venerdì 18 marzo 2022

Parlare di guerra a scuola

 

Da alcune settimane, purtroppo, i media trasmettono continuamente immagini e narrazioni di guerra che provocano un profondo senso di inquietudine e smarrimento in ciascuno di noi.  

Anche i bambini e i ragazzi si pongono domande, esprimono preoccupazione, vogliono provare a capire cosa sta succedendo e perché sta succedendo.  Richiedono di poter parlare e, possibilmente, di poter ricevere risposta alle loro domande. E, a mio avviso, noi docenti dovremmo fare in modo di avviare e sapere gestire un dialogo con i nostri studenti anche su un argomento così complesso come risulta essere un conflitto bellico alle porte del nostro paese. Insegno in una scuola secondaria di primo grado e anche i miei studenti dodicenni hanno espresso chiaramente la volontà di voler parlare di ciò che sta accadendo nell’Est Europa, così ho provato ad avviare con loro dei momenti di dialogo e di riflessione, proprio partendo dai loro dubbi, dalle loro domande e dal loro autentico desiderio di comprensione.

In un momento come questo, ritengo fondamentale il ruolo del dialogo, dell’ascolto reciproco, perché per educare davvero alla pace occorre, in primis, tenere, nella quotidianità di una comunità che apprende, comportamenti aperti all’ascolto, al confronto con l’altro e alle discussioni e condivisioni collettive. Inoltre provare a discutere di certi temi così complessi come gli eventi bellici scatenati dall’alto, può fattivamente contribuire a superare uno sconfortante senso di impotenza e cercare il più possibile di arrivare a capire il mondo che ci circonda, può infondere in tutti noi, sia docenti che discenti, un senso di consapevolezza e partecipazione attiva dal valore emotivo per nulla trascurabile.

Quindi, come abbiamo parlato di guerra in classe in questi giorni? Da dove siamo partiti? Che direzione abbiamo intrapreso?

Innanzitutto, siamo partiti dai dubbi, dalle domande e dalle riflessioni che i ragazzi hanno espresso, in modo spontaneo, sia a voce che tramite annotazioni scritte:

- Perché dopo il Covid anche la guerra?

- Perché far scoppiare una guerra e uccidere tante persone, quando si potrebbe risolvere tutto con le parole?

- Perché stanno combattendo la Russia e l’Ucraina?

- Cosa succederà all’Italia?

 

annotazione di L. 


Si tratta di domande più che legittime e, per cercare di trovare insieme una risposta a ciascuna di esse, è stato inevitabile progettare un percorso didattico che, come tutte le iniziative affrontate in aula, tenesse conto degli obiettivi e dei traguardi di competenza disciplinari, alla luce del nostro documento di progettazione fondante rappresentato dalle Indicazioni nazionali per il curricolo:

per la disciplina Italiano:

- far interagire gli allievi attraverso modalità dialogiche rispettose delle idee altrui;

- far usare la comunicazione orale per collaborare con gli altri;

- far usare manuali delle discipline o altri tipi di testi per rielaborare informazioni;

per la disciplina Storia:

- far utilizzare le conoscenze e le abilità per orientarsi nella complessità del presente, comprendere opinioni e culture diverse, capire i problemi fondamentali del mondo contemporaneo;

- saper esporre oralmente e per scritto le conoscenze storiche acquisite, operando collegamenti e argomentando le proprie riflessioni;

per la disciplina Geografia:

- orientarsi nello spazio e sulle carte;

- utilizzare opportunamente carte geografiche e immagini di vario tipo per comunicare efficacemente informazioni spaziali.

Abbiamo discusso insieme su come sia impossibile, o quantomeno inopportuno, fornire risposte immediate o semplicistiche a fronte di quesiti così difficili e complessi, quindi, come prima cosa, abbiamo cercato il più possibile di provare a comprendere il contesto geo-storico di cui stavamo parlando. Non lo abbiamo fatto immergendoci subito in rete (il commento unanime è stato, infatti, quello di temere di perderci all’interno di una miriade di informazioni impossibili da gestire), bensì utilizzando fonti e materiali agevolmente a nostra disposizione perché appartenenti al nostro contesto d’uso quotidiano, ovvero carte geografiche e libri di testo.

Abbiamo cercato informazioni su Russia e Ucraina all’interno del nostro manuale di Geografia e ci siamo, nel contempo, posti nuove domande per arrivare progressivamente a comprendere quelle che ci eravamo posti in precedenza.

Preciso che il mio ruolo è stato esclusivamente quello di docente facilitatore, fornendo solo degli input e delle sollecitazioni da cui partire, così da fare in modo che i ragazzi lavorassero in modo collaborativo ma del tutto autonomo per renderli, il più possibile, protagonisti attivi del loro apprendimento.

