sabato 16 ottobre 2021

Colombo e le scoperte geografiche: facciamo laboratorio e (non) fate tante storie

 


Nella classe seconda della secondaria di primo grado nel mese di ottobre si parla di scoperte geografiche e di Cristoforo Colombo. Se siamo brave narratrici e bravi narratori (e noi docenti di lettere lo siamo) già riusciamo a catturare l'attenzione dei ragazzi parlando di navigazione oceanica, desiderio di nuove scoperte e senso di avventura, e tutto questo, certo, male non fa.
Ma può bastare la sola nostra spiegazione e la lettura/studio dal manuale per sviluppare nei ragazzi un reale spirito critico, un adeguato coinvolgimento emozionale e un apprendimento solido e duraturo nel tempo? La risposta la sappiamo: no!
E, soprattutto, come è possibile dare modo ai ragazzi di analizzare un fatto storico in maniera critica, sfaccettata, multi-prospettica, tale da far loro comprendere la complessità degli eventi della storia, se ci limitiamo ad assegnare quattro pagine del manuale, seppur a seguito di nostra istrionica e coinvolgente spiegazione durante la quale le testoline sembravano tutte attente e concentrate? Sappiamo bene che dobbiamo stimolare i ragazzi a fare molto altro e a renderli autenticamente protagonisti attivi di ciò che stanno provando ad introiettare, così che riescano a rielaborare in modo personale e critico tutte le informazioni che stiamo cercando di far loro comprendere e che riescano a mettere in pratica tutte quelle competenze che ci siamo posti come obiettivi prioritari da far conseguire. In una parola, sappiamo bene che dobbiamo fare laboratorio

L'attività su queste pagine del libro di storia comincia con una sorta di brainstorming in cui si forniscono un paio di semplici sollecitazioni: cosa so di Colombo e delle scoperte geografiche del XV-XVI secolo? Cosa mi piacerebbe sapere in merito a questo argomentoI ragazzi scrivono i loro appunti su post-it, tutti raccolti, visionati e letti in modalità collettiva.

Cominciamo con carte geografiche e carte nautiche


Progettare un viaggio senza tener conto di un intero continente? Certo che può succedere se le carte geografiche messe a disposizione sono di questo tipo!
Il laboratorio può cominciare con la consultazione di carte geografiche e nautiche degli anni del Rinascimento per far comprendere quali possano essere stati tutti gli elementi che hanno portato Cristoforo Colombo a commettere uno degli errori più clamorosi della storia.
Possiamo far leggere anche questo articolo di Focus perfettamente in tema con quanto fatto osservare

A seguire, confronto con proiezioni di carte e planisferi attuali di uso quotidiano.
Sarà stimolante anche far osservare riproduzioni, immagini o foto riferite ad astrolabi o bussole e alle nuove forme di imbarcazione più adatte alla navigazione di lungo corso.
I ragazzi annotano le considerazioni e le domande che vengono loro in mente a seguito di tali osservazioni. Ne seguirà condivisione e dibattito guidato.

Flipped o no, sempre utili le informazioni da reperire a video




In  modalità flipped o scegliendo brevi video da mostrare in classe prima dell'inizio del laboratorio, si possono far visionare mini-documentari dell'impresa di Colombo per far individuare nel manuale di studio le informazioni presentate nel video - ottimi sono i materiali messi a disposizione su YouTube dai canali didattici e divulgativi Hub Storia e Focus Junior, pertinenti e concisi -. Meglio se questa attività viene svolta, pur come si può, a piccolo gruppo, sempre nel rispetto delle normative di emergenza pandemica ancora vigenti.
I video possono riguardare anche curiosità o dettagli inusuali riferiti all'argomento trattato perché, si sa, i ragazzi hanno una capacità accentuata di memorizzare particolari di gran lunga superiore alla nostra (provate a leggere con loro gli albi illustrati o i silent e ve ne accorgerete immediatamente). 


