Oggi, vi avverto, parleremo di un argomento che un pochino vi sconvolgerà, ci scommetto, ma se riuscirete a penetrare all'interno di un pensiero così profondo come risulta essere quello leopardiano, ne uscirete arricchiti e comprenderete voi per primi come certe "etichettature" vadano strette a tutti, figuriamoci ad una mente eccelsa come quella del grande poeta di Recanati.
Leopardi non va assolutamente etichettato come l'eterno pessimista o, peggio ancora, l'infelice gobbino!
Certo, le sue riflessioni, scritte nel suo diario/quaderno di appunti Lo Zibaldone, lo portano a raggiungere una consapevolezza ed una visione della vita molto amare, ma questo non giustifica che si parli di lui in quei termini.
Su Facebook si trova addirittura una pagina contrassegnata dall'hastag #Giacomo Mainagioia Leopardi!
Ma perché viene definito così?
Secondo Leopardi l'uomo è felice solo durante l'infanzia e la prima giovinezza, perché a quell'età è in grado di crearsi illusioni e speranze per il futuro.
Quando però sopraggiunge l'età adulta, le sue illusioni crollano, i suoi sogni non si realizzano e la sua vita è inesorabilmente destinata all'infelicità.
Abbiamo visto che Leopardi non crede in Dio, pertanto non crede neanche che l'uomo possa ottenere una vita migliore nell'aldilà.
Secondo lui la Natura crea tutte le cose, quindi anche l'uomo, ma essa - proprio come ha chiarito nell'operetta morale letta in questi giorni - si dimostra una "Natura matrigna" e del tutto indifferente al dolore dell'umanità e al suo destino teso alla continua e progressiva sofferenza.
Perché, allora, non dobbiamo considerare Leopardi un pessimista?
Perché, più che pessimista, egli è consapevole e realista, ma nonostante le conclusioni a cui è arrivato, è altresì convinto che l'uomo non debba arrendersi alla sua condizione, bensì che trovi il coraggio e la forza di unirsi agli altri uomini e sfidare la Natura, che lo ha fatto nascere per fargli provare dolore, vivendo un'esistenza il più dignitosa possibile.
L'uomo deve prendere esempio dalla ginestra, il fiore del deserto, che nasce nelle pendici dei vulcani e tra la sabbia e le rocce del deserto: esso, infatti, nonostante la fragilità del suo aspetto, ricresce sempre nei luoghi più impervi, sfidando la Natura che lo ha fatto nascere nelle condizioni più inospitali.
E' pessimista chi ragiona così?
No.
E' pessimista chi, nonostante la sofferenza che lo attanaglia (ricordiamo che Leopardi non soffriva solo di depressione o di forte tendenza malinconica, ma provava anche dolore fisico dovuto a seri problemi di salute) ha fiducia nella forza dell'uomo per lottare contro la Natura?
No.
E' pessimista chi, nonostante le terribili consapevolezze a cui è giunto, decide, non di suicidarsi, ma di vivere nel modo più dignitoso possibile?
No.
E' pessimista colui che è aperto alla vita tanto da superare i suoi problemi fisici per affrontare viaggi verso città più grandi o contesti geografici diversificati che potrebbero farlo vivere un po' meglio, alleviando anche se di poco il suo dolore?
No.
E' pessimista colui che ama il cibo, che cerca le pasticcerie più raffinate, che risponde con una battuta alle cattiverie della gente, dimostrando un sagace senso dell'umorismo?
No.
appunti sui suoi cibi preferiti nello Zibaldone. Slurp!
battuta pronta! questo è essere brillanti!
Leopardi non dà soddisfazione a quella malvagia della Natura!
Leopardi invita gli uomini a far fronte comune contro di lei che li vorrebbe infelici.
Leopardi invita gli uomini a non lasciarsi intimorire, a continuare a vivere nonostante la condizione di dolore a cui la Natura stessa li costringe.
Se questo è pessimismo...
Confrontiamo questa visione della vita con una situazione molto più attuale.
Apparentemente i due termini di paragone vi sembreranno lontani, ma sono convinta che sarete in grado di stabilire i legami che uniscono le situazioni che vi metto a confronto.
Da una parte Giacomo Leopardi.
Dall'altra un uomo francese, Antoine Leiris, che è rimasto vedovo dopo che i terroristi hanno ucciso la moglie nell'attentato al Bataclan avvenuto la notte del 13 novembre 2015.
fumetto sugli attentati in Francia presente nella nostra biblioteca di classe
Questa è la lettera che il sig. Leiris ha indirizzato ai terroristi. Leggiamola con attenzione.