Utilizzando, con opportuni adattamenti, la strategia “Vedi, pensa, chiedi (See, think, wonder)” della metodologia MLTV (Making Learning and Thinking Visible), finalizzata a rendere visibili i processi di pensiero che conducono ad un apprendimento profondo e consapevole, i ragazzi - a piccolo gruppo - hanno lavorato in modo collaborativo sollecitati dai seguenti input:

- Cosa vedi (e leggi)? - Cosa pensi stia accadendo (e cosa ci scorgi della situazione attuale), cosa ne deduci?

- Quali ulteriori domande ti suscita ciò che hai visto (e letto)?

- Ci sono sul libro frasi che possono farci capire quali sono i motivi che hanno portato allo scoppio di una guerra tra queste due nazioni?

I ragazzi hanno annotato alcune riflessioni, messo in evidenza alcune frasi e condiviso le loro deduzioni in modalità collettiva. Dalle informazioni contenute nel manuale, hanno compreso che l’Ucraina ha ottenuto l’indipendenza nel 1991 a seguito alla dissoluzione del sistema sovietico, e che i rapporti con la Russia hanno iniziato a deteriorarsi fin dagli inizi degli anni Duemila, precipitando nel 2014, quando in Ucraina è scoppiato un vero e proprio conflitto armato, che ha opposto la maggioranza della popolazione, favorevole a stringere strette relazioni con i paesi dell’Europa occidentale e con gli Stati Uniti, e la minoranza russofona, sostenuta da Mosca, che ha creato nel Donbass, regione orientale abitata maggiormente da russi e ricchissima di carbone, due entità indipendenti da Kiev.

Avendo la fortuna di possedere in aula una carta politica dell’Europa con i confini dell’U.R.S.S., è stato facile far comprendere espressioni come “dissoluzione del sistema sovietico” e far osservare come l’Ucraina un tempo risultasse una delle repubbliche sovietiche, al pari di Bielorussia, Estonia, Lettonia e Lituania (per limitare l’ottica alla Russia europea) e, per chiarire ulteriormente l’aspetto geografico di questi territori, abbiamo consultato anche le carte contenute nell’atlante illustrato di Tim Marshall Le 12 mappe che spiegano il mondo ai ragazzi.




Sempre mantenendo il focus sulla strategia MLTV sopra descritta, i ragazzi hanno ricercato informazioni sul libro di testo di Storia, soffermandosi sul capitolo della Russia di Putin e sulla carta geografica dell’Europa post-bellica con la linea di demarcazione indicata come “cortina di ferro”. Hanno compreso che Putin si è impegnato a far tornare la Russia ad essere una delle maggiori potenze del pianeta, sfruttando soprattutto le entrate provenienti dall’esportazione di gas naturale e petrolio, di cui il paese è uno dei massimi produttori; in politica estera hanno evidenziato il fatto che Putin abbia cercato di impedire che, dopo Estonia, Lettonia e Lituania, altre ex repubbliche sovietiche del periodo della Guerra Fredda si alleassero con gli Stati Uniti ed entrassero nella Nato.

A fronte di queste informazioni, sono state comprese alcune questioni utili a capire le motivazioni del conflitto (la dipendenza dell’Europa dalla Russia per le risorse energetiche, la tensione e il contrasto tra Russia e Ucraina già presente da tempo, così come quello tra Russia e Stati Uniti), mentre alcune espressioni o acronimi destavano molti dubbi (cosa significa Guerra Fredda? Cos’è la Nato?).

I ragazzi hanno annotato ogni nuova informazione su post-it, così che, da ultimo, assieme alle annotazioni iniziali, si siano potute appendere  alle pareti dell’aula le loro nuove riflessioni, di modo da rendere concretamente visibile il loro processo di pensiero in divenire, obiettivo della metodologia MLTV.

Parole che i ragazzi sentono e leggono quotidianamente in tv e nei social-media a proposito del conflitto russo-ucraino - come Donbass, Stati Uniti, Europa occidentale, Guerra Fredda, Nato - iniziano a trovare una collocazione nel loro contesto storico-geografico, seppur in forma ancora frammentaria. I ragazzi hanno iniziato, altresì, a comprendere che parlare di guerra è difficile, che i precedenti da cercare di capire sono complessi e radicati nel tempo.

Alle ulteriori domande scaturite su Guerra Fredda e Nato, abbiamo dato risposta leggendo alcuni capitoli del libro di Toni Capuozzo, per anni giornalista e inviato di guerra, intitolato, appunto, Le guerre spiegate ai ragazzi e in cui l’espressione Guerra Fredda e l’acronimo Nato appaiono esplicitati in modo chiaro ed esauriente, visto il target di pubblico a cui il testo stesso si rivolge.

Ma i ragazzi si sono posti nuove domande ancora, dimostrando un approccio e uno spirito critico progressivamente incanalati verso forme di ragionamento sempre più centrato ed articolato, e le domande ricorrenti hanno riguardato la situazione ed i contesti considerati maggiormente vicini al loro vissuto:

E l’Italia?  Cosa pensa della guerra? Cosa farà?

