- sviluppare il pensiero critico in merito all'attendibilità dei contenuti su web;
- sviluppare la capacità di valutare le informazioni online anche a partire da un'attenta considerazione delle fonti;
- diventare consapevoli in merito alla responsabilità che ognuno di noi ha nella pubblicazione e condivisione dei contenuti in rete;
- imparare a riconoscere una notizia falsa e segnalarla per bloccarne la diffusione;
- riflettere sul desiderio di popolarità online in relazione alla condivisione dei contenuti.
- Black Boys di Gabriele Clima
- Lettera a una dodicenne sul fascismo di ieri e di oggi di Daniele Aristarco
- Fake, non è vero ma ci credo di Daniele Aristarco
“Andai in camera, mi chiusi dentro. Presi dalla tasca il volantino. Stop all’invasione! Stop all’accoglienza! Stop ai centri e alle organizzazioni che favoriscono una società multietnica! L’immigrazione va fermata e noi la fermeremo. Noi siamo i Black Boys! Siamo gli angeli sterminatori!
Forte,
eh! - Mi aveva detto Teo quando eravamo usciti dalla sede - Vero che è roba
tosta?
Non avevo avuto il coraggio di dirgli che a me non sembrava affatto roba tosta, sembrava roba stupida. Fatta di slogan, come la pubblicità. Mi stesi, gli occhi chiusi. Ok, pensai, vogliamo scrivere roba tosta? Cominciamo dalle cose vere, dai dati, per esempio, dai numeri. Quanti immigrati ci sono in Italia?
Mi alzai. Accesi il computer, digitai “Italia numeri immigrazione”. Ce n’erano un sacco di articoli, diagrammi, percentuali. Copiai un paio di cose, le incollai in un file di Word, scrissi qualcosa per tenerle insieme. Mi venne in mente il discorso di Pericle agli Ateniesi, che avevo letto in rete postato da non ricordo chi, quello che faceva, com’è che faceva, Ad Atene noi facciamo così…
Digitai “Pericle Ateniesi”, lo trovai subito, lo lessi, quella sì era roba tosta, anche se non era stata proprio scritta contro gli immigrati. Presi delle frasi, tagliai, ricucii. Non male, funzionava. Quella sera continuai a scrivere. Decisi di lasciar perdere i numeri, che non erano poi così alti, voglio dire. Perciò li eliminai, raccordai il pezzo con una cosa sui centri di accoglienza, lo unii a Pericle e a quel punto qualche slogan poteva anche rimanere. Spensi il computer e andai a letto. […]
Allora?
Come ti è sembrato?
Sì.
Bello. Disse lui. Ci ho messo anche Pericle, il discorso degli Ateniesi. Forte,
no?
Pericle.
Ripeté Ferenc.
Lo avevo
letto in rete. L’ho cambiato, ovviamente, quasi tutto. Quindi andava bene?
Sì,
andava bene. Mi guardò. Per il giornalino della scuola.
Della
scuola? O per i boy scout. Pensavi ai boy scout quando l’hai scritto? Ai boy
scout?
Lesse,
la voce stridula, come il personaggio di un cartone animato:
Qui
in Italia noi facciamo così; qui noi favoriamo i molti invece dei pochi; qui
consideriamo la libertà frutto del valore…
Abbassò
il foglio, mi fissò negli occhi.
Qual è
il nostro obiettivo, Alex? L’obiettivo dei Black Boys, qual è?
Lo
guardai, guardai il teschio sul collo, che apriva le mascelle.
Stop
all’immigrazione?
Esatto.
E cosa ci serve per fermare l’immigrazione? Non risposi.
La
gente, Alex, avere la gente dalla nostra. Quella che vedi ogni giorno nei bar,
sugli autobus, sui tram, la gente comune, quella della strada.
Sollevò
il foglio, lo tenne alto davanti a sé.
E come
la tiri dalla nostra la gente della strada, col tuo Pericle?
Sbuffò,
scuotendo la testa. E’ molto bello il tuo discorso, Alex, ma non ci serve a
niente.
Se vuoi,
Pericle lo tolgo, se vuoi posso…
No,
Alex, il punto è un altro. Tu, la gente, la devi caricare, la devi far
incazzare. Non devi darle Pericle, devi darle il doping.
Il
doping?
Il
doping, hai presente? Quello che si dà agli sportivi. Dai il doping alla gente,
Alex, falla arrabbiare, falla andare su di giri. E poi le dai un motivo per
essere incazzata.
Gli
immigrati? Sorrise. Lo vedi, allora, che capisci?
