Quando si arriva a parlare ai ragazzi di un argomento così affascinante come quello dei castelli medievali, come ci si può limitare a leggere le informazioni dal libro senza neanche provare ad addentrarci in una vera esperienza di castellani?
Abbiamo così cominciato un percorso quasi magico, che ci ha fatto ripercorrere la vita nei castelli, ci ha stimolato la creatività e la fantasia, ci ha fatto diventare "ingegneri" e infine ci ha permesso di aggirarsi tra le stanze di un castello medievale vero... ma procediamo con ordine!
Dopo aver letto sul libro numerose informazioni ed aver osservato su You Tube altrettanti video riguardanti la struttura del castello e la vita che si svolgeva all'interno di esso, abbiamo fatto disegni e perfino riprodotto in cartone dei castelli medievali stupefacenti, ricevendo i complimenti del sito internet da cui abbiamo ricavato il tutorial e allestendo in aula magna una simpatica esposizione dei nostri lavori.
Un po' di foto dei disegni...
castello disegnato da Ginevra
castello disegnato da Vanessa
castello disegnato da Sara
castello disegnato da Filippo
Un po' di foto dei castelli di cartone costruiti dai ragazzi...
castello di Sophia e Sara
castello di Alice e Giulia
castello di Maria
castello di Andrea
castello di Alecsandru e Gabriele
castelli di Riccardo e Alessia
e minicastelli delle due Sofie
castello Sara
castello Sofia
E questa è la foto di tutti castelli esposti in aula magna
Non solo "ingegneri", ma anche scrittori: all'interno dei nostri castelli abbiamo anche inventato storie fantasiose in cui protagonisti sono cavalieri, principesse, draghi.
Questi i nostri lavori frutto della nostra fervida immaginazione:
Storia di Alessio B. (classe 1D)
Ai
margini di una fitta foresta c’era un castello sempre immerso nel buio dove il
signore trattava le famiglie al suo servizio come schiavi. Quando costui morì
tutti gioirono e i parenti del defunto organizzarono una festa invitando tutto
il popolo. Intanto un gruppo di fantasmi che viveva nelle vicinanze decise di
impadronirsi del castello che tornò tetro come un tempo e tutte le persone che
lo visitavano venivano trasformate in alberi. In poco tempo il prato che
circondava il castello divenne un fitto bosco. Un giorno una ragazza bellissima
si perse in quel bosco, in lontananza vide il castello e, incuriosita, entrò.
Salite le scale, si imbatté in un gruppo di fantasmi e, impaurita, cercò di
fuggire. Aveva ormai perso le speranze di sopravvivere, quando si ricordò che i
fantasmi scompaiono se si riflettono in uno specchio. Nella sala più grande del
castello era seduto un enorme fantasma e lei gli puntò contro uno specchio. Il
fantasma morì all’istante e così accadde a tutti gli altri. Fu così che
l’incantesimo finì, tutti gli abitanti trasformati in alberi tornarono a
riassumere sembianze umane. I parenti del vecchio re decisero di donare il
castello alla ragazza ed ella, che in realtà era una principessa, visse lì con
il suo principe, felice e contenta, e amata da tutti i suoi sudditi.
Storia di Luca R. (classe 1D)
C’era
una volta un principe che abitava in un enorme castello; era ricco, bello,
simpatico e fortunato ed era amato da tutte le principesse più belle. Gli
piaceva andare a caccia, a cavallo e anche dedicarsi all’addestrare dei
falconi. Era inoltre circondato da tanti amici. Un giorno, però, una terribile
malattia invase il suo corpo: la peste. Nonostante le visite dei medici, degli
amici e dei familiari che lo confortavano, il principe non guariva, tanto che
il 19 gennaio morì nel suo letto regale.
Storia di Riccardo R. (classe 1D)
C’era
una volta in un castello un bambini di nome Propp e tutti lo prendevano in giro
perché era brutto e pieno di brufoli e perché era amico di un orco che mangiava
solo broccoli e fagioli. Un giorno arrivò al villaggio una fata che aveva il potere di far diventare
belli i bambini brutti, ma lui non la vide perché era rimasto al suo castello,
dato che era malato: aveva tosse, raffreddore, influenza e febbre da cavallo.
Per fortuna la fata si trattenne nel villaggio un mese e, proprio l’ultimo
giorno, incontrò Propp e fece la magia: quel giorno Propp diventò il bambino
più bello di tutti e visse per sempre felice e contento.
Storia di Helena P. (classe 1D)
Durante
il Medioevo, in Francia, fu costruito un bellissimo castello, chiamato Chateau
d’Ambroise, che divenne la dimora del re Enrico VIII. Il sovrano aveva due
mogli che gli dettero due figli: Francesco I e Bash I. Successe che la Francia
dovette allearsi con la Scozia per sconfiggere l’Inghilterra e, per far sì che
i due stati mantenessero l’alleanza, Francesco I avrebbe dovuto sposare Maria,
regina di Scozia. Maria, allora si recò da lui
in Francia e, arrivata insieme alla sua corte, si presentò al re. La
sera stessa si tenne un banchetto a corte. Maria, all’uscita dal salone delle
feste, venne fermata da Clarissa, una serva del castello che era rimasta per
tanto tempo rinchiusa nelle secrete, che la avvertì di non bere mai il vino che
le veniva offerto. Maria la ascoltò e, tornata nella sua camera, trovò un
passaggio segreto che conduceva direttamente alle prigioni del castello. Maria
decise di entrare, ma subito scorse un’ombra che le disse che qualcuno la
voleva morta. Credendo che fosse Clarissa le chiese chi, secondo lei, poteva volere questa cosa, ma l’ombra,
che in realtà si chiamava Oscurità, ed era un mostro che viveva nelle foreste
di Francia, chiuse l’ingresso del passaggio segreto e la spinse direttamente
nelle secrete. Tutti cercarono la regina Maria, ma fallirono miseramente. Da
quel giorno nel castello si può sentire la presenza del fantasma della regina
di Scozia, così ingiustamente uccisa.
Storia di Maria M. (classe 1D)
In
un grande castello viveva un re vanitoso che si pavoneggiava sempre ed era
scontento di tutto. Una volta aveva chiesto al suo sarto di cucirgli un vestito
rosso e di farglielo avere entro le 4:00. Il sarto arrivo al castello puntuale,
ma le guardie non volevano farlo entrare e non aprirono il ponte levatoio.
