martedì 25 maggio 2021

Il treno ha fischiato: comprendere, annotare, pensare e apprendere

 



Forse leggere racconti che possano lasciare un segno particolare nell'immaginario degli studenti che tra qualche mese affronteranno l'esame di fine ciclo potrebbe rivelarsi una scelta vincente, specialmente in un momento come questo, dove aperture e chiusure si sono vicendevolmente alternate, rendendo complessa una sistematicità e una efficacia organizzativa.
Modulando per l'ennesima volta la programmazione, la scelta di un'analisi testuale, anche in previsione di una imminente prova di comprensione del testo che i ragazzi dovranno affrontare nel corso delle Prove Invalsi, è ricaduta sulla bellissima novella di Luigi Pirandello, presente all'interno dell'antologia in uso,  Il treno ha fischiato.
Inizialmente mi sono chiesta se fosse il caso di far leggere Pirandello ad una classe terza di una secondaria di primo grado, ma la storia presenta numerosi spunti di riflessione ed ero curiosa di testare come la classe, nel complesso e nel dettaglio, sarebbe stata in grado di affrontarli. Il focus di lavoro era puntato sulla comprensione testuale, competenza sulla quale noi docenti di Lettere focalizziamo continuamente gli obiettivi didattici, e un racconto così stimolante, proprio perché in grado di fornire input interessanti e diversificati, può rappresentare un'ottima occasione di riflessione e, in genere, di apprendimento.
Per fare in modo che la didattica risulti il più possibile attiva e capace di rendere gli studenti protagonisti e costruttori del loro processo di apprendimento, e non semplici fruitori passivi di conoscenze impartite da altri,  sono state pianificate delle attività di vario genere e varia complessità che hanno supportato gli studenti nel loro lavoro di osservazione, deduzione, riorganizzazione testuale, sintesi e, ovviamente, comprensione testuale profonda.

Possono aiutare a lavorare sul pensiero e a rendere i ragazzi consapevoli dei loro processi di lavoro il modello MLTV (Making Learning and Thinking Visible/Rendere visibili Pensiero e Apprendimento) e le sue routine di applicazione, le strategie suggerite dal Reading Writing Workshop, liberamente adattate, oltre ad attività appositamente calibrate dal docente stesso in base al contesto classe che ben conosce. 
Personalmente prediligo compiere una contaminazione tra le diverse modalità didattiche che so risultare essere maggiormente funzionali agli obiettivi che intendo perseguire, tenendo il baricentro fisso su alcuni cardini:
- coinvolgimento attivo (ed emozionale) degli studenti;
- immaginazione e creatività come componenti facilitatrici dei processi di comprensione e apprendimento.


Prima di leggere la novella non è necessario fornire agli studenti informazioni sulla biografia dell'autore. Anzi, è utile fare esattamente il contrario: eseguire prima l'analisi e la comprensione del testo, quindi, da ciò che si è letto, provare a dedurre informazioni su biografia e poetica della persona che lo ha scritto sulla base di alcune domande stimolo:
- ti sembra che l'autore sia contemporaneo o vissuto in epoche passate? Da cosa si comprende?
- quali sono i messaggi e le tematiche che emergono? Cosa potrebbero avere a che fare con il vissuto dell'autore?
Ma un simile modo di procedere sarà riservato ad un momento successivo. 
Vediamo, invece, come potrebbe essere utile avviare il lavoro.


Per cominciare, proponiamo ai ragazzi alcune modalità di lavoro che possano favorire le loro capacità di compiere anticipazioni e inferenze, sempre mantenendo il focus sull'attenzione ai propri procedimenti di pensiero.

Osserviamo il titolo - Il treno ha fischiato - e analizziamo le parole da cui è composto.
Di cosa potrebbe parlare la novella? 
Quali elementi potrebbero essere presenti nella storia?


Leggiamo e analizziamo l'incipit:
Farneticava. Principio di febbre cerebrale, avevano detto i medici; e lo ripetevano tutti i compagni d'ufficio, che ritornavano a due, a tre, dall'ospizio, ov'erano stati a visitarlo.
Come ti sembra il linguaggio? Ci sono parole di cui non hai compreso il significato?
La narrazione è in prima o terza persona?
Sai cosa vuol dire "farneticare"? Perché, secondo te, l'autore ha deciso di cominciare la novella proprio con questo verbo e perché coniugandolo proprio in quel modo/tempo?
Quali personaggi vengono nominati? Dove si trovano? Che stanno facendo?
Cosa potrebbe succedere nelle scene successive?

I ragazzi scrivono le loro risposte, tutte parimenti accolte, in modalità individuale, meglio se tramite post-it, e in modalità collettiva verranno condivise.
Nel caso in cui si riscontrino criticità in merito ai punti di vista della narrazione, verranno programmate, in fase successiva, delle lezioni chiarificative che ne esemplifichino i fondamenti.

Verrà, inoltre, fatto notare l'esempio di incipit "in medias res", con i fatti presentati in piena vicenda accaduta per comprendere la quale vi saranno flashback esplicativi, proprio come tra poco avverrà nella novella stessa. Allo stesso modo, potranno essere programmate lezioni per parlare di varie tipologie di incipit. Qui alcuni esempi:





Dopo le prime anticipazioni sull'incipit, la lettura prosegue mettendo in evidenza il personaggio di Belluca, uomo arrendevole che reagisce per la prima volta al suo datore di lavoro in modo clamoroso, tanto da venir fatto rinchiudere in ospedale per sospetta pazzia. La sua frase ricorrente è proprio "Il treno ha fischiato". E, di nuovo, possiamo richiedere con le stesse modalità anticipazioni su ciò che potrebbero significare questo comportamento e queste parole per lo sviluppo successivo della storia.



Proviamo a far soffermare i ragazzi sull'accenno al tipo di professione che svolge il personaggio.
Il lavoro di Belluca viene descritto come monotono, ripetitivo, alienante e, per aumentare il livello di coinvolgimento dei ragazzi e per incidere in modo più focalizzato sulla abilità di comprensione testuali e sulle capacità di effettuare connessioni ed inferenze, può essere chiesto ai ragazzi di riflettere su quali possono essere, a loro avviso, i mestieri considerati più monotoni e noiosi e quali quelli più creativi e stimolanti. La lettura della novella avviene in una classe terza e parlare di tematiche legate all'orientamento e alla conoscenza di sé è comunque interessante e proficuo a livello formativo, inoltre sempre in questa classe viene affrontato lo studio della Costituzione e l'art. 1 - incentrato proprio sul lavoro - permette di ampliare, anche in lezioni successive, l'attenzione sulla professionalità e sulla libera scelta di ognuno in base ai propri talenti e inclinazioni.




Proseguendo nella lettura della novella di Pirandello si intuisce che la situazione inziale si sta capovolgendo: Belluca sembra impazzito, ma un nuovo personaggio - suo vicino di casa che lo conosce bene - diventa il  narratore della storia e dichiara che la sua pazzia, in realtà, è una condizione naturalissima, preannunciando che ne darà spiegazione.


Pirandello usa una metafora molto efficace per indicare la "naturalezza" della situazione di Belluca, nonostante l'apparenza faccia pensare ad una condizione contraria e lo fa con queste parole:

"A un uomo che viva come Belluca finora ha vissuto, cioè una 'vita impossibile', la cosa più ovvia, l'incidente più comune, un qualunque lievissimo inciampo impreveduto, che so io, d'un ciottolo per via, possono produrre effetti straordinarii, di cui nessuno si può dare la spiegazione, se non pensa appunto che la vita di quell'uomo e 'impossibile'. Bisogna condurre la spiegazione là, riattaccandola a quelle condizioni di vita impossibili, ed essa apparirà allora semplice e chiara. Chi veda soltanto una coda, facendo astrazione del mostro a cui essa appartiene, potrà stimarla per se stessa mostruosa. Bisognerà riattaccarla al mostro; e allora non sembrerà più tale; ma quale dev'essere, appartenendo a quel mostro. Una coda naturalissima"

Ne sono seguite discussioni, annotazioni e visualizzazioni per aiutare i ragazzi a comprendere il concetto. Perché non deve stupire il lettore il fatto che Belluca reagisca di colpo alle provocazioni e continui a ripetere che il treno ha fischiato? Il motivo presto si scoprirà. Intanto i ragazzi provano a rappresentare la metafora del mostro (con ottimi risultati)





