venerdì 23 febbraio 2018

Zacinto, l'ermo colle e i nostri luoghi (e pensieri) del cuore



Ricordate la nostra attività su Ugo Foscolo che si concludeva con una anticipazione rimasta in sospeso?
Bene! E' il momento di scoprire di cosa si trattava esattamente.
Vi posso brevemente accennare al fatto che, grazie alla letteratura, torneremo con la memoria (ma non solo con quella...) ai luoghi in cui siamo nati, ai posti in cui attualmente viviamo e agli spazi in cui ci sentiamo particolarmente a nostro agio, ma... un passo alla volta!




Dopo la lettura dei sonetti di Ugo Foscolo Il proprio ritratto e Alla Sera, oggi ne conosceremo un altro, sempre del medesimo autore, ovvero quello dedicato all'isola del Mediterraneo in cui lo stesso Foscolo ha visto i natali, cioè Zacinto (oggi chiamata Zante).




Non spaventatevi: ad una prima lettura il sonetto A Zacinto, dedicato appunto all’isola in cui è nato Foscolo, risulta davvero molto difficile!
Lo stile è modellato sul linguaggio classico e le frasi sono lunghissime.
Guardate dove compare il primo punto, dove finisce il primo periodo?
Addirittura dopo le due quartine e una terzina! 
E guarda quante subordinate! Quanti pronomi relativi! Quasi un labirinto di parole!
Intanto vi fornisco un piccolo aiuto per la comprensione del testo e per l’individuazione delle numerose figure retoriche presenti nel sonetto, ma non perdetevi d’animo: avrete tempo per addentrarvi negli aspetti più formali, quindi non lasciatevi intimorire dagli appunti e i richiami letterari che leggerete.
 


Gustatevi piuttosto il fascino delle parole in disuso e la nostalgia che traspare dalle parole del poeta che ricorda con orgoglio la sua isola natìa, una terra circondata da un mare in cui è nata la dea Venere e di cui non ha potuto fare a meno di esaltare la bellezza del paesaggio niente po po di meno che Omero! Sì, proprio il creatore del grande Ulisse che, a sua volta, le medesime acque le ha conosciute e che ha pure condiviso con Foscolo la sorte da esule (Ulisse però nella sua patria, Itaca, ci torma, ricordate? Al contrario di Foscolo che non rivedrà mai più il suo paese natale per sua libera scelta).

                                           dalle acque che circondano Zacinto è nata la dea Venere

                      il grande Omero non ha potuto fare a meno di esaltare la bellezza del paesaggio

            Ulisse, personaggio omerico, ha solcato le medesime acque di Zacinto per tornare ad Itaca
                (il suo esilio è stato "diverso" perché in patria alla fine è tornato, a differenza di Foscolo)





Riflettiamo insieme: quali sentimenti vi sembra che provi il poeta nei confronti della sua isola?

Quali sentimenti provate voi nei confronti del luogo in cui siete nati o avete vissuto?

Proviamo a stilare degli appunti nella nostra T-chart:







Adesso leggiamo queste parole di Cesare Pavese contenute nel romanzo “La luna e i falò”:
“Un paese ci vuole, non fosse che per il gusto di andarsene via, un paese vuol dire non essere soli, sapere che nella gente, nelle piante, nella terra c’è qualcosa di tuo, che anche quando non ci sei resta ad aspettarti” 
Cosa significano?
Ritenete che Pavese abbia ragione quando parla della funzione rassicurante dei luoghi in cui si è nati o in cui si vive?
Recuperando i vostri appunti di prescrittura inseriti sulla T-chart, descrivete il paese in cui siete nati o in cui vivete, ma fatelo in modo composito, attraverso descrizioni soggettive, sensoriali e coinvolgenti per chi legge.
Per darvi un’idea di come poter procedere, prendete a modello questo brano di Gavino Ledda intitolato “Voglio tornare in campagna” che trovate nell’antologia: leggetelo a coppie e cercate di individuare come viene utilizzato il lessico sensoriale e, in genere, come viene presentata dall’autore la descrizione del suo paese, così da poterne prendere spunto.


