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sabato 28 settembre 2024

Partenza... a tutta fiction!

 


Partire in una classe prima con la produzione di testi fiction? Certo che sì!
A parte il fatto che la fiction può essere un ottimo punto di partenza per qualsiasi nuova occasione di conoscenza, visto che non tutti gradiscono esporsi in prima persona, mentre tutti gioiscono nel raccontare storie con protagonisti terzi, ho scelto quest'anno di iniziare proprio lavorando con delle storie fiction, anche in considerazione del fatto che nella mia prima un numero molto elevato di alunni si conosceva già perché proveniente da una stessa classe della scuola primaria.
Ho, insomma, evitato quelle classiche attività legate alla messa in comune delle preferenze e degli interessi che tanto incuriosiscono gli studenti desiderosi di conoscere i nuovi compagni ed eventuali affinità caratteriali, ma che in questo ne hanno avuto di tempo alla primaria per conoscersi, pur lavorando lo stesso sul senso di appartenenza a una nuova comunità che l'esperienza della scuola "dei più grandi" va necessariamente  a rappresentare.
In più, far riflettere e far scrivere testi fiction permette di capire molto dei nostri studenti; è solo che loro si sentono più rilassati a parlare di storie che riguardano altre persone e ci offrono una conoscenza/presentazione di sé "mediata", autentica ma allo stesso tempo meno ansiogena rispetto ad una richiesta esplicita formulata in termini autobiografici. 
Insomma, dalle storie fiction scritte dai nostri studenti si riesce a comprendere davvero tanto di loro.
Vediamo com'è andata...





Perché non prendere a riferimento un testo simpatico come quello del grande Bernard Friot?
Dopo aver letto alcuni micro-racconti fiction tratti del libro Ricette per racconti a testa in giù, anche noi abbiamo creato le nostra storie scegliendo come ingredienti 3 cose che ci piacciono. Le abbiamo legate insieme - quasi amalgamandole, proprio come se le dovessimo cucinare -  e ne abbiamo quindi ricavato un racconto autoconclusivo che le contenesse tutte.
Ed ecco, ad esempio, che dagli ingredienti 
1) sushi 
2) calcio 
3) manga 
ne viene fuori la storia di un ragazzo che, dopo aver mangiato tanto sushi, prova a giocare a calcio con gli amici, ma si sente rallentato causa pancia piena e preferisce mettersi nel divano a leggere il suo manga preferito.
I ragazzi non avrebbero mai voluto smettere di scrivere, giuro!



C'è qualcosa di meglio che condividere storie in cui abbiamo potuto dare spazio alla nostra fantasia?
Anche in questo caso ci viene in aiuto un albo illustrato fortissimo,  Chiuso per ferie di Maja Celija. 
In una casa rimasta vuota causa partenza degli abitanti per le vacanze estive, i personaggi racchiusi nei quadri o nelle fotografie prendono vita, escono dalle cornici e si muovono in tutta libertà.









Molto suggestiva anche l'osservazione del video animato



Ispirandoci all'albo, abbiamo immaginato anche gli oggetti della nostra scuola muoversi in libertà non appena le aule rimangono vuote.
Via libera, quindi, a lavagne interattive che scrivono da sole, mappamondi che si mettono a ruotare vorticosamente,  matite e pennelli danzanti al suono della musica che parte da sé, stati che escono dalle carte geografiche e si fanno un bel giro, oceani che accolgono pesciolini scappati dalle copertine dei diari...
Le condivisioni, assicuro, sono state un vero spasso!




Altro bellissimo libro, tra albo illustrato e fotografia, di tematica simile che ci ha offerto spunti di lavoro altrettanto motivanti è stato La verità nascosta delle cose di Marianna Balducci, dove oggetti quotidiani (o di uso ormai passato ma sempre ultra-affascinanti) assumono nuova vita grazie a piccoli personaggi che ne modificano il consueto utilizzo.
Marianna Balducci è così brava a inventare storie che alcune le abbiamo prese come modello per impostare le nostre primissime strategie di comprensione del testo legate a trama e personaggi.