Ma qual è questa "vita impossibile" che ha portato Belluca a reagire come se avesse perso la ragione?
Nella seconda parte della novella, attraverso un lungo flashback, Pirandello spiega chi è Belluca, che tipo di esistenza conduce: egli è un uomo che si ritrova a vivere con tre donne cieche (moglie e due anziane, cioè suocera e sorella della suocera), con due figlie vedove e i loro sette figli, costretto a svolgere un lavoro extra di sera, a casa, per riuscire a sostenere tutte quelle bocche da sfamare. Belluca conduce una vita tremenda, piena di rinunce e sacrifici, visto che dodici persone dipendono da lui in tutto e per tutto. Ne consegue che è del tutto naturale e normale che, alla fine, il suo equilibrio psichico possa cedere e lui manifesti dei segnali di "pazzia"
Una notte l'uomo sente il fischio di un treno e questo sarà per lui come una folgorazione, una sorta di consapevolezza rivelatrice: l'uomo sembra rendersi conto all'improvviso che fuori il mondo continua a vivere, che le persone costantemente si spostano per viaggiare, e anche lui, risvegliando in se stesso i pensieri di un mondo esterno mutevole e dinamico, potrà ogni tanto viaggiare con la fantasia, "staccare la spina", seguire la sua immaginazione, allontanare per un po' i brutti pensieri "per prendere con l'immaginazione una boccata d'aria nel mondo" e continuare la sua esistenza alleviandone, almeno temporaneamente, il senso di alienazione e la gravosità.


Di certo un testo del genere veicola tanti messaggi che, per i ragazzi di una scuola secondaria di primo grado, non sono sempre di immediata comprensione. Ciò non toglie, a mio avviso, che si possa comunque discutere e riflettere sui significati di testi di alto spessore, sulle tematiche e sui messaggi, espliciti e impliciti, che una narrativa di qualità possa arrivare a trasmettere a dei ragazzi di tredici anni. Si tratta di accompagnare i ragazzi per farli riflettere e per permettere loro di sviluppare al meglio una capacità di rielaborazione personale e uno spirito critico, utili entrambi per consolidare un metodo di lavoro proficuo utile nella prosecuzione degli studi futuri (e non solo).



La novella presenta stimoli interessantissimi su cui soffermarsi e programmare discussioni di spessore.
Questi gli spunti, ricavabili dalla novella, su cui provare a far riflettere i ragazzi per cercare di far leva sul loro coinvolgimento emotivo e sul loro ruolo di soggetti attivi, entrambi garanzie di apprendimento più solido ed efficace. Dopo averne discusso in modalità collettiva, si può chiedere di scrivere delle annotazioni, a scelta, in modalità individuale che andranno alla fine condivise per un reciproco arricchimento personale.

Prima richiesta di annotazione:
Nella novella un personaggio appare all'inizio in un certo modo, poi si comprende che dietro quella realtà iniziale se ne nasconde un'altra molto diversa. Non esiste, secondo Pirandello, una realtà assoluta, una verità unica e ciò che appare in un certo modo risulta essere invece in un altro ancora. Dietro l'apparenza, spesso esiste un'altra realtà: sei d'accordo? 

Seconda richiesta di annotazione:
La verità assoluta, quindi, non esiste. Esistono tante verità quanti sono i punti di vista delle persone, così che sapere qual è la verità risulta impossibile. Prova a raccontare un avvenimento che è stato affrontato sotto tanti punti di vista, dove tutti hanno detto la loro opinione e non si è arrivati a comprenderne come davvero siano andate le cose.

Terza richiesta di annotazione:
Pirandello afferma che l'uomo è costretto a recitare un ruolo, come se dovesse indossare una maschera. Il ruolo è imposto dalla società e, magari, non è neppure quello che vorremmo vivere davvero. Ti è capitato di vedere qualcuno in un ruolo diverso da quello a cui sei abituato? Che effetto ti ha fatto?

Quarta richiesta di annotazione:
In quali occasioni ti senti costretto a vivere un ruolo che non ti appartiene? Quale maschera ti sembra di dover indossare, quando invece vorresti comportarti in tutt'altro modo? 

Quinta richiesta di annotazione:
Secondo te è vero che, ogni tanto, occorre compiere qualche gesto un po' pazzo per riuscire a sopportare il peso di una vita troppo noiosa o impegnativa? Prova a fare qualche esempio che aiuta anche te a sciogliere le tensioni e uscire dalla monotonia quotidiana

Sesta richiesta di annotazione:
Belluca riesce a "salvarsi" con l'immaginazione. A tuo avviso, è vero che l'immaginazione ha un tale potere e può far raggiungere risultati grandiosi? A te capita di lasciarti trasportare dall'immaginazione? Quali sensazioni ti procura?

Qui un po' di annotazioni dei ragazzi

"forse siamo maschere modellate dalle interazioni con il mondo.
Sono convinta che tutti hanno un lato nascosto di cui nessuno è a conoscenza" (P.) 


"se ognuno di noi vivesse sempre secondo le regole, il mondo sarebbe fatto da automi,
ognuno identico all'altro, senza speranze né sogni" (P.)


"è vero che ognuno ha il proprio ruolo nella società e non è solo uno: 
ad esempio io sono una studentessa, ma anche un'amica, una figlia e una nipote.
Dipende tutto dai punti di vista" (V.)

"capita spesso di immaginare così tanto da perdere il contatto con la realtà.
L'immaginazione è una cosa immancabile; è come un mondo parallelo dove tutto è a posto" (V.)

"tra tutta quella gente si trovava la prof. e mi sembrava impossibile che potesse fare le compere. 
Noi pensiamo che l'unica cosa che i professori fanno sia insegnare. 
Invece hanno una vita anche loro" (K.)

"ognuno ha le sue difficoltà nella vita, qualcosa da cui vorrebbe evadere 
e l'unico modo per farlo è l'immaginazione. Io lo faccio chiudendo gli occhi,
non sono creativa, non so immaginare scrivendo o disegnando" (G.)


"l'immaginazione è ciò che ti porta in un altro mondo e ti fa sentire libero.
Leggere un libro è il massimo dell'immaginazione perché attraverso le parole
visualizzi personaggi, paesaggio, tempo" (D.)


"la domenica cammina con noi un professore di italiano di una scuola superiore in pensione.
Non riesco ad immaginarlo a scuola che sgrida qualche suo studente" (A.)



Per lavorare sulla comprensione testuale, si possono proporre anche attività che riguardino la funzione e l'evoluzione dei personaggi, il plot della storia, la sintesi, la ricerca di tema/messaggio. Importante sarà anche lavorare sul  lessico, sulle espressioni letterali/metaforiche.
Si possono utilizzare, a tal scopo, anche organizzatori grafici, così da aiutare nella focalizzazione delle informazioni essenziali. L'importante è sempre fare in modo che ciò che viene evidenziato possa avere riscontro con quanto riportato sul testo

Questi alcuni organizzatori grafici di supporto alla comprensione testuale
In merito agli organizzatori grafici, noto che, per esperienza personale, la maggioranza degli alunni ne apprezzano l'uso, ma alcuni, seppur in minoranza e specialmente nelle classi terze, preferiscono una stesura delle annotazioni senza delimitazione di spazio. A mio avviso, importante è lasciare che ciascuno organizzi il lavoro nella maniera che ritiene più funzionale, sempre tenendo ben presente gli obiettivi specifici che si intende far perseguire. Fondamentale, come detto, è che ciò che viene annotato sia aderente a ciò che risulta dal testo.

per annotazioni sul personaggio

per concentrarsi su nuclei essenziali della trama e della struttura testuale

per individuare le classiche "5 W"


per fare il punto sul lessico


questi alcuni lavori di sintesi svolti dai ragazzi



Una volta che è stata completata la lettura e sono state eseguite le attività di comprensione del testo, proviamo far leggere ai ragazzi la biografia dell'autore e poniamo alcune sollecitazioni di questo genere: 
- Si può capire dalla novella il periodo storico in cui scrive l'autore oppure no? Come?
- Si può capire dalla novella il luogo da cui proviene l'autore oppure no? Come?
- La tematica della pazzia è centrale in questa novella. Quale riferimento autobiografico hai scoperto in tal senso?
- Su quali produzioni letterarie si cimenta l'autore? Qual è, a tuo avviso, il motivo?


