In preparazione delle prove di comprensione del testo da attestare sul modello nazionale Invalsi non occorre fare allenamenti fine a se stessi con prove a crocette, o almeno non è utile - a mio avviso - considerarle come l'unica forma di esercitazione.
Far interiorizzare strategie di comprensione profonda del testo è quello che davvero serve, e non solo per cercare di farvi lavorare al meglio nel corso delle prove Invalsi nazionali, del cui esito - sinceramente - non sono interessata quasi per nulla, quanto per provare a farvi acquisire una competenza fondamentale e incisiva da poter spendere nei contesti di vita più diversi, ora e in futuro.
Far interiorizzare strategie di comprensione profonda del testo è quello che davvero serve, e non solo per cercare di farvi lavorare al meglio nel corso delle prove Invalsi nazionali, del cui esito - sinceramente - non sono interessata quasi per nulla, quanto per provare a farvi acquisire una competenza fondamentale e incisiva da poter spendere nei contesti di vita più diversi, ora e in futuro.
Abbiamo parlato tante volte delle difficoltà di comprensione testuali diffuse a più livelli e di analfabetismo funzionale, no? Ecco, cerchiamo di lavorare in modo da evitare il più possibile di diventarne vittime anche noi.
Addentrarsi in un testo e cercare di penetrarlo in profondità è una tecnica che conosciamo bene e che abbiamo soprannominato "FARE SPLASH", in riferimento al tuffo e alla conseguente immersione nel testo, proprio come avviene quando ci tuffiamo nelle acque più profonde del mare o della piscina.
Qui un post di riferimento che i lettori del blog, se vogliono, possono visionare: Ho fatto splash.
Oggi proviamo ad addentrarci in un brano tra i più suggestivi e a forte impatto contenuto all'interno della nostra antologia: Un enorme insetto immondo, tratto dal racconto La metamorfosi dello scrittore ceco Franz Kafka.
Facciamo il punto sul lessico
Cominciamo subito da un doppio approfondimento lessicale soffermandoci sulle parole METAMORFOSI e FAFKIANO.
Ne conoscete il significato?
Metamorfosi vuol dire cambiamento, vero prof?
Sì, vuol dire proprio cambiamento. Cambiamento, modifica profonda.
La parola deriva dal greco metà=trasformazione e morphé=forma, e significa trasformazione profonda.
Come il bruco che diventa farfalla?
Anche. Immaginatevi però trasformazioni ancora più incisive e per farlo leggiamo insieme la definizione che attribuisce alla parola metamorfosi il dizionario digitale Treccani: "il trasformarsi di un essere o un oggetto in un altro di natura diversa, tipico dei racconti mitologici o di fantasia."
In base a questo concetto di trasformazione in un altro stato naturale, vi vengono in mente delle connessioni su quanto letto negli scorsi anni?
Le trasformazioni dei personaggi dei miti puniti dagli dei! La donna trasformata in ragno, l'altra trasformata in pianta.
Giusto! Io soffro di aracnofobia e ricordo che la mia paura si chiama così dal mito di Aracne che si trasforma in ragno. Bleah!
In piante erano trasformati anche alcuni dannati nell'Inferno, me lo ricordo. Quelli che sanguinavano se li strappavi e che si lamentavano quando gli entravano nel mezzo i cani!
Esattamente! State parlando della selva dei suicidi. E di Aracne, come ben ricordavate. Nel mondo latino le storie di metamorfosi erano famose e raccontate da grandi autori, come Ovidio e Apuleio. La donna trasformata in pianta è la ninfa Dafne, trasformata in pianta di mirto per sfuggire all'abbraccio e alla passione del dio Apollo che lei non aveva intenzione di contraccambiare.
Osservate come il grande artista Gian Lorenzo Bernini ha saputo rappresentare magistralmente questa metamorfosi in corso nella scultura denominata Apollo e Dafne che si trova nella Galleria Borghese a Roma. Una vera meraviglia, non trovate?
Ricordate anche una metamorfosi famosa vista nell'Odissea? Un passaggio di stato naturale degli uomini di Odisseo in una specie animale a seguito di uno strano incantesimo...
Sì, prof! Gli uomini trasformati in maiali dalla maga Circe!
Eh sì. Del resto, come si fa a dimenticare questa maga?