Ancora un video: Cristoforo Colombo di Francesco Guccini


Facciamo ascoltare in classe le parole della canzone Cristoforo Colombo di Francesco Guccini e stampiamo/scriviamone il testo.
Possiamo far realizzare un'attività a piccolo gruppo simile alla precedente, cercando di far individuare nel testo della canzone le informazioni di Colombo di cui siamo venuti in possesso, lasciando liberi i ragazzi di annotare le sensazioni e le emozioni che sembrano provare di fronte all'interpretazione della figura del navigatore genovese che si evince dalle parole di Guccini. Cerchiamo di far loro notare le espressioni poetiche o afferenti allo stato d'animo o all'evoluzione del personaggio, proprio come avviene quando usiamo strategie di comprensione profonda del testo narrativo o letterario, anche perché il testo musicale ne possiede le caratteristiche. Poi, come sempre, condividiamo tutto ciò che ne è venuto fuori.



Accantonando solo temporaneamente le fonti visive e iconografiche, passiamo ad analizzare a piccolo gruppo diversi tipi di documenti scritti, alcuni dell'epoca di Colombo, altri di periodi molto più recenti.
Qui qualche esempio di testo da analizzare e su cui far eseguire annotazioni per rilevare le inferenze o le diversità di interpretazione. Tali documenti verranno suddivisi tra gruppi diversi e ciascun gruppo esporrà ai compagni il contenuto letto e analizzato, così da dare avvio a riflessioni e discussioni che coinvolgano l'intero contesto classe.

Fonti scritte antiche e articoli divulgativi moderni a confronto
poi di nuovo fonti iconografiche


Possiamo far leggere stralci di fonti scritte dell'epoca rinascimentale tratte dal manuale di studio (le appendici a margine dei capitoli sulle scoperte geografiche le contengono sempre) o da libri riferiti a diari di viaggio del navigatore genovese o da pagine web di siti specializzati nella didattica della storia.
Nel contempo, i singoli gruppi possono svolgere approfondimenti da riferire al resto dei compagni su articoli di attualità riguardanti il significato assunto dalle spedizioni e dalle scoperte di Colombo alla luce delle più diverse interpretazioni.
Questi alcuni articoli interessanti:




Oltre alla lettura e all'analisi degli articoli e delle fonti scritte scelte, possono essere mostrate foto o immagini sulle quali indurre i ragazzi a compiere inferenze, connessioni, domande sia in forma orale che scritta attraverso semplici domande o spunti di riflessione da far annotare o su cui discutere:


Da cosa capisci che questa statua rappresenta Cristoforo Colombo?
Secondo te in quali nazioni o città potrebbero trovarsi statue di Colombo e perché?
Secondo te cosa sta indicando Colombo con la mano posizionata in quel modo?


Cosa rappresenta, secondo te, questa immagine?
Chi sono le persone sedute e cosa stanno facendo? Chi sono quelle in piedi e cosa stanno facendo?
Racconta in parole tue perché questi personaggi vengono rappresentati così
 e che legame c'è tra loro e l'avventura di Cristoforo Colombo


Dopo la discussione iniziale realizzata in forma meno strutturata, possono successivamente prevedersi momenti in cui i ragazzi si dividono in due schieramenti contrapposti che si affronteranno a suon di tesi e antitesi in una sfida di DEBATE.
Le sollecitazioni da cui partire possono prevedere i seguenti elementi di discussione:
- Come considerare gli esiti dell'avventura di Colombo
- Come considerare gli atteggiamenti di ribellione verso dei monumenti a personaggi controversi?
Vince il gruppo che riesce a sostenere davanti a una giuria le argomentazioni più convincenti.




Alle attività appena descritte possono essere aggiunte produzioni testuali di vario genere che, per apparire sia stimolanti che efficaci a consolidare le conoscenze apprese, dovranno essere sviluppate da tracce il più possibile vicine al vissuto dei ragazzi o comunque coinvolgenti dal punto di vista emotivo. La neuroscienziata Mary Helen Immordino-Yang afferma che "è neurobiologicamente impossibile costruire ricordi, impegnarsi in pensieri complessi o prendere decisioni significative senza emozioni. I processi emotivi e cognitivi interagiscono tra loro influenzando l'apprendimento e il ragionamento. Avere un efficace 'timone emotivo' è fondamentale, in particolare per fare in modo che gli studenti siano in grado di utilizzare la conoscenza in modo efficace"