Per rendere visibili i processi di apprendimento, lavoriamo su metacognizione e consapevolezza delle proprie modalità di ragionamento.
A inizio lettura era stato chiesto di appuntare alcune anticipazioni a partire dal titolo e dall'incipit: come sarebbe continuata la storia?
A fine lettura è giunto il momento di rileggere le annotazioni - meglio se i  post-it risultano visibili all'intera classe perché applicati su cartellonistica - così che la classe possa riflettere sui processi di apprendimento attraverso la visione di ciò che è stato annotato. Anche in questo caso la condivisione avrà un ruolo molto importante per consolidare i saperi appresi.

Nel modello educativo MLTV (Making Learning and Thinking Visible/Rendere visibili Pensiero e Apprendimento) vi sono alcune routine molto utili per sedimentare gli apprendimenti.
Per agire in modo efficace su questa attività stiamo lavorando sulle seguenti:

PRIMA PENSAVO... ADESSO PENSO...
Per riflettere su come è cambiato il nostro pensiero dopo l'esperienza intrapresa e l'argomento affrontato


CSI: COLORE, SIMBOLO, IMMAGINE
Far scegliere tre concetti rilevanti: al primo far associare un COLORE che cattura l'essenza dell'idea, al secondo abbinare un SIMBOLO e al terzo un'IMMAGINE.


PERIODO, FRASE, PAROLA
Far selezionare sul testo letto un PERIODO significativo per la comprensione testuale, una FRASE particolarmente coinvolgente e una PAROLA considerata potente


A breve, nuovi aggiornamenti sulle ruotine applicate dai ragazzi

mercoledì 19 maggio 2021

Un signor bambino molto speciale: Giacomo Leopardi


Scommetto che avete sentito parlare di Giacomo Leopardi e scommetto che ne avete sentito parlare nel modo sbagliato. Spesso viene definito come pessimista, depresso e infelice. Un famoso meme lo caratterizza con l'hashtag "Mai una gioia" e questo ti dà l'idea della considerazione di cui gode a livello popolare.


Invece con c'è niente di vero in queste espressioni disfattiste.
Giacomo Leopardi era sofferente per varie motivazioni legate al suo vissuto, certo, ma chi lo definisce un depresso, incapace di stare al mondo, di lui non ha capito proprio nulla, fosse pure un intellettuale autorevole o uno giovane studente superficiale.
Ma voi lo capirete, invece. Comprenderete che è stato una personalità dal talento smisurato e dalla capacità di dialogare con persone di tutte le epoche e di tutte le età, tanto che le sue riflessioni e i suoi scritti sono di una attualità impressionante.
Ma toccherete con mano tutto ciò e ben presto sono più che sicura che mi darete ragione.


Questo è un meme molto più azzeccato di tanti altri che lo contraddistinguono!
Ma adesso è arrivata l'ora di conoscerlo e lo facciamo immaginandoci di vederlo nei luoghi in cui lui ha vissuto e ripercorrendo i tratti salienti della sua vita, importanti per comprendere a fondo la sua poetica e la sua riflessione filosofica.
Nel nostro percorso vi saranno diverse tappe di studio, durante le quali ci soffermeremo a scrivere, a discutere, a fare connessioni ed annotazioni e, ovviamente, a leggere direttamente le sue produzioni letterarie. Ma partiamo dalle notizie biografiche riferite alla sua vita giovanile, l'età che lui stesso amava di più. Vedremo poi con quali modalità lo conosceremo sempre più a fondo, interagendo con lui in prima persona. Pronti? Iniziamo.

Chi era Giacomo Leopardi (prima parte)?


Il 29 giugno 1798 Giacomo Leopardi nasce a Recanati, un paesino isolato dello Stato Pontificio, arretrato e molto lontano dalle idee illuministe che stavano circolando in quegli anni nelle grandi città italiane e straniere.


Giacomo è il primogenito della famiglia Leopardi e, a distanza di pochissimi anni, nascono un fratello, Carlo, e una sorella, Paolina, ai quali sarà molto legato. Diversi anni dopo nasceranno anche altri due fratelli, Pierfrancesco e Luigi, quest’ultimo morto in giovane età.
In realtà nei suoi scritti rivelerà che si ricorda sua madre sempre incinta ed in effetti la donna, Adelaide Antici, perderà tanti bambini che teneva in grembo, ma questo per lei non sarà affatto motivo di disperazione perché era una donna religiosissima e incapace di dimostrare affetto, in definitiva perfino felice che i suoi figli finissero prima possibile nel regno dei cieli.
Adelaide era una donna molto rigida che aveva preso in carico la gestione del patrimonio familiare, visti i debiti contratti da suo marito, padre di Giacomo, Monaldo Leopardi, un uomo colto dalle idee reazionarie che non aveva il minimo fiuto per gli affari e che avrebbe rischiato di condurre le proprietà di famiglia al definitivo collasso.

Monaldo Leopardi e Adelaide Antici, genitori di Giacomo

A Recanati i Leopardi vivono in un sontuoso palazzo degno della carica nobiliare che li rappresenta (Monaldo era un conte e Adelaide una marchesa) e sono la famiglia di spicco del paese, composto principalmente da contadini ed artigiani. Però non hanno un patrimonio finanziario consistente e Adelaide gestisce la vita familiare cercando di farla apparire ricca, ovvero mantenendo domestici e carrozze, ma di fatto facendo vivere marito e figli con molte privazioni.

palazzo Leopardi a Recanati (oggi visitabile)

Giacomo ha un rapporto molto freddo con sua madre, mentre la relazione con il padre è decisamente positiva, anche perché costui permetteva ai figli il libero accesso alla sua sconfinata biblioteca e studiare i libri conservati in casa dal padre sarà per lui un motivo di grande conforto, visto che in un luogo arretrato e isolato come Recanati si sentiva soffocare e lo studio dei testi contenuti nella biblioteca paterna sarà per lui unica fonte di divertimento.

biblioteca di casa Leopardi

L’infanzia di Giacomo, comunque, scorre in modo ordinario, nonostante la rigidità della madre e le limitazioni a cui veniva sottoposta la famiglia: giochi con i fratelli quasi coetanei, in cui lui poteva sfogare tutta la sua vivida fantasia e pure una certa prepotenza, in quanto pretendeva di essere sempre, ad esempio, l’eroe greco che vinceva in campo di battaglia. Ottimi rapporti i bambini li avevano con la nonna Virginia, donna molto affettuosa che compensava l'anaffettività proveniente da parte materna. Giacomo fin da piccolo era molto goloso di dolci (da adulto soffrirà di ipotensione e la ricerca del dolce diventò quasi patologica) e, ancora giovanissimo, scrisse una poesia intitolata “Guerra alla minestra”, in cui esprimeva tutto il suo disgusto per questo alimento che gli veniva spesso proposto a tavola come piatto di portata principale. Una curiosità di ambito culinario: Giacomo non riuscì mai ad imparare a tagliare la carne con forchetta e coltello.

Soffermiamoci un attimo sull'infanzia di Leopardi e leggiamo insieme l'albo illustrato “Giacomo signor bambino”, in cui l’autore  - Paolo di Paolo -, mescolando fatti storici e scenari di fantasia, ci dà l’idea di come Leopardi abbia trascorso alcuni suoi momenti di vita infantile. Vedremo che il bambino Giacomo era nel complesso sano, molto vivace, un po’ prevaricatore, ma estremamente fantasioso ed intelligente, tutte qualità che si manterranno nel corso della sua vita, ad eccezione dei suoi problemi di salute che diverranno, purtroppo, sempre più limitanti.



Domande stimolo propedeutiche alla dell'albo
Cominciamo dall'osservare la copertina? Cosa vedete? Cosa rappresenteranno, secondo voi, queste illustrazioni?
Osserviamo le illustrazioni prima di iniziare la lettura. Come vi sembrano i colori o le raffigurazioni? Quali sono i soggetti maggiormente rappresentati? Ti sei fatto un'idea dell'argomento di questo albo solo osservando le immagini?

Leggiamo le prime pagine e facciamo alcune considerazioni: 
come vi appare il carattere di Giacomo bambino?

