Ultima ora del sabato.
Subito un attivatore dopo la lettura delle prime righe del racconto "La maschera della Morte Rossa" del nostro amato Edgar Allan Poe:
Mentre
in paese la peste sta uccidendo migliaia di persone, un principe di nome
Propspero si rinchiude in un palazzo fortificato portando con sé cavalieri e
dame a lui fedeli, oltre che provviste di cibo e tutto ciò che può rendere
lieto il soggiorno forzato, come buffoni di corte e soprattutto buon vino.
Dentro
il castello prevale il divertimento, fuori la morte. Tutto ciò che si
trova fuori non può entrare all’interno
per nessun motivo, anche perché sono state sigillate porte e finestre per
impedire un eventuale contagio.
Un
giorno il principe decide di dare a corte una festa con un ordine preciso per
tutti gli invitati: indossare una
maschera… immagina
come potrebbe continuare la storia.
Secondo
Alice e Sophia il principe ad un certo punto diventa dispiaciuto per le persone
fuori e prova a mandare qualche servo ad aiutare i poveri e qualche medico,
pagato a peso d’oro, a curare gli ammalati, ma nessuno si fa carico di questi
compiti e la peste, ormai penetrata anche dentro al castello, ucciderà tutti.
Non il principe però, che preferisce
uccidersi da solo impiccandosi ed il suo fantasma, che la notte si sente
piangere, ancora sopravvive all’interno del castello.
Secondo
Riccardo P. il principe avrebbe voluto indossare per forza una maschera rossa
che teneva alla vecchia residenza, quindi si
copre il volto per non essere contagiato ed uscire fuori dal castello.
La peste però si diffonde facilmente e questa uscita lo fa ammalare. La peste
quindi si diffonde tra gli invitati e tutti muoiono.
Stessa
idea di Luca: il principe avrebbe voluto una maschera stupefacente e, credendo
di non venir accontentato da nessun altro nella scelta, decide si uscire lui
stesso. L’uscita sembra andata bene, non incontra nessuno, ma al ritorno si
accorge di avere i sintomi tipici dell’epidemia ed infatti si è preso la peste,
diffondendola tra tutti gli invitati.
Anche
nella storia di Alex un soldato di corte che avrebbe voluto partecipare alla
festa esce per andarsi a prendere una maschera da un’altra parte e, rientrato,
diffonde il contagio.
Secondo
Giulia la storia potrebbe avere un lieto fine ed essere meno tetra rispetto
alle atmosfere gotiche create di Poe. Al castello si presenta una contadina
attirata dalla musica e viene fatta entrare perché molto bella. Il principe
vuole conoscerla e lei gli fa notare il grande spreco di risorse che potrebbero
essere spese per aiutare la povera gente che fuori sta morendo. Il principe decide si investire i suoi soldi
per la costruzione di un ospedale per curare gli appestati e, una volta calmata
l’epidemia, i due si sposeranno e lei sarà ricordata dal suo popolo come “la
principessa buona”.
Anche
Christian pensa ad un finale fiabesco, perché no? La contadina che si presenta
al castello indossa una maschera decorata a mano elegantissima ed ha modi
gentili. Balla con il principe ma ad un certo punto scappa, perde la maschera e
il principe, ormai innamorato, va a cercarla in tutto il paese per ritrovarla
e, misurata a tutte le ragazze la maschera, alla fine la ritrova e la sposa.
Una storia tipo Cenerentola, insomma.
Va be’…
però fuori c’è la peste!
Alessandro
G. torna ai toni horror di inizio storia e alle atmosfere cupe di Poe.
Gli invitati si presentano alla festa con
maschere in volto molto strambe, quindi nessuno sa chi è colui che ha davanti.