Kafka, quindi, ha scritto un racconto lungo intitolato La metamorfosi.
Di cosa parlerà, allora?
Di un cambiamento profondo. Di qualcuno che si trasforma in qualcosa di diverso. Un uomo in animale?
Esattamente e lo vedremo presto.
Sapete che in italiano esiste l'aggettivo KAFKIANO? Lo avete mai sentito?
No, prof. Ma sicuramente deriva da qualcosa riferito a Kafka.
Sì. Come fantozziano deriva da Fantozzi. Tipo la nuvoletta fantozziana, che è quella che trovi quando piove solo dove sei tu!
Certo, ottimo esempio! L'aggettivo kafkiano deriva proprio da Franz Kafka, come potete ben immaginare, e come succede in caso di aggettivi riferiti a personaggi diventati famosi per vari motivi. Del resto, qualche settimana fa abbiamo visto un altro aggettivo provenire da un personaggio divenuto celebre nell'Unione Sovietica e utilizzato per la propaganda staliniana (staliniano stesso è aggettivo riferito a Stalin, no?). Ricordate di quale parola sto parlando?
Sì, prof... anche se tra gli studenti non è così diffuso.
Posso immaginare, ma da questi commenti capisco anche che lo abbiate individuato.
Stakanovista! Da Stakanov, l'operaio russo che sul lavoro era instancabile. Quindi riguarda qualcuno che lavora tutto il giorno, che non sente la fatica.
Sì, gli aggettivi di questo tipo si riferiscono ad una caratteristica del personaggio a cui fanno riferimento.
Proviamo a dedurre qualcosa di questa parola leggendo l'incipit del racconto di Kafka. Forse possiamo arrivare a comprendere cosa significa, chissà... proviamoci.
Ecco l'incipit:
Gregor Samsa, svegliandosi una mattina da sogni agitati, si trovò trasformato, nel suo letto, in un enorme insetto immondo.
Wow! Ecco perché si intitola La metamorfosi questo racconto! Quest'uomo si trasforma in un insetto!
Che orrore! Io morirei dalla paura!
Già ho avuto paura questa estate quando mi sono svegliato e ho visto un ragno sopra al mio letto, figuriamoci se mi fossi accorto che l'insetto ero diventato io!
Ma il racconto comincia così? Di botto? Mamma mia!
Va subito al dunque, niente da dire!
Sì, Kafka va proprio al dunque, direttamente a presentare il cuore del racconto: un uomo si accorge al mattino di esser diventato un insetto IMMONDO, cioè repellente e sudicio.
Lui fa così nei suoi incipit. Pensate che in un altro libro, intitolato Il processo, l'incipit riporta proprio queste parole:
"Qualcuno doveva aver denunciato Josef K. perché, senza che avesse fatto nulla di male, una mattina venne arrestato."
Subito, senza tanti giri di parole, ci parla di una condizione terribile in cui si trova il protagonista: essere arrestato senza aver fatto nulla.
Oddio prof! Diventare insetto ed essere arrestato senza colpa! Due cose spaventose!
Certamente!
Quindi, adesso che abbiamo avuto un assaggio della scrittura di Kafka, possiamo provare ad ipotizzare il significato dell'aggettivo kafkiano.
Forse significa spaventoso, pauroso?
Ma non c'è solo la paura in queste sitazioni. Io mi posso spaventare di cose "normali", per esempio del ragno sul letto. Ma qui l'insetto è lui! Qualcosa di più dello spavento. Orrore!
Assurdità! E' assurdo diventare insetti. E' assurdo anche essere arrestati se non abbiamo fatto niente!
Bravissimi! Avete centrato il punto. Leggiamo la definizione dell'aggettivo kafkiano fornita ancora dal dizionario digitale Treccani: "che richiama l'atmosfera tipica dei racconti di Kafka e quindi che colpisce per la spaventosa assurdità."
Quindi Kafka scrive racconti spaventosi e assurdi? Forte, però!
Sì. Kafka, scrittore ceco vissuto a Praga nella prima metà del Novecento, scrive proprio racconti assurdi e spaventosi. Riuscite a trovare altri aggettivi su queste situazioni a partire dagli incipit letti?
Terrore, angoscia. Io sarei angosciato se mi arrestassero senza motivo. Entrerei in paranoia completa, anzi impazzirei.