Anche la presentazione dell'organizzatore grafico dell'omino cuore-mano-cervello (classico strumento wrw) per individuare caratteristiche e fatti salienti dei personaggi ha ricevuto un'ottima accoglienza


Tanto che lo abbiamo anche sperimentato riferendolo a ciò che pensiamo-proviamo-facciamo noi stessi in questi primissimi giorni di scuola



Oppure applicandolo a ciò che pensa, prova e compie la signora Lucilla, simpatica protagonista del racconto Mattarello 





Racconto che ci è piaciuto così tanto da sceglierlo come modello per elaborare il nostro primissimo riassunto scritto (e il nostro omino cuore-mano-cervello ci è stato ancora di aiuto)



E per lavorare sul senso della nuova comunità formatasi nel nuovo contesto scolastico? 
Niente di meglio che utilizzare gli appena conosciuti organizzatori grafici, o aiutarsi con i dadi dello storytelling, per continuare a creare piccole storie di fantasia individuali da raccogliere prima a piccolo gruppo, poi a classe intera in una vera e propria STORIA COLLETTIVA che si avvale del contributo di ciascun alunno della nuova classe.
Eh sì: non c'è storia collettiva senza collaborazione, e noi abbiamo collaborato benissimo!
Ed è stata una bella soddisfazione anche vedere il nostro lavoro pubblicato nel blog di istituto e trasformarlo in minilibretto illustrato personalizzato.



Queste le storie collaborative create a partire da personaggi inventati singolarmente e poi amalgamati in storie collaborative scritte a più mani.

 gruppo 1: Huang, Cristian S., Waleska, Adelina

                  Personaggi:

  • un uomo che mangia un frutto e ottiene super-poteri
  • una donna anziana che prepara pizze molto buone
  • una donna giovane che prepara pizze molto buone
  • un giovane mago 

Una donna anziana e una donna giovane aprirono un ristorante dove preparavano delle pizze molto buone con una ricetta segreta. Un giorno entrò nel ristorante un uomo con in mano un frutto misterioso e lo mise in tasca per non farlo vedere. L’uomo disse alla giovane chef: - Scusa, posso avere una pizza? La giovane chef rispose: - Certo! La donna giovane iniziò a preparare la pizza e, appena cotta, la dette all’uomo. La pizza con quella ricetta era veramente speciale! All’improvviso nel ristorante entrò un ladro che aveva saputo che la pizza era speciale e disse alle due donne urlando: - Datemi la ricetta della pizza! Le due donne, tutte impaurite, gli dettero subito la ricetta. Il ladro scappò di colpo correndo, preso dall’ansia, ma dal nulla spuntò un mago misterioso che disse al ladro: - Dammi la ricetta che hai rubato! Il ladro scappò, ma il mago fece in modo che la ricetta rubata finisse nelle mani dell’uomo con il frutto in tasca e  quest’uomo, che aveva una maschera come faccia, la tolse e disse: - Io sono Jhon Cena! John Cena mangiò il frutto misterioso e diventò enorme; con il piede schiacciò il ladro e il mago gli prese la ricetta, andò al ristorante a consegnarla alla donna giovane e alla donna vecchia, che lo ringraziarono tanto. Il mago e Jhon Cena diventarono migliori amici e guardie del ristorante.

 

gruppo 2: Alessia, Valentina, Maikol, Anna Maria

                  Personaggi:

  • una fioraia che mangia tante ciambelle
  • una ragazza che va a scuola di domenica e non trova nessuno
  • una donna che compra un cane
  • un ragazzo che ascolta le canzoni di Anna Pepe 

Era una domenica mattina e una ragazza di nome Rachele andò a scuola come ogni giorno. Appena arrivata non trovò nessuno e subito si preoccupò, così tornò a casa dalla madre Laura e chiese spiegazioni. La madre le disse che era domenica e, dato che era fioraia e lavorava anche in questo giorno di festa, lasciò Rachele da sola per andare al lavoro. La signora andò in negozio, ma vide che al posto dei fiori c’erano le ciambelle, così cominciò a mangiarle. Mangiando tanto, diventò talmente piena che stava per esplodere, così andò dalla sua amica dottoressa, di nome Maria, e si fece dare una medicina. Dopo averla curata, Maria propose a Lara di andare a cena da lei e Lara accettò. Il giorno dopo Maria andò a prendere un cagnolino al canile. Qui trovò un cucciolo di pastore maremmano bellissimo e lo chiamo Kyra. Tornata a casa, vide suo figlio Gianfilippo che ballava e ascoltava Anna Pepe e, finita la canzone, preparò insieme a lui la cena. Dopo poco, arrivarono Lara e Rachele. Cenarono tutti insieme, compreso il cagnolino Kyra, e si divertirono un mondo.


gruppo 3: Ginevra, Teresa, Vittoria

                  Personaggi:

  • un cane che apparteneva alla regina si perde
  • un ragazzo prende un cane al canile
  • una ragazza che non aveva ricevuto regali di compleanno da nessuno, ne riceve uno bellissimo dai genitori: un viaggio in America 

Una ragazza di nome Sara per il suo compleanno non aveva ricevuto nessun regalo e i suoi genitori, vedendola triste, le regalarono un viaggio in America insieme al suo fidanzato Francesco. Francesco aveva preso pochi mesi prima una cagnolina di nome Sky e anche lei sarebbe andata con loro. Presero tutti l’aereo e passarono insieme due bellissime settimane, ma quando fu il momento di partire, Francesco diede a Sara il suo regalo: un altro viaggio di tre giorni a Londra! Dopo qualche giorno presero un’altra volta l’aereo per Londra. Appena scesi dall’aereo, si accorsero che pioveva in maniera assurda, ma questo non li fermò per fare un giro in città. Durante la passeggiata Sky iniziò a tirare il guinzaglio, ma Sara e Francesco non capivano il motivo. Ad un tratto videro un cucciolo di golden retriver: era quello il motivo per il quale il loro cagnolino tirava così! Non esitarono nemmeno un attimo e lo portarono nel loro albergo. Francesco chiamò il numero della medaglietta e gli rispose la famiglia reale! Nel frattempo King, il cagnolino della regina, si era innamorato di Sky. Il giorno seguente, appena smise di piovere, i due fidanzati riportarono King alla regina, ma il cagnolino non si voleva allontanare da Sky e Sky non si voleva allontanare da lui. Alla fine si scoprì che la cagnolina era incinta di otto golden retriver. La regina non voleva separarli, quindi decise di regalare alla coppia una cosa a Londra. Una nuova avventura li stava aspettando!       

                                        

gruppo 4: Gabriele, Alessio, Christian M., Davide

                  Personaggi:

  • un angelo che cade per le ali non “ricaricate”
  • un ragazzo con un naso così grosso che vorrebbe toglierselo
  • una signora che vuole preparare un dolce ma ha pochi ingredienti 

Era una giornata soleggiata, Mr Nasone e Filippo Calippo erano a tavola impazienti di mangiare una fetta di dolce, ma la mamma di Filippo, Mariasedia, era a corto di ingredienti. - Ragazzi, vado a fare la spesa, state attenti e non aprite agli sconosciuti! – disse la mamma con fare superiore. - Oh, mamma! – dissero in coro con la bocca asciutta. Intanto Barcello, un angelo, stava volando tranquillo, senza preoccupazioni. A un certo punto si sentì più leggero del solito, pensando di aver raggiunto la pace interiore, ma all’improvviso si ricordò di non aver caricato le ali, così precipitò sulla casa di Mr Nasone e Filippo Calippo. L’impatto della caduta era così forte che Barcello spaccò il tetto e finì proprio a capotavola. - Accidenti! La prossima volta devo ricordarmi di portare un caricatore portatile! – disse Barcello facendo finta di niente. - Ragazzi! Sono tornata con la spe… ma cosa avete fattooooooo!!! - Tranquilla mamma, stiamo bene! - Nooooo! Cosa avete fatto al mio set di bicchieri di cristalloooooo!! Era infuriata! - Posso spiegare… - disse Barcello La mamma Mariasedia stava emanando attorno a sé un aura potentissima. - Mamma, calmati – disse Filippo Calippo impaurito. - Non chiamatemi più mamma, Chiamatemi SIGNORAMARIATORTURAMEDIEVALE!! Mr Nasone disse: - Signora, si calmi! Alla fine la signora si calmò e mangiarono tutti insieme il millefoglie al mascarpone. 


gruppo 5: Lin, Greta, Emily, Ioanaiarina

                  Personaggi:

  • una ragazza un po’ paurosa
  • una ragazza preoccupata
  • una ragazza che va in America
  • un assassino che terrorizza la città 

