sabato 25 febbraio 2023

Di boschi, selve, paure e libere connessioni

 

In classe seconda ci siamo soffermati sulla struttura dell'Inferno dantesco e sul primo canto della Divina Commedia, cercando di analizzare i significati allegorici e i simboli che si evincono dal testo, provando anche a visualizzare ciò che accade attraverso una attività grafica di storyboard.


Abbiamo notato che Dante usa molte volte il termine PAURA quando descrive la sua esperienza nella selva, così come molte parole dalle consonanti ripetute per accentuarne il suono duro ("esta selva selvaggia aspra e forte"). Abbiamo parlato del senso di smarrimento del poeta e dell'ansia e della paura che a volte si impossessa di noi, riflettendo oralmente e per scritto su quali sono le nostre fobie e i nostri timori.
Ne sono uscite tante riflessioni interessanti che abbiamo condiviso e su cui abbiamo discusso: la paura delle bambole (quando affronteremo il genere horror sarà allora il caso di visionare il cortometraggio Alma oppure no?), la paura del buio, dei ladri, dei lupi, dei ragni, dei colloqui, ma anche di ciò che ci attende dopo la morte.



Alcuni hanno paura della solitudine e, in fase di condivisione, è stato interessante negoziare i significati di due poesie dove il senso di solitudine si manifesta in tutta la sua potenza: Ed è subito sera di Salvatore Quasimodo e Solo et pensoso di Francesco Petrarca




Altri hanno parlato di "paura" e senso di smarrimento di fronte all'infinto, quindi le connessioni con l'Infinto di Leopardi sono venute del tutto naturali (siamo ancora in seconda, vero, ma che ce ne importa?)
 

* qui riflessioni e connessioni sull'Infinito di Leopardi svolte nella classe terza "io nel pensier mi fingo"

Insomma, tante condivisioni, tante connessioni e tante riflessioni che ci hanno arricchito moltissimo!


E se volessimo continuare il percorso sulle connessioni tra selva, paure, simboli e coraggio di affrontare l'ignoto anche quando saranno in classe con noi i ragazzi francesi del progetto Erasmus? 
Semplice! Potremmo coinvolgerli negoziando i significati che scaturiscono dalle pagine di un albo illustrato che contiene proprio le tematiche che ci interessano. L'albo in questione si intitola "Il tunnel" ed è stato scritto e illustrato da Anthony Browne.
In classe, insieme ai ragazzi francesi che osservavano con interesse e che prendevano un sacco di appunti riferendo di comprendere senza particolari difficoltà ciò di cui stavamo parlando (potere e universalità del linguaggio iconografico!), abbiamo analizzato l'albo, sfogliandolo e osservandone bene i particolari alla lim.


Come sempre, le interpretazioni e la ricerca di significati a partire dalla copertina rappresentano un primo approccio rilevante e significativo.
L'immagine di una bambina con il vestito rosso che entra in un tunnel rimanda alla scoperta di luoghi ignoti, all'attraversamento di spazi bui e inquietanti, alla scelta di intraprendere percorsi lontani dall'ordinario.
Tutto ciò si può collegare a quanto letto nelle prime terzine dell'Inferno dantesco? Certo che sì!
E il libro lasciato per terra? Zoommando sull'immagine, notiamo due figure che richiamano atmosfere medievali, fiabesche, misteriose e una in particolare che incute un senso di inquietudine a causa del suo abbigliamento e della sua gestualità di chiaro rimando alla stregoneria.


Colpiscono le presentazioni dei bambini protagonisti, fratello e sorella diversissimi di carattere e ben differenziati nell'iconografia dai colori e dalle immagini dello sfondo, dalla rappresentazione delle loro attività giornaliere preferite e dall'uso di certe parole - specie verbi - che denotano la pacatezza della bambina ("la sorella passava tempo in casa, per conto suo, a leggere e sognare") e la dinamicità esuberante del bambino ("Il fratello all'aperto a giocare con gli amici, ridere e gridare, lanciare e calciare, strattonare e rotolare"). E vengono notate diverse tavole con dettagli espliciti riferiti alla fiaba di Cappuccetto Rosso (quadro alla parete, cappotto rosso con cappuccio nell'attaccapanni, fratello mascherato da lupo che entra di nascosto in camera della sorella...) e ad atmosfere inquietanti (scarpe e corde posizionate sotto il letto in modo tale da sembrare presenze animalesche o umane, manica di giacca che spunta misteriosamente dall'armadio, lampada che ricorda da vicino la casetta di Hansel e Gretel abitata dalla strega...)