Il piano è quello di far sparire di notte il semolino per non mangiare l'odiata minestra almeno per una settimana.
Cosa hanno intenzione di fare i bambini?
Quale piano avresti in mente tu?

Questa che hai letto è una parte dell'ode alla minestra, tanto disprezzata, scritta da Giacomo appena undicenne:
"Or sei tu minestra de' miei versi l'oggetto 
e dir di abbominarti mi porta un gran diletto.
Ah, se potessi escluderti da tutti i regni interi...
si dice che resusciti quando sei buona i morti
ma, oh, detto degno d'uomini invero poco accorti"

Quali sono le parole che non conosci?
Qual è il significato e il messaggio di questa ode?
Come ti sembra il tono che usa Leopardi?
Adesso scegli tu qualcosa che proprio non sopporti (non è detto sia per forza riferito al cibo) e prova a scrivere alcune righe spiritose che mostrino i difetti di ciò che hai scelto
Una nota curiosa della sua biografia a proposito di minestra e pasti in genere: la madre Adelaide Antici legava i figli al seggiolone per dar loro da mangiare e, se il cibo scottava, non tollerava le loro lamentele. Insisteva affinché mangiassero perché la sofferenza, a suo avviso, era indirizzata a Gesù, quindi andava considerata comunque un bene.


L'autore cita la frase, attribuita davvero da Leopardi stesso, "chi ha il coraggio di ridere è padrone del mondo". Cosa ne pensi? Scrivi una annotazione di almeno mezza pagina.

Il cuoco ha un mobile in cui i cassetti rappresentano le emozioni e dice che non ricorda dove ha messo la felicità.
Secondo te, che messaggio vuole dare l'autore?
Se tu possedessi un mobile in cui compaiono i cassetti delle emozioni, quale sarebbe l'emozione a cui spesso faresti ricorso? Quale cassetto ti piacerebbe aprire di più e quale di meno?
Qual è la tua idea di felicità? Tu sei felice quando...
Vedremo che per Leopardi la felicità è difficilissima da raggiungere, se non impossibile: l'uomo è felice solo quando è fanciullo, quando possiede illusioni e speranze, ma da adulto le sue speranze svaniranno e lui dovrà dire per sempre addio alla felicità.
Ma vedremo tutto a tempo debito...

Intanto concludiamo la riflessione sull'albo illustrato immaginando quale viaggio dovrà fare il cuoco per raggiungere la chiave della felicità.
Secondo voi, dove potrebbe andare?

Elaboriamo una tabella in cui inseriremo nomi dei protagonisti della storia e loro caratteristiche, come sempre facendo riferimento direttamente alle parole utilizzate nel testo.

Tracciamo il plot della storia, da cui ricaveremo le informazioni per elaborare un riassunto dell'intero albo.

Riassunto dell'albo:

Nell'albo illustrato appena letto ed osservato, l'autore presenta un "signor bambino", non un bambino  semplicemente, ma un bambino con caratteristiche eccezionali e che ha sei nomi! E' un po' prepotente e molto fantasioso, gioca con i fratelli ad interpretare eroi greci (es. Achille), scegliendo sempre di essere la guida e il vincitore. Lui e i fratelli decidono di dichiarare guerra all'odiata minestra e progettano un piano per rubare il semolino dalla cucina alle tre di notte, così che il cuoco non possa avere modo di cucinarla per almeno una settimana e sostituendola in tavola con dolci ed altre prelibatezze. Giacomo mobilita i suoi burattini che scendono in cucina qualche minuto prima per distrarre la cagnetta Dorina che sta di guardia alla porta. Si accorgono però che il cuoco in piena notte è alla disperata ricerca di qualcosa, così avvertono i bambini, che scendono e chiedono all'uomo che cosa cerchi in modo così ossessivo. Il cuoco rivela di tenere tutto in ordine all'interno dei suoi cassetti, sia oggetti che sentimenti (ad es. esiste il cassetto delle risate, di ricordi, dei pensieri profondi...), ma non riesce a ricordare dove sia finito il cassetto della felicità. Il bambino dice che deve cercarla dentro di sé, ma il cassetto della felicità è piccolo e chiuso, così serve ingoiare una chiave per poterlo aprire. Tutti quanti si mettono così alla ricerca della chiave della felicità...

Bene! Abbiamo conosciuto Giacomo Leopardi bambino e, nelle prossime lezioni, vedremo da adulto quali vicende biografiche lo contraddistingueranno e quali versi sublimi, uniti ad interessantissime riflessioni, lo caratterizzeranno. Vi renderete conto che non era solo un "signor bambino", bensì anche un signor adulto fuori dal comune che si è meritato tutta la fama che lo ha fatto giungere, in modo così affascinante, fino a noi. Appuntamento alla prossima lezione!

sabato 10 aprile 2021

Tenetevi forte che andiamo a conoscere Gregor Samsa!

 



In preparazione delle prove di comprensione del testo da attestare sul modello nazionale Invalsi non occorre fare allenamenti fine a se stessi con prove a crocette, o almeno non è utile - a mio avviso - considerarle come l'unica forma di esercitazione.
Far interiorizzare strategie di comprensione profonda del testo è quello che davvero serve, e non solo per cercare di farvi lavorare al meglio nel corso delle prove Invalsi nazionali, del cui esito - sinceramente - non sono interessata quasi per nulla, quanto per provare a farvi acquisire una competenza fondamentale e incisiva da poter spendere nei contesti di vita più diversi, ora e in futuro.
Abbiamo parlato tante volte delle difficoltà di comprensione testuali diffuse a più livelli e di analfabetismo funzionale, no? Ecco, cerchiamo di lavorare in modo da evitare il più possibile di diventarne vittime anche noi.

Addentrarsi in un testo e cercare di penetrarlo in profondità è una tecnica che conosciamo bene e che abbiamo soprannominato "FARE SPLASH", in riferimento al tuffo e alla conseguente immersione nel testo, proprio come avviene quando ci tuffiamo nelle acque più profonde del mare o della piscina.
Qui un post di riferimento che i lettori del blog, se vogliono, possono visionare: Ho fatto splash.

Oggi proviamo ad addentrarci in un brano tra i più suggestivi e a forte impatto contenuto all'interno della nostra antologia: Un enorme insetto immondo, tratto dal racconto La metamorfosi dello scrittore ceco Franz Kafka.

Facciamo il punto sul lessico

Cominciamo subito da un doppio approfondimento lessicale soffermandoci sulle parole METAMORFOSI e FAFKIANO.
Ne conoscete il significato?
Metamorfosi vuol dire cambiamento, vero prof?
Sì, vuol dire proprio cambiamento. Cambiamento, modifica profonda.
La parola deriva dal greco metà=trasformazione e morphé=forma, e significa trasformazione profonda.
Come il bruco che diventa farfalla?
Anche. Immaginatevi però trasformazioni ancora più incisive e per farlo leggiamo insieme la definizione che attribuisce alla parola metamorfosi il dizionario digitale Treccani: "il trasformarsi di un essere o un oggetto in un altro di natura diversa, tipico dei racconti mitologici o di fantasia."
In base a questo concetto di trasformazione in un altro stato naturale, vi vengono in mente delle connessioni su quanto letto negli scorsi anni?
Le trasformazioni dei personaggi dei miti puniti dagli dei! La donna trasformata in ragno, l'altra trasformata in pianta.
Giusto! Io soffro di aracnofobia e ricordo che la mia paura si chiama così dal mito di Aracne che si trasforma in ragno. Bleah!
In piante erano trasformati anche alcuni dannati nell'Inferno, me lo ricordo. Quelli che sanguinavano se li strappavi e che si lamentavano quando gli entravano nel mezzo i cani!
Esattamente! State parlando della selva dei suicidi. E di Aracne, come ben ricordavate. Nel mondo latino le storie di metamorfosi erano famose e raccontate da grandi autori, come Ovidio e Apuleio. La donna trasformata in pianta è la ninfa Dafne, trasformata in pianta di mirto per sfuggire all'abbraccio e alla passione del dio Apollo che lei non aveva intenzione di contraccambiare.
Osservate come il grande artista Gian Lorenzo Bernini ha saputo rappresentare magistralmente questa metamorfosi in corso nella scultura denominata Apollo e Dafne che si trova nella Galleria Borghese a Roma. Una vera meraviglia, non trovate?


