Da alcune
settimane, purtroppo, i media trasmettono continuamente immagini e narrazioni
di guerra che provocano un profondo senso di inquietudine e smarrimento in ciascuno
di noi.
Anche i bambini
e i ragazzi si pongono domande, esprimono preoccupazione, vogliono provare a capire
cosa sta succedendo e perché sta succedendo. Richiedono di poter parlare e, possibilmente,
di poter ricevere risposta alle loro domande. E, a mio avviso, noi docenti dovremmo
fare in modo di avviare e sapere gestire un dialogo con i nostri studenti anche
su un argomento così complesso come risulta essere un conflitto bellico alle
porte del nostro paese. Insegno in una scuola secondaria di primo grado e anche
i miei studenti dodicenni hanno espresso chiaramente la volontà di voler parlare
di ciò che sta accadendo nell’Est Europa, così ho provato ad avviare con loro dei
momenti di dialogo e di riflessione, proprio partendo dai loro dubbi, dalle
loro domande e dal loro autentico desiderio di comprensione.
In un momento
come questo, ritengo fondamentale il ruolo del dialogo, dell’ascolto reciproco,
perché per educare davvero alla pace occorre, in primis, tenere, nella quotidianità
di una comunità che apprende, comportamenti aperti all’ascolto, al confronto
con l’altro e alle discussioni e condivisioni collettive. Inoltre provare a discutere
di certi temi così complessi come gli eventi bellici scatenati dall’alto, può fattivamente
contribuire a superare uno sconfortante senso di impotenza e cercare il più
possibile di arrivare a capire il mondo che ci circonda, può infondere in tutti
noi, sia docenti che discenti, un senso di consapevolezza e partecipazione attiva
dal valore emotivo per nulla trascurabile.
Quindi, come
abbiamo parlato di guerra in classe in questi giorni? Da dove siamo partiti? Che
direzione abbiamo intrapreso?
Innanzitutto,
siamo partiti dai dubbi, dalle domande e dalle riflessioni che i ragazzi hanno
espresso, in modo spontaneo, sia a voce che tramite annotazioni scritte:
- Perché dopo il Covid anche la guerra?
- Perché far scoppiare una guerra e uccidere tante persone,
quando si potrebbe risolvere tutto con le parole?
- Perché stanno combattendo la Russia e l’Ucraina?
- Cosa succederà all’Italia?
annotazione di L.
per la
disciplina Italiano:
- far
interagire gli allievi attraverso modalità dialogiche rispettose delle idee
altrui;
- far usare la
comunicazione orale per collaborare con gli altri;
- far usare
manuali delle discipline o altri tipi di testi per rielaborare informazioni;
per la disciplina
Storia:
- far utilizzare
le conoscenze e le abilità per orientarsi nella complessità del presente,
comprendere opinioni e culture diverse, capire i problemi fondamentali del
mondo contemporaneo;
- saper esporre
oralmente e per scritto le conoscenze storiche acquisite, operando collegamenti
e argomentando le proprie riflessioni;
per la disciplina
Geografia:
- orientarsi
nello spazio e sulle carte;
- utilizzare
opportunamente carte geografiche e immagini di vario tipo per comunicare
efficacemente informazioni spaziali.
Abbiamo
discusso insieme su come sia impossibile, o quantomeno inopportuno, fornire
risposte immediate o semplicistiche a fronte di quesiti così difficili e
complessi, quindi, come prima cosa, abbiamo cercato il più possibile di provare
a comprendere il contesto geo-storico di cui stavamo parlando. Non lo abbiamo
fatto immergendoci subito in rete (il commento unanime è stato, infatti, quello
di temere di perderci all’interno di una miriade di informazioni impossibili da
gestire), bensì utilizzando fonti e materiali agevolmente a nostra disposizione
perché appartenenti al nostro contesto d’uso quotidiano, ovvero carte geografiche
e libri di testo.
Abbiamo cercato
informazioni su Russia e Ucraina all’interno del nostro manuale di Geografia e ci siamo, nel contempo,
posti nuove domande per arrivare progressivamente a comprendere quelle che ci
eravamo posti in precedenza.
Preciso che il
mio ruolo è stato esclusivamente quello di docente facilitatore, fornendo solo
degli input e delle sollecitazioni da cui partire, così da fare in modo che i
ragazzi lavorassero in modo collaborativo ma del tutto autonomo per renderli,
il più possibile, protagonisti attivi del loro apprendimento.
Utilizzando,
con opportuni adattamenti, la strategia “Vedi, pensa, chiedi (See, think,
wonder)” della metodologia MLTV (Making Learning and Thinking
Visible), finalizzata a rendere visibili i processi di pensiero che conducono ad
un apprendimento profondo e consapevole, i ragazzi - a piccolo gruppo - hanno
lavorato in modo collaborativo sollecitati dai seguenti input:
- Cosa vedi (e leggi)? - Cosa pensi stia accadendo (e cosa
ci scorgi della situazione attuale), cosa ne deduci?