Un giorno tre ragazze di nome Sharon, Tara e Ely vincono un viaggio a Chicago. Dopo tre ore arrivano all’hotel e si dirigono verso la loro stanza. Durante una notte qualsiasi, alle 3:00 del mattino, arriva una telefonata sconosciuta. Le tre ragazze si svegliano di scatto, cercano di capire chi era e, prima di rispondere, parlano tra loro. Tara, sottovoce, esclama guardando le altre: - Chi sarà mai? Ely rispose: - Non so, proviamo a rispondere – e allora risposero. - Chi è? – domandò Sharon. Una voce cupa e paurosa rispose: - Ciao, Sharon, Tara, Ely. So dove abitate. Un momento di silenzio tra le tre. - Vi sto venendo a trovare… Tara impaurita rispose: - Ma… ma… chi sei? - Vero! Chi sei? – aggiunge Sharon. La voce cupa rispose da un silenzio tombale, dopo di che disse: - Giratevi. Vedrete la persona che viveva qui prima di voi. Le ragazze si girarono e videro un morto senza testa nel divano. Impaurite da quella vista corsero in cucina a prendere un coltello e videro una testa infilzata. Ely andò di corsa in camera da letto e, quando Sharon e Tara la raggiunsero, rimasero tutte spaventate a morte perché davanti a loro c’era l’assassino più famoso di quelle zone: SCREAM! Le ragazze aprirono la finestra e si precipitarono fuori per nascondersi dietro un cespuglio, quando Scream uscì per cercarle, ma non le notò. Le ragazze erano in salvo per ora… 




 

gruppo 6: Maria Angelica, Emine, Nora, Sofia

                 Personaggi:

  • una ragazza che gioca a pallavolo
  • una ragazza che fa shopping
  • una ragazza che trova un cagnolino e lo porta dal veterinario
  • una ragazza che vuole comprare una cintura e una gonna ma non le trova ed è triste 
  • a questi si sono aggiunti personaggi ripresi dagli altri gruppi. 
  • Questa l’abbiamo chiamata “storia collettivissima

Un giorno una ragazza di nome Marta uscì dalla palestra di pallavolo e, vicino alla porta, vide un cane solo e lo portò subito dal veterinario. Quando arrivò nella stanza del veterinario vide una ragazza con una gonna insieme a una cintura brillantinata bellissima. Le chiese dove l’avesse presa e la ragazza rispose: - L’ho presa da Zara, comunque grazie per il complimento! Marta il giorno dopo andò in negozio da Zara, ma non trovò né la gonna né la cintura ed era molto triste. Tornò la sera e, per la tristezza, iniziò a guardare un film horror che parlava di un assassino che terrorizzava la città. Mentre guardava il film, sentì dei rumori provenienti dalla cucina, allora con terrore andò a controllare e alla fine scoprì che era sua zia che cucinava la pizza per la cena. Il giorno dopo Marta non vide più il cane nella cuccia, allora tutta preoccupata cercò in tutta casa, ma capì che ormai era scappato. Allora andò da sua zia ad attaccare dei cartelli con la scritta “Cercasi cane”. Andò in un primo negozio dove c’era una signora che mangiava le ciambelle. Marta le diede un po’ di volantini e le disse: - Chiama questo numero se vedi il cane, per favore. Mentre tornava disperata a casa, vide un angelo con in braccio un cane che saliva verso il cielo. Da lì capì che il cane non c’era più… In realtà la mattina dopo si sveglio con una bella sorpresa: il cane che le leccava la guancia; si era solo allontanato.

 

Alla fine abbiamo ideato, inventato, collaborato, amalgamato, condiviso. 
E ci siamo divertiti, oltre che meglio conosciuti. Ottimo, no?
Per me/per noi la fiction è stata davvero top!

domenica 17 marzo 2024

Da Gertrude ai disturbi alimentari

 

A volte certe associazioni sembrano impossibili, specialmente se inserite in un contesto scolastico: come si può parlare della monaca di Monza e finire a discutere di disturbi alimentari?
Invece tutto ciò è possibile, possibilissimo. A patto che l'insegnante, nel suo ruolo di facilitatore, ponga le giuste sollecitazioni e, privo di atteggiamento giudicante, assuma una posizione di apertura alla direzione che la discussione prenderà.
Una discussione autentica, seppur direzionata verso una riflessione esplorativa grazie a domande stimolo, non può che prevedere uno sviluppo non conosciuto a priori, ma proprio per questo arricchente. Ci arricchiamo ogni volta che accogliamo contributi e punti di vista degli altri e la vita di classe permette a tutti i suoi membri (insegnante compreso) di beneficiare di questo arricchimento, se lo si vuole, in modo autentico e profondo.
Non nego che questo genere di riflessioni mi venga naturale anche per il mio interesse verso il mondo della philosophy for children e delle esperienze di educazione al pensiero... ma oggetto di questo post non è certo un certo tipo di formazione che ha influenzato il mio modo di fare scuola, bensì un'occasione per ripercorre un certo tipo di percorso svolto in classe dalle connessioni inusuali e a prima vista imprevedibili: da Gertrude dei Promessi Sposi alle problematiche legate ai disturbi alimentari. Vediamo com'è andata.