Guardai
il mio foglio, il mio discorso, Pericle. E quindi?
E quindi
niente, lo riscrivi. Per gli affiliati mi sono inventato io qualcosa, ma
intanto tu questo riscrivilo. Sei bravo, devi solo capire qual è il punto. Il
doping.
Riflettiamo su queste sollecitazioni:
- Come vi sembra il linguaggio del volantino dei Black Boys?
- Cosa significa, secondo voi, dare il doping alla gente?
Leggiamo adesso questa versione de Il discorso di Pericle agli Ateniesi, tenuto nel 431 a.C. dal grande politico e abilissimo oratore greco, che Clima cita nel passo appena letto:
Qui ad Atene noi facciamo così.
Qui ad Atene noi facciamo così.
Quando un cittadino si distingue, allora esso sarà, a preferenza di altri, chiamato a servire lo Stato, ma non come un atto di privilegio, come una ricompensa al merito, e la povertà non costituisce un impedimento.
Qui ad Atene noi facciamo così.
La libertà di cui godiamo si estende anche alla vita quotidiana; noi non siamo sospettosi l’uno dell’altro e non infastidiamo
mai il nostro prossimo se al nostro prossimo piace vivere a modo suo.
Noi siamo liberi, liberi di vivere proprio come ci piace e tuttavia siamo sempre pronti a fronteggiare qualsiasi pericolo.
Un cittadino ateniese non trascura i pubblici affari quando attende alle proprie faccende private, ma soprattutto non si occupa dei pubblici affari per risolvere le sue questioni private.
Qui ad Atene noi facciamo così.
Ci è stato insegnato di rispettare i magistrati, e ci è stato insegnato anche di rispettare le leggi e di non dimenticare mai che dobbiamo proteggere coloro che ricevono offesa.
E ci è stato anche insegnato di rispettare quelle leggi non scritte che risiedono nell’universale sentimento di ciò che è giusto e di ciò che è buon senso.
Qui ad Atene noi facciamo così.
Noi crediamo che la felicità sia il frutto della libertà, ma la libertà sia solo il frutto del valore.
Insomma, io proclamo che Atene è la scuola dell’Ellade e che ogni ateniese cresce sviluppando in sé una felice versatilità, la fiducia in se stesso, la prontezza a fronteggiare qualsiasi situazione ed è per questo che la nostra città è aperta al mondo e noi non cacciamo mai uno straniero.
Qui ad Atene noi facciamo così.
Il contenuto ha un messaggio opposto a quello che vorrebbero divulgare i Black Boys: si parla di uguaglianza, giustizia, accoglienza dello straniero.
Prova, cioè, a produrre una FAKE NEWS.
Ferenc ha chiesto di scrivere qualcosa di più sintetico, in grado di far scatenare il doping alla gente, quindi chiede di riscrivere il messaggio per renderlo di più facile comprensione e di sicuro effetto.
- Ti viene in mente qualche esempio di slogan pubblicitario?
- Che tipo di parole sono quelle utilizzate?
Ma gli slogan non vengono utilizzati solo nella pubblicità. Per creare notizie false e idee da inculcare in testa, sono proprio il sistema perfetto! E tanti lo sanno e se ne approfittano, come è successo nella storia passata e come continua a succedere in quella presente.
Leggiamo
insieme queste pagine del libro di Daniele Aristarco, lo scrittore di Io
vengo da conosciuto durante il percorso di Educazione civica sulla
migrazione, intitolato Lettere a una
dodicenne sul fascismo di ieri e di oggi, in cui si parla di scritte
sui muri che comparivano un po’ ovunque in epoca fascista e della loro funzione utile alla "fascistizzazione" della società, argomento che stiamo affrontando a Storia proprio in questo momento
DUCE, DUCE, DUCE, DUCE, DUCE, DUCE,
DUCE: A NOI!
CREDERE, OBBEDIRE, COMBATTERE.