La stanza è addobbata con giganteschi candelabri e luci colorate. Nel lato
destro c’è un buffet molto ricco, con dolci e frutta, nel lato opposto c’è un
orchestra che suona musica divertente. Gli invitati sono su di giri, ballano e
bevono vino. Ogni tanto la musica si ferma per permettere lo scambio di coppie
e poi riparte. Intorno alla mezzanotte tutto cambia, l’atmosfera diventa cupa,
le luci si spengono, l’orchestra smette di suonare. Improvvisamente appare una
sagoma tutta nera dal volto bianco come un cadavere. I partecipanti rimangono
senza parole, non sanno chi sia quell’uomo e rimangono il più possibile lontani
da lui, ma porte e finestre sono sbarrate e la stanza buia accresce il terrore
che si diffonde tra gli invitati. L’orribile figura ad un certo punto emette un
suono talmente assordante da sfondare i timpani. Tutti gli invitati, tramortiti
dal suono, cadono a terra, per non rialzarsi più. Dai loro occhi fuoriesce del
sangue e i loro corpi sembrano come di colpo asciugati. La peste era penetrata
nei loro corpi e li aveva uccisi uno ad uno. Nel castello non rimane più
nessuno e si dice che sia rimasto un posto maledetto in cui nessuno è mai più
riuscito ad entrare”
Anche
Sara e Riccardo parlano di un uomo
misteriosamente infiltrato alla festa che semina la pestilenza. Nella storia di
Sara un uomo dalla maschera rossa aveva affascinato tutti e, al momento di
rivelare la sua identità, aveva mostrato chiazze in volto a testimonianza
dell’epidemia che lo aveva colpito. Anche un posto sicuro come il castello del
principe era stato raggiunto dalla peste e in quel paese tutti erano morti, dal
primo abitante all’ultimo.
Pure
Eleonora parla di un invitato che, più che coprirsi il volto, si copriva il
collo con una grande sciarpa e con le mani. Caduta la sciarpa, tutti si
accorsero che era pieno di piaghe e anche lui, appestato, contagia tutti e la
morte entra anche dentro il castello.
Lo
stesso Alessio racconta di un invitato che si accascia a terra e muore
improvvisamente. I ratti erano riusciti a penetrare dallo scantinato e i
bacilli della peste si erano diffusi anche lì dentro, Solo due ragazzi
rimangono in vita perché immuni al bacillo e vengono considerati quasi degli
stregoni, successori di Chalchiutotolin, dio delle guarigioni azteco.
Maria
dice che a corte c’è un giullare che voleva da tempo vendicarsi dei torti
subiti dal principe, così approfitta per portare alla festa un appestato, travestendolo,
e diffondere la pestilenza in tutto il castello. Il principe si accorge
dell’inganno ma è ormai troppo tardi: la notte non riesce a dormire perché
sente tutti i sintomi della malattia. Dopo poco morirà insieme a tutti gli
altri.
E
Alessandro R. inventa una sua storia dentro la storia…
“La festa stava per cominciare. Intanto la
morte rossa, o peste, imperversava fuori decimando la popolazione. I sudditi
del principe erano in collera con lui perché, invece di aiutarli, li aveva
abbandonati. Molti avevano tentato di entrare nel castello, ma venivano
respinti dalle guardie fisse davanti al portone di ingresso. Prima dell’inizio
della festa, alcuni coraggiosi cavalieri dovettero uscire per prendere delle
provviste, visto che stavano finendo perché il soggiorno forzato si era
protratto più del previste e la festa che stava per cominciare avrebbe fatto
terminare tutto il cibo rimasto. Questo era il momento che un uomo rimasto
fuori di nome Enrico stava aspettando da tempo. Enrico voleva vendetta ed incolpava
il principe Prospero di aver fatto morire sua moglie e sua figlia senza neanche
tentare di aiutare il suo popolo e abbandonandolo al suo destino. Enrico
inizialmente era sopravvissuto al contagio, ma la buona sorte che lo aveva in
un primo tempo risparmiato poi lo tradisce, infatti gli erano comparsi sul
collo numerosi bozzoli infetti. L’uomo si era ormai rassegnato a morire, ma
prima voleva vendicarsi. Aveva saputo da un invitato di corte espulso dal
castello che il principe aveva intenzione di fare una festa mascherata e decide
di infiltrarsi sicuro che, mascherato, nessuno avrebbe potuto capire che era
ammalato. Doveva agire in fretta però, perché il decorso della malattia era
molto rapido e le forze lo stavano piano piano abbandonando. Si finse uno dei
cavalieri appena tornati dalla missione di raccolta delle provviste ed entrò
nel castello. Solo una guardia nutrì qualche sospetto perché non gli sembrava
un volto conosciuto, ma si disse che nessuno dal paese appestato avrebbe avuto
la forza di arrivare fino a lì e nessuno avrebbe certo potuto sapere che si
stava tenendo una festa in un clima di morte così nero. Una volta entrato nel
castello, Enrico si mise una maschera per precauzione, si nascose in una stanza
e attese l’inizio dei festeggiamenti. Il suo piano era quello di toccare più
persone e cose possibili, in modo da infettare tutto e tutti. Il dolore però
stava diventando insopportabile, forse si era sforzato troppo, quindi emise un
grido e cadde a terra. Gli ospiti del
castello, non sospettando nulla, sentito il grido, accorsero nella stanza e
cercarono di aiutare quest’uomo caduto per terra. Quando gli tolsero la
maschera, si accorsero che l’uomo era infetto, così Prospero, preso dal
panico, lo uccise con un colpo di spada,
senza pensare alle terribili conseguenze del suo gesto: il sangue era schizzato
ovunque, addosso agli invitati, sui mobili e sulle pareti. I servi avevano
provato a rimuovere subito il corpo di Enrico e a ripulire tutto, ma ormai non
c’era più nulla da fare: la morte rossa si era impadronita del castello e
riservò agli ospiti la stessa sorte toccata alle persone rimaste fuori. Il
principe Prospero, in un ultimo tentativo di salvare la vita, si chiuse in una
stanza da solo per giorni e giorni, ma intorno a lui tutti stavano morendo uno
dopo l’altro e la stessa cosa capito anche a lui. La vendetta di Enrico era
stata compiuta”.