Riflettete anche su ciò che significa vivere in paese, con i suoi lati positivi e i suoi lati negativi, e inserite i vostri pensieri nel testo che state elaborando.
Qui, alcune riflessioni dei ragazzi:









“Diciamo che ho un animo da città, quindi in campagna mi sento un po’ forzata, come un tassello del puzzle messo nel posto sbagliato che, se lo spinti a forza, in qualche modo ci sta, ma non in maniera perfetta” (Sofia B.)
“Una delle cose più belle che permette la campagna è coltivare la terra, infatti ricordo che il mio nonno aveva preparato per me un piccolo orto” (Filippo) “Nel mio paese mi trovo bene in inverno e in estate, in primavera e in autunno. Mi diverto quando devo andare a raccogliere le fragole o quando devo preparare da mangiare per i conigli e le galline del mio nonno, anche se un’esperienza che non scorderò mai è quella di aver fatto in casa il salame e le salsicce” (Sofia M.)




“Il paese in cui vivo è piccolo e mi piacerebbe trasferirmi in città, così avrei tutto più comodo: tornerei a casa più velocemente dopo gli allenamenti di rugby perché il campo sarebbe più vicino e potrei avere più occasioni per andare a mangiare il sushi con gli amici” (Alessio).





“Se un giorno dovessi partire e lasciare definitivamente il mio paese l’ultima cosa che farei sarebbe andare a fare un giro in bici nel bosco vicino a casa mia, perché l’ ho passato tanto tempo insieme a mio fratello e mio cugino; nel bosco ci divertivamo a fare softair, a girare con il quod, a costruire piccole tende e a fare molte altre cose. Questi ricordi rimarranno sempre con me e la nostalgia è veramente troppa” (Riccardo P.)


"Il mio è un piccolo paese
dove puoi sentire lo schiamazzo degli uccelli
che si posano sui tetti delle case che popolano la città.
Nei vicoli più remoti
puoi percepire l'odore di sugo, per me fastidioso,
e i vari cibi che diffondono i loro profumi in tutto il circondario.
La gioventù di primo mattino prende il sopravvento
entrando malinconicamente nell'edificio scolastico,
mentre per il resto della giornata
il paese pare deserto
con qualche ragazzo che, ogni tanto, passeggia lungo la strada" (Luca)











Proviamo a riflettere in maniera collettiva.


Che emozione avete provato a descrivere il vostro paese?


E’ stato piacevole parlare del luogo in cui vivete o vi ha lasciato un po’ di malinconia perché lo state trovando un po’ “stretto” e aspirate, forse, a conoscere e vivere in tanti altri luoghi?


Parliamone un po’ insieme, anche perché sarà proprio questo il prossimo argomento che affronteremo in letteratura: le sensazioni che si scatenano dentro di noi quando ci troviamo nel nostro luogo preferito, nel posto in cui riusciamo a rilassarci fino a che la nostra mente sembra perdersi in un’infinita di pensieri che ci procurano un meraviglioso senso di benessere.


E’ proprio questa la tematica di uno dei componimenti poetici più famosi al mondo: l’Infinito di Giacomo Leopardi.


Ma… un passo alla volta.


Cominciamo pensando quali sono i luoghi che frequento durante i giorni della settimana e quali quelli in cui non vedo l’ora di andare, quelli in cui mi sento davvero bene.


Possiamo semplicemente appuntare i posti nel quaderno sotto forma di mappa, elenco puntato, disegno… come vogliamo, insomma.


Questo, ad esempio, è il mio.










Questi, invece, sono i vostri.


luogo preferito Michele

luogo preferito Hicham

luogo preferito Filippo







Proviamo a descriverli?