Ricordate anche una metamorfosi famosa vista nell'Odissea? Un passaggio di stato naturale degli uomini di Odisseo in una specie animale a seguito di uno strano incantesimo...
Sì, prof! Gli uomini trasformati in maiali dalla maga Circe!
Eh sì. Del resto, come si fa a dimenticare questa maga?


Kafka, quindi, ha scritto un racconto lungo intitolato La metamorfosi.
Di cosa parlerà, allora?
Di un cambiamento profondo. Di qualcuno che si trasforma in qualcosa di diverso. Un uomo in animale?
Esattamente e lo vedremo presto.
Sapete che in italiano esiste l'aggettivo KAFKIANO? Lo avete mai sentito?
No, prof. Ma sicuramente deriva da qualcosa riferito a Kafka.
Sì. Come fantozziano deriva da Fantozzi. Tipo la nuvoletta fantozziana, che è quella che trovi quando piove solo dove sei tu!
Certo, ottimo esempio! L'aggettivo kafkiano deriva proprio da Franz Kafka, come potete ben immaginare, e come succede in caso di aggettivi riferiti a personaggi diventati famosi per vari motivi.  Del resto, qualche settimana fa abbiamo visto un altro aggettivo provenire da un personaggio divenuto celebre nell'Unione Sovietica e utilizzato per la propaganda staliniana (staliniano stesso è aggettivo riferito a Stalin, no?). Ricordate di quale parola sto parlando?
Sì, prof... anche se tra gli studenti non è così diffuso.
Posso immaginare, ma da questi commenti capisco anche che lo abbiate individuato.
Stakanovista! Da Stakanov, l'operaio russo che sul lavoro era instancabile. Quindi riguarda qualcuno che lavora tutto il giorno, che non sente la fatica.
Sì, gli aggettivi di questo tipo si riferiscono ad una caratteristica del personaggio a cui fanno riferimento.
Proviamo a dedurre qualcosa di questa parola leggendo l'incipit del racconto di Kafka. Forse possiamo arrivare a comprendere cosa significa, chissà... proviamoci.

Ecco l'incipit:

Gregor Samsa, svegliandosi una mattina da sogni agitati, si trovò trasformato, nel suo letto, in un enorme insetto immondo.
Wow! Ecco perché si intitola La metamorfosi questo racconto! Quest'uomo si trasforma in un insetto!
Che orrore! Io morirei dalla paura!
Già ho avuto paura questa estate quando mi sono svegliato e ho visto un ragno sopra al mio letto, figuriamoci se mi fossi accorto che l'insetto ero diventato io!
Ma il racconto comincia così? Di botto? Mamma mia!
Va subito al dunque, niente da dire!
Sì, Kafka va proprio al dunque, direttamente a presentare il cuore del racconto: un uomo si accorge al mattino di esser diventato un insetto IMMONDO, cioè repellente e sudicio.
Lui fa così nei suoi incipit. Pensate che in un altro libro, intitolato Il processo, l'incipit riporta proprio queste parole: 
"Qualcuno doveva aver denunciato Josef K. perché, senza che avesse fatto nulla di male, una mattina venne arrestato."
Subito, senza tanti giri di parole, ci parla di una condizione terribile in cui si trova il protagonista: essere arrestato senza aver fatto nulla.
Oddio prof! Diventare insetto ed essere arrestato senza colpa! Due cose spaventose!
Certamente!
Quindi, adesso che abbiamo avuto un assaggio della scrittura di Kafka, possiamo provare ad ipotizzare il significato dell'aggettivo kafkiano.
Forse significa spaventoso, pauroso?
Ma non c'è solo la paura in queste sitazioni. Io mi posso spaventare di cose "normali", per esempio del ragno sul letto. Ma qui l'insetto è lui! Qualcosa di più dello spavento. Orrore!
Assurdità! E' assurdo diventare insetti. E' assurdo anche essere arrestati se non abbiamo fatto niente!
Bravissimi! Avete centrato il punto. Leggiamo la definizione dell'aggettivo kafkiano fornita ancora dal dizionario digitale Treccani: "che richiama l'atmosfera tipica dei racconti di Kafka e quindi che colpisce per la spaventosa assurdità."
Quindi Kafka scrive racconti spaventosi e assurdi? Forte, però!
Sì. Kafka, scrittore ceco vissuto a Praga nella prima metà del Novecento, scrive proprio racconti assurdi e spaventosi. Riuscite a trovare altri aggettivi su queste situazioni a partire dagli incipit letti?
Terrore, angoscia. Io sarei angosciato se mi arrestassero senza motivo. Entrerei in paranoia completa, anzi impazzirei.
Figuriamoci a diventare insetto! Mi sembrerebbe di avere le allucinazioni.
Esatto, ragazzi! I racconti di Kafka esprimono tutto ciò che avete detto: sono spaventosi, assurdi, angoscianti, allucinanti, paradossali. E l'aggettivo kafkiano è riferito proprio a situazioni di questo genere.
Ve ne viene in mente qualcuna?
Il Covid! E' assurdo chiudersi in casa per un virus e cercare di non stare vicini. Chi lo avrebbe detto qualche anno fa? 
Ok, mi pare che ci siamo. Tanto su questo ci torniamo su.
Cosa mi dite adesso di questo incipit de La metamorfosi? Mi pare di aver capito che vi ha fatto un certo effetto, no? Perché, secondo voi, Kafka sceglie di scrivere un incipit del genere?
L'incipit così è pazzesco! Dire che uno si sveglia e si ritrova insetto! Fa impressione e parecchio!
Kafka vuole suscitare curiosità nel lettore, vuole che vada avanti e prosegua la storia.
Anche più di curiosità, forse. Vuole stupire, catturare subito l'attenzione. E ci riesce!
Sì, rimaniamo stupiti, come avete detto voi, attenti e curiosi di vedere cosa succede.
E lo vedremo subito andando avanti nel racconto.


Risvegliatosi da insetto, Kafka descrive come vede il suo corpo e come appare la camera intorno a sé. 
Voi rimanete ad occhi chiusi e lasciatevi catturare dall'atmosfera.
Sperimenteremo una strategia chiamata VISUALIZZAZIONE, ossia cercare di visualizzare quello che si legge (o quello che si ascolta quando qualcuno legge per noi), e proveremo a riprodurre su carta, meglio se tramite disegno, quello che ci siamo immaginati. 

Un po' di disegni...










Proviamo a fare qualche anticipazione sulla base delle seguenti sollecitazioni:
- Chi potrebbe essere questa persona? 
- Per quale motivo si sarà trasformato in insetto?
- Che cosa proverà nel momento in cui si accorge di cosa è diventato?
- Che cosa avrà intenzione di fare?
Scrivere le vostre risposte su dei post-it e attaccateli sulle pagine del vostro quaderno.

Adesso facciamo attenzione ai pensieri di Gregor Samsa, leggendo questa farse che lui pensa tra sé e sé:

"Che avverrebbe se io dormissi ancora un poco e dimenticassi questa pazzia?"


Ma come, prof? Lui si è trasformato in insetto e pensa di continuare a dormire? Io sarei terrorizzato! Dalle urla mi sentirebbero fino a chilometri e chilometri di distanza!
Ma no, io penso che avrei detto come lui! Magari è tutto così assurdo che mi sembra di sognare e immagino che tutto sia finto, così provo a riaddormentarmi.
E come fai? Se io ho un incubo mi sveglio e non voglio certo addormentarmi un'altra volta, che dopo l'incubo continua da dove lo avevo interrotto!
Io sarei paralizzato dal terrore e non saprei né muovermi né pensare a niente.
Fate adesso attenzione ad altri pensieri che vengono in mente a Gregor Samsa: continuiamo la lettura e e annotiamoli, per poterci discutere su.
"O Dio, pensava, che professione faticosa ho scelto!"
"Intanto bisogna che io mi alzi in ogni modo perché il treno parte alle cinque"
Annotiamo anche alcuni tratti della voce del narratore (vedete che è cambiata la focalizzazione? Provate ad immaginarne il motivo) che continua a parlarci di ciò che viene in mente a Gregor e di come si sente nella sua nuova veste da insetto:

"E se si desse malato? Ma ciò sarebbe stato molto penoso e sospettoso, perché Gregor non era stato malato neppure una volta nel quinquennio di impiego"
"Gregor si sentiva proprio bene, all'infuori di una sonnolenza veramente inspiegabile dopo un riposo così lungo, e aveva ottimo appetito"
"Era curioso di vedere come le sue fantasie sarebbero sfumate lentamente quel giorno. Non dubitava minimamente che il cambiamento della sua voce fosse soltanto l'annuncio di un forte raffreddore, un malanno professionale dei commessi viaggiatori"
Ma è stranissimo, prof! Sembra che per lui essere un insetto sia una condizione normale!
Si preoccupa di come arrivare al lavoro? L'ultimo dei miei pensieri sarebbe quello di preoccuparmi ad arrivare a scuola!
Ma è come se fosse normale essere diventato un insetto: prova a muoversi, pensa a prendere il treno, dice che sente qualche dolorino, ma che si sente bene! Addirittura ha anche appetito! Già quello io non ce l'ho mai la mattina appena sveglio, che mi viene fame più tardi, figuriamoci fossi un insetto così!
Vero, sembra che ragioni come se il problema fosse solo il lavoro.
Però al lavoro ci sta male: ci va perché è costretto a saldare un debito ai genitori, non perché gli piace. E anche il suo datore di lavoro lo tratta male, quindi il lavoro è vero che per lui è un problema.
Ho capito, ma ora ne ha un altro più importante di problema!!
Prof, può essere che lui si senta schiacciato dai suoi impegni di lavoro e si senta proprio come un insetto che qualcuno può schiacciare come vuole?
Approfitto di quest'ultima considerazione per farvi riflettere su una questione, incentrata proprio sul concetto di inferiorità da attribuire agli insetti e su una sorta di "metamorfosi" simile vista accadere in un  momento storico che abbiamo appena studiato. Vi anticipo che Kafka apparteneva ad una famiglia ebraica. Un ebreo che nella prima metà del Novecento vive in Cecoslovacchia come sarebbe vissuto?
Male, prof! Era spacciato perché c'era il nazismo e c'erano le leggi contro gli ebrei.
Ma Kafka non viveva mica in Germania!
Ma Hitler la Cecoslovacchia l'aveva conquistata lo stesso e le leggi razziali se le portava con sé.
Giusto. Ricordiamo Anna Frank che, pur scappando da terra tedesca, è costretta a stare nell'alloggio segreto ad Amsterdam proprio perché Hitler aveva conquistato i Paesi Bassi e aveva esteso anche lì le Leggi di Norimberga.
Kafka, comunque, non ha fatto in tempo a vedere gli orrori nazisti perché è morto prima dell'avvento di Hitler. Se però fosse rimasto in vita, cosa avrebbe potuto subire?
A meno che non fosse emigrato in America, sarebbe finito in un campo di sterminio.
E poi, come intellettuale, sarebbe subito finito nelle camere a gas se gli fosse toccato Auschwitz!
Giusto. Rammentate i roghi dei libri e il disprezzo per il nazismo nei confronti della cultura, vero?
E, secondo voi, Kafka ci avrebbe ripensato a Gregor Samsa una volta rinchiuso dentro il campo?
Sì, certo! I nazisti volevano che succedesse quella trasformazione da uomo ad animale, quella metamorfosi insomma.
Volevano che gli ebrei venissero considerati animali e non uomini: la propaganda li disegnava come grandi ragni o comunque con lineamenti deformi e mostruosi.
E poi nei campi li facevano arrivare coi treni merci o da bestiame, li marchiavano col tatuaggio come con i buoi, davano solo delle ciotole per mangiare come si fa con le bestie. Tutto per togliergli l'umanità e farli diventare animali, appunto.
E addirittura farli sembrare insetti: nei filmati di propaganda gli ebrei erano considerati come scarafaggi da schiacciare.
Anche il gas che usciva dalle docce nei campi era un pesticida o un insetticida, vero? C'è sempre l'idea di eliminare non persone, ma insetti.
Sì, Kafka avrebbe visto che nei campi di sterminio e nelle leggi razziali i nazisti volevano far provare agli ebrei quella metamorfosi che aveva vissuto Gregor. Che orrore!


Un'altra considerazione ancora: si capisce il motivo della trasformazione di Gregor da uomo a insetto nel brano che abbiamo letto?
No, non si dice perché è successo. Kafka lo spiega più avanti, forse...
No, non lo fa. Secondo voi per quale motivo? E, sempre secondo voi, questo che cosa provoca nel lettore?
Il fatto che non ci dica il motivo lascia dubbiosi, ma fa anche paura. Qualsiasi persona senza motivo potrebbe avere il suo stesso destino, allora.
Come quell'uomo dell'altro libro che si vede arrestato senza motivo. Potrebbe capitare a tutti ed è assurdo!
Magari lui si sentiva inferiore per motivi di lavoro, ma se tutti quelli che vivono male al lavoro si dovessero trasformare così, allora sarebbero in tanti a diventare scarafaggi.
Fanno paura le scene in cui da situazioni normali si passa a situazioni mostruose o spaventose, come nei film horror: quelli più spaventosi sono sempre ambientati nelle abitazioni normali dove arrivano presenze, fantasmi... cose che si pensa possano succedere anche a noi, perché ci identifichiamo col protagonista.
Fa paura pensare che la normalità possa diventare spaventosa.
Sì, vero, fa paura. Sempre riferendosi alla Shoah, ricordate il libro L'onda, in cui un pericolo che si crede appartenere al passato torna a diventare di nuovo minaccioso a seguito di un esperimento sociale svolto da un prof americano? Ricordate il processo ad Heichmann in cui la giornalista ebrea Hanna Arendt parlava di banalità del male, visto che i nazisti apparivano come persone normali che parlavano delle atrocità commesse senza rimorso perché convinti di obbedire a dei semplici ordini?
Avete ragione: la normalità che diventa assurda può diventarlo in qualsiasi momento e per tutti noi e questo fa davvero paura!
Visto il vostro proficuo coinvolgimento, non disperdiamo la concentrazione e dedichiamoci a delle attività di lavoro volte a rielaborare e ad approfondire quanto discusso finora.
Questi i lavori da svolgere:

- Aiutandoti con l'organizzatore grafico sul personaggio che già conosci, scrivi quali sono i pensieri di Gregor Samsa, le sue preoccupazioni, come si sente, che cosa prova e quali azioni svolge.
Parla anche del cambiamento interiore (e non solo esteriore) che subisce il personaggio, se lo subisce.
Ricordati di mettere in atto la routine COSA TE LO FA DIRE?, cioè di fornire delle prove su quello che scrivi ricavandole direttamente da ciò che è scritto nel testo. Riporta o metti quindi in evidenza le parti del testo da cui hai dedotto le tue risposte.


- Cosa pensi delle reazioni di Gregor a quanto gli è accaduto? Cosa avresti provato tu in una situazione simile? Quali sarebbero stati i tuoi pensieri e le tue preoccupazioni?

- Qual è la professione che svolge Gregor e come considera la sua vita professionale? Perché continua a svolgere quel tipo di lavoro? Esattamente come nella domanda precedente, applica la routine COSA TE LO FA DIRE? e riporta o metti in evidenza i punti del testo da cui hai dedotto le tue risposte.

- Perché, a tuo avviso, da questo brano si riesce a comprendere il significato dell'aggettivo "kafkiano" di cui abbiamo compreso la definizione?

- Pensa ad una situazione kafkiana che fortunatamente non puoi vivere/avere vissuto, ma in cui avresti una paura folle di ritrovarti.
Pensa poi ad una situazione assurda, che puoi considerare un po' kafkiana, che hai vissuto sul serio.

- Immagina come potrebbe continuare il racconto. Come potrebbe proseguire la giornata di Gregor? Come potrebbe riuscire ad affrontare la nuova situazione?

- Disegna brevemente la scena clou del racconto e, senza stare a pensarci troppo, prova a pensare a quali CONNESSIONI o a quali DOMANDE ti vengono in mente scorrendo mentalmente il brano appena letto.


- Questo brano ha suscitato il tuo interesse? Cerca almeno tre aggettivi con il quale potresti definirlo.

- Qual è, a tuo avviso, il messaggio che vuole trasmettere l'autore al lettore? Quale messaggio è arrivato direttamente a te? Usa un organizzatore grafico simile per poter scrivere le tue considerazioni.


