sabato 22 aprile 2017

Philosophy for children: non cerchiamo di dare risposte, poniamoci domande!


P4C, un codice alfanumerico a prima vista strano ma dal potere dirompente e dalle finalità grandiose: cercare di insegnare a pensare ai bambini/ragazzi.
Ma la scuola lo fa già, potremmo obiettare.
Sì, questo è vero... ma con la Philosophy for children si tratta di partire direttamente dalle domande dei ragazzi, non interessano le risposte, giuste o sbagliate che siano (e già questo mi pare rivoluzionario),  e da tali domande, come una vera comunità di ricerca, i ragazzi discutono liberamente, senza paura di commettere errori perché tutte i punti di vista o le opinioni che escono fuori dal dibattito sono accolti in maniera positiva ed arricchente.
Io stessa sono uscita estremamente arricchita da un corso di formazione professionale sulla Philosophy for children frequentato quest'anno presso il campus universitario della mia città, quindi credo fermamente nelle potenzialità e nei risultati che si possono conseguire intraprendendo, con serietà e costanza, percorsi di filosofia per bambini.
Le 5 lezioni di P4C tenute nelle mie classi sono rientrate in un progetto generale sulla Festa della Toscana a cui aderisce il nostro istituto e le sessioni in aula sono state gestite, con competenza ed efficacia, dalla bravissima Serena Martinelli (una delle mie docenti del corso di formazione di cui ho parlato sopra).
Questo il setting richiesto durante le sessioni, così che i ragazzi possano meglio ascoltarsi e discutere insieme.


Durante le sessioni sono stati presi dei testi come pure stimolo, perché le letture nella P4C sono sempre dei pretesti per far porre le domande e creare delle piste su cui far dipanare la discussione, e nei testi scelti si parlava di reati e mancato rispetto della legalità (un furto di bicicletta in Mark di Lipman e brani scelti dal celebre Dei delitti e delle pene di Cesare Beccaria).
In particolare, i ragazzi hanno potuto constatare che ciò che scriveva Cesare Beccaria nel 1700 è così attuale da generare ancora interrogativi, discussioni e riflessioni profonde.
Le domande che ne sono uscite si sono rivelate fin da subito molto interessanti:
A cosa servono le leggi? 
Le leggi sono uguali per tutti?
Perché i ragazzi si prendono in giro?
Perché esistono molti stati in cui ancora è in vigore la pena di morte?

Con i ragazzi in classe ho poi approfondito la questione della pena di morte nel mondo, perché da loro ritenuta degna di particolare interesse, ed abbiamo insieme analizzato dati e stime riportate da fonti sicure e siti internet affidabili, come Amnesty International, Nessuno tocchi Caino e Comunità di Sant'Egidio (ottimo spunto per inserire un'attività parallela: far vedere come ricercare notizie in rete, come verificare le fonti certe e come tenere a distanza le numerose "bufale" circolanti sul web).
Dalle ricerche effettuate abbiamo visto che, secondo le stime di Amnesty International aggiornate a marzo 2015, 58 stati al mondo hanno ancora la pena di morte (il numero maggiore di stati che conservano la pena capitale si trova in Asia e, a seguire in Africa).
Abbiamo scoperto che uno stato europeo possiede la pena di morte come punizione legale (la Bielorussia) e che in America, tra i 50 stati degli Usa, 18 mantengono in vigore la pena capitale.
Ma abbiamo scoperto una cosa fondamentale: nei 18 stati che hanno la pena di morte il tasso di omicidi è superiore a quello degli stati in cui non c'è
Pena di morte come deterrente allora? 
Assolutamente no, contrariamente a quanto potrebbe, a primo impatto, sembrare!
E ancora, abbiamo letto in un articolo del quotidiano "La Repubblica" pubblicato un anno fa, queste parole: "In Giappone, l'80% della popolazione si dichiara favorevole alla pena di morte come deterrente, ma vi sono dati che dimostrano il contrario: nei 4 anni di sospensione, dal 1989 al 1993, gli omicidi hanno raggiunto la percentuale più bassa degli ultimi tempi: 1125 nel 1991 contro i 1419 del 2004 dopo la ripresa delle esecuzioni". 



La questione ha dato modo ai ragazzi di tornare in sessione di P4C e porre nuove domande.
La pena di morte è utile? La pena di morte è giusta?
E' meglio morire condannati alla pena capitale o subire l'ergastolo?