Utilizziamo qualche strategia già vista prima nell’elaborato che abbiamo svolto sul paese, ma cerchiamo di essere ancora più specifici, di entrare meglio nel dettaglio.


Perché ho scelto proprio questo posto?


Quali episodi, emozioni, situazioni posso narrare per coinvolgere il mio lettore?


Tieni a mente la tecnica dell’anguria per comporre il tuo testo: non fermarti alla buccia (argomento generico), ma arriva fino al semino (entrare nel particolare)!







In più, cerchiamo di sforzarci di utilizzare tutti i cinque sensi per descrivere il nostro luogo preferito, proprio come fanno gli scrittori.


Volete un esempio concreto che possa farvi da ispirazione?


Eccovi accontentati


Non indovinerete mai quale romanzo e quale scrittore vi offrirò come modello?


Niente meno che It di Stephen King!!


Guardate come è efficace questa descrizione della biblioteca di Derry, cittadina americana in cui è ambientato It, luogo prediletto di Ben, uno dei ragazzi della banda che dovrà affrontare il multiforme e diabolico Pennywise…









ML: Descrivi con i cinque sensi

Mentor text tratto da “It” di Stephen King


Ben adorava la biblioteca.


Ne amava la perenne frescura, anche nelle più torride giornate di una lunga estate; ne amava il mormorante silenzio, rotto solo da sporadici bisbigli, dal tonfo ovattato di un bibliotecario che timbrava libri e tessere, o dallo sfogliar di pagine nella Sala periodici, dove s’intrattenevano gli anziani a legger giornali inseriti in lunghi bastoni. Amava l’illuminazione, quella dei raggi obliqui che entrano dalle alte e strette finestre nel pomeriggio o quella raccolta in pozze pigre sotto i globi appesi al soffitto con catenelle nelle sere invernali, con il vento che sibilava all’esterno. Gli piaceva l’odore dei libri, un odore di spezie, che aveva del favoloso. Ogni tanto passava tra gli scaffali per gli adulti, rimirando migliaia di volumi e immaginando un mondo di vite dentro ciascuno di essi. […] Gli piaceva il caldo che faceva sempre nel corridoio di vetro tra la vecchia palazzina e la Biblioteca Infantile, anche d’inverno, se non erano trascorse due giornate di fila con il cielo coperto; la signora Starrett, capo-bibliotecaria del reparto infantile, gli aveva spiegato che il fenomeno era provocato da una cosa che si chiama “effetto serra”. […]



Gli piaceva anche la Biblioteca Infantile, sebbene lì mancasse quel fascino ombroso che lo stimolava, nella biblioteca più vecchia, con i suoi globi di vetro e le scale a chiocciola in ferro troppo strette perché potessero passarvi due persone contemporaneamente: una doveva sempre desistere. La Biblioteca Infantile era luminosa, soleggiata, un po’ rumorosa nonostante in ogni angolo fossero affissi cartelli con la scritta: “Cerchiamo di far silenzio, da bravi”. I rumori di disturbo provenivano solitamente dall’Angolo di Pooh, dove i più piccoli andavano a sfogliare libri di figure.




Focalizzazione:


Utilizzo dei 5 sensi nella descrizione della biblioteca



 Notare anche:


Uso del Paragrafo


Ripetizione del verbo “amare” e “piaceva” in funzione rafforzativa


Aggettivo e nome specifici


Verbi forti





Allora… siete pronti?


Al lavoro!!


Mi raccomando, cercate di utilizzare tutte le strategie che abbiamo visto insieme.


Vedrete che ne usciranno dei bei testi.