La lettura continua con l'inquietante descrizione delle stanze del palazzo reale.
Attività di reading workshop legate all'ascolto (ricordiamo che i ragazzi non hanno a disposizione il racconto perché la lettura avviene a voce alta da parte dell'insegnante):
1) Prova
a disegnare la piantina del palazzo del principe Prospero, riproducendo
fedelmente i colori di tutte le stanze
2) Prova
a ricordare più particolari possibili e stila un elenco sul quaderno
- 7 stanze disposte in modo irregolare
- Svolta brusca ogni 20 m – Corridoi tortuosi
- Finestra gotica - Vetri colorati - Ogni stanza di un colore diverso a seconda della predominanza delle decorazioni
- Stanza turchina
- Stanza purpurea
- Stanza verde
- Stanza arancione
- Stanza bianca
- Stanza violetta
- Stanza nera con vetri scarlatti
- Tanti ornamenti ma niente luci o candelabri, solo un tripode con il fuoco acceso che creava immagini variopinte con il vetro riflesso, ma nell’ultima stanza la luce del fuoco dava immagini paurose e nessuno si avvicinava
- Sembrano prendere vita, insieme alle immagini riflesse dal fuoco, anche i sogni ed i pensieri.
- Nell’ultima stanza orologio d’ebano con un pendolo che suonava forte ad ogni ora bloccando musica e festeggiamenti
E poi la scena dell'arrivo di questa maschera spaventosa che semina morte tra tutti gli ospiti del castello, primo fra tutti il principe Prospero.
La maschera come personificazione della morte, della peste che sta falcidiando tutti coloro che vengono a contatto con lei, anche quelli che cercano in tutti modi di sfuggirla.
Già, la peste...
una epidemia che nel corso dei secoli ha provocato la morte di milioni di persone di qualsiasi età e appartenente a qualsiasi ceto sociale.
Nuova attività di reading workshop:
OLTRE
AD EDGAR ALLAN POE, ALTRI SCRITTORI CLASSICI HANNO PARLATO DELLA PESTE.
I BRANI
PIU’ FAMOSI RIGUARDANO “IL DECAMERON” DI GIOVANNI BOCCACCIO E “I PROMESSI
SPOSI” DI ALESSANDRO MANZONI.
DIVIDENDOCI
IN GRUPPI, SVOLGEREMO UN’ATTIVITA’ COLLABORATIVA IN CUI LEGGEREMO,
COMPRENDEREMO E SINTETIZZEREMO ALCUNI DEI BRANI SOPRA CITATI.
Questo il risultato finale:
LA PESTE
NELLA CORNICE DEL DECAMERON
A Firenze nel 1348 arrivò la peste e mentre in Oriente le
persone si accorgevano del contagio perché usciva loro il sangue dal naso, in
Occidente apparivano dei bubboni a cui seguivano chiazze nere in tutto il corpo
che portavano ad una morte certa poiché i medici non riuscivano a trovare le
cure. Al terzo giorno dal contagio, con o senza febbre, le persone venivano
uccise dall’epidemia. La peste si propagava tra le persone, ma anche tra le
persone e gli animali. Due maiali strofinano i loro musi su uno straccio
trovata per strada, appartenuto ad una persona contagiata, e dopo poche ore
caddero morti per terra anche loro.
Boccaccio descrive bene gli effetti della peste e la scena degli
animali che muoiono dopo poche ore da quando hanno toccato gli stracci è molto
efficace.
(Helena, Alice, Giulia e Alessandro G.)
