sabato 30 novembre 2019

Impazzire di gelosia si può? Orlando dice di sì!


Insomma, questa Angelica ne ha stesi diversi, avete visto?
Nel primo canto tutti la inseguono, tutti si battono per lei, tutti la desiderano. Ma lei fugge da tutti e nessuno dei suoi spasimanti riesce a far breccia nel suo cuore.
O almeno, nessuno riesce a conquistarla fino a quando non incontra un soldato saraceno di nome Medoro.
L'uomo è gravemente ferito e lei si prende cura di lui, grazie alla sue conoscenze delle arti mediche apprese in Oriente, fino a farlo completamente ristabilire.


I due si innamorano perdutamente l'uno dell'altro e Angelica decide di sposarlo e tornare con lui in Catai.
Visto che l'amore è riuscito a piegare anche l'altera e irraggiungibile Angelica?
Con tutti i cavalieri famosi ed autorevoli che l'hanno corteggiata, lei ha scelto un umile fante come suo compagno di vita. Un bello smacco, non trovate?
Un affronto insopportabile per Orlando, il cavaliere più prestigioso di tutto l'esercito francese.
E infatti, quando costui scoprirà che Angelica gli ha preferito qualcun altro, non userà mezze misure e darà sfogo ad una pazzia senza precedenti.
Pronti a scoprire come tutto questo avviene?
Cominciamo a leggere il canto che ne parla, ovvero il ventitreesimo, a partire dall'ottava 100.
Che valore ha, a livello numerico, il canto n. 23 nel poema? Ricordate quanti sono i canti in totale, spero...
Vero prof! 23 è la metà di 46, quindi Ariosto parla della pazzia di Orlando a metà dell'opera.
Proprio così. Ariosto colloca l'episodio della pazzia di Orlando, che dà la spiegazione del titolo del poema, a metà esatta dell'opera.
Dopo aver combattuto con il re di Tartaria Madricardo, Orlando giunge in un luogo del bosco molto accogliente, una sorta di "locus amoenus" come quello in cui Angelica aveva incontrato Sacripante: l'erbetta e le rive di un fiume indurrebbero chiunque a rinfrescarsi e riposarsi dalle fatiche, e infatti Orlando si ferma per poter trovare un po' di ristoro.
Come sempre accade nell'Orlando Furioso, questo luogo all'apparenza rilassante e tranquillo farà scoprire cose che si riveleranno devastanti per il cuore e l'animo del povero cavaliere innamorato, ma l'Ariosto anticipa subito che sta per avvenire qualcosa di sconvolgente perché, dopo pochi versi, afferma che quel giorno sarà "infelice e sfortunato".


Guardandosi intorno, Orlando nota delle incisioni nelle cortecce degli alberi in cui compaiono i nomi di Angelica e Medoro intrecciati in cento nodi.


Il luogo in cui è giunto Orlando è infatti quello in cui la sua amata e il fante da lei salvato hanno trascorso tanti momenti d'amore e si sono divertiti ad immortalare la loro passione incidendo i nomi di entrambi sugli alberi.
Ariosto dice che quelle lettere per lui sono come tanti chiodi con i quali l'amore punge il suo cuore. Un bel paragone, non trovate?


Sì, il paragone dà l'idea della immagine del cuore trafitto.
Comunque prof, con tutti i posti che ci sono dentro a un bosco, proprio lì doveva andare a finire!
Ariosto è perfido! Veramente, sembra Beautiful!
Comunque prof le femmine la fanno spesso questa cosa di scrivere dappertutto i nomi dei ragazzi con cui stanno. For ever for ever... e dopo un po' li lasciano anche! Non va mica bene!
Non è vero che lo fanno solo le femmine! Ieri mi hai preso il diario tu e ci hai scritto che ami la G***, come se a me me ne fregasse qualcosa! E non mi hai neanche lasciato  lo spazio per scrivere i compiti!