Qui alcuni esempi:

"La mia camera è sicuramente il luogo in cui ho trascorso più tempo nella mia vita ed è il posto che mi conosce meglio, quindi è il luogo a cui sono più legato. La mia camera non ha niente di speciale, nessun fronzolo o cose del genere, ma non mi importa. Della mia camera amo il silenzio che mi permette di pensare o, più semplicemente, di rilassarmi liberamente, senza venire disturbato da avvenimenti esterni. Della mia camera mi piace molto anche la temperatura, né troppo calda né troppo fredda, e l'odore dolce e delicato, non troppo pungente. La mia camera è luminosa, soprattutto la mattina quando il sole batte direttamente nell'ampia finestra facendo entrare un buon tepore, oltre che una gradevole luce mattutina. Amo distendermi nel mio letto morbido e coccolarmi sotto le mie calde coperte, anche perché da qui posso osservare il soffitto dipinto di un azzurro dolce e rilassante. Non vorrei mai abbandonare la mia camera, anche se so che prima o poi dovrò farlo, ma spero che quel momento arrivi il più tardi possibile" (Alessandro R.)



"Un luogo in cui mi sono trovata particolarmente bene è l'appartamento in Puglia in cui ho trascorso le mie estati per tre anni. Ricordo con nostalgia il tramonto sul mare che si poteva vedere dal terrazzo. Anche se si sentiva in lontananza il rumore delle auto, nella mia testa risuonavano le onde. Era bello sentire il vento che mi accarezzava la pelle. La sera dovevo mettermi una maglia e chiamavo il cane che si sdraiava accanto a me. A volte mi si sedeva in braccio e mi riscaldava, mentre dalla cucina arrivava l'odore della cena che stava preparando la mamma" (Nadia)



"Io amo la collinetta dietro casa mia. Adoro stare disteso sul suo prato in primavera, con i fiori che mi solleticano il collo e con il profumo dei ciliegi che mi avvolge. Gli unici rumori che sento sono il canto dei passerotti e il fruscio del vento che dà la sensazione di essere sospesi in aria. L'erba soffice fa da cuscino, la terra morbida da materasso e il sole riscalda il mio viso. Se mi metto all'ombra del ciliegio posso schiacciare un pisolino. E nel sogno mi mangio le ciliegie, rosse e succose" (Michele)



"Tutti noi abbiamo un luogo in cui ci troviamo particolarmente a nostro agio: il mio è l'intero paese, Civitella. Ci sono diversi luoghi che considero casa mia: la torre, casa della Giulia, il campino, la via nuova, la pineta, il mulino, la casina, la cisternaccia e il giardino del prete. Ma il posto che mi piace di più è la torre. Ne amo il dolce tepore, il caldo attenuato dal piacevole venticello, la bellissima vista panoramica, il silenzio che mi aiuta a leggere e soprattutto il prato morbido e fresco in cui potermi rilassare. Gli alberi che fanno ombra e le statue che fanno compagnia rendono la torre un posto magico. Mi piace l'odore del prato fiorito e dei dolci appena sfornati della Fiorella, la signora che abita sotto la torre. Mi piace immaginare che quel posto sia una specie di palazzo reale, ma anche un luogo misterioso, pieno di passaggi che portano a stanze segrete come avveniva nel Medioevo, ai tempi in cui era governatore il vescovo. Adoro ammirare anche i cunicoli da cui in tempo di guerra i soldati si posizionavano per sparare. Sul giardino noi ragazzi costruiamo capanne con assi di legno e ci rilassiamo sdraiati al sole. In estate facciamo qui anche la "nottata in tenda" e vari pic-nic. La torre viene scelta da molti sposi come location per i matrimoni, ma a volte serve anche come luogo in cui far sfilare le modelle. La torre è il luogo che caratterizza tutto il nostro paese e spero che dopo i lavori di ristrutturazione torni al suo antico splendore" (Sophia)




torre di Civitella di cui parla Sophia









Come sempre, soffermiamoci a fare un po’ di riflessione metacognitiva.

Aiutatevi con queste domande guida:

- Ti è piaciuto il lavoro?

- Come ti ha arricchito ciò che hai letto ed elaborato?

- Quali strategie hai utilizzato per produrre il tuo testo?