XXXI
CAP. DEI PROMESSI SPOSI: LA PESTE SI DIFFONDE A MILANO
La peste nel 1630 era arrivata a Milano portata dai
Lanzichenecchi e il primo uomo contagiato arrivò dai frati cappuccini. Fu portato all’ospedale e
gli fu visto un bubbone, Dopo qualche giorno morì e morirono anche le persone che avevano cercato
di aiutarlo. Vennero bruciate tutte le sue cose personali, ma la peste si
diffuse lo stesso. Inizialmente l’epidemia non dette preoccupazioni, poi fu
condotta al cimitero su un carro una intera famiglia morta per far vedere i
segni della peste a tutta la città. Tutti rimasero spaventati e iniziarono a
preoccuparsi, ma ormai era troppo tardi.
Manzoni dà un senso di terrore descrivendo come è cominciata la
peste.
(Sophia, Sara, Riccardo R., Eleonora)
(Sophia, Sara, Riccardo R., Eleonora)
In questo brano Don Rodrigo si accorge di essere stato
contagiato dalla peste.
Dopo una serata di festeggiamenti, in cui aveva preso in giro le
persone che erano morte, comincia a sentirsi stanco e affannato, così torna a
casa in silenzio e va subito a dormire.
La coperta gli sembra pesante come una montagna e non riesce a
trovare pace per il caldo che sente dentro di sé. Si addormenta ma fa solo
brutti sogni. Al risveglio gli dà noia la luce e sente un dolore dalla parte
sinistra. Il cuore gli palpita violentemente nel petto, nelle orecchie sente un
ronzio e si sente ancora più accaldato e stanco di quando era andato a letto.
Don Rodrigo si accorse che gli era spuntato un bubbone e fu preso dal terrore
che andassero a prenderlo i monatti per portarlo nel lazzaretto dove si
trovavano tutti gli ammalati di peste.
Manzoni è bravo a descrivere gli effetti della peste sul corpo
di Don Rodrigo ed è vero che quando stiamo male di notte siamo agitati e non si
riesce a dormire, figuriamoci lui che sapeva di avere una malattia mortale!
(Maria, Alexandro, Andrea)
XXXIV
CAP. DEI PROMESSI SPOSI: LA MADRE DI CECILIA
Una donna giovane, ma molto provata dalle vicende della vita, è
costretta ad affrontare la morte della
figlia, uccisa dalla peste. La donna, dalla bellezza offuscata dal dolore, è
abbastanza giovane ma dimostra di avere versato molte lacrime. La figlia di 9
anni, anche se morta, appare ben vestita, elegante con un abito bianco come se
la mamma l’avesse dovuta accompagnare ad una festa. La donna tiene la bambina
in braccio, tanto che sembra che la figlia stia dormendo. L’unica cosa che
faceva capire la sua morte è la mano bianca che penzola pesantemente e in
maniera innaturale. Anche il capo appoggiato sulle spalle della madre appariva troppo abbandonato. La
donna mette direttamente la bambina nel carro funebre e la affida al monatto al
quale si raccomanda che si occupi di lei in modo premuroso durante la
sepoltura. Poi dà un bacio in fronte e
le dice che presto si rivedranno. Al monatto ricorda poi di tornare la sera a riprendere
lei e l’altra sua figlia, visto che la loro morte sarà imminente.
La peste quando passa non guarda in faccia a nessuno come
succede con la falce che taglia tutta l’erba del prato, sia quella più alta che
quella più bassa, come il fiorellino ancora in boccio. Manzoni sceglie di
descrivere la peste raccontando un episodio di vita familiare comune, invece di
ricorrere a descrizioni che mettono in primo piano le stragi e la morte di
tante persone, e questo è molto efficace. Con il paragone finale vuole in più
far capire che la peste colpisce tutti senza distinzioni, sia vecchi che
bambini, e l’idea della falce che pareggia tutta l’erba rende bene l’idea.
(Alessandro R., Luca, Alessio, Riccardo P.)
Un'ultima attività di reading workshop:
Inventa
tu una storia che abbia una delle seguenti ambientazioni:
-
una sfilata di Carnevale in cui accade qualcosa di veramente misterioso
-
una improvvisa diffusione di una epidemia pericolosa per tutta l’umanità.
Tieni
presente le caratteristiche del racconto:
1)
introduzione della storia
2)
inizio della storia
3)
climax,
ovvero momento culminante
4)
la storia volge al termine
5)
conclusione della storia
Alcuni
hanno sviluppato la traccia ambientata in atmosfera misteriosa-carnevalesca
Alessio
descrive una sfilata di carri allegorici in cui uno appare molto inquietante,
una specie di nave fantasma avvolta da una strana nebbiolina verde che porta
malori e poi la morte ai giudici di gara, vendicandosi con loro per averla
giudicata perdente nelle edizioni del Carnevale precedenti.