Dovette bisticciare, poi finalmente gli aprirono, ma erano le 4:30. Il re
infuriato disse: - “Sei un fannullone!
Il vestito doveva essere pronto per le 4:00 e poi non ha i ponpon bianchi che
ti avevo chiesto. Fammene un altro!”
Il
sarto se ne andò e dopo qualche giorno tornò al castello.
Il
re gli disse: - “Non mi piacciono i ponpon, sono troppo piccoli! Falli più
grandi!”
Il
sarto se ne andò di nuovo e dopo qualche giorno tornò dal re.
Siccome
il sarto era capace di fabbricare anche le armature, il re gli disse: - “Ora
fannullone vai dalla guardia che è sulla torre e chiedigli se vuole un’armatura
rossa invece che argentata. Il sarto andò dalla guardia e questa gli disse di
no.
Così
disse al re: “No, sire!”
“Come
sarebbe” – disse il re.
“La
guardia ha detto di no” – rispose il sarto.
“Tu
fallo lo stesso! Prepara un’armatura rossa” – disse stizzito il re.
“Sì,
mio sire” – rispose il sarto.
Il
sarto se ne andò e, dopo qualche giorno, riportò l’armatura rossa al castello.
Il
re disse: “Ora voglio che fai le armature rosse a tutto il mio esercito!”
“Sì,
mio re” – rispose il sarto.
Il
sarto se ne andò e dopo diverso tempo tornò con 320 armature rosse.
Il
re disse ancora: “Adesso, buono a nulla, voglio che tu faccia dei vestiti rossi
per gli abitanti del mio regno e falli indossare a tutti!”
“Sì,
sire” – rispose ancora il sarto.
Fece
i vestiti rossi ai 1320 abitanti del regno, però non tutti volevano
indossarli,così il sarto tornò dal re e gli disse: “Ho cucito tutti i vestiti e
1000 abitanti li hanno indossati”
“Perché
solo 1000?” – rispose il re.
“Perché
gli altri 320 non li vogliono, mio sire” – disse il sarto.
“Bene,
allora che vengano uccisi tutti gli abitanti del regno che non vogliono
indossare il vestito rosso!” – concluse il re.
Le
guardie obbedirono agli ordini durante la notte. Il re stesso però era in pigiama
e non indossava il vestito rosso, così fu ucciso anche lui, perché anche lui
era un abitante del regno.
Storia di Sophia G. e Sara A. (classe 1D)
C’era
una volta, in un castello costruito al centro di un villaggio, una principessa
molto bella che abitava con suo padre, un re veramente cattivo. Un giorno,
mentre la fanciulla stava passeggiando per il villaggio, vide un contadino e se
ne innamorò subito; i due si misero a parlare e scoprirono di stare bene
insieme, ma lei era già stata promessa in sposa ad un principe. Alla fanciulla
piaceva molto il contadino, ma sapeva che suo padre non avrebbe mai permesso
che si fidanzassero perché lui era troppo povero. Dopo un po’ di settimane che
i due ragazzi si frequentavano provarono ad affrontare la situazione: il
contadino andò al castello per chiedere al re la mano della principessa. Il re
a quel punto si mise a ridere e disse all’uomo che non avrebbe più dovuto farsi
vedere a palazzo e che non gli avrebbe mai dato sua figlia in sposa. La
principessa, che aveva sentito tutto, parlò con il padre e gli disse che, se
veramente le voleva bene, doveva permettere di farla sposare con il contadino.
Il padre ci pensò un po’ su e alla fine prese una decisione: disse alle guardie
di portare il contadino al castello per annunciargli che avrebbe potuto avere
sua figlia in sposa. Allora i due si sposarono e vissero per sempre felici e
contenti.
Storia di Alice N. e Giulia Z. (classe
1D)
Anno
1069
C’era
una volta un castello molto nascosto, abitato da una bellissima principessa di
nome Bella. Aveva appena compiuto 18 anni e i suoi genitori le volevano far
trovare marito. Quindi organizzarono per lei un bel banchetto reale con tutti i
principi più famosi della Germania. Si presentarono a corte 102 giovani, ma a
lei non piaceva nessuno di loro e marito lo voleva trovare da sola. Disse
quindi ai suoi genitori che non la dovevano aiutare a trovare il grande amore,
ma loro risposero che doveva essere per forza un uomo ricco, bello e di stirpe
reale. “Capito signorina?” – conclusero. Lei li minaccio di andarsene lontana
da loro per trovare il vero amore, loro annuirono con la testa e le aprirono le
porte del castello. La ragazzo andò a preparare i suoi bagagli e a prendere il
suo cavallo, Samba, e lasciò il castello per cercare marito da sola. Dopo 11
ore arrivò in un paesino della Toscana chiamato Poppi; secondo lei era un posto
stupendo e il castello era abitato da un bel principe di nome Leopoldo I. La
ragazza se ne innamorò subito, ma non sapeva come farsi notare da un ragazzo così
affascinante e poi c’era un altro problema: lui era già fidanzato con la
principessa Leila. In paese giravano voci che al castello cercassero una serva.
Bella, sentendo queste parole, decise di recarsi lì per avere quel lavoro.
Arrivata al castello c’erano tante ragazze in fila per quel posto, ma il
principe rimase incantato dalla bellezza di Bella e così scelse lei come
cameriera. Il giorno dopo Leopoldo lasciò la sua fidanzata e iniziò a
corteggiare la principessa Bella. Lei era molto contenta e tra i due nacque un
vero amore. Dopo qualche giorno Bella confessò al principe di non essere una
semplice serva, ma di essere una principessa. Alla fine decisero di sposarsi
con una maestosa cerimonia invitando tutti i paesani e anche i familiari della
ragazza, che nel frattempo avevano perdonato la figlia ed erano molto felici
della sua scelta. Dopo un anno dalle nozze nacque la piccola Elisa e vissero
tutti felici e contenti nel castello di Poppi, nel cuore della bella Toscana.