Figuriamoci a diventare insetto! Mi sembrerebbe di avere le allucinazioni.
Esatto, ragazzi! I racconti di Kafka esprimono tutto ciò che avete detto: sono spaventosi, assurdi, angoscianti, allucinanti, paradossali. E l'aggettivo kafkiano è riferito proprio a situazioni di questo genere.
Ve ne viene in mente qualcuna?
Il Covid! E' assurdo chiudersi in casa per un virus e cercare di non stare vicini. Chi lo avrebbe detto qualche anno fa?
Ok, mi pare che ci siamo. Tanto su questo ci torniamo su.
Cosa mi dite adesso di questo incipit de La metamorfosi? Mi pare di aver capito che vi ha fatto un certo effetto, no? Perché, secondo voi, Kafka sceglie di scrivere un incipit del genere?
L'incipit così è pazzesco! Dire che uno si sveglia e si ritrova insetto! Fa impressione e parecchio!
Kafka vuole suscitare curiosità nel lettore, vuole che vada avanti e prosegua la storia.
Anche più di curiosità, forse. Vuole stupire, catturare subito l'attenzione. E ci riesce!
Sì, rimaniamo stupiti, come avete detto voi, attenti e curiosi di vedere cosa succede.
E lo vedremo subito andando avanti nel racconto.
Risvegliatosi da insetto, Kafka descrive come vede il suo corpo e come appare la camera intorno a sé.
Voi rimanete ad occhi chiusi e lasciatevi catturare dall'atmosfera.
Sperimenteremo una strategia chiamata VISUALIZZAZIONE, ossia cercare di visualizzare quello che si legge (o quello che si ascolta quando qualcuno legge per noi), e proveremo a riprodurre su carta, meglio se tramite disegno, quello che ci siamo immaginati.
Un po' di disegni...
Proviamo a fare qualche anticipazione sulla base delle seguenti sollecitazioni:
- Chi potrebbe essere questa persona?
- Per quale motivo si sarà trasformato in insetto?
- Che cosa proverà nel momento in cui si accorge di cosa è diventato?
- Che cosa avrà intenzione di fare?
Scrivere le vostre risposte su dei post-it e attaccateli sulle pagine del vostro quaderno.
Adesso facciamo attenzione ai pensieri di Gregor Samsa, leggendo questa farse che lui pensa tra sé e sé:
"Che avverrebbe se io dormissi ancora un poco e dimenticassi questa pazzia?"
Ma come, prof? Lui si è trasformato in insetto e pensa di continuare a dormire? Io sarei terrorizzato! Dalle urla mi sentirebbero fino a chilometri e chilometri di distanza!
Ma no, io penso che avrei detto come lui! Magari è tutto così assurdo che mi sembra di sognare e immagino che tutto sia finto, così provo a riaddormentarmi.
E come fai? Se io ho un incubo mi sveglio e non voglio certo addormentarmi un'altra volta, che dopo l'incubo continua da dove lo avevo interrotto!
Io sarei paralizzato dal terrore e non saprei né muovermi né pensare a niente.
Fate adesso attenzione ad altri pensieri che vengono in mente a Gregor Samsa: continuiamo la lettura e e annotiamoli, per poterci discutere su.
"O Dio, pensava, che professione faticosa ho scelto!"
"Intanto bisogna che io mi alzi in ogni modo perché il treno parte alle cinque"
Annotiamo anche alcuni tratti della voce del narratore (vedete che è cambiata la focalizzazione? Provate ad immaginarne il motivo) che continua a parlarci di ciò che viene in mente a Gregor e di come si sente nella sua nuova veste da insetto:
"E se si desse malato? Ma ciò sarebbe stato molto penoso e sospettoso, perché Gregor non era stato malato neppure una volta nel quinquennio di impiego"
"Gregor si sentiva proprio bene, all'infuori di una sonnolenza veramente inspiegabile dopo un riposo così lungo, e aveva ottimo appetito"
"Era curioso di vedere come le sue fantasie sarebbero sfumate lentamente quel giorno. Non dubitava minimamente che il cambiamento della sua voce fosse soltanto l'annuncio di un forte raffreddore, un malanno professionale dei commessi viaggiatori"
Ma è stranissimo, prof! Sembra che per lui essere un insetto sia una condizione normale!