Ricevuto l'ordine dalla madre di passare del tempo fuori insieme senza litigare, il ragazzo si stufa presto di rimanere con la sorella e si inserisce all'interno di un tunnel, nonostante le proteste della bambina. Lei, spaventata perché il fratello non sembra essere di ritorno, decide di intraprendere il medesimo percorso all'interno del tunnel. Entrambi hanno lasciato fuori i loro oggetti preferiti (pallone  lui e libro lei) ed entrambi si sono avventurati in questo luogo ignoto.






Alcuni ragazzi notano le prime connessioni con quanto letto nelle terzine dantesche: il tragitto da compiere e da intendersi come passaggio da un luogo conosciuto ad un altro del tutto ignoto, il rosso delle vesti con cui viene spesso rappresentato Dante (e non solo Cappuccetto Rosso), il luogo descritto come "buio e umido e viscido e spaventoso", tutti aggettivi che potrebbero riferirsi anche alla "selva oscura" dantesca. Ma, a proposito di selva, nessun dubbio che vi si faccia esplicito riferimento nelle pagine immediatamente seguenti: in fondo al tunnel si trova proprio un bosco silenzioso!
E si tratta di un bosco ricco di dettagli simbolici che rimandano ad episodi fiabeschi precisi, ma anche a belve feroci e situazioni di paura (alberi antropomorfizzati, tronchi con figure bestiali in rilievo, asce, corde, fuochi, pietre tombali).




Terrore che raggiunge il suo culmine alla vista del fratello pietrificato, ma che si stempera a seguito di lacrime ed abbracci sinceri.



I due bambini continuano il loro cammino insieme (parola messa in evidenza in neretto) e uscire di corsa dalla foresta (in cui gli alberi hanno assunto la loro forma naturale) e dal tunnel si rivela essere più facile del previsto. Finalmente Rose e Jack, chiamati per nome solo nelle pagine conclusive (come i protagonisti del film Titanic, fa notare qualcuno!), possono scambiarsi sguardi e sorrisi di intesa e possono ritrovare quella vicinanza che li farà maturare e affrontare gli avvenimenti della la vita insieme.
Le connessioni che i ragazzi hanno riscontrato e le riflessioni che ne sono scaturite sono state, come sempre, molto interessanti e significative: anche Dante è come paralizzato di fronte alle tre bestie, non sarebbe mai uscito dal pericolo se non fosse intervenuto in suo aiuto Virgilio, considerato prezioso come un padre, un familiare (e non solo un maestro da venerare), il cammino verso l'ignoto è meno spaventoso se si intraprende in due, occorre fidarsi di chi ci vuole bene, l'umanità e l'empatia vincono su tutti i pericoli... e molte altre riflessioni ancora.
Insomma, abbiamo davvero ragionato tanto e anche i ragazzi francesi hanno seguito tutto con estrema attenzione.
Passati alla fase di rielaborazione scritta in modalità autonoma, noi ci siamo concentrati sulle informazioni e sulle interpretazioni appena discusse. E i ragazzi francesi? Chiedere di fare altrettanto sarebbe stato un po' troppo, ma assegnare loro attività che continuassero a farli lavorare di immaginazione con l'aiuto di testi illustrati avrebbe rappresentato un ottimo spunto di lavoro, no?
E infatti così è andata.  Niente di più azzeccato è stato far loro conoscere i silent book, testi altamente inclusivi, capaci di far comprendere la potenza delle storie superando qualsiasi barriera linguistica.
David Wiesner con il suo Tuersday, ad esempio, ha generato espressioni di evidente meraviglia.



"Lei come si chiama? Volevo dire che questo libro è bellissimo!" ha detto a fine lezione una studentessa francese.

Potere delle immagini, delle storie e dell'immaginazione.

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