Storia di Riccardo P. (classe 1D)
C’era
una volta in cima ad una montagna un castello maestoso. Un giorno un perfido
stregone addormentò tutti gli abitanti del castello, tranne la fanciulla di cui
era innamorato, ma ella non lo ricambiava, così lo stregone la rinchiuse in una
stanza. Ma un giorno un giovane cavaliere la vide dalla finestra e si accorse
che stava piangendo, così decise di entrare per liberarla, ma una barriera
magica glielo impediva. Subito dopo si affacciò lo stregone e gli disse: “Come
osi provare ad entrare nel mio castello?” Il cavaliere gli rispose: “Ho visto
una fanciulla e voglio liberarla”, ma lo stregone ribatté: “Tu non l’avrai mai,
lei è di mai proprietà!”. Lo stregone provò ad uccidere il cavaliere, ma non ci
riuscì perché l’uomo aveva una spada incantata, così gli distrusse lo scettro e
lo trafisse in un colpo solo. In quell’istante la barriera magica si disintegrò
e tutti gli abitanti si svegliarono dal’incantesimo e si resero conto di essere
liberi grazie al cavaliere, così lo applaudirono per le sue gesta eroiche. Il
cavaliere e la fanciulla iniziarono a frequentarsi e dopo pochi mesi si
sposarono e tutti vissero felici e contenti.
Storia di Alessandro G. (classe 1D)
Un
giorno due ragazzi, camminando dentro un bosco, scoprirono, molto meravigliati,
un castello. Questo era circondato da un fossato ed il ponte levatoio era
aperto. Incuriositi fecero una corsa ed entrarono al suo interno. Davanti a
loro videro degli uomini con delle armature di ferro e con delle lance
appuntite, così scapparono spaventati ed entrarono in una stanza piena di
porte. Quella dietro di loro si chiuse ed essi, in preda alla paura, non
sapevano come fare ad uscire. Provarono ad aprirle, ma solo una si aprì e non
era quella che portava all’uscita. Molto impauriti andarono avanti e si imbatterono
in una stanza signorile, dove c’erano divani, candelabri, una tavola con delle
coppe di ferro piene di vino, un letto a baldacchino e sopra un tavolino si
trovava un forziere pieno di monete d’oro e una pergamena dove era disegnata la
cartina del castello. La presero e la osservarono attentamente. Videro
un’uscita alternativa, presero le monete d’oro, le misero nel loro zaino,
seguirono le indicazioni della pergamena, sgattaiolarono dal ponte levatoio ed
uscirono dal castello. Ripercorsero tutto il bosco, tornarono al loro villaggio
e spartirono tutto l’oro con i loro familiari.
Storia di Eleonora D’A. (classe 1D)
Molto
tempo fa, di fronte ad un grande castello, ci fu una battaglia tra Arabi e
Normanni. I Normanni erano dei guerrieri molto potenti, al contrario degli
Arabi che avevano soltanto poche armi e qualche flotta. Già nel primo scontro
morirono molti Arabi, ma il loro re cercò di incoraggiarli e disse: “Forza, ce
la possiamo fare!”, allora i guerrieri arabi iniziarono a tirare le lance e molti
Normanni furono colpiti. Alcuni morirono per terra, altri affogati. Anche il re
dei Normanni fu colpito e morì affogato. Il castello e tutte le terre intorno
diventarono proprietà degli Arabi vincitori.
Storia di Alessandro R. (classe 1D)
Siamo
nell’anno 1000 e i guerrieri delle steppe del Nord stanno arrivando. Essi hanno
già occupato molti altri castelli grazie ad una tattica molto ingegnosa. Essa
prevedeva, quasi come tutte le atre, l’assedio del castello ma, una volta fatto
ciò, non si aspettava che le persone all’interno del castello morissero di fame
o di sete o di freddo, si faceva credere che l’intento fosse proprio questo, ma
in realtà dietro le linee di assedio, dei braccianti scavavano un tunnel sotto
un lato delle mura facendo in modo di compromettere l’integrità strutturale del
castello. Ottenuto ciò, i guerrieri facevano arrivare delle catapulte o, in
alcuni casi in cui le mura erano robuste, venivano fatte arrivare delle arieti,
dopodiché creavano un diversivo attaccando con due guerrieri da un altro lato
per concentrare le difese da quel lato e infine, con pochi colpi di catapulte e
arieti, le mura crollavano, permettendo l’entrata dei guerrieri che
saccheggiavano la città. In più si cercava di far sì che le mura cadessero
dalla parte del fossato, così non bisognava sprecare tempo e materiali. Queste
informazioni sono state recuperate da dei cavalieri che sono riusciti a
scappare e che hanno visto i guerrieri dirigersi verso il nostro castello.
Abbiamo calcolato che i guerrieri arriveranno circa fra tre settimane.
Fortunatamente abbiamo due vantaggi. Il primo è di sapere la loro tattica, il
secondo è che il loro castello è costruito sopra una montagna formata da roccia
molto dura; grazie a ciò ci metteranno molto più tempo ad applicare la loro
tattica, anche se si è saputo che in passato sono già riusciti ad abbattere un
castello sopra una montagna. Dopo una riunione tra cavalieri, il re ha deciso,
in un primo momento, di non parlare ai cittadini di questo attacco imminente,
poiché, sentendo i racconti su questi guerrieri, la città entrerebbe nel
panico, ma si è anche reso conto che sarebbe impossibile applicare migliorie
senza il loro aiuto e in più le persone si devono preparare all’attacco. Quindi
il re ha detto ai suoi sudditi questa cosa. Come immaginato, subito i sudditi
hanno detto di scappare, ma il re ha spiegato che sarebbe stato impossibile
farlo, così si sono convinti. Il re ha ordinato ai fabbri di preparare
centinaia di spade, armature e lance. Ai sudditi maschi è stato detto di allenarsi
per diventare soldati, agli schiavi è stato detto di irrobustire le mura,
soprattutto le fondamenta, rinforzare la porta di entrata e costruire un
cancello, rinforzare le torri e creare delle fenditure nelle mura. L’irrobustimento delle mura si pensa che
allungherà il tempo di scavo di due settimane. Poi è stato detto alle donne di
accumulare le provviste e infine ai contadini di costruire archi e frecce. Oggi
le nostre guardie nelle torri, come previsto, hanno avvistato i soldati nemici.