ROMA, DOMA
Lo slogan ben si confaceva alla mentalità fascista perché azzerava il ragionamento, massacrando la logica. L’idea veniva espressa come se fosse incontestabile, l’avversario era demonizzato, il mondo veniva rigidamente separato in buoni e cattivi, forti e deboli, vincitori e sconfitti. Queste scritte esprimevano concetti semplici con toni minacciosi, ideati per essere subito memorizzati e ripetuti. Ordine, divieti, massime. O con noi o contro di noi. Quella eccessiva semplificazione risultava forse rassicurante o, perlomeno, riposante. Perché, diciamolo, una frase ripetuta mille volte dopo qualche tempo comincia a sembrare vera, o se non altro suona familiare. Un po’ come succede con le canzoni di successo: ci sorprendiamo a canticchiarle senza neppure esserci resi conto che le conosciamo a memoria. Possiamo chiudere una conversazione limitandoci a citare una frase fatta, come se ne fossimo gli autori. Non dobbiamo sforzarci di argomentare il nostro pensiero: la frase fatta ci esonera da questa fatica, come pure dal rischio di poter essere contraddetti. Chi si oppone avrà bisogno di tempo e di benevolenza da parte di chi ascolta. Perché per dire una bugia basta una manciata di secondi, mentre per smontarla c’è bisogno di tempo e di prove incontrovertibili”.
- A cosa serve, quindi, uno slogan?
- Quali devono essere le sue caratteristiche fondamentali?
Per
poter comprendere le motivazioni di Ferenc che lo spingono a ricercare un
messaggio breve, semplice, persuasivo e per ricollegarci al concetto di propaganda
che abbiamo affrontato nel corso dello studio della Grande Guerra e della
dittatura fascista, leggiamo alcune parti di un altro libro, scritto ancora da Daniele
Aristarco, intitolato Fake – Non è vero ma ci credo, che
parla proprio di fake news.
Prima
della lettura, proviamo a rispondere a queste domande, annotandole su carta (seguirà, come sempre, condivisione di ciò che avete appuntato):
Sai cos’è una fake news?
Ti è mai capitato di leggerne una? Se sì, ricordi di cosa parlava?
Leggiamo adesso le pagine del libro in cui lo scrittore parla di bugie pericolose “dalle quali è necessario imparare a difendersi” e che sono “in grado di generare odio o di scatenare vere e proprie guerre”, ovvero le fake news.
“Le fake news sono un particolare tipo di
racconto: sono notizie false, inventate da qualcuno e poi messe in circolazione
e spacciate per vere. In Italia spesso vengono chiamate “bufale”. Con questo
termine identifichiamo, più in generale, tutte le narrazioni truffaldine,
quelle cioè in grado di “menarci per il naso”, proprio come si fa con i buoi e
i bufali quando ce li tiriamo dietro tenendoli per l’anello attaccato al naso.
Le fake news sono bugie insidiose e,
al tempo stesso, molto seducenti. Talvolta si fanno beffa della nostra
“creduloneria”. La maggior parte delle volte, però, possono essere molto
pericolose. Se non vengono prontamente smascherate, sono in grado di modificare
profondamente le nostre abitudini, di scompigliare i nostri progetti e,
talvolta, di minare i più profondi convincimenti. Potete incontrarle ovunque,
sui giornali, in televisione, ma più verosimilmente le incontrerete navigando
in internet. Grazie al Web, soprattutto attraverso i social media, questo
genere di menzogne riesce a raggiungere immense platee in pochissimo tempo. Ma
possediamo tutti gli strumenti per smascherarle. Analizzare le menzogne, capire
da dove nascano e per quale motivo, studiare il loro e il nostro funzionamento
è l’unico modo che abbiamo per orientarci nella realtà e provare a migliorarla.
Il Web è una risorsa preziosa, ci dice tutto quello che vogliamo sapere. Ma non
ci dice come filtrare le informazioni, come separare le false dalle vere. Non
esiste ancora un organo preposto a questo scopo. Un’autorità o un ufficio di
controllo delle notizie somiglierebbe troppo a un organo di censura e finirebbe
con il limitare la libertà di chi si muove in internet. Eppure non bisogna
scambiare le regole con il controllo.
La mancanza di regole ha reso violenta e volgare la comunicazione sul Web, in particolar modo sui social media, contribuendo a creare una visione del mondo e dei fatti spesso eccessivamente semplicistica. In questo modo hanno avuto via libera molti banali pregiudizi e moltissime falsificazioni”.
Prova a rispondere, di nuovo, a queste sollecitazioni, tenendo a mente le parole di Aristarco:
Cosa si intende per fake news?
Perché in Italia sono conosciute col termine “bufale”?
Perché si diffondono velocemente sul Web?
E adesso proviamo a rispondere alla domanda cruciale:
come è possibile riconoscere le fake news?
Per
farlo cerchiamo di chiarire alcuni concetti di base che riguardano
l’analfabetismo funzionale e, in generale, la corretta navigazione su web.