Gli argomenti raccolgono un notevole interesse, quindi nuove discussioni e nuovi approfondimenti.
Siamo venuti a conoscenza che l’Italia ha eliminato la pena di morte per qualsiasi reato cambiando anche l’art. 27 della Costituzione che prevedeva potesse esistere durante i reati di guerra.
Abbiamo scoperto che in Italia l’ergastolo (la cui etimologia greca indica l'espressione"casa di lavoro") è disciplinato dagli art. 17 e 22 del Codice Penale e può essere definito come privazione perpetua della libertà personale”, può essere inflitto solo ai maggiorenni e deve scontarsi in carcere con obbligo di lavoro (se non ci  sono rischi di collegamenti con la criminalità, sono stati scontati almeno 26 anni e c’è stata buona condotta e indizio di ravvedimento, il lavoro può svolgersi all'aperto).
Siamo anche venuti a sapere che attualmente vi è un dibattito in corso per riformare l’ergastolo e commutarlo in corrispondenti anni di pena (si può ottenere lo sconto di pena in caso di collaborazione con la giustizia, e la finalità non rieducante di questa modalità trova numerosi oppositori).
Abbiamo navigato nel sito www.associazioneantigone.it per dare un'occhiata ai dati riguardanti il carcere della nostra città, che si chiama Casa Circondariale “S. Benedetto”.

Abbiamo letto la testimonianza di Napoleon Beazley, un afro-americano condannato a morte nel 2002 per aver ucciso, quando aveva 17 anni, un uomo poi rivelatosi padre di un giudice federale, che dice qualche ora prima di morire:
“Ci sono un sacco di ragazzi come me nel braccio della morte, bravi ragazzi, che provano le stesse emozioni violente, ma non le dicono come ho fatto io. 
Date a quei ragazzi una possibilità di fare qualcosa di giusto. 
Dategli una possibilità di rimediare ai loro errori. 
Molti di loro vorrebbero fare qualcosa per espiare quello che hanno fatto, ma non sanno cosa. 
Il problema non sta tanto nelle persone che non li aiutano a capire cosa potrebbero fare, ma nel sistema che dice che tanto non importa.
Nessuno vince stanotte. Nessuno starà meglio. Nessuno uscirà di qui vittorioso”.

Abbiamo letto anche queste frasi tratte dal romanzo L'idiota di Dostoewskij, scrittore russo che era stato condannato a morte e graziato poco prima dell’esecuzione della sentenza:
“ Ora, può darsi che il supplizio più grande e più forte non stia nelle ferite, ma nel sapere con certezza che, ecco, tra un’ora, poi tra dieci minuti, poi tra mezzo minuto, poi adesso, ecco, in quell’istante, l’anima volerà via dal corpo e tu non esisterai più come uomo. […] La punizione di uccidere chi ha ucciso è incomparabilmente più grande del delitto stesso”.
E abbiamo infine letto queste parole che si trovano scritte proprio in un romanzo, intitolato De Lune che teniamo nella nostra bibliotechina di classe: 
 “E’ un sollievo scoprire che, se al mondo ci sono serial killer e rapitori, la maggior parte sono molto simili a noi: a volte impauriti, a volte coraggiosi, a volte crudeli, a volte gentili” 

Dopo aver visto anche alcune foto scattate da Oliviero Toscani per una pubblicità messa in circolazione nel 1999 (che ritraeva il volto di alcuni condannati nel braccio della morte e la scritta SENTENCED TO DEATH) ed alcuni stralci di video tratti dai film "Il miglio verde", "Dead man walking" e "Orizzonti di gloria", i ragazzi hanno scritto in quick write alcune riflessioni e le abbiamo condivise per prepararci alla sessione finale di P4C.

PENA DI MORTE ed ERGASTOLO
La parola ai ragazzi

Premessa:
Le persone condannate all’ergastolo sono recluse per sempre e svolgono lavori socialmente utili.
Con la pena capitale lo stato autorizza esseri umani ad uccidere altri esseri umani,
Questa era l'idea di Beccaria espressa nel suo libro Dei delitti e delle pene:
il carcere a vita è migliore della pena di morte perché vedere una persona che continuamente lavora spinge a non commettere più reati e la persona che ha commesso un reato con il lavoro verso lo stato può, anche solo minimamente, tentare di rimediare.
Questi vantaggi non si ottengono con la pena di morte perché il condannato che andava al patibolo rendeva aberrante che lo stato mandasse a morire le persone, passava da vittima, faceva estrema compassione, rimaneva poi solo il ricordo del fatto in sé, ma il morto veniva presto dimenticato.
La cosa fondamentale è la certezza della pena, questo è il vero deterrente.
Nell'attribuire la pena di morte il giudice può essere molto titubante e la certezza della pena non viene sempre rispettata. Con il carcere a vita sicuramente sì.
E tu cosa ne pensi?