Adesso scriviamo


Sulla base di quanto riportato, le produzioni scritte da richiedere ai ragazzi dovranno suscitare interesse e curiosità e potranno prevedere le scelta delle seguenti tipologie di testo:
- intervista impossibile a Cristoforo Colombo;
- un giorno in navigazione: resoconto di un viaggio immaginario sulla caravella di Colombo;
- racconto dell'arrivo di Colombo dal punto di vista dei nativi americani;
- diario di navigazione: un marinaio racconta una settimana a bordo con l'equipaggio;
- in una lettera cercare di farsi assumere come marinaio di bordo
- e se Colombo avesse davvero incontrato un mostro marino


Adesso giochiamo


Insistendo ancora sull'aspetto coinvolgente ed emotivo utile a rafforzare gli apprendimenti, e facendo  leva sull'inventiva, sul talento artistico e sulla creatività personale, proviamo a chiedere ai ragazzi di realizzare dei disegni, delle vignette, delle produzioni in cartone o in materiale di uso comune che abbiano come protagonista Colombo e le implicazioni delle sue scoperte.
Alcuni esempi di consegne da far scegliere:
- produzione di disegni e cartellonistica contenente itinerari e attrezzature di viaggio;
- riproduzione delle spedizioni di Colombo su carta nautica del tempo con utilizzo di stazioni di spostamento o arretramento e con caravelle segnaposto realizzate con guscio di noce, carta e stecchino;
- indovina gli alimenti e le ricette da realizzare prima e dopo la scoperta di Colombo: disegni, indovinelli e nuovi prodotti alimentari importati dall'America in Europa da realizzare su cartone o stoffa;
- vignette, fumetti, barzellette, slogan e meme tematici
Qui alcune immagini da mostrare e da cui poter trarre, se lo si desidera, qualche spunto di ispirazione.








Ultima attività, ma non certo ultima per importanza, la METACOGNIZIONE e la riflessione su quanto realizzato e appreso.
Rileggendo i post-it iniziali in cui erano stati appuntati dei pensieri sul nuovo argomento che ci accingevamo ad affrontare, i ragazzi annoteranno adesso le conoscenze più significative che a fine percorso sono riusciti ad apprendere e introiettare.
Le sollecitazioni saranno formulate con domande semplici, ma finalizzate a riflettere sui processi di pensiero e sulle fasi operative in cui tali processi sono stati coinvolti:
- cosa è stato fatto durante questo percorso: elenca i passaggi principali delle pratiche su cui abbiamo lavorato;
- elenca le conoscenze più significative e per te più interessanti conseguite a fine percorso;
- esprimi un tuo feedback su cosa è stato più divertente fare e cosa ti è risultato più noioso;
- esprimi un tuo feedback su cosa è stato più facile fare e cosa ti è risultato più difficile.

Conclusione metacognitiva e non solo...



Insomma...
- Che idea ti sei fatto di Cristoforo Colombo?
- Vorresti venire ricordato come lui, magari proprio con una statua eretta in tuo onore? 
Ecco, l'intera attività potrebbe concludersi così, facendo rispondere in modo libero e diretto. Perché le percezioni e le opinioni dei ragazzi vengono sempre espresse in modo autentico e veritiero. E spesso si rivelano essere anche le più logicamente sensate ( e il miglior feedback in assoluto per impostare le pratiche didattiche presenti e future).

giovedì 14 ottobre 2021

Incipit per tutti i gusti

 

L'INCIPIT - dal latino incipere che significa incominciare - rappresenta la parte introduttiva di uno scritto ed è una parte fondamentale del testo (il quale sappiamo essere diviso in INTRODUZIONE - SVOLGIMENTO - CONCLUSIONE).  Se l'incipit è ben scritto induce il lettore (in questo caso la prof!) a disporsi in modo benevolo verso quanto scritto, perché incuriosito e desideroso di proseguire la lettura. E questo vuol dire partire proprio col piede giusto!
Già, ma... come si fa a scrivere un incipit accattivante?
Vediamo adesso qualche modalità, partendo dalla traccia che avete sviluppato qualche giorno fa:

Nelle favole che abbiamo letto in queste settimane gli animali protagonisti hanno dei vizi e delle virtù, delle caratteristiche fisiche e caratteriali di cui a volte si vantano e di cui altre volte si vergognano, come, ad esempio, il corvo che viene beffato per la sua vanità o la zebra che si vergogna delle sue righe nere. Prova adesso a parlare di te e scrivi un testo in cui parli delle caratteristiche fisiche e caratteriali che ti piacciono e di cui vai fiero, ma anche di quelle che, invece, non ti piacciono e vorresti poter cambiare.