Quando le idee a livello internazionale si sono fatte più nitide, si è passati a cercare di comprendere quale sia la posizione ufficiale tenuta dall’Italia a proposito della guerra e che viene espressa nel documento base di tutte le leggi nazionali, ossia la nostra Costituzione, all’art 11.

Lo abbiamo letto e abbiamo discusso sull’efficacia del verbo “ripudiare” e del motivo per cui, a fronte di una nazione uscita devastata da una dittatura prima e da un conflitto mondiale poi, i padri costituenti avessero scelto proprio di inserire quella parola lì.

Ed è anche sul linguaggio bellico utilizzato dai media che ci siamo soffermati a discutere, riconoscendo che sui social, o in generale sul web, scorrono spesso immagini, slogan, titoloni ad effetto o semplificazioni di dubbia veridicità, così abbiamo riconosciuto di doverci affidare a fonti il più possibile autorevoli. Abbiamo, quindi, letto in classe, sia in modalità cartacea che online, degli articoli giornalistici tratti dai più noti quotidiani nazionali e abbiamo riconosciuto che non sempre essi risultino di facile consultazione: il loro linguaggio fa spesso ricorso a termini ricercati, talora anche di lingua inglese, ad acronimi e sigle, a significati impliciti e metaforici non proprio alla portata di tutti.



     

Ci siamo soffermati a leggere articoli riportanti testimonianze dei civili, ucraini e russi, che, purtroppo, stanno vivendo il conflitto sulla propria pelle, convenendo che la guerra rappresenta una tragedia per tutti, perché infligge dolore, morte e sofferenza a persone innocenti che pagano il prezzo altissimo di scelte non condivise e che appartengono a tutti gli schieramenti dei paesi coinvolti.

Nel mio ruolo di facilitatore, ho inserito nella discussione letture di poesie come  Fratelli di Ungaretti e La guerra che verrà e Il nemico di Brecht, così da rendere il concetto di dolore universale maggiormente comprensibile e riscontrabile in ogni tempo e a ogni latitudine. Ma per riuscire a far arrivare ai ragazzi concetti così importanti in un lasso di tempo sempre troppo limitato – viste le mille incombenze che la vita di scuola quotidianamente richiede – non c’è, a mio avviso, nulla di più centrato che leggere in classe, ad alta voce, un albo illustrato, la cui potenzialità, specie nella scuola secondaria, risulta troppo spesso sottovalutata. Nella loro brevità, gli albi sono strumenti inclusivi e potentissimi, in grado di far comprendere tematiche complesse e di far discutere un pubblico di tutte le età e appartenente a qualsiasi livello socio-cognitivo, proprio perché la loro lettura può incanalarsi su più piani di significato, necessita di negoziazione condivisa ed è per sua natura efficace visto il ricorso alla componente iconografica che ne completa e integra il testo e che tanto impatto ottiene nel vissuto, nell’immaginario di chi ascolta e, in definitiva, nello stesso processo di apprendimento della giovane utenza. L’albo scelto è stato Il nemico, una favola contro la guerra, di Davide Calì, ottimo per far comprendere quanto i sodati (e i popoli) che si fanno la guerra sono tutti quanti esseri umani che provano la medesima reciproca diffidenza, i medesimi sentimenti e, purtroppo, la medesima sofferenza.

Abbiamo infine deciso di dedicare un momento conclusivo, se di momento conclusivo si può parlare vista la situazione in divenire del conflitto russo-ucraino che sicuramente richiederà altri momenti di discussione, soffermandoci su un’altra strategia del metodo MLTV richiamato sopra, ossia “Prima pensavo…, adesso penso… (I used to think…, now I think…)”, molto efficace per riflettere su come e perché sia cambiato il nostro pensiero dopo aver approfondito alcune tematiche e aver recepito numerose informazioni. Le domande stimolo sono state poste a partire dal nome stesso della routine:

- Cosa pensavo prima e cosa penso adesso?

- Cosa ho compreso e cosa so adesso?

E il processo di metacognizione è stato sollecitato attraverso annotazioni in cui i ragazzi hanno ripercorso le tappe di pensiero e gli step di lavoro affrontati, ma hanno anche riflettuto su cosa hanno imparato e su come lo hanno fatto, sulle modalità di reperimento di notizie e su ciò che per loro è stato maggiormente incisivo ed impattante.

In definitiva, non si può affermare che parlare di guerra in classe non sia difficile e complesso. Lo è, sicuramente. Ma lavorare con i ragazzi sulla consapevolezza, sulla presa di coscienza, sulla sensibilità e sull’empatia credo davvero che sia un modo estremamente efficace per rendere l’educazione alla pace il più possibile sentita, autentica e partecipata.


Questo post, in forma ridotta, è diventato un articolo della rivista didattica Occhiovolante.
Orgogliosamente, inserisco il link per una eventuale consultazione e ringrazio tutti coloro che hanno speso un po' del loro tempo per leggerlo e commentarlo.


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