LA PENA DI MORTE E’ UTILE? E’ GIUSTA?
E’ MEGLIO MORIRE O AVERE L’ERGASTOLO?
COSA NE PENSI DELL’ERGASTOLO?
COSA NE PENSI DELLA RIFORMA DELL’ERGASTOLO (COMMUTARE LA PENA PERPETUA IN ANNI DI RECLUSIONE?)

LA PENA DI MORTE NON E' NE' UTILE NE' GIUSTA.
I dati letti ci hanno dimostrato che non fa diminuire i reati, anzi, essi aumentano negli stati in cui vige la pena capitale.
Poi ci domandiamo: per un terrorista che compie una terribile strage (considerato uno dei crimini più gravi che potrebbe essere punito con la pena di morte), cosa può significare la morte?
Niente.
Per i terroristi islamici, addirittura, la morte è una ricompensa per il lavoro svolto, quindi non può essere la cosa che li blocca. Paura della morte non ce l'hanno di certo!


Dovessi rimanere in carcere a vita preferirei morire. Però se una persona commette un reato o un crimine, è giusto che vada in carcere per un determinato periodo di tempo. 
Però per ricevere un ergastolo ci vorrebbe un crimine gravissimo, addirittura imperdonabile. Secondo me, comunque, ogni essere umano ha diritto ad un’altra chance.  (Luca)
Secondo me l’ergastolo è una pena ingiusta perché non dà modo alla persona di cambiare. Meglio far scontare gli anni, così si può sperare in una riduzione di pena. (Riccardo E.)
Secondo me l’ergastolo è giusto solo se proporzionato al reato che deve essere molto grave, come le stragi (Andrea)
Con l’ergastolo non c’è la possibilità di rimediare, ma se una persona viene arrestata per un reato grave e lo commette ancora dopo aver scontato una pena, dimostra di non voler cambiare l’ergastolo è giusto che lo abbia.(Alexandro T.)
Secondo me non è giusto chiudere in carcere una persona per tutta la vita perché non avrà mai la possibilità di cambiare (Arbi)
Ai prigionieri va data sempre una possibilità, l’ergastolo non è giusto (Christian)
L’ergastolo secondo me è terribile perché si soffre tutta la vita, più della pena di morte perché la sofferenza e la paura durano meno.  La sofferenza peggiore è quella di essere vivi ed accorgersi di cosa sta succedendo (Alice)
Io sono contrario all’ergastolo perché sono sicuro che una persona, dopo un bel po’ di anni in carcere si è pentito e se ha la possibilità di uscire non vorrà rientrare più. Se una persona però fa lo stesso una strage dopo che è stato in carcere allora non è tanto ingiusto (Alecsandru B.)
Secondo me l’ergastolo dovrebbe essere applicato in situazioni estreme, ad esempio se una persona commette un pluriomicidio (Helena)
A me va bene che tolgano l’ergastolo e che introducano al suo posto gli anni da scontare proporzionati al reato,così, per buona condotta, potresti uscire prima. Invece con l’ergastolo uscire non è possibile. Comunque credo che l’ergastolo sia molto meglio della pena di morte perché con la pena di morte vivi con la paura di morire e non sai quando la morte può avvenire, se tra un giorno, un’ora o adesso. Comunque anche con l’ergastolo si soffre a stare chiusi in carcere per sempre (Riccardo R.)
Secondo me l’ergastolo è forse peggiore della pena di morte, perché passare tutta la vita in prigione sapendo che non uscirai mai e che morirai lì deve essere veramente terribile. Forse con la pena di morte soffri di meno, però il momento prima della morte deve essere davvero tremendo (Riccardo P.)
Secondo me l’ergastolo sarebbe giusto se potesse prevedere degli sconti di pena, visto che se uno si pente veramente dovrebbe avere una seconda possibilità. La legittima difesa, invece, secondo me è giusta fino ad un certo punto, infatti essa deve essere proporzionata al rischio che si corre: non è, ad esempio, giusto uccidere una persona se sta rubando senza che minacci la tua vita. Nessuna persona ha il diritto di ucciderne un’altra, a meno che questa non ti stia per uccidere per prima. Solo in questo caso è valida la legittima difesa, anche se sarà difficile da dimostrare (Alessandro R.)