Qualche incipit è stato effettivamente originale, ad esempio questo di Damiano, in cui lui stesso ci appare in sala parto, appena nato e già "incerottato" come un personaggio degli Anime...


... però la maggioranza dei testi cominciano con la frase: "Ciao, io mi chiamo Emanuele (o Samuele o Mehdi)". Beh, sicuramente una frase vera ed immediata, però poco originale!
Vediamo, quindi, come rendere un incipit più accattivante dando un'occhiata a cinque suggerimenti, completi di testi modello da cui prendere ispirazione

1) Fai riferimento alle tue EMOZIONI e ai tuoi SENTIMENTI: il lettore sarà incuriosito e anche interessato a sapere ciò che provi. 
Parlare di me in un testo scritto mi dà sempre una certa emozione, ma ci proverò lo stesso.

 

 2) Perché non cominciare con una DOMANDA? Puoi anche scegliere di usare una domanda retorica (cioè una domanda di cui si sa già la risposta) perché solitamente crea un bell'effetto


Siete curiosi di conoscermi un po' più a fondo? Vi sembro una persona sicura di sé che non ha paura di niente? Beh, non è proprio così. E' vero che ci sono cose di me che mi piacciono tanto, ma molte altre, se solo potessi, le cambierei al volo.


3)   Se ti piacciono i PROVERBI, i MODI di DIRE, gli SLOGAN, le FRASI a EFFETTO e te ne vengono in mente alcuni che si adattano al tuo testo, inseriscili senza esitazione. Incuriosiscono e fanno comprendere che sai bravo/a a fare collegamenti e connessioni
Chi trova un amico trova un tesoro, recita un proverbio. Anche secondo me è così, infatti riesco facilmente a fare amicizia e questo è un lato del mio carattere che mi piace molto

4) Se hai fantasia, prova a inventarti un incipit il più possibile ORIGINALE e DIVERTENTE

Fosse per me, mi cambierei tutto da capo a piedi, dentro e fuori, ma non posso farlo e devo tenermi così come sono. A pensarci bene, qualcosa di me che non cambierei c'è.


5) Se non hai fantasia, VAI DRITTO al PUNTO, evitando il più possibile di essere troppo banale

Parlare di sé non è mai facile, ma dirò cosa mi piace del mio carattere e del mio aspetto e cosa no.


Provate a farvi venire in mente alcuni incipit seguendo questi consigli, poi condividiamo le idee che ne sono venute fuori.

Giulia: Essere o non essere oppure essere come me!

Gabriele: Meglio un cane amico che un amico cane. Io non ne ho molti di amici, ma li scelgo che mi piacciono e che si comportino bene con me. Non voglio amici cani, piuttosto rimango amico solo del mio cane.

Serena: C'è chi mi critica perché non ho molti amici, ma se ne ho pochi è perché li scelgo accuratamente.

Damiano: Io non cambierei niente di me, mi terrei proprio come mi ha fatto mamma!

Gabriele: Parlare di me non mi piace, ma devo farlo perché se non lo faccio prenderò un 5!

Giulia: Siete curiosi di conoscermi meglio? No? Vabbè, io vi parlo di me lo stesso oppure Sì? Allora seguitemi.

Bene! Adesso sì che ci siamo.
Ora riprendi in mano il tuo testo e prova a revisionarlo a partire proprio dall'incipit.
Mi raccomando: dovete suscitarmi una curiosità incontenibile!
Buon lavoro

mercoledì 22 settembre 2021

Parola-frase-testo: una scrittura che cresce

 