Sophia
ci dice che due giovani coniugi, invitati ad una festa in maschera, riconoscono
un loro amico, travestito da vampiro, che ritrovano misteriosamente ucciso ed
indagano sulle cause della sua morte.
Sara
parla invece di una misteriosa maschera che si aggira al Carnevale di Venezia e
che svanisce improvvisamente in acqua e anche Helèna per la sua storia sceglie
la medesima ambientazione:
“E’ il 18 febbraio 2018 e ci troviamo in
Piazza San Marco a Venezia.
Sono le 3:55, c’è moltissima gente ovunque
perché sta per avvenire “La discesa dell’Angelo”. I rintocchi del campanile
risuonano su tutta la piazza e annunciano che la manifestazione sta per avere
inizio.
Boom! – ecco il rumore dello sparo che
annuncia l’avvio dello spettacolo.
Tutti guardiamo in alto verso il campanile
e vediamo scendere “l’angelo”, ma nessuno si è accorto che dietro la ragazza
che sta scendendo si trova un misteriosa figura nera.
I percorso di discesa è quasi alla fine, ma
ancora la ragazza di trova in una posizione molto alta; improvvisamente la
corda si spezza e lei precipita nel vuoto, rimanendo uccisa sul colpo.
Siamo tutti sotto shock e atterriti.
La figura nera si sta facendo spazio tra la
folla e ogni volta che tocca o sfiora qualcuno, questo cade a terra ed esala
l’ultimo respiro.
C’è il panico!
… Adesso la
figura è svanita completamente, nessuno saprà mai chi sarà stato, ma da
questo momento tutti giuriamo di non tornare mai più in questo posto.
Ecco come Venezia perderà tutti i suoi turisti”.
Giulia
parla di un misterioso meteorite che cade nella foresta amazzonica e che
provoca una terribile epidemia che farà morire persone e animali; solo l’infuso
di uno stregone riuscirà a guarire tutti gli ammalati.
Alice,
che parla in prima persona fingendo di essere una studentessa
universitaria, racconta la storia di una
grande azienda chimica che esplode ed i cui fumi provocano nelle persone strane
trasformazioni; in Università si trova l’antidoto ed esso viene gettato
dall’alto con gli elicotteri.
Alessandro
G. ambienta la sua storia a Boston e parla di uno strano fungo la cui muffa
attacca le cellule del cervello provocando follia e trasformazione genetica;
solo una ragazzina è sfuggita al contagio e dal suo sangue venne creato un
antidoto in grado di curare tutti.
Alessandro
R. scrive la storia di un terribile virus che attacca il sistema immunitario in
modo molto aggressivo tanto da arrivare ad uccidere più di due miliardi di
persone nel mondo, la peggiore epidemia che il mondo abbia mai sperimentato.
Caro Poe,
come al solito, ci permetti di spaziare dove, come e quando vogliamo!
Grazie da parte di tutti noi.
per ascoltare di nuovo tutta la storia...
GREETINGS OF THE GRAND MASTER! Pokud jde o vás, že jste se stali členem skvělých iluminátů, VÍTÁME VÁS. Být součástí něčeho ziskového a zvláštního (VÍTEJTE VE SVĚTĚ ILUMINATI). Jste POLITIKO, INŽENÝR, DOCTOR, ZÁBAVNÍK, MOD EL, STUDENT / STUDENT, NEBO MÁTE NA PAMĚTI ROZŠÍŘENÍ SVÉHO PODNIKÁNÍ, ABY SE STAL SKVĚLÝMI MYSLY. Je také důležité vědět, že stát se členem a vydělat částku 100 000 000 USD jako měsíční plat člena Illuminati. „PŘÍLEŽITOST“ Skvělá organizace Iluminátů vás zbohatne a některé z těchto slavných ZLATÝCH na světě vás zvednou z kořene trávy a vezmou vás do vyšší výšky, pokud jste dlouho toužili být a společně budeme vládnout světu s velkou a mocnou silou Iluminátů, dlouhý život a prosperita zde na zemi s věčným životem a radostí. kontaktujte nás oficiální poštou: illuminatinationalorder666@gmail.com.Whatsapp +1 (252) 3184772 Čekáme, až vás zavedeme k vašemu osudu
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