Dopo la lettura di alcuni brani dei Promessi Sposi, ci siamo soffermati sull'analisi dei personaggi più significativi e, in evidente ottica orientativa, sulle loro modalità di affrontare le scelte di vita: Don Abbondio, Fra' Cristoforo, l'Innominato sono coloro che hanno permesso di improntare le riflessioni più interessanti, ma chi ha suscitato maggior partecipazione e coinvolgimento emotivo è stata proprio lei, Gertrude, la famosa monaca di Monza.
Dividendoci tra chi comprendeva la sua incapacità di ribellarsi alla odiata vita monastica voluta dalla famiglia e chi non la giustificava per la mancata volontà di combattere per ciò che realmente desiderava, siamo partiti da queste sollecitazioni: 
- Ma è veramente così facile essere liberi di scegliere ciò che davvero vogliamo?
- Le nostre scelte sono sempre frutto di quello che desideriamo noi oppure possono essere anche influenzate da quello che desiderano gli altri?
Annotazioni, discussioni e momenti più formali di scrittura hanno portato a percorsi di riflessioni molto interessanti.
I ragazzi hanno parlato di scelta delle scuole superiori influenzata dalle aspettative della famiglia, di pomeriggi passati con una compagnia di amici poco gradita ma indispensabile per rientrare in una cerchia di conoscenze più "popolari", della ricerca di capi di abbigliamento all'ultimo grido per essere accettati in un certo gruppo e di desiderio di piacere agli altri, più che a se stessi, anche cercando di imitare modelli di perfezione impossibili ricavati da tv o social media.
Ed è proprio a causa della ricerca di perfezione, unita a possibili problematiche affettive profonde o a scarsa fiducia in se stessi, che molti ragazzi hanno parlato di un problema purtroppo molto più diffuso di quanto si creda: il disturbo alimentare.
Visti i possibili collegamenti con l'ambito scientifico, oltre che con tematiche di attualità e di educazione alla cittadinanza consapevole, la classe ha svolto approfondimenti sulle diverse tipologie di disturbo alimentare (anoressia, bulimia, binge eating) e, nel contempo, ha riflettuto sulle conseguenze di certi comportamenti sull'organismo e sulla psiche, ma anche sull'importanza della lotta al body shaming e dell'incentivo alla body positive ovvero all'accettazione del proprio corpo e di sè.

Abbiamo letto articoli di giornale e ascoltato testimonianze reperite sui maggiori organi di informazione nazionale. 
Abbiamo ascoltato con attenzione le parole della canzone La rabbia non ti basta di BigMama presentata all'ultimo Festival di Sanremo...


... e, sempre in tema di body positive e body shaming, abbiamo osservato una foto che denigrava la sua fisicità.


Tutti quanti ci siamo trovati d'accordo con quanto espresso nel testo della sua canzone di BigMama, specialmente in queste parole

"Guarda me, 
adesso sono un'altra
la rabbia non ti basta, 
hai cose da dire.
Se ti perdi segui me.
Quel vuoto non ti calma,
è il buio che ti mangia 
e non ti fa dormire"

E, a proposito di vuoti da colmare - molto spesso riscontrati alla base dei problemi legati ai disturbi alimentari e alla mancata accettazione di sé -, abbiamo infine letto e commentato il potentissimo albo illustrato Il buco di Anna Llenas, impegnandoci in annotazioni scritte e condivise





Infine abbiamo realizzato un cartellone che mettesse in evidenza le tappe più significative del percorso svolto e lo abbiamo appeso in aula in occasione della giornata dedicata ai disturbi alimentari (scoprendo, grazie a questo video  disturbi alimentari Fanpage, il motivo per cui il fiocco viola è stato scelto come immagine simbolica).


Ecco dove ci ha portato la domanda stimolo partita da Gertrude e dalla sua mancanza di volontà: a parlare dei pericoli dovuti alle scelte che ci costringono a fare gli altri e all'importanza delle nostre scelte da fare in piena libertà, accettandosi per quello che si è, per come si vuole vivere per ciò che si vuole diventare.
Sì, anche ragazzi di tredici anni sono in grado di ragionare su tematiche così rilevanti con consapevolezza e autenticità. Basta dar loro fiducia e porsi in posizione di ascolto. Tutto qui.

lunedì 12 febbraio 2024

I (nostri) Promessi Sposi

A volte, di fronte ad attività didattiche che riscuotono un certo successo, meglio dar voce direttamente ai ragazzi.
Step di lavoro, progettazione, fasi operative e feedback vengono qui presentati dai diretti interessati.
Con tante informazioni utili - e divertenti - per noi adulti che lavoriamo per loro e con loro.
Buona lettura (e buona visione).