Per riallacciarci al tema della carcerazione abbiamo anche letto alcuni brani tratti dal romanzo Cuori di carta:
Il libro comincia con un biglietto, lasciato da una ragazza dentro il libro di una biblioteca, che viene trovato da un compagno.
Il ragazzo risponde al biglietto collocandolo nello stesso punto e tra i due inizia una strana corrispondenza: i due si scrivono ma non si incontrano e si firmano con uno pseudonimo, Una e Dan. Tra i due sta nascendo qualcosa in più di una semplice “amicizia”…
Entrambi si trovano in un istituto dove sono stati rinchiusi  gli adolescenti che hanno subìto qualche trauma e che vengono “curati” ingoiando ogni giorno una misteriosa pasticca che cancella progressivamente la loro memoria e cambia completamente il loro carattere.
Insieme ad altri amici i due si insospettiscono e cominciano ad indagare sugli strani comportamenti degli adulti; Dan decide di fingere di prendere le pasticca, così tutti insieme scopriranno quello che sta avvenendo intorno a loro…
Poi ne abbiamo approfittato per fare un po' del nostro consueto laboratorio di scrittura
1) Immagina di essere uno dei ragazzi protagonisti del libro “Cuori di carta” e fingi che un istitutore ti abbia rinchiuso in una stanza per punirti di una infrazione che hai commesso. Descrivi come ti senti (usa lo “show don’t tell”) ed esprimi tutti i tuoi pensieri riguardanti questo luogo che hai saputo ti condurrà a perdere la memoria e a cambiare carattere.
 2) Prova, per un attimo, a pensare che sia possibile cancellare alcuni ricordi. C’è qualcosa che vorresti rimuovere dalla tua memoria?

3) Immagina di scrivere un biglietto ad un compagno della tua scuola e di lasciarglielo in un libro della biblioteca (quella che si formerà con i libri che verranno donati dagli studenti). Cosa gli/le scriveresti?


Attività facoltativa: provare a ricreare un cuore di carta seguendo i tutorial presenti su Youtube 