- Concludiamo l'attività con la routine PRIMA PENSAVO... ADESSO PENSO...: cosa hai imparato dalla lettura di questo brano? Cosa sai adesso rispetto a prima? Aiutati rileggendo i post-it di inizio lezione in cui avevi provato ad anticipare alcune informazioni. Si sono rivelate in linea con quanto accade poi veramente? Scrivi le tue riflessioni e riportane i contenuti essenziali in dei post-it che condivideremo e renderemo visibili tramite foto o, se possibile, tramite cartellone da appendere in aula.

... a loro non lo dico, ma sono curiosissima di leggere cosa scriveranno.
E scommetto che lo siete anche voi che ci seguite nei nostri post ;-)
Alla prossima!

martedì 16 marzo 2021

Un laboratorio di storia tra ipotesi e anticipazioni

 


Siamo di nuovo in dad e proprio per questo occorre ancor di più fare in modo che l'attenzione, la partecipazione e il coinvolgimento dei ragazzi si dimostrino fattivi e proficui. In storia, ad esempio, stavamo affrontando in classe uno degli argomenti verso il quale gli studenti della secondaria di primo grado nutrono da sempre aspettative altissime, la Seconda Guerra Mondiale, e la sfida a distanza è proprio quella di cercare di non deludere queste loro aspettative e di continuare la modalità di lezione attiva e partecipativa solitamente sperimentata in aula e, perché no, provare perfino ad implementarla vista la disponibilità di apparecchiature digitali a cui, da casa, i ragazzi devono per forza di cose ricorrere in questo particolare momento del bisogno.
Stavamo studiando le vicende italiane del 1943: avvenuto lo sbarco degli alleati in Sicilia e tramontato da un pezzo l'ottimismo che aveva spinto Benito Mussolini tre anni prima ad entrare in guerra a fianco della Germania, addirittura con l'idea di poter condurre una "guerra parallela" in autonomia, il Fascismo è dichiarato decaduto, ma l'Italia è ancora ignara di quali eventi avrà in serbo per lei il tragico periodo della guerra civile che la devasterà per altri due anni terribili.
Avevamo parlato in classe dell'arresto di Mussolini, della nomina di Pietro Badoglio, dell'armistizio dell'8 settembre, della fuga di Badoglio e del re Vittorio Emanuele III nel Sud Italia per trovare protezione presso le truppe anglo-americane che stanno risalendo la penisola. Abbiamo ripreso l'argomento con una lezione a video, partecipata sì, seppur con qualche inevitabile interruzione dovuta a connessioni saltate e problemi di audio, ma nel complesso l'attenzione si era comunque mantenuta soddisfacente. I ragazzi sentono queste tematiche più vicine ai loro vissuti, alcuni di loro hanno parenti anziani che di guerra continuano a parlare, e non è poi così difficile continuare a renderli attivi. Ma provare a farli riflettere cercando di farli discutere su ipotesi ed anticipazioni su ciò che le pagine di storia del libro avrebbero in seguito proposto, mi è sembrato una modalità che potesse accrescere il loro interesse, stimolare la loro curiosità, mettere a frutto le conoscenze finora acquisite, in una parola - insomma - provare ad accertare le loro competenze e a fare in modo che fossero loro stessi a metterle in gioco.
Abbiamo svolto così una sorta di Laboratorio di storia, basato su fonti scritte ed iconografiche, in cui dalle vicende dell'8 settembre abbiamo provato ad ipotizzare alcuni scenari che si sarebbero concretizzati nei mesi futuri facendo ricorso a deduzioni, interpretazioni, negoziazioni di significato, lettura di immagini, ma anche discussioni supportate da argomentazioni affidabili a seguito di breve input o sollecitazione. Insomma, a mio parere l'esperimento è andato bene e, sicuramente, le riflessioni che ne sono scaturite saranno oggetto di futuro approfondimento e prossime esplorazioni alla ricerca di comprensione profonda dei fenomeni nella loro complessità e di rapporti consequenziali di causa-effetto tipici del sapere storico, tutti elementi imprescindibili per il raggiungimento delle competenze necessarie allo studio efficace della disciplina.
Qui le fasi di lavoro.

Abbiamo riletto insieme questo articolo di Focus Junior Accadde oggi: l'armistizio dell'8 settembre 1943 e osservato le testate dei giornali che ne annunciavano le disposizioni

Focus Junior - 8 settembre 1943




Quindi abbiamo letto e ascoltato le parole del messaggio di Badoglio che tanto spazio avevano ottenuto nei quotidiani del giorno, cominciando a svolgere le nostre prime connessioni e provando ad immedesimarci nell'emozione autentica provata in quelle giornate ricche di avvenimenti convulsi.




Le frasi in azzurro rappresentano trascrizioni delle riflessioni scaturite dai ragazzi, tramite discussione e scrittura collettiva, dietro semplice sollecitazione di esprimere libero commento su immagini e parole appena lette ed ascoltate:

Gli italiani avevano ragione di credere che la guerra sarebbe finita: i giornali lo dicevano, alla radio lo dicevano. Che dovevano fare? Ci avremmo creduto anche noi.

Dopo tutti quei bombardamenti che avevano subìto , erano sicuramente contenti e credevano di non dover combattere più.

Il linguaggio dell'annuncio è come quello dei video dell'Istituto Luce che abbiamo visto in classe: velocizzato, con parole semplici ma un po', come dire... "esagerate".

"Lotta impari", "soverchiante potenza avversaria"... indicheranno sicuramente che gli eserciti dei nemici erano più forti, ma le parole non sono tanto semplici. Sono forse scelte apposta per impressionare e convincere, come avveniva nei messaggi di propaganda.
 
Non potevano immaginare che la guerra sarebbe continuata e che sarebbero rimasti senza qualcuno che li comandasse. Fino a quel momento gli italiani avevano avuto il Duce che diceva tutto quello che dovevano fare. Ora non c'era più nessuno. Si saranno sentiti perduti! Anche la mia nonna, quando parla della fine del comunismo in Europa dell'Est, dice che si sono sentiti "strani" a non avere più nessuno, all'improvviso, che li comandasse e dicesse quello che dovevano fare. Credo che il paragone sia azzeccato.

La fiducia nel Fascismo è finita dopo che gli italiani hanno visto che non ci sono state quelle vittorie di cui parlava Mussolini e, soprattutto, dopo che hanno conosciuto la morte e la distruzione. Ma anche Badoglio fuggì e fuggirono anche il re e la regina. Mamma mia, che caos!

Il laboratorio è continuato passando ad osservare alcune foto che ritraevano Mussolini appena liberato dalle truppe di Hitler sul Gran Sasso, dove era stato imprigionato per ordine del re, e di nuovo sono state chieste osservazioni su come appaiono, a prima vista, le espressioni e l'atteggiamento del duce:


In queste foto si vede che è il Duce è tirato, si capisce che si sente sconfitto e ha perso tutto quell’atteggiamento fiero che aveva prima. Il sorriso è triste, secondo me si vede che è umiliato.

Non ha più l’espressione orgogliosa e aggressiva dei filmati di propaganda dell’Istituto Luce o quella che aveva dal balcone in cui annunciava l’ingresso in guerra, sempre col petto in fuori e il mento in su.

Non sembra più quello che appariva come il miglior cavallerizzo, il miglior giocatore di scherma, il miglior trebbiatore, il miglior amante, quello che non dormiva mai, che aveva la luce dello studio sempre accesa... qui ha perso quella "immagine divina", per dir così, che gli dava la propaganda. Ora appare come un uomo normale.

A me sembra che abbia  paura.

Comunque si capisce che a comandare adesso in Italia saranno solo i tedeschi e lui è rassegnato, non può fare più niente.


I ragazzi comprendono da soli che in Italia sta per accadere qualcosa di terribile e che i nazisti avranno un ruolo determinante nelle vicende successive. Anticipo che saranno proprio i tedeschi a permettere la ricostruzione di una Repubblica in Italia centro-settentrionale, la Repubblica di Salò, che sarà però uno stato molto diverso dall'Italia fascista studiata nei capitoli precedenti. Mostro loro delle immagini di propaganda del nuovo stato e chiedo quali indizi riescono a dedurre da una attenta osservazione:


Il 25 luglio, quando viene dichiarato decaduto Mussolini, e l’8 settembre, quando viene firmato l’armistizio, delle date da cancellare dal libro della storia d’Italia. La pagina è nera rispetto al resto del libro bianco, ci sono parole forti TRADIMENTO, DISONORE, VERGOGNA e un coltello le sta tagliando.