A quanto pare i nemici sembrerebbero non attuare la tattica che usano di
solito, probabilmente perché, vedendo la montagna, si sono accorti che la loro
tecnica non funzionerebbe. Ciò è un grande problema, poiché non ci aspettavamo
che avrebbero cominciato subito l’attacco, infatti, purtroppo, sono riusciti
con gli arcieri e le catapulte a colpire i nostri soldati e stanno già
cominciando ad avvicinarsi al fossato. Se non reagiamo con prontezza, entro una
settimana potrebbero già aver superato le mura; a questa notizia sono andati
tutti nel panico, compresi i re e i cavalieri, l’unico modo per difendersi sarà
quello di far uscire i soldati fuori dalle mura. Questa potrebbe essere una
pessima mossa, visto che sopraffaranno i soldati prima che noi retraiamo il
ponte potrebbero entrare quasi subito. Fortunatamente i soldati sono riusciti a
far arretrare di un centinaio di metri quelli nemici, purtroppo però dovranno
ritirarsi presto, in più i nemici hanno prontamente lanciato dei massi con le
catapulte contro l’argano che stava per ritirare il ponte, non facendolo
retrarre. Per proteggersi allora dall’entrata dei nemici, abbiamo ideato una
tattica che le farà desistere per un po’, essa consisterà nel far sembrare la
ritirata dei soldati avvenire dentro il bastione. Dopodiché i nemici, molto
probabilmente, attaccheranno la porta d’entrata e mentre cercheranno di aprirla,
chiuderemo il cancello che è nascosto nelle mura, così facendo rimarranno
intrappolati dentro e in più a sorpresa i nostri arcieri usciranno dal bastione
e lanceranno una pioggia di frecce infuocate, facendo anche in modo che il
ponte si distrugga, ma prima di fare ciò uccideremo i soldati rimasti
intrappolati e faremo nuovamente uscire i nostri soldati. A quanto pare questa
tattica ha funzionato e i nemici, viste le perdite, si sono ritirati. Il nostro
è il primo castello che ha fermato la loro avanzata, ovviamente avrà bisogno di
molte riparazioni. Tutta la città ha fatto festa e il re ha deciso che ogni
anno proprio questo giorno si festeggerà questa importante vittoria.
Storia di Gabriele C. (classe 1C)
C’era
una volta un antico castello. Dentro di esso risedeva un vecchio fantasma
paurosone. Un giorno arrivarono una famiglia reale con il loro figlio
appassionato di fantasmi. Il bambino, mentre perlustrava il castello, scoprì
una stanza segreta nascosta nel muro. Aprendola, scoprì una camera piena d’oro
e, camminando, vide un uomo che sembrava nebbia seduto su una sedia. Il bambino
si mise subito a piangere e a gridare. Avvertì subito i genitori e tutti quanti
scapparono terrorizzati da quel castello.
Storia di Gianbattista P. (classe 1C)
C’era
una volta un piccolo castello in cui viveva una famiglia composta da 25
persone. Un giorno un’altra famiglia che viveva vicino attaccò quel castello e,
dopo una terribile lotta, la famiglia di 25 persone riuscì a vincere e si prese
anche il castello dell’altra famiglia.
Storia di Eugenio C. (classe 1C)
Un
giorno in un castello arrivarono un gruppo di soldati. Correvano impauriti,
urlando di aver visto un drago. In questo castello abitata un astuto cacciatore
di draghi ed un mercenario. Il cacciatore, dopo aver sentito la notizia del
drago, cercò il mercenario e gli offrì la testa del drago. I due si unirono per
combattere la creatura e riuscirono ad ucciderla, ma il mercenario fu ferito ad
una gamba nel combattimento e il drago lo sbranò. Il cacciatore portò il drago
morto al castello e lo appese alle mura per spaventare gli eventuali nemici.
Storia di Giacomo G. (classe 1C)
C’
era una volta in Britannia un castello governato da un mago molto potente e
perfido che aveva tanti draghi al suo servizio che lo difendevano. Un giorno il
mago rapì la principessa Elisabetta III e la tenne prigioniera per due anni.
Tutti i cavalieri della Britannia provarono a liberarla, ma morirono tutti. Un
giorno da molto lontano arrivò un cavaliere molto forte che liberò la
principessa e sia lei che il suo salvatore si sposarono e vissero felici e
contenti.
Storia di Gabriele C. (classe 1D)
In
un grande castello viveva un re che venne colpito da un maleficio che lo fece
diventare malvagio. Molto tempo dopo un suo discendente, che si chiamava re
Saggio, riuscì a distruggere il maleficio con un’opera buona che nessuno dei
suoi antenati aveva fatto: aiutare un contadino. Un giorno il re Saggio passò
per una strada un po’ malinconica con i suoi soldati quando, ad un certo punto,
caddero in una trappola che li fece sprofondare in una buca. Dopo molte ore
passò di lì un contadino, il quale, vedendo il re in trappola, per poco non
sveniva. Ai contadini, infatti, non capitava mai di vedere il loro re caduto in
una trappola. In meno di tre secondi il contadino era tornato a casa e, dopo
aver preso una scala, si precipitò ad aiutare il re per uscire da quella buca
e, in men che non si dica, il re venne liberato. Il re, non sapendo come
ricompensare il contadino, decise di dargli un po’ di denaro, ma soprattutto
decise di aiutarlo nel lavoro dei campi. Qualche giorno dopo il re iniziò la
sua settimana lavorativa e, dato che era molto imbranato perché non aveva mai
lavorato in vita sua, dovette lavorare molto e ricevere tanti aiuti dal
contadino. Finita la settimana, il re disse: “Non è giusto, io non ho aiutato
affatto il contadino, dato che non sono capace a fare niente nei campi. Ma,
dato che ho avuto questa opportunità di imparare qualcosa, voglio dare il
meglio di me per aiutare chi mi ha salvato la vita”. Le settimane di aiuto
diventarono mesi e, dato che il castello era lontano, il re fece costruire una
casetta vicino a quella del contadino. E così anche i mesi diventarono 2, 3, 4,
fino a che il re diventò amico del contadino e addirittura il contadino invitò
il re a vivere da lui. Molti anni dopo il contadino morì e il re, dal
dispiacere, si ammalò e morì anche lui per il dolore. Il re si ritrovò con il
suo amico trasformato in fantasma: non era diventato un essere bianco ma aveva
un bel colore dorato. E non era finita qui! Infatti, dato che il re aveva
vissuto a casa del contadino per un lungo periodo, adesso il contadino, anche
se come fantasma, era ospite del re nel suo castello. Il contadino-fantasma era
rimasto a bocca aperta a vedere questo stupendo palazzo, con le sue mille
stanze, il suo ponte levatoio, le sue merlature, le sue torri altissime, e
soprattutto a vedere il trono dove, anche se non l’aveva mai visto, stava
seduto il suo miglior amico… il re Saggio.