Si preoccupa di come arrivare al lavoro? L'ultimo dei miei pensieri sarebbe quello di preoccuparmi ad arrivare a scuola!
Ma è come se fosse normale essere diventato un insetto: prova a muoversi, pensa a prendere il treno, dice che sente qualche dolorino, ma che si sente bene! Addirittura ha anche appetito! Già quello io non ce l'ho mai la mattina appena sveglio, che mi viene fame più tardi, figuriamoci fossi un insetto così!
Vero, sembra che ragioni come se il problema fosse solo il lavoro.
Però al lavoro ci sta male: ci va perché è costretto a saldare un debito ai genitori, non perché gli piace. E anche il suo datore di lavoro lo tratta male, quindi il lavoro è vero che per lui è un problema.
Ho capito, ma ora ne ha un altro più importante di problema!!
Prof, può essere che lui si senta schiacciato dai suoi impegni di lavoro e si senta proprio come un insetto che qualcuno può schiacciare come vuole?
Approfitto di quest'ultima considerazione per farvi riflettere su una questione, incentrata proprio sul concetto di inferiorità da attribuire agli insetti e su una sorta di "metamorfosi" simile vista accadere in un momento storico che abbiamo appena studiato. Vi anticipo che Kafka apparteneva ad una famiglia ebraica. Un ebreo che nella prima metà del Novecento vive in Cecoslovacchia come sarebbe vissuto?
Male, prof! Era spacciato perché c'era il nazismo e c'erano le leggi contro gli ebrei.
Ma Kafka non viveva mica in Germania!
Ma Hitler la Cecoslovacchia l'aveva conquistata lo stesso e le leggi razziali se le portava con sé.
Giusto. Ricordiamo Anna Frank che, pur scappando da terra tedesca, è costretta a stare nell'alloggio segreto ad Amsterdam proprio perché Hitler aveva conquistato i Paesi Bassi e aveva esteso anche lì le Leggi di Norimberga.
Kafka, comunque, non ha fatto in tempo a vedere gli orrori nazisti perché è morto prima dell'avvento di Hitler. Se però fosse rimasto in vita, cosa avrebbe potuto subire?
A meno che non fosse emigrato in America, sarebbe finito in un campo di sterminio.
E poi, come intellettuale, sarebbe subito finito nelle camere a gas se gli fosse toccato Auschwitz!
Giusto. Rammentate i roghi dei libri e il disprezzo per il nazismo nei confronti della cultura, vero?
E, secondo voi, Kafka ci avrebbe ripensato a Gregor Samsa una volta rinchiuso dentro il campo?
Sì, certo! I nazisti volevano che succedesse quella trasformazione da uomo ad animale, quella metamorfosi insomma.
Volevano che gli ebrei venissero considerati animali e non uomini: la propaganda li disegnava come grandi ragni o comunque con lineamenti deformi e mostruosi.
E poi nei campi li facevano arrivare coi treni merci o da bestiame, li marchiavano col tatuaggio come con i buoi, davano solo delle ciotole per mangiare come si fa con le bestie. Tutto per togliergli l'umanità e farli diventare animali, appunto.
E addirittura farli sembrare insetti: nei filmati di propaganda gli ebrei erano considerati come scarafaggi da schiacciare.
Anche il gas che usciva dalle docce nei campi era un pesticida o un insetticida, vero? C'è sempre l'idea di eliminare non persone, ma insetti.
Sì, Kafka avrebbe visto che nei campi di sterminio e nelle leggi razziali i nazisti volevano far provare agli ebrei quella metamorfosi che aveva vissuto Gregor. Che orrore!
Un'altra considerazione ancora: si capisce il motivo della trasformazione di Gregor da uomo a insetto nel brano che abbiamo letto?
No, non si dice perché è successo. Kafka lo spiega più avanti, forse...
No, non lo fa. Secondo voi per quale motivo? E, sempre secondo voi, questo che cosa provoca nel lettore?
Il fatto che non ci dica il motivo lascia dubbiosi, ma fa anche paura. Qualsiasi persona senza motivo potrebbe avere il suo stesso destino, allora.
Come quell'uomo dell'altro libro che si vede arrestato senza motivo. Potrebbe capitare a tutti ed è assurdo!
Magari lui si sentiva inferiore per motivi di lavoro, ma se tutti quelli che vivono male al lavoro si dovessero trasformare così, allora sarebbero in tanti a diventare scarafaggi.