La prima traccia era quella legata al tema della carcerazione.
Ecco come i ragazzi immaginano possa sentirsi il protagonista del libro costretto alla detenzione forzata
Dopo che l’istruttore ebbe chiuso la porta della stanza mi sentivo debole, il tempo sembrava non passare più, diventavo pallido, l’adrenalina correva a mille, mi sentivo male, avevo dolori di stomaco come fossi stato in barca… (Riccardo R.)
Essere chiuso in una stanza non mi fa sentire a mio agio, sento freddo, mi si è gelato il sangue all’idea di dimenticare tutto ciò che ho provato e a trasformare il mio carattere. Il tempo lì dentro non passava mai, l’adrenalina era in circolo, soffrivo tanto a causa della mia claustrofobia. Avevo un senso di nausea forte, sentivo il cibo mangiato risalire nella faringe, stavo sudando, il battito cardiaco stava accelerando. Mi sembrava di diventare pazzo. Mi sentivo svenire, le gambe non mi reggevano in piedi. Sono angosciato perché non so quale parte della mia vita mi stanno facendo dimenticare… (Sophia)
Mi sono svegliato nel bel mezzo della notte in un luogo che non avevo mai visto prima d’ora. Era tutto buio intorno a me, l’unica luce entrava da una da una piccola finestrella. Ho esplorato il luogo in cui mi trovavo e realizzai che mi trovavo in una stanza. La cosa che mi preoccupava era che non mi ricordavo come ci ero finito, il sangue stava cominciando a gelarmisi, i battiti cardiaci ad aumentare, il respiro a mancare. Probabilmente ero nel bel mezzo di un attacco di panico ma riuscì a calmarmi… (Alessio)
Mi hanno chiuso nella  mia stanza, sembra che il tempo non passi mai. Hanno anche tolto la luce per farmi stare al buio. Ad un tratto sentii la porta che si apriva, avevo il cuore in gola perché sapevo che sarebbero venuti a darmi una pasticca. Le gambe mi tremavano! Non volevo prendere quella pasticca. Rinchiusa lì dentro mi sentivo mancare, c’era un caldo asfissiante, mi sentivo morire… (Sara)
Appena fu richiusa la porta alle mie spalle sentii i battiti del mio cuore aumentare, il sangue gelarsi nelle vene. Avevo paura di ciò che mi avrebbero fatto. Sapere che la mia memoria verrà cancellata non fa che peggiorare la situazione. Iniziai a sudare freddo, mi sentii sul punto di una crisi di nervi… (Helena)
Mi ritrovo chiuso qua dentro, sono terrorizzato perché so che potrei perdere la memoria. In questo momento ho paura, mi batte il cuore più veloce del solito, ho tremore e sento le mie mani sudate… (Riccardo E.)
Quando mi rinchiusero in quella stanza mi guardai intorno, però tutto era completamente buio. Dopo poco iniziò a gelarmi il sangue, non mi sentivo più le gambe e iniziai un pianto che durò per molto tempo. Solo il pensiero che avrei perso la memoria mi faceva andare nel panico. Iniziai a sudare freddo. Impallidii e sentivo i battiti del cuore accelerare… (Riccardo P.)
Mi hanno rinchiuso in una stanza e so che tutti quelli che finiscono in questo edificio vengono sottoposti ad un trattamento terribile.  Sento battere il cuore a mille, mi fa male lo stomaco, sto tremando perché sento che qualcuno si sta avvicinando alla stanza. Guardo se intorno a me c’è una via d’uscita ma non trovo nulla… (Alecsandru B.)
Ero basito, stupito dalla violenza con cui quell’uomo mi aveva portato in quella cella oscura e tenebrosa. Conoscendomi, ero terrorizzato di dover restare lì per un certo tempo. In certi momenti provavo a ragionare, in altri ero stordito, disorientato. Non sapevo neppure dove ero o cosa stessi facendo… (Luca)
Questo è un posto buio. Provo a fare quattro passi, sto tremando. Sbatto contro il muro. Sento qualcuno accanto a me che respira. Il mio istitutore? Sono terrorizzato, il cuore mi batte a mille e alla fine svengo. Penso che sia passato qualche minuto, mi sveglio sempre nello stesso posto buio, mi sento strano, ho una forte nausea ed il cuore è come se smettesse di battere quando entrano gli istitutori c on la loro scatola di pasticche.
Mi hanno rinchiuso in una stanza buia e umida, ho paura di cambiare il mio carattere dopo il trattamento e la cosa che mi fa più arrabbiare, che mi fa ribollire il sangue nelle vene è il fatto che i miei genitori siano d’accordo con tutto quello che mi stanno facendo. Ormai non c’è più speranza che possa fuggire. L’unico pensiero che ho in testa è che fra un’ora, un giorno o una settimana cambierò completamente e non mi ricorderò più niente di tutto quello che mi è successo (Alessandro R.)

Se rimanessi rinchiuso dentro una cella non ho da descrivere niente perché impazzirei e tenterei il suicidio (Arbi)

Nell'aula magna della nostra scuola si è infine svolto un consiglio comunale aperto in cui i ragazzi di tutte le classi seconde della scuola hanno esposto il percorso svolto, riuscendo a coinvolgere tutti i presenti in maniera spontanea ed efficace.
Questa la presentazione sintetica:


FESTA DELLA TOSCANA 2017

Leggi, pene, cittadinanza

"Non bisogna attendersi nelle cose più difficili di poter seminare e mietere allo stesso tempo, ma è necessario che queste cose gradualmente vengano preparate affinchè maturino per gradi" (F. Bacon)

Negli ultimi due mesi tutte noi classi seconde abbiamo lavorato attraverso la pratica della philosophy for children and for community al testo di Cesare Beccaria Dei delitti e delle pene.
Lo abbiamo letto per capire cosa avesse ispirato Pietro Leopoldo ad abolire in Toscana, prima al mondo, la pena di morte.


Essere cittadini consapevoli
come e perchè sono nate le leggi?