- Quali ulteriori domande ti suscita ciò che hai visto (e
letto)?
- Ci sono sul libro frasi che possono farci capire quali
sono i motivi che hanno portato allo scoppio di una guerra tra queste due nazioni?
I ragazzi hanno
annotato alcune riflessioni, messo in evidenza alcune frasi e condiviso le loro
deduzioni in modalità collettiva. Dalle informazioni contenute nel manuale, hanno
compreso che l’Ucraina ha ottenuto l’indipendenza nel 1991 a seguito alla
dissoluzione del sistema sovietico, e che i rapporti con la Russia hanno
iniziato a deteriorarsi fin dagli inizi degli anni Duemila, precipitando nel
2014, quando in Ucraina è scoppiato un vero e proprio conflitto armato, che ha
opposto la maggioranza della popolazione, favorevole a stringere strette
relazioni con i paesi dell’Europa occidentale e con gli Stati Uniti, e la
minoranza russofona, sostenuta da Mosca, che ha creato nel Donbass, regione orientale
abitata maggiormente da russi e ricchissima di carbone, due entità indipendenti
da Kiev.
Avendo la fortuna di possedere in aula una carta politica dell’Europa con i confini dell’U.R.S.S., è stato facile far comprendere espressioni come “dissoluzione del sistema sovietico” e far osservare come l’Ucraina un tempo risultasse una delle repubbliche sovietiche, al pari di Bielorussia, Estonia, Lettonia e Lituania (per limitare l’ottica alla Russia europea) e, per chiarire ulteriormente l’aspetto geografico di questi territori, abbiamo consultato anche le carte contenute nell’atlante illustrato di Tim Marshall Le 12 mappe che spiegano il mondo ai ragazzi.
Sempre mantenendo
il focus sulla strategia MLTV sopra descritta, i ragazzi hanno ricercato informazioni
sul libro di testo di Storia,
soffermandosi sul capitolo della Russia di Putin e sulla carta geografica dell’Europa
post-bellica con la linea di demarcazione indicata come “cortina di ferro”. Hanno
compreso che Putin si è impegnato a far tornare la Russia ad essere una delle
maggiori potenze del pianeta, sfruttando soprattutto le entrate provenienti
dall’esportazione di gas naturale e petrolio, di cui il paese è uno dei massimi
produttori; in politica estera hanno evidenziato il fatto che Putin abbia
cercato di impedire che, dopo Estonia, Lettonia e Lituania, altre ex repubbliche
sovietiche del periodo della Guerra Fredda si alleassero con gli Stati Uniti ed
entrassero nella Nato.
A fronte di
queste informazioni, sono state comprese alcune questioni utili a capire le
motivazioni del conflitto (la dipendenza dell’Europa
dalla Russia per le risorse energetiche, la tensione e il contrasto tra Russia
e Ucraina già presente da tempo, così come quello tra Russia e Stati Uniti),
mentre alcune espressioni o acronimi destavano molti dubbi (cosa significa Guerra Fredda? Cos’è la Nato?).
I ragazzi hanno
annotato ogni nuova informazione su post-it, così che, da ultimo, assieme alle
annotazioni iniziali, si siano potute appendere alle pareti dell’aula le loro nuove riflessioni,
di modo da rendere concretamente visibile il loro processo di pensiero in
divenire, obiettivo della metodologia MLTV.
Parole che i
ragazzi sentono e leggono quotidianamente in tv e nei social-media a proposito
del conflitto russo-ucraino - come Donbass, Stati Uniti, Europa occidentale,
Guerra Fredda, Nato - iniziano a trovare una collocazione nel loro contesto storico-geografico,
seppur in forma ancora frammentaria. I ragazzi hanno iniziato, altresì, a comprendere
che parlare di guerra è difficile, che i precedenti da cercare di capire sono
complessi e radicati nel tempo.
Alle ulteriori
domande scaturite su Guerra Fredda e Nato, abbiamo dato risposta leggendo alcuni
capitoli del libro di Toni Capuozzo, per anni giornalista e inviato di guerra,
intitolato, appunto, Le guerre spiegate ai
ragazzi e in cui l’espressione Guerra Fredda e l’acronimo Nato
appaiono esplicitati in modo chiaro ed esauriente, visto il target di pubblico a
cui il testo stesso si rivolge.
Ma i ragazzi si
sono posti nuove domande ancora, dimostrando un approccio e uno spirito critico
progressivamente incanalati verso forme di ragionamento sempre più centrato ed articolato,
e le domande ricorrenti hanno riguardato la situazione ed i contesti considerati
maggiormente vicini al loro vissuto:
E l’Italia? Cosa
pensa della guerra? Cosa farà?