«Venerdì sera avete rubato la vita di una persona eccezionale, l’amore della mia vita, la madre di mio figlio, eppure non avrete il mio odio. Non so chi siete e non voglio neanche saperlo. Voi siete anime morte. Se questo Dio per il quale ciecamente uccidete ci ha fatti a sua immagine, ogni pallottola nel corpo di mia moglie sarà stata una ferita nel suo cuore. Perciò non vi farò il regalo di odiarvi. Sarebbe cedere alla stessa ignoranza che ha fatto di voi quello che siete. Voi vorreste che io avessi paura, che guardassi i miei concittadini con diffidenza, che sacrificassi la mia libertà per la sicurezza. Ma la vostra è una battaglia persa. L’ho vista stamattina. Finalmente, dopo notti e giorni d’attesa. Era bella come quando è uscita venerdì sera, bella come quando mi innamorai perdutamente di lei più di 12 anni fa. Ovviamente sono devastato dal dolore, vi concedo questa piccola vittoria, ma sarà di corta durata. So che lei accompagnerà i nostri giorni e che ci ritroveremo in quel paradiso di anime libere nel quale voi non entrerete mai. Siamo rimasti in due, mio figlio e io, ma siamo più forti di tutti gli eserciti del mondo. Non ho altro tempo da dedicarvi, devo andare da Melvil che si risveglia dal suo pisolino. Ha appena 17 mesi e farà merenda come ogni giorno e poi giocheremo insieme, come ogni giorno, e per tutta la sua vita questo petit garçon vi farà l’affronto di essere libero e felice. Perché no, voi non avrete mai nemmeno il suo odio».Riflettiamo insieme.
Quali confronti possiamo fare? Quali analogie troviamo con il pensiero di Leopardi?
"Anche quest'uomo affronta il dolore con dignità come fa Leopardi" (Sophia)
"Entrambi di fronte alla sofferenza rispondono senza odio, ma continuando a vivere in modo dignitoso: Leopardi con i suoi dolori fisici e l'uomo con il dolore della perdita della moglie" (Helena)
"L'uomo rimasto vedovo sfida l'Isis, il nemico che gli ha portato sofferenze, come Leopardi sfida la natura che lo fa soffrire" (Giulia)
"L'uomo francese non dà soddisfazione ai terroristi, cerca di vivere in modo sereno nonostante il dolore e anche Leopardi non dà soddisfazione alla natura che vorrebbe fosse sofferente" (Maria)
"Dopo tutte le sofferenze che devono affrontare l'uomo e Leopardi non si arrendono" (Riccardo P.)
"Leopardi e l'uomo francese che ha scritto la lettera ai terroristi vanno avanti nonostante soffrano tanto" (Eleonora)
Ripensando al pensiero di Leopardi sulla condizione dell'uomo, possiamo fare altre connessioni con il mondo che ci circonda, con la vita in genere?
Leopardi parla di uomini che devono unirsi per combattere la Natura che vorrebbe vederli soffrire fino alla morte.
L'uomo deve unirsi in società, non deve stare solo, in particolare se soffre di qualcosa.
E' per questo che nascono le associazioni di persone che hanno lo stesso problema, ad esempio gli alcolisti, coloro che soffrono di malattie particolari o coloro che vogliono smettere di fumare.
Ma unirsi in società è un'esigenza dell'uomo.Anche gli stessi Social Network che utilizziamo quotidianamente servono per non farci sentire soli e per farci comunicare con persone lontane in pochissimo tempo.
"I social servono per non rimanere soli, poi è divertente vedere video, postare e leggere messaggi, vedere le foto su Instagram. Rimanere tanto sui social però è pericoloso: a volte non si sa con chi si può andare a chattare e soprattutto non è vero che siamo insieme alle altre persone. Rimaniamo soli" (Eleonora)
"Sono d'accordo: le comunicazioni sono virtuali e non reali. Però i social sono entrati nella nostra vita. Instagram, Facebook, Youtube li usiamo ogni giorno e danno anche lavoro a tante persone. Importante è l'uso che se ne fa" (Alessandro R.)
"I social uniscono anche le persone a seconda di quello che fanno o l'età che hanno. Instagram è pieno di giovani, Facebook di adulti e Twitter è più usato dai politici o dalle persone famose" (Riccardo R.)
"A volte questi social sono usati così male che le persone, più che unirsi, si dividono" (Sophia)
Prof! Mi viene in mente un'altra connessione...
Anche i vincitori di Sanremo Fabrizio Moro ed Ermal Meta con la canzone "Non mi avete fatto niente" si ribellano alla malvagità dell'uomo e alla crudeltà della guerra, proprio come l'uomo rimasto vedovo in Francia e Leopardi stesso che soffre tanto ma continua a vivere.
Io direi che ci siamo... grazie Giacomo.
Grazie per la tua sensibilità così attuale.
Grazie ragazzi per la vostra sensibilità così spiccata.
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