Dopo aver letto il testo di Beccaria ci siamo domandati come sono nate le leggi. Abbiamo dunque provato a fare una ricerca in internet per provare a rispondere.
Facendo questo lavoro ci siamo accorti che non è facile orientare la ricerca.
All'inizio abbiamo trovato dati sbagliati e non riuscivamo a ricostruire un quadro attendibile e sensato.
Abbiamo così sperimentato un primo elemento che vogliamo condividere: Internet è una grandissima ricchezza per la nostra generazione, ci permette di avere un accesso semplice e rapido a tantissime informazioni, ma è necessario saperlo usare. 
E non è così facile.
Per essere cittadini consapevoli però è necessario essere informati, conoscere, seguire l'attualità, approfondire, capire.
Allora abbiamo pensato che ci piacerebbe imparare a saperlo usare bene, a saper cercare e anche a saper selezionare ii contenuti.
Questa è una prima richiesta che ci è venuta in mente lavorando: sarebbe bello, secondo noi, che si organizzassero dei corsi per imparare a saper cercare bene informazioni in internet.
                                            
                                                        perchè le leggi?

Ragionando su quando e perchè sono nate le leggi abbiamo visto che da una parte le leggi ci limitano perchè non ci permettono di fare tutto quello che ci salta in mente.
Ma anche che, proprio perchè non permettono a ciascun individuo di fare tutto quello che gli salta in  mente, ci proteggono e ci permettono di vivere insieme.

                                     ma allora, se le leggi ci sono, perchè i reati?

"...ma non bastava il formare un deposito, bisognava difenderlo dalle private usurpazioni di ciascun uomo in particolare, il quale cerca sempre di togliere dal deposito non solo la propria porzione, ma usurparsi ancora quella degli altri" (Beccaria p. 37)
Abbiamo detto che ci sono tanti motivi per cui gli uomini commettono reati:
perchè pensano di essere più furbi degli altri
perchè magari non conoscono le leggi e dunque non sanno di contravenirle 
perchè ne hanno bisogno
Infine abbiamo visto che alcuni commettono reati perchè tanto non saranno puniti.
E questo ha facilitato il passaggio al nodo successivo del discorso di Beccaria.
Beccaria dice che affinchè nessuno cerchi di fare il furbo, contravvenendo alle leggi per trarne vantaggio, sono necessari "Motivi sensibili che bastassero dal distgliere il dispotico animo di ciascun uomo dal risommergere nell'antico caos le leggi della società. Questi motivi sensibili sono le pene stabilite contro agli infrattori delle leggi".

                                               ma perchè no la pena di morte?


Il passo successivo è stato naturalmente domandarsi come devono essere le pene e quale debba essere la massima pena in uno stato.
Ci siamo a lungo interrogati sulla pena di morte.
Perchè Beccaria è contrario alla pena di morte?
E noi?
Molti di noi non erano contrari e abbiamo discusso molto su questo punto.
E' qui emerso un primo tema molto importante per noi: quello della certezza della pena.
Molti di noi erano arrabbiati e preoccupati perchè dicevano che in Italia molte persone commettono reati e non vengono punite.
Questo genera un senso di insicurezza per cui si è spinti a pensare che la pena di morte sia una soluzione.
Molti infatti si dicevano certi che nei paesi dove la pena di morte è ancora in vigore ci sono minori reati perchè i criminali hanno paura, nessuno vuole essere condannato a morte e dunque non si commettono delitti.
Nella mente di molti di noi c'era questa idea: pena di morte = meno reati = più sicurezza.
Abbiamo dunque cercato di analizzare questa credenza e abbiamo visto che, esattamente come diceva Beccaria più di 200 anni fa, non è assolutamente vera, anzi i paesi dove esiste la pena di morte hanno tassi di reati maggiori.
Ad esempio, studiando, abbiamo visto che in America il tasso di omicidi negli stati mantenitori della pena capitale è maggiore rispetto a quello degli stati abolizionisti.
Quindi gli studi ci dimostrano oggi quello che già Beccaria ci diceva cioè che la pena di morte non ha alcun effetto deterrente, anzi, al contrario, produce un effetto criminogeno. Infatti il tasso di omicidi negli stati mantenitori della pena capitale è maggiore di quello degli stati abolizionisti.
Ci piacerebbe che da questo consiglio nascesse una giornata con Amnesty International, o Acatitalia o Nessuno tocchi Caimo per conoscere e capire di più.
Perchè eliminare le false credenze è già molto importante.


Far ragionare i ragazzi a partire dalle loro domande è sempre una strategia vincente.
Troppo spesso, come diceva Lipman, padre della P4C, la scuola pretende da loro solo delle risposte.

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