Fanno paura le scene in cui da situazioni normali si passa a situazioni mostruose o spaventose, come nei film horror: quelli più spaventosi sono sempre ambientati nelle abitazioni normali dove arrivano presenze, fantasmi... cose che si pensa possano succedere anche a noi, perché ci identifichiamo col protagonista.
Fa paura pensare che la normalità possa diventare spaventosa.
Sì, vero, fa paura. Sempre riferendosi alla Shoah, ricordate il libro L'onda, in cui un pericolo che si crede appartenere al passato torna a diventare di nuovo minaccioso a seguito di un esperimento sociale svolto da un prof americano? Ricordate il processo ad Heichmann in cui la giornalista ebrea Hanna Arendt parlava di banalità del male, visto che i nazisti apparivano come persone normali che parlavano delle atrocità commesse senza rimorso perché convinti di obbedire a dei semplici ordini?
Avete ragione: la normalità che diventa assurda può diventarlo in qualsiasi momento e per tutti noi e questo fa davvero paura!
Visto il vostro proficuo coinvolgimento, non disperdiamo la concentrazione e dedichiamoci a delle attività di lavoro volte a rielaborare e ad approfondire quanto discusso finora.
Questi i lavori da svolgere:
- Aiutandoti con l'organizzatore grafico sul personaggio che già conosci, scrivi quali sono i pensieri di Gregor Samsa, le sue preoccupazioni, come si sente, che cosa prova e quali azioni svolge.
Parla anche del cambiamento interiore (e non solo esteriore) che subisce il personaggio, se lo subisce.
Ricordati di mettere in atto la routine COSA TE LO FA DIRE?, cioè di fornire delle prove su quello che scrivi ricavandole direttamente da ciò che è scritto nel testo. Riporta o metti quindi in evidenza le parti del testo da cui hai dedotto le tue risposte.
- Cosa pensi delle reazioni di Gregor a quanto gli è accaduto? Cosa avresti provato tu in una situazione simile? Quali sarebbero stati i tuoi pensieri e le tue preoccupazioni?
- Qual è la professione che svolge Gregor e come considera la sua vita professionale? Perché continua a svolgere quel tipo di lavoro? Esattamente come nella domanda precedente, applica la routine COSA TE LO FA DIRE? e riporta o metti in evidenza i punti del testo da cui hai dedotto le tue risposte.
- Perché, a tuo avviso, da questo brano si riesce a comprendere il significato dell'aggettivo "kafkiano" di cui abbiamo compreso la definizione?
- Pensa ad una situazione kafkiana che fortunatamente non puoi vivere/avere vissuto, ma in cui avresti una paura folle di ritrovarti.
Pensa poi ad una situazione assurda, che puoi considerare un po' kafkiana, che hai vissuto sul serio.
- Immagina come potrebbe continuare il racconto. Come potrebbe proseguire la giornata di Gregor? Come potrebbe riuscire ad affrontare la nuova situazione?
- Disegna brevemente la scena clou del racconto e, senza stare a pensarci troppo, prova a pensare a quali CONNESSIONI o a quali DOMANDE ti vengono in mente scorrendo mentalmente il brano appena letto.
- Questo brano ha suscitato il tuo interesse? Cerca almeno tre aggettivi con il quale potresti definirlo.
- Qual è, a tuo avviso, il messaggio che vuole trasmettere l'autore al lettore? Quale messaggio è arrivato direttamente a te? Usa un organizzatore grafico simile per poter scrivere le tue considerazioni.
- Concludiamo l'attività con la routine PRIMA PENSAVO... ADESSO PENSO...: cosa hai imparato dalla lettura di questo brano? Cosa sai adesso rispetto a prima? Aiutati rileggendo i post-it di inizio lezione in cui avevi provato ad anticipare alcune informazioni. Si sono rivelate in linea con quanto accade poi veramente? Scrivi le tue riflessioni e riportane i contenuti essenziali in dei post-it che condivideremo e renderemo visibili tramite foto o, se possibile, tramite cartellone da appendere in aula.
... a loro non lo dico, ma sono curiosissima di leggere cosa scriveranno.
E scommetto che lo siete anche voi che ci seguite nei nostri post ;-)
Alla prossima!
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