- Cosa ti è riuscito meglio e cosa avresti bisogno di migliorare?





Non per togliere valore ai vostri scritti, ma vediamo adesso come descrive il suo luogo preferito uno degli autori italiani più letti ed apprezzati di tutti i tempi: Giacomo Leopardi.


















Ricordate la sua collocazione storica nella linea del tempo disegnata nelle scorse lezioni, vero?


Consultiamola.


Come possiamo vedere, per una trentina d’anni Leopardi era stato anche contemporaneo di Foscolo, pur essendo più giovane di lui di 20 anni, ma muore esattamente 10 anni dopo la scomparsa del poeta di Zacinto, trentanovenne, quindi ancora giovane (ma anche Foscolo, ricordate, era morto neanche cinquantenne per idropisia polmonare).





Disponiamo adesso i banchi ad isola, leggiamo le notizie biografiche di Leopardi e, proprio come abbiamo fatto per Foscolo, estraiamo dalle pagine dell’antologia solo 3 o 4 informazioni essenziali della sua vita e scriviamole sul quaderno sotto forma di elenco o mappa concettuale.









Ora che abbiamo visto dove il poeta ha vissuto e il tipo di esistenza che ha condotto (ricordatevi di non etichettarlo mai come il “pessimista cosmico”, “mai ‘na gioia” o “il povero sfigato” perché potrei arrabbiarmi fino a perdere il senno!), leggiamo insieme la sua poesia più famosa…


Signore e signori, in tutto il suo splendore, Sua Maestà L’Infinito













Ascoltiamola anche recitata dal bravissimo Vittorio Gassman: la magia si fa più intensa!









In questo splendido idillio Leopardi si trova nel suo luogo preferito, una collina solitaria, dai critici identificata con il monte Tabor di Recanati, e una siepe gli impedisce di osservare ciò che si staglia all'orizzonte, impedendogli la visuale ma inducendo allo stesso tempo il poeta ad immergersi nei suoi pensieri, che lo spingono a riflettere sull'infinità, sulla quiete, sui silenzi, su tematiche sovrumane insomma... Simili riflessioni sembrano procurargli una sorta di smarrimento ed è così che succede! Che ansia ci prende, a volte, quando facciamo pensieri profondi! 







Il rumore delle foglie mosse dal vento lo fa per un attimo tornare al presente, ma la sua mente presto torna a vagare sullo scorrere del tempo, sul passato, sul presente...

Leopardi naviga liberamente con i suoi pensieri (le immagini del mare, della navigazione, dell'annegamento che trapelano dai versi danno meglio l'idea della profondità in cui si spinge la sua mente) e la sensazione che ciò gli produce è piacevole ("e il naugrafar m'è dolce in questo mare").

Avete visto un limite terreno come è stato superato grazie alla fantasia?

La siepe ha impedito la vista del panorama, ma ha stimolato la mente di Leopardi a spingersi in riflessioni profondissime.

Succede solo a lui di reagire così di fronte ad un limite oggettivo?

Certo che no!

Pensiamo a coloro che un limite oggettivo lo infrangono con la fantasia trasformata, magari, in suggestiva produzione artistica.

Osserviamo questi muri divisori: fantasia e pitture sembrano capaci di infrangere il limite che essi provocano.







Idem questa parete: l'immagine travalica il muro di cemento e ricrea un paesaggio immaginario. Confini e limiti di nuovo superati.







Così come sono superati dall'inventiva e dalla creatività le barriere ottenute grazie ai soffitti o alle stesse strade su cui si cammina.







questo murales di Gaza, zona martoriata da conflitti interni,
indica una commovente richiesta di pace e libertà




E a voi capita mai di fare riflessioni così profonde che lasciano un senso di inquietudine, ma che nel contempo risultano gradevoli da assecondare?

Ci sono domande che vi ponete, constatazioni a cui arrivate o dubbi profondi che vi sorgono provocandovi, magari, anche una certa dose di ansia?