Storia di Elena P. (classe 1C)
In
un tempo molto lontano c’era un principe di nome Alessio che viveva in un
castello con sua moglie Cristina. Un giorno Alessio vide Cristina fare qualcosa
di strano, ovvero una pozione stregata, e, mentre la stava preparando, aveva
assunto un aspetto da strega. Alessio si paventò e cominciò a correre lungo il
corridoio, ma non fece in tempo ad uscire perché venne trasformato in un gatto
nero. Quando una delle serve vide il gatto, lo cacciò subito. Cristina disse a
tutti che Alessio era scomparso e di sicuro era morto e che voleva trovare
subito un altro marito. Si sparse la voce per tutta la città, tutti erano molto
interessati e le donne molto incuriosite. La mattina dopo, sotto quelle grandi
porte del castello, c’erano molti uomini ad aspettare il loro turno per essere
presentati a Cristina, tra cui il gatto, che era riuscito a sapere la notizia.
Appena Cristina si affacciò alla finestra, video Alessio-gatto, allora chiamò
subito la sua serva e disse di riferire a quegli uomini che l’incontro era
rimandato. Dopo qualche giorno tornarono le stesse persone e ci furono questi
incontri: Cristina fu colpita da un certo Matteo e decise di prendere lui come
sposo. Furono annunciate a tutti le nozze e tutti furono invitati al
matrimonio. Quel giorno tutto il paese andò al castello, tra cui il
gatto-Alessio che, durante la cerimonia, si trasformò in persona e tutti videro
quella scena. Alessio disse davanti a tutti cosa era successo e Cristina era
molto arrabbiata perché era stato rovinato il suo matrimonio. Matteo, tutti gli
abitanti del villaggio e le serve scapparono e riferirono tutto all’imperatore
che condannò a morte Cristina e Alessio avrebbe dovuto ucciderla. Lui lo fece e
l’imperatore lo tenne a corte con sé.
Storia di Marco P. (classe 1C)
Tanto
tempo fa nel castello di Poppi viveva una regina cattiva di nome Morgana che
pretendeva che i suoi sudditi pagassero tasse molto alte, anche se la maggior
parte della popolazione era costituita da poveri e contadini. Un giorno il
contadino Ugo si rifiutò di pagare le tasse perché i suoi figli non avevano
nulla da mangiare. Su ordine della regina, i soldati rinchiusero Ugo e la sua
famiglia nella loro casa e appiccarono il fuoco. Questo doveva servire da lezione per tutta la
popolazione. Nel soldato viveva un soldato crociato di nome Gregorio che,
tornato dalla guerra, era stato informato dell’accaduto. Vista la malvagità
della regina e dei soldati, Gregorio iniziò ad incitare la popolazione alla
rivolta. Così, in una notte buia e tempestosa, Gregorio e il suo popolo riuscirono ad arrivare al castello di
soppiatto, ma era pieno di soldati. Ci fu una battaglia sanguinosa, i morti ci
furono sia nello schieramento della regina che in quello di Gregorio, ma il
popolo ebbe la meglio. La regina venne rinchiusa nella torre del castello e ci
rimase fino alla sua morte. Gregorio fu eletto re che si rivelò un governatore
fedele e giusto nei confronti del suo popolo fino alla fine dei suoi giorni.
Storia di Sofia B. (classe 1C)
Ciao,
sono Sofia, una ragazza vissuta nel Medioevo, anzi, a dir la verità, sono un
fantasma. Vi chiederete il perché io sia diventata un fantasma. Il 14 giugno
del IX secolo d.C. io e mio marito Luca ci sposammo. Avevamo preparato tutto
alla perfezione, eranoo venuti tutti gli invitati, ma poche ore dopo la messa,
quando stavamo mangiando, arrivarono i Normanni ad attaccare il nostro
bellissimo castello e morimmo tutti. A parte la mia storia, vi racconto un po’
come era fatto il mio castello. Il letti erano a baldacchino e piccoli, data la
nostra statura, ma comodi e caldi perché il freddo non riusciva ad entrare. Le
stanze erano fredde, ma chi era fortunato come me aveva il camino per
riscaldarsi. La mattina mi tingevo i capelli, mi depilavo i peli superflui e mi
profumavo. Il bagno non c’era, quindi non mi lavavo sempre, ma per farlo mi
immergevo in una tinozza. La mia cucina era divisa in due parti: una per gli
schiavi e una per noi padroni. Tutti hanno lasciato questo posto, ma io sono
restata qua da sola e tutto il giorno gironzolo per il castello.
Storia di Paras S. (classe 1C)
Nel
Medioevo di fronte al castello di un imperatore avvenne una grande battaglia.
La storia comincia con un guerriero molto forte che il suo imperatore ammirava
tanto. Questo guerriero, che si chiamava Attila, non amava il principe, figlio
dell’imperatore, perché si vantava sempre di uccidere i re degli altri popoli,
ma non era vero, anzi era Attila che li uccideva. Attila parlò con il suo
imperatore di questa faccenda e lui chiamò subito il principe dicendogli che ci
sarebbe stata una battaglia. Dovevano combattere il principe e Attila. Chi
avesse vinto sarebbe diventato il successore dell’imperatore. Attila accettò e
anche il principe. Iniziò la lotta nel
castello. Attila era più forte e agile, ma il principe sembrava che barasse
perché chiamava ad aiutarlo le sue guardie, ma la maggior parte delle guardie
non si faceva avanti perché aveva paura. Attila uccise tutte le guardie, ma non
il principe. Attila e il principe combattevano dentro le mura del castello. Ad
un certo punto Attila fece cadere dalle mura del castello il principe. Era
fatta. Attila sarebbe diventato imperatore.
Storia di Alessia C. (classe 1C)
C’era
una volta un contadino e sua moglie che abitavano all’interno di un grande
castello. Di giorno andavano a coltivare i campi, ma una mattina il castello
venne attaccato dai nemici. Subito i due si diressero verso il ponte levatoio
e, appena entrati, si rifugiarono nelle loro case. Le sentinelle avvistarono i
nemici e riuscirono a incastrarli tra la prima e l’ultima porta e dall’alto
cominciarono a gettare pietre e acqua bollente, mentre dalle feritoie venivano
scagliate frecce. I nemici stremati uscirono dal castello e si allontanarono.