L’analfabetismo funzionale
L’analfabeta funzionale sa scrivere e sa leggere, ma non riesce a comprendere, interpretare, assimilare ed elaborare le informazioni che legge in un qualsiasi testo narrativo o in un documento. Non sa comprendere, ad esempio, il significato di un articolo pubblicato su un quotidiano, non è in grado di appassionarsi ad un testo scritto, tantomeno di riassumerlo, non sa come fare ad interpretare un grafico e, in definitiva, non sa rapportarsi con ciò che lo circonda, visto che la complessità del mondo viene paragonata esclusivamente alle sue esperienze dirette.
Per loro credere ad una notizia falsa sarà facilissimo e chi ha bisogno di diffondere fake news per ottenere finalità personali ne approfitta per far credere ciò che vuole.
Con la diffusione delle informazioni in rete e sui social gli analfabeti funzionali, che non sanno distinguere la notizia vera da quella falsa, rischiano di venir abbindolati continuamente e di ritrovarsi a credere vere certe falsità spesso messe su web solo per ottenere consensi o per scopi personali.
Per non diventare un analfabeta funzionale occorre mettere in campo la capacità di spirito critico ed essere in grado di interpretare correttamente la complessità della realtà.
Navigare sicuri in rete
La prima cosa da tenere d’occhio quando si cercano informazioni sul web è vedere qual è la FONTE di provenienza: devono essere considerate sicure solo le informazioni provenienti da FONTI ATTENDIBILI.
Cosa
significano queste due parole? Consultiamo il dizionario digitale Treccani:
FONTE=
principio, origine da cui qualcosa proviene direttamente (in particolare:
gruppo di persone da cui si possono ottenere informazioni o notizie);
ATTENDIBILE=
degno di essere creduto, affidabile.
Quando
leggiamo un'informazione in rete occorre essere sicuri che la sua origine sia
affidabile e come facciamo ad essere sicuri che la fonte lo sia?
Vediamo alcune caratteristiche per riconoscere quali sono le fonti attendibili su Internet e, di conseguenza, sapere come fare a riconoscere (e smascherare) le bufale su web.
-
le fonti delle informazioni devono essere dichiarate, cioè devono indicare
chiaramente da dove provengono i dati che riportano;
-
il sito che si sta consultando deve essere aggiornato e non contenere notizie
riferite a date lontane nel tempo;
-
la stessa informazione può essere reperita anche in altra forma o in altro
luogo (altri siti, libri, quotidiani cartacei…);
-
le fonti ufficiali da considerare sicure, ad esempio, sono quelle dei
quotidiani nazionali (La Repubblica, Il Corriere delle Sera, La
Nazione, La Stampa) o l’Ansa, che è la prima agenzia italiana
di informazione multimediale (fai attenzione che siano scritte nel modo
corretto, perché alcuni siti che diffondono notizie false copiano grafica e
nome di un sito ufficiale); tieni presente che i quotidiani nazionali possono venir
severamente penalizzati se diffondono notizie false, quindi pongono particolare
attenzione affinché questo non avvenga;
-
le informazioni devono essere esposte con linguaggio medio-alto ma, nel
contempo, chiaro e comprensibile;
-
il sito può essere consultato in modo rigoroso ma agevole (si possono ricercare
ulteriori informazioni anche digitando parole chiave su motori di ricerca
interni, indicati sempre con l’immagine di una lente)
-
nel sito non devono essere presenti messaggi pubblicitari non sono attinenti al
suo contenuto.
Caratteristiche di una informazione falsa (fake news):
-
la grafica è semplice, il linguaggio utilizza frasi che colpiscono alla prima
lettura (con parole come “incredibile” o numerosi punti esclamativi e
interrogativi) e talora compaiono anche errori grammaticali o sintattici e
parole offensive;
-
non limitiamoci a leggere solo il titolo, ma leggiamo con attenzione tutte le
informazioni;
-
la notizia non compare nelle fonti ufficiali e non dichiara la fonte da cui
proviene;
-
la notizia non fa riferimento a date o luoghi precisi, quindi non è
contestualizzata: in pratica, potrebbe essere sempre valida
-
facciamo attenzione a notizie di vecchia data diffuse come attuali: potrebbero
riferirsi a situazioni passate da considerarsi superate;
-
anche se non si tratta di bufala vera e propria, non è del tutto affidabile un
sito pieno di messaggi pubblicitari che rendono difficoltosa la lettura, anche
perché tali messaggi provengono da sponsor che cercano di catturare in ogni
modo la nostra attenzione per indirizzartc verso scelte commerciali di loro
interesse;
-
se il sito ha un nome con parole bizzarre e strane non è un buon segno;
-
deve essere indicato anche il nome dell’autore del sito, altrimenti non è un
buon segno neppure questo;
-
se il linguaggio è esageratamente scherzoso, potrebbe trattarsi di
un’informazione proveniente da un sito di satira (es. Lercio) dove
l’informazione è volutamente resa comica e gli scopi vanno considerati comunque
deformanti la realtà.