Di fronte a queste incisioni Orlando prende tempo per trovare delle scuse plausibili che giustifichino i fatti dal suo punto di vista, dato che non vuole assolutamente credere che la realtà sia davvero quella che gli si sta palesando. All'inizio pensa che possa essere stata un'altra Angelica a incidere quelle scritte, ma presto si rende conto che la calligrafia è proprio quella della sua amata, quindi prova a giustificarsi di nuovo col fatto che il nome Medoro non sia altro che un sistema per indicare il suo nome stesso. Ossia, la donna ha sì scritto Medoro, ma con quel nome avrebbe voluto indicare Orlando e nessun altro.
Ma prof, queste scuse fanno acqua da tutte le parti!
Sì, ma quando uno è innamorato è vero che non vuole accettare l'evidenza. La mia nonna dice sempre: non c'è peggior cieco di quello che non vuol vedere e peggior sordo di quello che non vuol sentire.
Ariosto dice che Orlando usa "fraude a sè medesimo", cioè cerca di ingannare se stesso perchè il sospetto è diventato un macigno pesante e, nonostante provi a cercare delle giustificazioni, rimane invischiato nei suoi dubbi senza riuscire ad uscirne più, così come succede ad un uccellino che rimanga incastrato in una ragnatela o in una sostanza vischiosa e, nonostante cerchi di battere le ali, non ce la fa a uscire dal luogo che lo ha reso prigioniero e lo ha destinato irrimediabilmente a soccombere. Le similitudini che usa Ariosto sono eccellenti, non c'è che dire!
Ma non è mica finita per Orlando, eh! Anzi, siamo solo all'inizio!
L'uomo infatti si dirige verso una grotta per trovare un po' di frescura e... proprio nelle pareti d'ingresso sono visibili delle scritte in arabo...
Stavolta non sono solo nomi intrecciati, bensì frasi vere e proprie. Lui conosce l'arabo e può leggere tutto con estrema facilità, così apprende che proprio in quella grotta Angelica e Medoro avevano passato degli intensi momenti d'amore e le scritte nelle pareti ne sono realistica testimonianza.
Nooooo! Almeno non lo avesse conosciuto l'arabo, così non avrebbe capito niente!
Io se vedo scritte in una lingua straniera mica so quello che c'è scritto! Magari anche che la mia fidanzata mi tradisce e io non me ne accorgo neanche, che ne so!
E ancora una nuova similitudine chiarisce meglio quanto si senta avvilito Orlando, infatti dice che rilegge le scritte tre volte e, ogni volta che lo fa, sembra che una fredda mano stringa il suo cuore.
Quella lingua complessa che lui sapeva decifrare e comprendere e che tante volte lo aveva tratto d'impiccio, adesso gli si rivela quasi ostile. Non fosse stato in grado di comprenderla, si sarebbe risparmiato sicuramente dell'altro dolore. Dolore al quale la natura intorno a lui appare del tutto indifferente...


E Ariosto aggiunge che quella sofferenza è davvero terribile per chi la prova. Lui ne sapeva qualcosa, no?
Lo aveva detto nel proemio che Alessandra Benucci lo tormentava fino quasi a farlo diventare pazzo, vero prof! 
Sì, vero, dice proprio così.
E, in un altro efficace paragone, dice che la sofferenza di Orlando è come acqua chiusa dentro un grande recipiente dall'imboccatura stretta che, se capovolto, fa uscire l'acqua con fatica solo goccia dopo goccia.
Qui prof basta una goccia per far traboccare il vaso!
Alla fine Orlando esplode per forza con tutto questo dolore che trattiene dentro.
Proprio così. E tra poco vedremo tutta la potenza di questa sofferenza esplodere e procurare danni incredibili a destra e a manca.


Prima di andare avanti, proviamo a soffermarci e a riflettere su un episodio della nostra vita in cui eravamo così esasperati che è bastata una piccola cosa per far esplodere tutto ciò che tenevamo dentro. Ricordiamo cioè un momento in cui la goccia che ha fatto traboccare il vaso l'abbiamo sperimentata di persona. Annotiamo con una produzione scritta che richieda non più di venti minuti di tempo, quindi concludiamo - per chi vuole - con il consueto momento della condivisione.