Per festeggiare la vittoria il sovrano organizzò una festa per tutti gli
abitanti del castello.
Storia di Sara F. (classe 1C)
C’era
una volta un bel castello in cui abitava una principessa insieme ai suoi
animali. Un giorno un nobile arrivò a palazzo e si innamorò di lei. La
principessa però era innamorata, ricambiata, del figlio del re del castello
accanto e il nobile si offese. Dopo diversi anni la principessa invecchiò e il
principe suo vicino non era più innamorato di lei perché era diventata brutta.
Il nobile, invece, era ancora innamorato, ma la principessa lo rifiutò una
seconda volta. Così la principessa invecchiò rinchiusa nel suo castello da
sola, senza nessuno che le facesse compagnia.
Storia di Riccardo S. (classe 1C)
Un
tempo dame e cavalieri vivevano in grandi castelli con spesse mura ed alte
torri. Ogni castello era circondato da un profondo fossato pieno d’acqua. Per
entrare ed uscire dal castello bisognava passare un ponte levatoio. Un bel
giorno, però, il ponte levatoio di un famoso castello si ruppe e gli abitanti
del castello rimasero intrappolati. Provarono a chiedere aiuto, urlando dalle
grandi torri, ma nessuno veniva in loro soccorso. Le persone iniziarono a
sentire la fame e ad ammalarsi, fino a quando vicino al castello arrivò un
enorme drago. La gente terrorizzata si nascose dentro le abitazioni, ma il
drago non voleva fare del male o distruggere il castello, voleva solo aiutarli.
Il drago si mise disteso facendo da ponte levatoio. La popolazione salì sopra
il drago e si ritrovò in una bella prateria. Tutti erano tristi perché non
avevano più il loro castello, ma il drago promise che avrebbe fatto costruire
per loro il castello più bello del mondo e così fece. Lavorò giorno e notte
fino a quando finì il castello. La popolazione ringraziò il drago e gli disse
che poteva rimanere con loro per aiutarla a sconfiggere i nemici. Per
festeggiare, tutte le persone andarono al vecchio castello e lo bruciarono in
segno di addio.
Storia di Gabriele V. (classe 1C)
Tanto
tempo fa nel castello di Salisburgo viveva un re di nome Carlo, che veniva
soprannominato Carlo il Perfido. Un giorno le truppe del castello di Londra
decisero di attaccare il castello di Carlo, ma non sapevano con chi avevano a
che fare. Carlo si arrabbiò e ordinò ai suoi uomini di distruggere il castello
di Londra, però il re di Londra fece alle sue truppe un’imboscata. Re Carlo
pensava che i nemici si fossero arresi, ma loro, molto furbi, entrarono dentro
un carro, si intrufolarono dentro al castello e rubarono al re tutto l’oro e
tutti i suoi averi. Uccisero il re mentre stava dormendo, uccisero tutte le
guardie e resero tutti gli abitanti schiavi. Si impossessarono anche del
castello che, da quel giorno, diventò il castello più famoso e temibile di
tutto il Medioevo.
Storia di Serboli G. (classe 1C)
C’era
una volta, in un castello medievale, un principe coraggioso che indossava
un’armatura d’oro e aveva la lancia gialla e blu. Però in una torre del suo
castello c’erano fantasmi e trappole. Il
principe provò ad affrontare i fantasmi, percorse un corridoio, andò a sinistra
e ai suoi piedi trovò una trappola per topi che gli schiacciò l’alluce. Il
principe per il dolore si mise a gridare a squarciagola. Subito dopo doveva
girare a destra, ma trovò un muro e quasi si “spiaccicò” contro di esso.
Andando avanti schiacciò per sbaglio un pulsante con i piedi e gli cadde un
masso in testa. Alla fine gli apparvero all’improvviso 5 fantasmi allineati, lo
attraversarono e lui svenne. Dopo 5 minuti si risvegliò e percorse 10 metri
senza far scattare trappole. Era stata tutta fortuna. Poi si appoggiò al muro
con la mano perché era molto stanco e schiacciò un altro pulsantino, così
arrivò rotolando verso di lui un masso e quindi dovette correre a gambe levate,
ma riuscì a seminare il masso. Schiacciò un altro pulsantino col piede mentre
camminava e subito sbucò una pietra dall’alto che gli cadde sui piedi, così
cominciò a zoppicare. Il principe si domandò quanto doveva ancora camminare
dentro questa torre. All’improvviso gli apparve un fantasma che correva verso
di lui velocemente e lui si spaventò a morte. Però vide che era arrivato
all’uscita, ma intorno a lui spuntavano molte trappole, allora camminava con
molta cautela. Per sbaglio pigiò un pulsante e gli apparve un martello che gli
dette un colpo in testa. Alla fine uscì con le sue truppe, arrivò tardi nel
campo di battaglia e il re si arrabbiò molto con lui.
Storia di Ginevra D’I. (classe 1C)
C’era
una volta una principessa e un principe che avevano 17 anni e si innamorarono
fin dalla prima volta che si erano incontrati; tennero però nascosto il loro
amore ai genitori perché la principessa, di nome Caterina, era figlia del re di
Banavia, mentre il principe, di nome Filippo, era figlio del re di Canastia e i
due regni in quel momento non erano in sintonia, così i ragazzi speravano che le
cose si risolvessero e decisero di aspettare di compiere 22 anni per potersi
sposare. Il loro amore così fu tenuto nascosto 5 anni, ma fecero bene ad
aspettare. Passati i 5 anni i re di Banavia e di Canastia decisero di fare pace
e programmarono un incontro tra regnanti per far conoscere i rispettivi figli
che avevano la stessa età e che avrebbero potuto sposarsi tra di loro, così la
pace sarebbe stata più solida. Entrambi i giovani si aspettavano, ma nel luogo
dell’appuntamento la principessa non
vide arrivare il principe e rimase molto delusa. Caterina chiese al padre
perché, secondo lui, Filippo non si era presentato all’appuntamento e il padre
rispose, con grande rabbia, che il re di Canastia lo aveva ingannato nel corso
di un commercio di pietre preziose. Nello stesso tempo anche il re di Canastia
disse al figlio Filippo che il re di Banavia, padre di Caterina, lo aveva
truffato e che nessuno della famiglia doveva avere più niente a che fare con
quel regno. I giovani si incontrarono e si riferirono tutto ciò che avevano
sentito dire dai loro padri e arrivarono alla decisione difficilissima, cioè
presentarsi ai genitori dell’altro e dichiarare il loro amore. Spedirono una
lettera al re di Banavia in cui dissero che il re di Canastia si sarebbe presto
presentato al castello per chiarire qualche questione e il re ci credette. Il
giorno dell’incontro i genitori dei ragazzi erano tutti presenti e i due
giovani, mano nella mano, confessarono di aver scritto la lettera; raccontarono
anche che da tempo erano innamorati e che non avevano intenzione di perdersi a
vicenda a causa dei capricci dei loro padri. I due re, sentendo queste parole,
andarono su tutte le furie, imprecando di qua e di là. Il padre di Filippo
prese suo figlio e se ne tornò al suo castello e anche a Caterina fu impedito
di vedere ancora il principe. I giovani rimasero delusi e si ritirarono a
piangere nelle loro stanze e, visto che era stato loro proibito di vedersi, si
scrissero in segreto e organizzarono una fuga. Il giorno scelto per la fuga i
ragazzi si allontanarono dal castello di nascosto e lasciarono una lettera per
i loro genitori, dove scrissero che erano fuggiti insieme e che non si dovevano
preoccupare per loro perché ognuno stava con la persona che amava di più al
mondo. I due andarono a vivere in un paesino chiamato Linomia e, per non essere
riconosciuti, cambiarono i loro nomi in Olga e Silvestro Stilton e vissero per
sempre felici e contenti.
