giovedì 30 marzo 2023

ChaptGPT e... haiku

 

Parlare di Intelligenza Artificiale in classe è importante non solo perché la scuola deve "svecchiarsi" e dimostrarsi al passo con i tempi, bensì perché è proprio a scuola che cerchiamo di dare gli strumenti utili per districarsi nella complessità del reale in modo sempre più attivo, consapevole e responsabile.

- Prof, ma lo sa che ora la Chapt GPT farà i compiti al posto nostro?
- Io l'ho usata ed è comodissima, anche se nel problema di matematica non ci ha capito niente nemmeno lei
- A me fa un po' paura, sembra fantascienza!
- A me per niente! Anzi, mi piace!
- E se i robot arriveranno a fare del male agli uomini? E se si perderanno tanti posti di lavoro?
- Prof, lei che ne pensa?

Questo un inizio di conversazione in una classe terza su una tematica attuale e di sicuro interesse.
Vero è che nei prossimi giorni avevo intenzione di parlare di Giappone e di haiku giapponesi... quindi?
Mi aggancio a ciò che è emerso in classe e rimando gli haiku ad un momento successivo? 
Non esattamente: parlerò, sì, di haiku giapponesi, agganciandomi, nel contempo, a ciò che è emerso in classe e - viva la duttilità! - cercando di coniugare lettura, scrittura, attualità con senso civico ed educazione digitale. 
Troppo complicato? Decisamente no.
Basta procedere con linearità, gradualità e avere a disposizione materiale adeguato (in questo caso l'inserto di scrittura di History Kids - bimestre febbraio/marzo 2023 e una copia del Corriere della Sera del 5 marzo 2023).

Vediamo intanto cos'è un haiku e chiediamo ai ragazzi se lo conoscono e se ne hanno letto qualcuno (sempre utile la ruotine di pensiero COSA SO dell'argomento? da far annotare e da tenere in serbo per la parte finale in cui si richiederà di riflettere su COSA HO IMPARATO da questo nuovo argomento).

Leggiamo la spiegazione di haiku tratta dall'inserto di History Kids, ovvero brevissimi componimenti giapponesi formati da 3 versi, per un totale di 17 sillabe, che prendono di solito spunto dall'osservazione della natura e che alla fine propongono un'immagine che sembra scollegata, ma in realtà si unisce alle precedenti per vie misteriose. 
Il primo verso è di 5 sillabe, il secondo di 7 e il terzo di 5. Qualche esempio:



Dopo aver letto altri esempi, aver discusso su quali sensazioni o visualizzazioni fanno emergere in ciascuno di noi e dopo aver provato noi stessi a crearne di nuovi ed esserci divertiti a condividerli, leggiamo altri tre haiku, presenti nell'articolo del Corriere della Sera sopra citato, scritti da tre poetesse e scrittrici italiane: Azzurra D'Agostino, Giuditta Campello e Silvia Vecchini.


Poniamoci alcune domande: 
  • cosa si può notare? 
  • quali sensazioni suscitano? 
  • quali immagini fanno affiorare nella memoria? 
  • quale preferisci?
Dalle annotazioni escono riflessioni interessanti, come la divisione sillabica non sempre rispettata, il richiamo alla multisensorialità, la scelta di parole suggestive che producono suoni particolari, le personificazioni, le immagini poetiche...

Dopo la condivisione delle annotazioni riferite agli haiku scritti dalle tre poetesse, proviamo a leggere tre haiku scritti, stavolta, da tre sistemi di intelligenza artificiale. Si tratta di "chatbot", cioè software progettati per simulare conversazioni con esseri umani, in grado di produrre e riassumere testi su richiesta, in particolare ChatGPT (ossia Chat Generative Pre-trained Transformer lanciato da OpenAI e usato gratuitamente attraverso un account su chat.openai.com), YouChat (legato al motore di ricerca You.com e utilizzato, gratis, previa registrazione da effettuarsi nel sito appena citato), Chatsonic (in prova gratuita dopo creazione di un account su writesonic.com)


Poniamoci ancora alcune domande:
  • cosa notiamo?
  • quali parole vengono usate?
  • quali sensazioni e immagini fanno emergere?
Le annotazioni e le riflessioni sono numerosissime e tutte interessanti: i ragazzi notano che le parole non sono varie e specifiche, non rievocano suoni o sensazioni, si ripetono termini generici, mancano gli animali che producono personificazioni, visualizzazioni e immagini poetiche, verbi e aggettivi sono usati in modo banale, la percezione multisensoriale è del tutto assente.
Insomma... creatività umana Vs creatività artificiale senza gara proprio!
Il confronto tra le poesie delle scrittrici e quelle dei sistemi di intelligenza artificiale sembra, fortunatamente, scongiurare il pericolo che i poeti del futuro saranno i computer!
Del resto i computer, anche se sono in grado di esprimersi e di usare immense banche dati, non sono certo capaci di provare emozioni e, in questo senso, la sensibilità umana può considerarsi insostituibile (e si spera che lo rimanga per sempre).
Quindi, più che interessarsi alla domanda iniziale "lei prof cosa ne pensa?" è stato interessante ragionare a partire dalla domanda "noi, cosa ne pensiamo?"
E, nel contempo, abbiamo letto, scritto, parlato di attualità e svolto educazione digitale.
Lo dicevo che non era complicato come poteva sembrare, no?

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