Tra le risposte più gettonate risulta il ruolo che ha l'uomo all'interno dell'universo, l'immagine dell'infinità del cosmo, la magia del sistema solare e l'esistenza di un'altra vita dopo la morte o di altre forme di vita eventualmente riscontrabili in altri pianeti.








Immaginatevi adesso il simbolo classico dell'infinto...


Quindi riproducetelo sul quaderno e appuntate al suo interno, come fase di prescrittura, le riflessioni che vi conducono lontano con la mente quando vi trovate in un momento di rilassamento o quando vi sentite particolarmente ispirati a pensare.








 







Dopo la fase di prescrittura, passare a produrre testi più articolati che spieghino dove vanno a finire i vostri pensieri e che dimostrino quali livelli di profondità la mente possa raggiungere una volta che la si lascia libera di spaziare senza alcun genere di costrizione.
Questi alcuni lavori.


"Quando mi immergo nei miei pensieri più profondi, e capita spesso, mi viene da pensare come sarebbe bello se si potesse correre a velocità della luce, ma chissà, forse ci allungheremmo anche noi con il nostro corpo per raggiungere simili velocità. Anch'io faccio pensieri sovrumani, in cui mi immagino viaggiare avanti e indietro nel tempo, oppure mi vedo mentre apro un varco nel "multiuniverso" per entrare in un universo parallelo in cui le leggi della fisica potrebbero essere ben diverse da come sono adesso: e se ci fosse l'acqua al posto dell'aria? Se la terra fosse senza atmosfera? E i miei pensieri vagano vagabondi..." (Daniele)

"Solitamente mi ritrovo a pensare da sola nella mia camera. Mi sdraio nel letto e i pensieri prendono mille direzioni. Mi piacerebbe a volte parlarne con qualcuno, ma preferisco scrivere ciò che penso e infatti ho scritto così tanta roba da poter pubblicare un libro intero! Mi isolo dal mondo e penso a tutto ciò che è la mia vita adesso e che sarà in futuro. Penso a ciò che sarei se non mi fossi trasferita qui, forse sarei più felice, chissà... Penso al tempo che scorre, come una macchina crudele ma necessaria, penso al fatto che forse sopra di noi c'è qualcuno che vede e sente tutto e decide pure tutto della nostra vita. Penso all'infinità che ci circonda e al fatto che sicuramente non saremo noi soli nell'universo, senza contare il fatto che animali, ma anche piante e oggetti che ci circondano, possono avere un'anima come la abbiamo noi. La scienza dice che non c'è nessuno uguale a me o a qualsiasi altro, ma io penso spesso al fatto che forse qualcuno al mondo molto simile a me, forse con il mio stesso dna, ci sia. Le sensazioni che provo sono forti, forse anche troppo, e mi sembra che a volte pensare non mi faccia nemmeno così bene" (Elena)

"Io penso spesso e a qualsiasi cosa. Anche quando vedo una persona, mi viene da pensare a come si sente, a cosa sta provando e soprattutto a cosa sta rimuginando nella sua testa. Immagino a cosa sarei se avessi meno cose nella vita, oppure a cosa potrebbe succedere in futuro anche a livello politico: vivrò sempre in una repubblica? o arriverà la monarchia? in democrazia? o conoscerò anche la dittatura? Penso anche al fatto del perché sono nata proprio così? Avrei potuto essere un'altra persona, o addirittura un animale o un insetto. Penso al fatto di poter finire in guerra e questo mi spaventa, una terza guerra mondiale, con tante nazioni che sarebbero capaci di far esplodere il mondo! I pensieri a volte sono così tanti che mi fanno esplodere il cervello e se mi metto a pensarli tutti... potrei pure finire le pagine di questo quaderno!" (Sofia B.)