Storia di Sofia M. (classe 1C)
C’era
una volta un castello medievale dove viveva un vecchio re. Un giorno costui
venne a mancare, nel castello rimase solo la servitù che decise di mettere il
castello in vendita. Il castello però non veniva acquistato da nessuno perché
tutte le persone che entravano per vederlo sentivano la voce del re defunto e
se ne andavano impauriti. Il mercoledì delle ceneri una famiglia andò a fare
una passeggiata nel bosco, la bambina più piccola si allontanò perché vide un
cespuglio di more; i genitori in quel momento stavano raccogliendo i fiori e
non si accorsero della sua lontananza. Ad un certo punto la bambina vide le
mura del castello e, presa dalla curiosità, entrò e sentì una voce che le
chiese: “Chi è entrato?”. La bambina si voltò ma non vide nessuno, allora
cominciò a urlare e la stessa voce la rassicurava dicendole che non doveva
avere paura. La bambina uscì dal castello a gambe levate e tornò dai suoi
genitori, raccontò l’accaduto ma loro non le credevano, così l’indomani la
bambina convinse i genitori di tornare al castello con lei. Arrivati, furono
accolti dalla voce del fantasma. Il padre, un po’ impaurito ma preso dalla
curiosità, iniziò a fare domande e venne a scoprire che quella voce era la vera
voce del re che proveniva da dietro una parete. Il padre allora iniziò a
toccare la parete e, ad un certo punto, questa si aprì e finalmente il segreto
venne svelato. Dietro c’era uno strano apparecchio che un inventore che faceva
parte della servitù aveva creato per riprodurre la voce del re morto. Esso era
collegato con il portone di ingresso che, ogni volta che si apriva, faceva
partire la voce. Tutto ciò era stato fatto dalla servitù perché non voleva che
il castello venisse venduto.
Storia di Vanessa C. (classe 1C)
C’era
una volta un castello dove abitava una principessa di nome Sofy, figlia di re
Ettore. Un giorno Sofy incontrò un principe di nome Leonardo e, non appena lo
vide, si innamorò perdutamente di lui. Qualche settimana dopo lo rivide, ma si
accorse che era cambiato molto: era diventato orribile e cattivo, tanto che la
trascino con la forza a casa sua. Leonardo abitava in un castello sporchissimo,
anche se alcuni pezzi di arredamento non erano male. Con Leonardo abitavano
anche alcuni suoi familiari che lo aiutavano. Uscita dal castello, Sofy si
accorse che Leonardo non c’era più, così scappò al suo castello delusa e da
quel giorno non ebbe più alcun fidanzato.
Storia di Michele D.V. (classe 1C)
Tanto
tempo fa in un castello vivevano un re e una regina. Un giorno il re diventò
triste. La regina disse ai suoi giullari di riuscire a farlo divertire, allora
tutti si vestirono in modo buffo, fecero dei giochi, ma niente, il re era
ancora triste. Dopo vari tentativi falliti la regina mandò uno dei suoi
servitori a chiamare un vecchio amico del re. Il servitore si mise in cammino
e, dopo vari chilometri, entrò in una foresta buia, piena di trappole e
fantasmi. Il servitore, pieno di brividi, cercò di camminare piano per non far
azionare le trappole, ma appena si appoggiò ad un tronco si accorse che era una
trappola, infatti da lì uscì una lama, ma il servitore ebbe riflessi
prontissimi e la schivò. Il servitore, astuto, prese la lama e, legandola ad un
ramo, creò un’arma. Superata la foresta nera, il servitore – che si chiamava
Peter – si trovò di fronte un goblin che gli pose un indovinello, dicendogli:
“Se sbagli, ti mangio!” L’indovinello era questo: “Cos’è quella cosa che la
produci ma non si vede?” Peter, in difficoltà, rispose: “Il suono”. Il goblin
disse: “No! Ma ti do un’altra possibilità. Ripeto: cos’è quella cosa che la
produci ma non si vede?” Peter disse: “L’anidride carbonica!” Allora il goblin,
stupito perché aveva indovinato, lo fece andare. Dopo aver superato tanti
pericoli arrivò al castello dell’amico del re. Peter spiegò all’uomo che doveva
recarsi subito al castello per far tornare il sorriso al re e così lui fece. In
effetti l’uomo andò subito dal suo amico re e costui, quando lo vide, fu così felice di vederlo che il suo
riso si sentì in tutto il castello. Finalmente era tornato felice!
Quindi è stata la volta non solo di immaginare, ma anche di vivere in prima persona il castello stesso e quale migliore occasione per fare una visita ai castelli medievali del nostro territorio?
Ancora qualche foto...
Rocca di Civitella in Val di Chiana
scenario di una manifestazione del luogo chiamata "Giostra del Sarapino"
castello di Poppi (esterno)
castello di Poppi (interno)
castello di Poppi (ancora interno)
salone delle feste
le secrete
Più addentrati nel castello di così! Ma non è finita...
