, comunque, la base fondamentale è il rispetto che l'uomo deve tenere nei confronti della Natura. Sempre.
Qui non c'è bisogno di fare dibattiti, siamo tutti d'accordo.

gruppo sostenitori Uomo

gruppo Uomo in consultazione per preparare le argomentazioni

gruppo sostenitori Natura

gruppo Natura in consultazione per preparare, a sua volta, le argomentazioni

giuria che deve decretare quale gruppo è stato più convincente


Utilizziamo anche il lavoro di Debate appena svolto per elaborare un testo argomentativo sul rapporto tra Uomo e Natura, in cui dovrai precisare la tua opinione argomentando (e controargomentando) in maniera opportuna. Ti rammento, infine, che il testo argomentativo è una tipologia richiesta anche in sede d'esame, quindi esercitarti a scrivere seguendo le caratteristiche richieste in questo tipo di testo non può farti altro che bene.
Per "rispolverare" le caratteristiche del testo argomentativo ripassa gli appunti sul quaderno insieme al tuo compagno di banco...

 
... poi stendi una prescrittura a piacere (spidergram o tabella come quella creata insieme alla lim ), quindi comincia la stesura del testo vero e propria. Ricorda poi di applicare le tecniche di revisione del testo viste quest'anno (incipit, struttura del testo, explicit, linguaggio specifico e non generico, connettivi giusti...) e di applicare con la massima attenzione possibile le correzioni formali di cui il testo potrebbe avere bisogno.

un po' di riflessione metacognitiva di Sofia M prima di cominciare a scrivere...

Un po' di testi elaborati dai ragazzi (o parti di essi):
"Se dovessi mettere l'uomo e la natura in due insiemi, metterei l'uomo dentro l'insieme della natura, per far capire che l'uomo è natura e quindi, se fa del male alla natura, lo fa anche a se stesso" (Riccardo S.)
"Tra l'uomo e la natura credo che la natura sia molto più forte perché in alcune sue manifestazioni fa vedere la sua forza e la sua superiorità. Mi vengono in mente, per esempio, i terremoti, le alluvioni, i fulmini, la siccità, le temperature rigidissime o caldissime, i maremoti, le eruzioni vulcaniche, ecc... L'uomo, tuttavia, nel corso dei secoli è riuscito in parte ad intervenire sulla natura in modo da contenere alcune sue manifestazioni. Ha per esempio costruito case più resistenti per contrastare terremoti o agenti atmosferici, ha trovato strategie per proteggersi dal freddo (vestiti, riscaldamenti, ecc...), ha creato strutture per raccogliere, contenere e trasportare acqua. Nonostante questo, secondo me ancora l'uomo "subisce" il volere della natura. D'altra parte la natura ha vissuto senza uomo per millenni, mentre l'uomo senza natura, almeno fino ad oggi, non è potuto e non potrebbe sopravvivere" (Nadia)
"Anche se sono un essere umano, credo che la natura sia comunque più forte di noi uomini, non solo perché non possiamo controllarla, ma anche perché è imprevedibile: terremoti, eruzioni vulcaniche, tsunami, ad esempio, vengono come e quando decide lei. L'uomo non può quindi controllare le manifestazioni della natura, o meglio, può farlo solo in piccola parte, utilizzando la tecnologia e naturalmente la sua intelligenza, ad esempio dighe o sistemi per rilevare i fenomeni, ma non può certo arrivare a prevedere tutto! Poi l'uomo interviene in malo modo sulla natura, ad esempio disboscando o inquinando i terreni, e a volte la natura si ribella alle sue azioni (ad esempio facendo franare con violenti temporali terreni in cui l'uomo ha costruito degli edifici). Io penso che uomo e natura possono vivere bene solo se è l'uomo a rispettare la natura e non il contrario e per questo, secondo me, l'uomo è più forte della natura. Aggiungo però che, nonostante la natura sia più forte, concede all'uomo grandi "regali", come la luce del sole e il vento, e l'uomo utilizza molte risorse della natura per trasformare in energia (ad esempio solare con i panelli fotovoltaici o eolica con le pale eoliche mosse dal vento). L'uomo però non sempre utilizza ciò che offre la natura per scopi benefici, ad esempio quando inquina lo fa anche se sa che le conseguenze sono molto gravi, quindi a volte penso che la natura è perfino troppo buona con noi esseri umani che spesso non la rispettiamo per niente." (Filippo)
"Secondo me la natura è più forte dell'uomo perché lo ha creato ed è sempre in tempo a distruggerlo insieme alle sue creazioni. La natura può scatenare forti terremoti, grandi tornadi, tsunami o far eruttare vulcani. L'uomo, da parte sua, sta creando metropoli, sta utilizzando sistemi tecnologici per intervenire sulla natura, ad esempio attraverso il disboscamento che provoca gravi danni al pianeta perché toglie l'ossigeno delle piante. Tanti esseri umani rovinano la natura per produrre cose inutili, come pellicce, borse, cinture, orecchini arrivando ad uccidere animali che sono in via di estinzione e questo è terribile. Gli uomini però nei confronti della natura fanno anche cose buone, ad esempio riutilizzano le cose che vengono buttate via e creano dei parchi naturali per proteggere piante e animali." (Sofia B)
"La natura è sicuramente più forte, ma anche l'uomo ha ottenuto dei grandi risultati cercando di piegare la natura alla sua volontà, ad esempio l'invenzione degli spray pesticidi o delle medicine. Io poi credo che la natura abbia un'anima, o meglio che anche gli alberi e le piante abbiano un'anima come noi uomini. Quando la natura scatena tordadi, maremoti e terremoti sembra arrabbiata con gli uomini che non la rispettano, che fanno cose terribili come sganciare bombe o distruggere foreste. Perché l'uomo fa questo? La natura sembra che si rattrista piangendo dal cielo. Ho paura che, nonostante la natura sia forte, l'uomo piano piano arriverà a distruggerla" (Elena)








E, proprio per ribadire il basilare concetto del rispetto dell'uomo verso la Natura, prima di condividere insieme cosa ci ha lasciato questa attività con la nostra consueta riflessione metacognitiva, leggiamoci la bellissima poesia Ricorda di Joy Hario, poetessa, scrittrice e musicista di origini Cherokee, che fa ancora parte della tribù dei nativi americani dei Creek.

Ricorda il cielo sotto cui sei nato,
impara tutte le storie delle stelle.
Ricorda la luna, apprendi chi è.
Ricorda il sorgere del sole all'alba,
il più potente momento del tempo.
Ricorda il tramonto e l'andar verso la notte.
Ricorda la tua nascita, e tua madre lottò
per darti forma e respiro. Tu sei testimonianza
della vita sua, di quella di sua madre e così via.
Ricorda tuo padre. Anch'egli è la tua vita.
Ricorda la terra di cui condividi la pelle:
terra rossa, terra nera, terra gialla, terra bianca,
terra marrone, noi siamo terra.
Ricorda le piante, gli alberi, il mondo animale,
che hanno come noi le loro tribù, famiglie, storie.
Parla con loro, ascoltali. Sono poesie viventi.
Ricorda il vento. Ricorda la sua voce.
Conosce l'origine dell'universo.
Ricorda che tu sei tutto il popolo
e tutto il popolo è te.
Ricorda che sei questo universo
e questo universo è te.
Ricorda che tutto è in movimento,
in crescita, tutto è te.
Ricorda che il linguaggio viene da tutto questo.
Ricorda la danza che è linguaggio,
che è vita.
Ricorda.