Tutto ha avuto inizio quando la prof di italiano ci ha assegnato un'attività molto particolare: ricreare una o più scene degli episodi dei Promessi Sposi letti in classe scegliendo di disegnare la striscia di un fumetto o registrando un video. Io e altri miei due compagni di classe, superando l'iniziale incertezza, abbiamo scelto di girare un video e abbiamo deciso di interpretare la scena di Don Abbondio e i bravi.
La location scelta? Una piccola stradina di Spoiano che, secondo noi, assomigliava molto a quella descritta nel romanzo. Visto che il sabato era l'unico giorno in cui potevamo incontrarci, ci siamo organizzati per ritrovarci tutti e tre insieme. Io e la mia compagna interpretavamo i bravi di Don Rodrigo, ci siamo truccati e vestiti cercando di seguire il più possibile le descrizioni del libro; ci siamo disegnati anche i baffi e ci siamo procurati delle armi giocattolo (la spada era di quando da piccolo andavo al carnevale di dietro casa mia). Il mio compagno che interpretava Don Abbondio ha costruito con il cartone un crocifisso da appendere al collo, si è fatto prestare un libro di preghiere e, sempre con il cartone, ha creato il colletto bianco da mettere sulla maglia nera (così poteva rappresentare meglio anche la scena in cui il curato ha paura dei bravi e si allontana il colletto dal collo). Prima di iniziare le riprese abbiamo imparato i dialoghi a memoria. Nelle prime scene abbiano registrato Don Abbondio che camminava nella stradina verso i bravi riprendendolo da due angolazioni diverse. All'inizio ci ha aiutato la mia mamma per far vedere come registrare meglio, poi abbiamo appoggiato il telefono su un tavolino e abbiamo registrato da soli.
Per rappresentare la scena del bravo che dice parolacce abbiamo inserito durante il montaggio dei "biiiip" insieme a un riquadro nero sulla bocca.
Per entrare più nel dettaglio, spiego quali sono stati i passaggi per creare questa scena:
- siamo partiti dalla scena predefinita nell'app CapCut
- abbiamo estratto l'audio
- abbiamo messo in sovraimpressione uno screenshot nero
Dopo un bel po' di tempo passato per fare l'editing, problemi di connessione e un file che inizialmente era pesantissimo, siamo riusciti finalmente a salvare e inviare il nostro lavoro. Avevamo un po' di timore a mostrarlo in classe, ma è andato tutto molto bene e siamo anche finiti nel canale YouTube della scuola  Qui sotto il nostro video e... buona visione a tutti!



Visto che dovevamo fare un compito sui Promessi Sposi realizzando un video su uno degli episodi letti in classe, noi cinque ci siamo  ritrovati a casa di S. e abbiamo deciso tutti insieme come procedere. Dopo aver riletto l’episodio della monaca di Monza, abbiamo deciso di rappresentarlo e ognuno di noi ha scelto il personaggio da impersonare e suo ruolo ben preciso: E. era Gertrude, T. la madre, G. il padre, S. la madre badessa e G. il paggio. Ci siamo occupati dei costumi in questo modo: E. aveva preso una parrucca (che dalla foto sembrava molto più bella, infatti quando l'ha indossata aveva i capelli crespi crespi), due magliette - una bianca e una nera - che servivano per il velo ed un vestito nero della sua mamma che serviva per la tonaca; S. si era messo una maglietta in testa per fare la madre badessa, T. lo stesso per impersonare la mamma di Gertrude, G. aveva una pannuccia amaranto (che gli hanno dato allo stadio di calcio visto che l'amaranto è il colore dell'Arezzo), un mestolo e una padella offerte gentilmente dalla mamma di S., e G. che aveva una giacca grigia elegante per sembrare più grande e autorevole, visto che doveva fare il padre di Gertrude. Per fare le scene abbiamo usato la location di casa di S. e per registrare il video completo abbiamo impiegato due ore. La scena che ha richiesto più tempo è quella del paggio insieme a Gertrude, perché un arciere anonimo lanciava frecce da dietro un albero. Chi era l’arciere? Il padre di Gertrude! L’arco non serviva nella scena (infatti mica se ne parla di questo nel romanzo!), ma visto che eravamo tutti insieme, ci siamo divertiti anche a farci gli scherzi e questo ha allungato le riprese di quasi un’ora! Ci siamo mangiati anche una merenda buonissima, preparata dalla mamma di S. che ci ha ospitato, e alla fine ci siamo salutati con una bella partita di nascondino. È stato un sabato molto divertente e qui potete vedere il video che abbiamo realizzato:

La monaca di Monza


Un’occasione dove posso mettere in atto le mie capacità? Non se ne trovano troppo spesso, quindi quando ce ne troviamo una di fronte qualcuna, mai lasciarsela scappare! Ho avuto l’opportunità di lavorare con dei miei piccoli talenti: la recitazione e, anche se considerato mediocre da qualcuno, la mia capacità di fare video ed editarli. Al contrario di quello che si può pensare, editare non è assolutamente facile. L’applicazione che utilizzo si chiama CapCut, anche se molte persone che lavorano nel mondo dell’editing la considerano un’app poco funzionale. All’inizio, intorno alla prima media, quando avevo appena iniziato ad usarla, lo pensavo anche io, ma solo perché dovevo ancora imparare a conoscerla. In questi anni ho imparato ad utilizzarla molto meglio in tutte le sue particolari impostazioni e mi trovo molto bene.  Più il tempo passa e più imparo, e così le mie capacità di editing migliorano. Ma sapete, non basta un buon editing per avere un video ben fatto! Perché, per applicare le modifiche in un video e ricavarci qualcosa di buono, deve essere il video in sé già ben strutturato. È sempre necessario, per queste cose, avere uno schema scritto o mentale su ciò che abbiamo intenzione di fare, passo dopo passo. Quando arriva il momento di mettere lo schema in atto, ci saranno molto probabilmente delle modifiche da inserire, come succede sempre a me, ma se abbiamo comunque un’idea di ciò che dobbiamo fare, eseguire un leggero cambiamento non causerà problemi. Ma cosa è successo dietro alle quinte di questo mio video? Come ho già detto, serve uno schema, scritto o mentale e la settimana prima delle riprese ho strutturato le mie idee ogni giorno. Ho considerato cosa fosse fattibile e cosa no, i luoghi in cui registrare, i vestiti da utilizzare, che cosa esattamente dire, come riprendere le varie scene, la durata approssimativa del video e taaaaaaaaanto altro! Considerando una cosa fondamentale: AVREI RAPPRESENTATO DA SOLA TUTTI I PERSONAGGI CHE AVEVO IN MENTE DI RAPPRESENTARE! Sabato 27 gennaio sono riuscita concretamente a mettere in atto tutti i miei piani. Non ho registrato le scene in ordine cronologico, ma in base alle mie necessità. Mentre stavo registrando le prime due scene, la telecamera mi ha mandato una scritta che diceva “spazio nella memoria interna esaurito”. Ho osservato un attimo la scritta “spazio esaurito” e ho pensato: “Ah, vabbè... tolgo la scheda  e la svuoto nel pc.” Poi ho riletto la scritta, concentrandomi su “memoria interna”. Aspe... memoria interna? IN CHE SENSO? E in quel momento ecco... sono praticamente finita nel panico! La videocamera possiede la memoria interna e la scheda di memoria. Non sono un tecnico, non so la motivazione di questa cosa, ma è così e basta. Ciò che sapevo di sicuro era questo: non sapevo come spostare i video della memoria interna nel pc! La scheda di memoria è un piccolo rettangolo che tiro fuori dalla telecamera, inserisco nel computer e prendo i dati. La memoria interna? Boh! La mia preoccupazione derivava dal fatto che nella memoria interna avevo registrato la parte più importante di tutto il video: il litigio fra Don Rodrigo e Fra Cristoforo. Per prima cosa sono andata nelle impostazioni ed ho subito selezionato la scheda di memoria. Poi, in crisi, sono corsa dal mio babbo, per chiedere aiuto. Non poteva aiutarmi in quel momento, quindi mentre aspettavo che fosse disponibile, ho registrato le altre scene. Arrivata la sera del sabato, ero riuscita a fare solo un’altra parte del video, che era pure venuta male perché l’avevo registrata troppo in fretta. Quando la sera sono finalmente riuscita a recuperare i video, ho iniziato un po' di editing. E qui ho realizzato quanto una di queste scene fosse venuta male. Per risolvere questo problema e far comunque comprendere più o meno cosa succede, ho fatto una scena in sostituzione di quella precedente. A causa dei vari problemi tecnici, ho dovuto concludere le riprese la domenica. La sera del 28 gennaio, alle 23 in punto, il video era finalmente completo. Ce l'avevo fatta!! Sono riuscita, nonostante i problemi, a ottenere un bellissimo lavoro ed ero fiera di me! Qui sotto vi lascio il video che ho realizzato e volevo aggiungere che, facendo questo compito, ho imparato mole cose che non sapevo e che so che mi torneranno utili in futuro. Come dico nel video, l'immaginazione per  me è un fondo senza fine. Sono queste cose che danno ai miei sogni l’opportunità di diventare realtà. Sono fiera del mio impegno e so che questa è stata una cosa che mi porterò sempre col cuore. Buona visione.