Quando le idee
a livello internazionale si sono fatte più nitide, si è passati a cercare di comprendere
quale sia la posizione ufficiale tenuta dall’Italia a proposito della guerra e
che viene espressa nel documento base di tutte le leggi nazionali, ossia la nostra
Costituzione, all’art 11.
Lo abbiamo letto
e abbiamo discusso sull’efficacia del verbo “ripudiare” e del motivo per
cui, a fronte di una nazione uscita devastata da una dittatura prima e da un conflitto
mondiale poi, i padri costituenti avessero scelto proprio di inserire quella
parola lì.
Ed è anche sul
linguaggio bellico utilizzato dai media che ci siamo soffermati a discutere, riconoscendo
che sui social, o in generale sul web, scorrono spesso immagini, slogan,
titoloni ad effetto o semplificazioni di dubbia veridicità, così abbiamo
riconosciuto di doverci affidare a fonti il più possibile autorevoli. Abbiamo,
quindi, letto in classe, sia in modalità cartacea che online, degli articoli giornalistici tratti dai più noti
quotidiani nazionali e abbiamo riconosciuto che non sempre essi risultino di facile
consultazione: il loro linguaggio fa spesso ricorso a termini ricercati, talora
anche di lingua inglese, ad acronimi e sigle, a significati impliciti e
metaforici non proprio alla portata di tutti.
Ci siamo
soffermati a leggere articoli riportanti testimonianze dei civili, ucraini e
russi, che, purtroppo, stanno vivendo il conflitto sulla propria pelle, convenendo
che la guerra rappresenta una tragedia per tutti, perché infligge dolore, morte
e sofferenza a persone innocenti che pagano il prezzo altissimo di scelte non
condivise e che appartengono a tutti gli schieramenti dei paesi coinvolti.
Nel mio ruolo
di facilitatore, ho inserito nella discussione letture di poesie come Fratelli
di Ungaretti e La guerra che verrà
e Il nemico di Brecht, così da
rendere il concetto di dolore universale maggiormente comprensibile e
riscontrabile in ogni tempo e a ogni latitudine. Ma per riuscire a far arrivare
ai ragazzi concetti così importanti in un lasso di tempo sempre troppo limitato
– viste le mille incombenze che la vita di scuola quotidianamente richiede –
non c’è, a mio avviso, nulla di più centrato che leggere in classe, ad alta
voce, un albo illustrato, la cui potenzialità, specie nella scuola secondaria,
risulta troppo spesso sottovalutata. Nella loro brevità, gli albi sono
strumenti inclusivi e potentissimi, in grado di far comprendere tematiche
complesse e di far discutere un pubblico di tutte le età e appartenente a qualsiasi
livello socio-cognitivo, proprio perché la loro lettura può incanalarsi su più piani
di significato, necessita di negoziazione condivisa ed è per sua natura
efficace visto il ricorso alla componente iconografica che ne completa e integra
il testo e che tanto impatto ottiene nel vissuto, nell’immaginario di chi
ascolta e, in definitiva, nello stesso processo di apprendimento della giovane
utenza. L’albo scelto è stato Il nemico, una
favola contro la guerra, di Davide Calì, ottimo per far comprendere
quanto i sodati (e i popoli) che si fanno la guerra sono tutti quanti esseri
umani che provano la medesima reciproca diffidenza, i medesimi sentimenti e,
purtroppo, la medesima sofferenza.
Abbiamo infine
deciso di dedicare un momento conclusivo, se di momento conclusivo si può
parlare vista la situazione in divenire del conflitto russo-ucraino che
sicuramente richiederà altri momenti di discussione, soffermandoci su un’altra
strategia del metodo MLTV richiamato sopra, ossia “Prima pensavo…, adesso
penso… (I used to think…, now I think…)”, molto efficace per riflettere su
come e perché sia cambiato il nostro pensiero dopo aver approfondito alcune
tematiche e aver recepito numerose informazioni. Le domande stimolo sono state
poste a partire dal nome stesso della routine:
- Cosa pensavo prima e cosa penso adesso?
- Cosa ho compreso e cosa so adesso?
E il processo
di metacognizione è stato sollecitato attraverso annotazioni in cui i ragazzi
hanno ripercorso le tappe di pensiero e gli step di lavoro affrontati, ma hanno
anche riflettuto su cosa hanno imparato e su come lo hanno fatto, sulle modalità
di reperimento di notizie e su ciò che per loro è stato maggiormente incisivo
ed impattante.
In definitiva, non si può affermare che parlare di guerra in classe non sia difficile e complesso. Lo è, sicuramente. Ma lavorare con i ragazzi sulla consapevolezza, sulla presa di coscienza, sulla sensibilità e sull’empatia credo davvero che sia un modo estremamente efficace per rendere l’educazione alla pace il più possibile sentita, autentica e partecipata.
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