Sempre tre parole slogan per far comprendere meglio i concetti.


Anche qui ci sono le tre parole slogan per far capire i concetti.

Nella prima immagine si chiede agli uomini di arruolarsi nell’esercito italiano, ma la divisa del soldato disegnato mi sembra tedesca e poi c’è il simbolo delle SS naziste.

Nella seconda immagine ci sono sempre poche parole, come sempre, ma si dice addirittura che la Grande Germania proteggerà gli italiani che si arruolano, non l’Italia della Repubblica di Salò o Mussolini!

I simboli? Sono solo quelli nazisti: aquila, svastica su sfondo bianco-rosso. Non c’è più il fascio littorio o le date indicate con i numeri romani a partire dal 1922, come succedeva con Mussolini.

Si capisce che della vecchia Italia fascista di Mussolini non è rimasto nulla.

Sono solo i nazisti tedeschi che comandano. I simboli e le parole fanno riferimento a loro.

Li avevamo disegnati e spiegati tutti i simboli dei più importanti regimi totalitari e del fascismo non c’è più traccia.



Vengono poi mostrate immagini di propaganda contro gli alleati, con la consueta insistenza sui tratti somatici minacciosi delle figure ritratte, così da incutere orrore e paura in chi guarda, come abbiamo ben visto in occasione della propaganda contro il nemico realizzata nel corso della Prima Guerra Mondiale.


Qui si vogliono far apparire inglesi e americani come degli assassini: Churchill e Roosvelt hanno le pistole in mano e le espressioni del viso perfide. Sembra che siano stati loro a provocare la strage, la distruzione e le immagini di guerra che si vedono sotto.

Un po’ è vero che gli anglo-americani hanno bombardato le città italiane.

Sì, ma era Hitler che aveva provocato la guerra, mica la colpa è degli Stati Uniti!

Anzi, la loro idea era di rimanere fuori dai problemi europei all’inizio.

E’ colpa dei kamikaze giapponesi che li hanno provocati.

Sì, ma i giapponesi erano nel patto con Hitler e Mussolini, no? Vedi che si torna sempre alla Germania?

Nelle immagini sotto c’è un ebreo minaccioso con dietro New York e la statua della libertà: si riconosce l’ebreo dai lineamenti imbruttiti, la barbetta, il naso grande, il fisico goffo. Appariva sempre così nella propaganda nazista anti-ebraica. Come se ebrei e americani fossero stati complici.

Nell’altra immagine c’è un soldato di colore che cerca di aggredire una ragazza italiana. La scritta dice di difenderla. Però al fascismo del ruolo delle donne non importava nulla. Ora si prova a fare un manifesto d’effetto, ma il fascismo non si preoccupava di difendere le donne. Loro dovevano solo stare a casa e fare i figlioli per creare i perfetti fascisti.

Infine vengono mostrati degli annunci di coscrizione obbligatoria diramati dalla Repubblica di Salò per provare ad arruolare più militari possibili dietro minaccia di pena di morte:


Qui la Repubblica di Salò ordina ai giovani di arruolarsi nell’esercito e chi non lo fa verrà ucciso. Addirittura dovevano andare tutti, anche i capi famiglia. Il mio babbo diceva che ai suoi tempi il servizio militare lo facevano tutti, ma se qualcuno aveva i figli piccoli o doveva badare ai familiari non era obbligato. Qui sì, anche loro. E chi non obbediva alle leggi militari e sfuggiva alla leva sarebbe stato fucilato!

Ma le persone non andavano ad arruolarsi lo stesso, secondo me.

Ormai il fascismo aveva perso qualsiasi fiducia. E questi tedeschi facevano solo paura, nessuno li  voleva come nuovi governatori. Anche secondo me a questi annunci rispondevano in pochissimi.

Il laboratorio prosegue con ulteriore richieste di ipotesi a partire da una carte geografica che i ragazzi avevano già intravisto nelle pagine del manuale di storia riferite ad alcune anticipazioni sulle vicende della guerra civile che ha coinvolto la nostra penisola. Viene spiegato ai ragazzi che la carta mostra un'Italia divisa in due: al Centro-nord territori sotto il controllo tedesco, al Sud le zone liberate dagli alleati; le macchie verdi e i puntolini bianchi rappresentano le azioni dei partigiani il cui ruolo, viene anticipato, sarà meglio precisato nel corso delle prossime lezioni. Viene però chiarito il fatto che costoro cercheranno in ogni modo di ostacolare l'occupazione tedesca e favorire l'avanzata degli alleati, motivo che provocò la reazione furiosa dei nazisti che scateneranno nel paese delle rappresaglie di una ferocia inaudita. Nel nostro territorio, del resto, di rappresaglie ne abbiamo conosciute alcune tra le più efferate in assoluto: a Civitella - la nostra scuola è intitolata proprio ai suoi "martiri" in onore delle 244 persone morte in un tremendo eccidio nazista - e alle Vallucciole - dove, tra le vittime, si riscontrarono anche bambini in tenerissima età.

Nella festività del 25 aprile si ricorda la liberazione di tutta l'Italia dalle truppe nazifasciste: quelle frecce direzionali che indicano le direzioni verso Nord degli alleati riescono a raggiungere l'Italia settentrionale e per il paese si aprirà un nuovo capitolo della sua storia che studieremo nelle prossime settimane e che, sono sicura, vi appassionerà e vi farà comprendere molti aspetti delle istituzioni e dell vicende storico-sociali moderne.


Proviamo a fare due ultime ipotesi:


Secondo voi cosa sarebbe successo se Mussolini avesse scelto di non entrare in guerra?

Secondo voi cosa sarebbe successo se Hitler non avesse deciso di invadere l’Urss?

In rete ci sono varie ipotesi, ma i siti sono generalmente di parte, quindi fonti non attendibili. Perché?


Perché non sono la verità. Sono cose non accadute davvero, quindi si possono fare solo ipotesi e ognuno scrive le sue ipotesi come vuole e in base alle sue idee.

Non sono fonti attendibili, ma opinioni di chiunque scrive come la pensa o fa dei video per illustrare le sue ipotesi. Ma, appunto, sono solo le sue.

Mussolini, secondo me ,anche se non fosse entrato in guerra lo avrebbe costretto Hitler e avrebbe ricevuto l’occupazione tedesca lo stesso.

Tanto l’alleanza già c’era tra i due, quindi inutile che non fosse entrato.

Però in Spagna c’era un regime di ideologia fascista, ma la Spagna è rimasta neutrale.

Ma Franco non aveva fatto entrare nell’Asse Roma-Berlino la Spagna!

Però fa entrare gli aerei di Hitler e Mussolini a bombardare Guernica!

Ma perché serviva a loro per vedere cosa succedeva nel bombardamento a tappeto!

Comunque l'alleanza tra Hitler e Stalin non poteva durare: nazismo e comunismo sono opposti e alla fine i contrasti sarebbero arrivati, a voglia se sarebbero arrivati!

Se Hitler non avesse invaso l'Urss forse avrebbe potuto vincere la guerra, chissà.

Se non fossero intervenuti gli Usa, solo la Gran Bretagna non avrebbe potuto vincere.

Gli Usa rimanevano per conto loro, Stalin, sulla base del patto Molotov-Ribbentropp, si sarebbe diviso l’Europa con Hitler e magari Germania e Urss si sarebbero anche divisi il mondo.

Ma, sul mondo no, non credo. Gli Usa sono i più forti economicamente e si sarebbero scontrati lo stesso con la potenza europea più forte.

Comunque un’Europa sotto i nazisti mi avrebbe fatto paura, mamma mia!

Come dargli torto? 
Come spesso succede, le argomentazioni dei ragazzi sono più fondate e ragionate di molti discorsi pronunciati dagli adulti che si leggono in rete o si ascoltano in tv.
Ho deciso: esperimenti del genere, li replicherò al più presto e li utilizzerò come spunto per ampliare gli argomenti di interesse di tutti. Il loro, perché la storia contemporanea esercita un fascino indiscusso, e il mio, perché dalle riflessioni dei ragazzi ho (e abbiamo) sempre tanto da imparare.