Condividere è una responsabilità e a, tal proposito, una massima che dobbiamo tenere a mente è la seguente: IL VIRTUALE E’ REALE.
Questa non
è una frase della prof, bensì il primo articolo del Manifesto della comunicazione non ostile,
redatto dall’associazione Parole Ostili che si occupa della corretta
informazione in rete per la limitazione delle bugie e delle forme di odio
on-line (vedremo compiutamente il manifesto nel percorso sull'odio on-line che vedremo nelle prossime settimane).
Qui possiamo leggere gli articoli del manifesto appena menzionato (per ora diamo una lettura generale, ma vi anticipo che ne parleremo presto più compiutamente a proposito di un altro grave problema: la diffusione di odio su web)
Questo
è un interessante video dell’associazione Parole Ostili dal titolo Cosa sono le fake news? Consigli per riconoscerle – Fake news per bambini. che vi riassumerà in modo
semplice ed accattivante quanto detto a proposito di fonti attendibili e bugie
diffuse in rete.
Importante,
quindi, è di chiederci sempre se una notizia è vera oppure no.
Abbiamo imparato le strategie per poter comprendere se un'informazione proviene da una fonte falsa o
meno, quindi se vogliamo condividere notizie e contribuire a diffonderle, accertiamoci che siano attendibili, senza fidarci di tutto ciò che viene pubblicato (anche degli amici che scrivono sui gruppi Whatsapp!).
Condividiamo solo ciò di cui ci fidiamo e incoraggiamo gli altri, specie in famiglia e tra gli amici, a fare lo
stesso.
METTIAMO IN PRATICA
Per sperimentare come poter distinguere siti attendibili e veridicità delle informazioni, proviamo a svolgere le seguenti attività e, come sempre, a condividerne poi i risultati.
Attività n. 1:
Osserviamo il sito ufficiale del Ministero della Salute per riscontrarvi tutte le
caratteristiche sopra elencate a proposito di fonti attendibili e annotiamo
tutto ciò che ci fa comprendere che trattasi proprio di una di
queste.
A proposito di bufale sui vaccini, oltre a immagini o slogan che richiamano 5G e frasi sensazionalistiche, è da menzionare il caso in cui una falsità è stata diffusa, forse, per via involontaria, ossia il caso di un'infermiera spagnola ritenuta positiva al Covid dopo aver ricevuto il vaccino: la falsa notizia era stata messa in circolazione a seguito di un errore di traduzione dallo spagnolo del verbo “somministrare”, quindi non era lei aveva ricevuto il vaccino, bensì era lei che lo stava somministrando.
Qui la notizia:
https://www.ilpost.it/2020/12/30/infermiera-spagna-vaccino/
Adesso osserviamo queste immagini:
Le foto puoi
trovarle all’interno di questo articolo:
https://www.lebufaledellarete.com/
Ci
sono dei siti che si occupano di smascherare le fake che circolano su web e www.lebufaledellarete.com è uno
di questi. Un altro è www.bufale.net.
Qui un altro esempio di fake news sul vaccino Pfizer:
Coloro
che si occupano di smentire le notizie false che girano in rete, che siano
organizzazioni o signoli professionisti, vengono denominati debunker.
Attività n. 2:
Prova a scrivere alcune tue considerazioni sui motivi che, a tuo avviso, spingono le persone a creare e diffondere notizie false.
Attività n. 3:
Elabora un vademecum in cui saranno indicati, in modo sintetico, quali sono le regole da seguire per riconoscere le fake news. Il vademecum potrà essere creato tramite cartellonistica o in formato digitale. A questo scopo verranno fornite informazioni e visionati tutorial su come creare infografiche con l'app Genially. Potranno, comunque, essere scelte a piacere altre modalità di produzione digitale.
Dal libro Fake. Non è vero ma ci credo leggeremo, inoltre, dei brani che ci dimostreranno quanto le fake news abbiano influito sugli avvenimenti della storia recente e passata, perfino in occasione dell'invasione della Polonia che ha dato avvio a quella Seconda Guerra Mondiale che, come sempre ripetete, non vedete l'ora di studiare nel dettaglio.
Fake, non ti temo! sarà, insomma, il nostro motto.
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