Abbiamo anche partecipato ad un concorso indetto da un'associazione che si occupa della salvaguardia del castello di Sammezzano creando ancora storie fantastiche e disegni a tema.
Questi i nostri lavori:
Storia di Riccardo E.
Un
bellissimo castello, chiamato castello di Sammezzano, fu ideato da un signore arabo che voleva portare la sua
trazione in Europa. I lavori cominciarono con entusiasmo e per finirli ci
vollero sette anni. Quando i lavori
finirono il castello fu aperto al pubblico. All’interno della stanza più
colorata un ragazzo si perse e, mentre girava per trovare l’uscita, vide in un
angolo una statua che in Italia si cercava da tamto tempo ma non si riusciva a
trovare: la statua di Sammezzano. All’improvviso arrivò un terremoto e la
statua si distrusse, insieme a qualche stanza del castello. Il ragazzo, per
fortuna, riuscì a salvarsi. Dopo molti anni gli scavi e i lavori di
ricostruzione del castello riportarono alla luce i pezzi della statua di
Sammezzano che non si erano distrutti così tanto, quindi vennero incollati e la
statua che prima nessuno riusciva a trovare ora fu ricomposta e fatta ammirare
al pubblico dentro la sala del castello
più colorata.
Storia di Arbi
Il
castello di Sammezzano fu creato da un signore arabo che volle portare la sua
tradizione in Europa. Per i lavori fu chiamato un architetto arabo che era una
specie di mago, anche se lui non lo sapeva, e questo architetto creò molte
stanze magiche. Per finire tutti i lavori ci vollero 7 anni e quando i lavori
finirono il castello fu aperto al pubblico. Un bambino si perse mentre stava
ammirando la camera dei dipinti perché era così piena di colori che
l’arcobaleno se li sarebbe sognati. Questa stanza era magica: il bambino fu
accolto da tante luci colorate e non si accorse che stava camminando lungo
degli specchi e che era uscito in giardino. Il bambino aveva strane visioni:
l’orsetto che aveva con sé prese vita e diventò colorato come tutti quei colori
che aveva visto dentro il castello, poi la stanza dei vetri che aveva percorso
la vide distrutta dalle bombe nemiche perché era come se si fosse trovato in
guerra. La stanza dei vetri di colpo scomparve e non si trovò più. Il bambino
scappò impaurito, fu ritrovato dai genitori qualche giorno dopo e, quando disse
loro quello che aveva visto, loro dissero che non era vero. Invece era tutto
vero perché il bambino era entrato in una stanza magica costruita
dall’architetto mago chiamato dal signore arabo a costruire il castello di
Sammezzano.
Storia di Sara, Giulia
e Alice
C’era
una volta nel castello di Sammezzano un mostro che era rimasto intrappolato
dentro la sala dei pavoni. Per uno strano incantesimo, Il suo corpo era
diventato di tutti i colori perché era rimasto lì da troppo tempo e tutti i
colori della stanza erano finiti su di lui, mentre le pareti della stanza erano
diventate neutre. Passavano notti e giorni e lui si stufava sempre più a stare
rinchiuso dentro quella stanza neutra e triste. Un giorno però al mostro venne
un’idea: chiamare la madre di tutti i colori, la Principessa Arcobaleno, che,
con la sua bacchetta magica, colorava tutto ciò che toccava. La Principessa era
molto indaffarata e il mostro dovette aspettare un anno prima di vederla
arrivare da lui, ma quando arrivò al castello di Sammezzano la Principessa
liberò il mostro, che era un mostro buono, e lo fece tornare bianco. Nella
stanza, invece, rispendevano i bellissimi colori che aveva prima.
Storia di Maria
Era
una giornata come tutte le altre e il Duca di Sammezzano avvisò le guardie del suo castello di tenersi pronte
perché sarebbe arrivato un ospite speciale. Ad un certo punto arrivò alla porta
l’imperatore Carlo Magno che lesse al Duca (anzi lo lesse qualcun altro perché
lui non sapeva farlo…) questo messaggio:
“Io,
l’imperatore Carlo Magno, ho avuto il permesso da Papa Leone III di ridipingere
il suo castello”
Il
Duca gli disse: “Eminenza, a me va bene”.
Allora
Carlo Magno si mise all’opera e fece dipingere il castello con dei colori
magnifici.
Poi
tornò dal Duca e gli mostrò un altro messaggio: “Io, l’imperatore Carlo Magno,
ho il permesso da Papa Leone III di ottenere la proprietà di metà del
castello”.
Questa
volta al Duca venne un dubbio perché il Papa non c’era mai con lui, così decise
di spiare l’imperatore per qualche giorno. Mentre i suoi uomini stavano
dipingendo le pareti del castello di Sammezzano, Carlo Magno aveva una penna
d’oca magica che scriveva per lui dei messaggi finti che l’imperatore si
inventava al momento e non erano affatto mandati dal Papa. Allora, di notte, il
Duca gli rubò la penna d’oca e il giorno dopo gli fece vedere questo messaggio:
“Io, Papa Leone III, ti ordino subito di tornare a Roma perché i Longobardi
stanno escogitando un piano di rivolta e tu mi devi difendere”.
Carlo
Magno lasciò il castello e si precipitò subito a Roma.
Il
Duca non lo rivide mai più e si tenne per sempre il suo castello splendidamente
colorato dagli uomini dell’imperatore.
Storia di Alessandro
Un
signore camminava dentro il castello di Sammezzano e riuscì a percorrere tutte
le sue 365 stanze dalle decorazioni uniche, con pareti e soffitti colorate di
stile orientale e moresco. Si immaginò la vita del marchese Ferdinando
Panciatichi Ximenes che aveva ereditato il castello da un nobile spagnolo e che
lo ristrutturò così come lui lo stava vedendo. Si immaginò di essere come il
marchese: architetto poliedrico, ingegnere, botanico, bibliofilo, imprenditore
e deputato del Regno d’Italia. Poi il signore entrò nel grande parco del
castello di Sammezzano pieno di specie arboree esotiche, come le sequoie. Anche
all’esterno le decorazioni erano uniche: ponti, grotte artificiali, statue di
Venere, vasche e fontane. Il cammino del signore ad un tratto finì ma,
ripercorrendolo, abbiamo scoperto anche noi un po’ di storia del castello di
Sammezzano.
disegno di Alice
disegno di Eleonora
disegno di Giulia
disegno di Helena
disegno di Sara
disegno di Sophia
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