Ma continuiamo a seguire le vicende dello sventurato Orlando che, ancora una volta, prova a ingannare se stesso pensando che qualcuno lo vuole far morire di gelosia e che tutto ciò che ha visto sia una specie di complotto architettato da qualche nemico e di cui magari è ignara la stessa Angelica.
Anche se Orlando sembra comportarsi da sciocco cercando di negare ancora una volta l'evidenza, in realtà tutti noi di fronte a qualcosa che ci appare troppo doloroso cerchiamo, almeno nella fase iniziale, di trovare una spiegazione che ci faccia allontanare dal problema e magicamente ce lo annulli.
Sapete che quando hanno scoperto una patologia grave a mia figlia speravo con tutta me stessa che i medici, dopo l'ennesimo esame ecografico, mi dicessero: "Guardi signora, ci siamo sbagliati. Sua figlia non ha nulla!" Sapevo che sarebbe stato impossibile, ma dentro di me ogni volta ci speravo. Tutto, pur di non accettare la realtà.
Prof, quando è morto mio nonno avrei voluto svegliarmi da un brutto sogno. Non volevo che morisse.
Io nel compito di matematica ho preso 5 e guardavo quel voto come se magicamente potesse trasformarsi in un 9. Allora non sono matto! 
No, non siete affatto matti. E' il cervello umano che cerca di sfuggire al dolore, almeno nella fase iniziale. Ma bisogna poi cercare di affrontarle le situazioni sgradevoli, non c'è altra soluzione.
Tu dovrai cercare di ricordare i bei momenti passati col nonno, tu dovrai impegnarti per rimediare il brutto voto e io ho accompagnato mia figlia nel percorso per la guarigione. La vita è così e non dobbiamo farci trovare impreparati.


Ma... torniamo - come promesso - al nostro paladino sventurato.
Mogio mogio, con la fronte bassa e la spavalderia originaria ormai completamente svanita, Orlando prosegue il suo cammino a cavallo, finché giunge ad una villa dove decide di passare la notte.
Ormai si muove come un automa: lascia che il garzone della casa si occupi del suo cavallo e si fa persino togliere l'armatura dalle persone che lo accolgono perché lui pare non averne la forza. 
Non mangia nulla (che fame potrebbe avere?) e si reca in camera per cercare di dormire, ma ovunque gli sembra di vedere le scritte che aveva poc'anzi letto sulle pareti della grotta.
Ed è a quel punto che il pastore, proprietario della casa in cui sta trovando ristoro, per provare a tirarlo su di morale, gli racconta la storia di due innamorati che si erano anch'essi fermati a riposarsi presso la sua villa...
Oddio no prof! Angelica e Medoro! Orlando si deve sorbire la storia d'amore di quei due proprio mentre sta morendo di dolore a causa loro! Ma questo è il massimo della sfortuna!
Non solo. Il pastore, dopo aver raccontato nel dettaglio che i due si sono innamorati dopo che la donna ha curato l'uomo gravemente ferito, mostra una gemma, lasciatagli come regalo in cambio dell'aiuto offerto, e questa gemma Orlando la riconosce  immediatamente perché lui stesso l'aveva precedentemente donata ad Angelica.
Fossi stato Orlando, avrei dato un pugno a quel pastore!
Che c'entra il pastore, scusa! Mica ha colpa di nulla! 
Ma non lo vedeva che tanto 'sta storia non gliela faceva passare la tristezza!
Eh, ma lui non aveva colpa se quei due si erano fermati lì.
Eh, ma pur di farlo stare zitto, questo e altro!
Ma quali pugni! Lui è così abbattuto che non si regge in piedi! Ora le cose sono due: o sviene o si alza e distrugge tutto quello che trova intorno a sé. Magari dà pure fuoco alla casa!
Comunque questa Angelica, mamma mia che vipera! Regala pure la gemma che le era stata donata. I regali si tengono, anche se non piacciono!
Ma scusa, era lui che la voleva per forza! A lei non piaceva Orlando, inutile che questo la volesse per sé. Lei non lo contraccambiava! Bene ha fatto a sposare uno di cui si è innamorata. Perché avrebbe dovuto finire con Orlando se a lei piaceva Medoro? E perché Orlando non se ne cerca un'altra?
Come avrete capito, Orlando è arrivato ad un punto di non ritorno.
Ariosto dice che aver sentito quella storia suggellata da tale conclusione, per Orlando ha significato la fine di ogni illusione ed è come se avesse ricevuto un colpo tale da fargli staccare la testa dal collo.
E allora che succede prof?
Come reagisce Orlando?
Spacca tutto? Sviene? Uccide il pastore? Brucia la casa?
Calmi, calmi, calmi... vedremo tutto ciò che succede nella prossima lezione. Ormai il tempo a nostra disposizione è finito.
E il suono della campanella non fa che confermare le mie ultime parole.
Noooooooo! Ora che veniva il bello!
Ed il suono della campanella appare ingrato quasi quanto la bella Angelica!
E il che è tutto dire!
Alla prossima... perché ormai alla pazzia ci siamo quasi! E continueremo a vederne delle belle.

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