"Quando sono sola e rifletto mi viene da pensare a chi sono, al motivo per cui mi trovo nel mondo, se la nostra vita è in balìa del caso o se c'è qualcuno dall'alto che controlla ciò che facciamo e tiene le fila della nostra esistenza, quasi fossimo burattini. Quello che sappiamo magari è solo la spiegazione che si dà l'uomo per sentirsi più tranquillo. Rifletto sul fatto che io mi trovo qua con i miei amici, ma c'è chi è nato in luoghi in cui si muore di fame o si viene colpiti dalle bombe. Chi l'ha deciso? Qualcuno programma o tutto ciò succede e basta? Forse niente nasce dal niente e allora forse tutto ha origine dall'infinito. Ma cos'è? C'è sempre stato? Tutti ci torniamo in qualche modo dopo la morte? E la vita dell'uomo perché a volte è rovinata dall'uomo stesso? Perché il genere umano spesso spreca il grande dono dell'intelligenza? Il mondo appare così misterioso, se ci si pensa! Ma anche meraviglioso. Pensare a tutto questo mi suscita milioni di emozioni contemporaneamente, tanto che alla fine non sento più nulla, vado a finire in una dimensione solo mia. Poi, se torno con i piedi per terra, mi viene voglia di sapere tutto all'istante, ma anche di lasciar perdere e continuare a vivere lasciando senza risposta tutte le domande che mi sono fatta" (Ginevra)

Siamo, per una mattina, diventati tutti dei novelli filosofi, abbiamo riflettuto sulle grandi domande della vita e dato via libera ai nostri pensieri. E anche alla nostra fantasia.

Perché grazie alla fantasia il mondo assume tutto un altro aspetto.
Grazie alla fantasia si superano barriere all'apparenza insormontabili.
Grazie alla fantasia anche tutto ciò che banale, banale non lo è più.


 
Per concludere questo percorso sull'Infinto di Leopardi (ma del nostro autore leggeremo anche altro) vi lascio con due ultimi input, uno più tradizionale e uno decisamente più insolito.
Input tradizionale: sul seguente link e sul video che ti ho inserito sotto puoi seguire dettagliatamente la parafrasi del testo che ti aiuterà a decifrare anche le parole o le espressioni che ad una prima lettura ti appaiono più ostili.

www.oilproject.org - lezione sull'Infinito di Leopardi


Input più insolito: esiste un delizioso albo illustrato che si intitola Nel paese dei mostri selvaggi
che parla di un bambino che con la fantasia oltrepassa le pareti della sua camera per avventurarsi in viaggi in mare che lo porteranno a conoscere uno strano paese popolato di particolari creature, i mostri selvaggi, con i quali per un breve tratto della sua vita si divertirà a più non posso. Tutto, alla fine, torna nel luogo da cui il racconto ha avuto inizio, ma è innegabile che la fantasia e l'immaginazione siano così potenti da lasciarsi alle spalle i limiti oggettivi e permettere alla mente di fantasticare su mirabolanti avventure.


Questo è l'albo...




Queste alcune pagine significative che vedremo insieme:


un bimbo punito per le sue maracchelle viene mandato a letto senza cena

ma la sua camera si trasforma piano piano in una foresta...

e lui se ne va tranquillamente a passeggio...

fino a prendere una barca per avventurarsi in mare...
 
ed arrivare in un'isola in cui ci sono dei mostri selvaggi...

con i quali si diverte un sacco...

e dei quali viene proclamato pure re!

Giunge però l'ora di lasciarli...

e di tornare nella propria camera e nella propria casa... pronta per la cena

E anche in questo caso viene dimostrata tutta la potenza dell'immaginazione.
Non abbiate paura di sognare ad occhi aperti e di mettere in moto la vostra immaginazione!
Sapete cosa ha detto il celebre scienziato Albert Einstein: "L'immaginazione è più importante della conoscenza. La logica vi porterà da A a B. L'immaginazione vi porterà dappertutto"
E se lo dice lui, siamo proprio in una botte di ferro!


























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