Lavorare sul gruppo classe
riconoscere l'importanza di ognuno
riflettere sui concetti di giustizia e uguaglianza
stilare delle regole di classe condivise
La
favola del re Trentatré
di Claudio Imprudente
C’era una volta un re che si chiamava
Trentatré.
Un giorno Trentatré pensò che un re deve
essere giusto con tutti.
Chiamò Sberleffo, il buffone di corte: “Io
voglio essere un re giusto - disse Trentatré al suo buffone - così sarò diverso
dagli altri e sarò un bravo re”.
“Ottima idea maestà” - rispose Sberleffo con
uno sberleffo. Contento dell’approvazione il re lo congedò.
“Nel mio regno - pensò il re - tutti devono
essere uguali e trattati allo stesso modo”. In quel momento Trentatré decise di
cominciare a creare l’uguaglianza nel suo palazzo reale.
Prese il canarino dalla gabbia d’argento e
gli diede il volo fuori dalla finestra: il canarino ringraziò e sparì felice
nel cielo. Soddisfatto della decisione presa, Trentatré afferrò il pesce rosso
nella vasca di cristallo e fece altrettanto, ma il povero pesce cadde nel vuoto
e morì.
Il re si meravigliò molto e pensò: “Peggio
per lui, forse non amava la giustizia”.
Chiamò il buffone per discutere il fatto.
Sberleffo ascoltò il racconto con molto rispetto, poi gli consigliò di cambiare
tattica.
Trentatré, allora, prese le trote dalla
fontana del suo giardino e le gettò nel fiume: le trote guizzarono felici.
Poi prese il merlo dalla gabbia d’oro e lo
tuffò nel fiume, ma questa volta fu il merlo a rimanere stecchito.
“Stupido merlo - pensò Trentatré - non amava
l’uguaglianza”. E chiamò di nuovo il buffone Sberleffo per chiedergli
consiglio.
“Ma insomma! - gridò stizzito il re - come
farò a trattare tutti allo stesso modo?”.
“Maestà - disse
Sberleffo - per trattare tutti allo stesso modo bisogna, prima di tutto,
riconoscere che ciascuno è diverso dagli altri.
La giustizia non è dare a tutti
la stessa cosa, ma dare a ciascuno il suo”.
Dopo aver letto la favola, si apre la discussione sul concetto di giustizia e di uguaglianza applicato in maniera distorta dal re Trentatrè e sulla saggezza espressa dal discorso finale del buffone Sberleffo.
Modalità brianstorming sui concetti di giustizia e uguaglianza così come li intendono i ragazzi.
Far comprendere il significato della parola "giustizia" come riconoscimento e rispetto dei diritti individuali, riprendendo il motto "Unicuique suum" che riassume un precetto del diritto romano che significa "A ciascuno sia dato quanto è dovuto" (concetto espresso da Sberleffo).
I ragazzi rispondono individualmente alle seguenti domande:
1) cosa è giusto che mi dia la scuola?
2) cosa è giusto che io dia alla scuola?
I ragazzi elaborano, in modalità condivisa, delle regole di classe partendo dalla seguente traccia:
"Cosa occorre fare in classe in modo che venga riconosciuta la giustizia?
Impegniamoci a stabilire una lista di regole che vadano bene per tutti e che ci aiutino a star bene per tutto il tempo che passeremo insieme in questo gruppo classe. Ognuno di noi indicherà quelle che ritiene indispensabili e che vorrebbe fossero rispettate. Le regole scelte possono essere riviste e modificare se saremo tutti d'accordo".
Una precisazione: la regola su cui tutta la classe ha concordato è questa
Ognuno è importante è degno di attenzione
Altre riflessioni sono state le seguenti:
possiamo sbagliare e impareremo dai nostri errori a migliorarci
rispettiamoci e ascoltiamoci a vicenda
assumiamoci la responsabilità delle nostre azioni
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