Un'attrice, tanti personaggi

 

mercoledì 13 dicembre 2023

Silenzio in aula: ragazzi e debate

 


Qualche settimana fa ho riscontrato in classe un tale coinvolgimento nella discussione pro e contro la musica trap, che ho deciso di indirizzare questo interesse verso finalità didattiche: testo argomentativo,  esercizio del pensiero critico e sessione di debate.

Credo che sia andata bene, almeno da ciò che scrive S. 

Stavolta la narrazione dell'esperienza la lascio alla voce dei ragazzi: a raccontare com'è andata sarà proprio S.

Buona lettura

“Silenzio in aula!”

È un peccato non averlo potuto dire, se devo essere sincera!

Un po' tutti abbiamo sognato di essere in un tribunale, in giacca e cravatta, ad urlare “obiezione!” ( e con tutti - molto probabilmente -  intendo solo io).

Ma il sogno della me di 8 anni, si è realizzato in classe.

Dopo una discussione avvenuta in aula sulla musica trap, noi compagni ci siamo schierati su due fronti: da una parte i favorevoli e, dall’altra, i contrari.

Io, ad esempio, sono contraria e mi sono inserita nel primo gruppo.

Abbiamo diviso la classe in: gruppo pro-trap, gruppo conto-trap e giudici.

Perché anche i giudici? Perché c’è stato bisogno di una giuria!

Ci è stata data la possibilità di sperimentare una specie di ricostruzione di un processo in un tribunale, con arringhe da avvocati e di sentenze emesse da una giuria, che in termini più “scolastici” si chiama DEBATE. Una cosa spaziale, raga!

In un’aula al secondo piano della nostra scuola, che aveva le sedie con le ruote così che potevamo riunirci meglio per discutere, ci siamo divisi in quelle tre parti di cui parlavo e i gruppi a favore e pro hanno presentato le loro argomentazioni a sostegno della rispettiva TESI.

Proprio come fanno gli avvocati in tribunale, le tesi sono state argomentate e prima ancora sono state preparate, con documentazioni varie da presentare direttamente alla giuria.

Ogni gruppo si è riunito a cerchio e si è consultato prima di iniziare.

Nel mio gruppo, per esempio, come documentazione ho portato diversi testi, le così dette “prove dei fatti” (ovvero alcuni testi delle canzoni trap e qualche articolo di giornale), e le ho condivise con agli altri.


Dopo il confronto, è iniziata la simulazione della sentenza.

Un gruppo dopo l’altro ci siamo espressi, contrastando le nostre posizione, imparando ad utilizzare un lessico specifico e ad aspettare il proprio turno per controbattere.



La volete sapere la cosa più bella?

Io e altri ci eravamo anche vestiti eleganti! Giusto per calarci meglio nei  personaggi che stanno a simboleggiare la legge!

I giudici poi si sono riuniti e, in base alle argomentazioni ascoltate, le prove mostrate e il modo di esporre, hanno scelto il vincitore.

Ha vinto il gruppo dei contrari, quello in cui ero io, soprattutto perché avevamo procurato delle prove più numerose rispetto ai favorevoli (questo ha espresso nella sentenza la giuria), ma abbiamo tutti accettato la vittoria con sportività e siamo usciti dal personaggio di avvocato per tornare ad essere i compagni di classe di sempre.

È stata un esperienza spaziale, che mi ha fatto capire bene come delle persone mature dovrebbero confrontarsi (e mi ha fatto capire anche che questo potrebbe diventare il mio mestiere, perché no?)

È stata anche una esercitazione sul testo argomentativo, svolta in forma orale.

Ottimo modo per imparare la struttura di questo genere testuale in modo divertente!

Davvero un’idea geniale!

Spero di replicare esperienze simili e spero anche di riuscire a dire “Silenzio in aula” nel prossimo Debate!