Le prime settimane di lezione in una prima media, quando i ragazzi appena usciti dalla scuola primaria imparano a conoscere la nuova scuola e a conoscersi tra di loro, sono molto importanti per creare un clima di serenità, condivisione e fiducia reciproca, semplicemente perché impostare la vita di classe su questi capisaldi influirà positivamente sul benessere pisco-fisico e cognitivo di ogni singolo alunno e, di riflesso, anche dei docenti che vi lavorano. Quindi, lasciando da parte prove di ingresso e ansia da valutazione, è bene accompagnare fin da subito i nostri alunni alla messa in atto di alcune pratiche che si riveleranno utili nell'impostazione didattica futura e nella operatività di talune procedure che diventeranno vere e proprie routine. Ricordiamoci sempre che è importantissimo seguire ogni singolo alunno nel proprio PROCESSO di apprendimento, quindi prevedere fin da subito precisi step e progressione procedurale, faciliterà l'interno nostro lavoro, ma anche tutte quelle osservazioni fondamentali per i nostri interventi individualizzati.
Per la disciplina ITALIANO, ad esempio, sarà utile partire da pratiche di SCRITTURA semplici ed immediate - così da riuscire a coinvolgere e rendere partecipi tutti - per arrivare, progressivamente, ad elevare le richieste e ad ottenere la produzione di testi il più possibile organici e ben strutturati.
Qui gli step, facili da seguire, per improntare un piano di azione finalizzato a sviluppare la competenza di produzione scritta fin dai primissimi giorni di scuola.

Pre-scrittura a partire dalle fondamenta

Mi piace cominciare citando le bellissime parole tratte dal libro Ho nuotato fino alla riga di Elisabeth Bing, una donna sensibile e coraggiosa che, nella Francia del secondo dopoguerra, ha ideato e gestito laboratori di scrittura per ragazzi difficili e con problemi caratteriali che nella società del suo tempo erano temuti e finivano per ritrovarsi osteggiati ed emarginati:

Emersa dalle mie personali macerie, preparai le mie prime lezioni. Nell'intensa atmosfera dell'inizio, drogata dall'angoscia e beata della mia inesperienza, i primi contatti furono calmi. Intorno si meravigliarono del raccolto silenzio delle mie classi. Sembrava una magia. Chiesi loro di presentarsi tramite il loro amore o il loro odio, scrivendo alla rinfusa e come veniva loro in mente quello che gli piaceva e quello che non gli piaceva. Così mi offrirono, attraverso queste litanie, una prima autentica immagine di se stessi.

Il metodo Bing, che da lei prende il nome e che in questi mesi sto cercando di approfondire, tanti stimoli di scrittura ha fornito e continua anche oggi a fornire e l'idea di partire dai suoi input "Mi piace"/"Non mi piace" permette davvero di sbloccare nella scrittura tutti, anche coloro che si professano restii, sfiduciati o indifferenti ad usare bene la penna. A liste e attivatori di pre-scrittura fa riferimento anche la metodologia del writing and reading workshop, finalizzando tali input al medesimo scopo: gettare  per tutti "semini" di scrittura da far "germogliare" e sviluppare in step successivi.

Nei primissimi giorni di lezione ho deciso di mettere in pratica questi stimoli con i miei ragazzi di prima media, pertanto ho distribuito delle sagome di cartone in cui far scrivere poche PAROLE che indicassero preferenze, passioni e interessi personali.


Prendere confidenza con una sagoma simile non ha solo lo scopo di accogliere i nuovi studenti con immagini che richiamano illustrazioni tipiche della scuola primaria, bensì permette di anticipare l'uso di un organizzatore grafico che verrà in seguito utilizzato per la comprensione del testo e per l'analisi dei personaggi. Creare un cartellone da appendere in classe con le sagome che si tengono per mano risulta, alla fine, un sistema semplice per rendere visibile un'idea di gruppo classe che sta iniziando a conoscersi e a collaborare. 


I ragazzi hanno anche annotato su delle liste quali sono le cose che piacciono e che non piacciono, condividendole insieme per scoprire subito, in modalità ludica, quali aspetti li accomunano e quali li rendono diversi.
A queste attività sono state affiancate delle letture tratte da albi e libri illustrati, in particolare dal libro Chiedimi cosa mi piace, con lettura condivisa e visione del seguente video spunti tratti dall'albo Chiedimi cosa mi piace e, soprattutto, dal simpatico libro illustrato a soffietto Io sono così di Ferrara e Degl'Innocenti, lettura e condivisione di frasi e immagini riferiti a Mi piace/Non mi piace di un personaggio misterioso che svela essere semplicemente una "bambina e basta" nel lato posteriore lettura animata Io sono così. Sui propri gusti/disgusti e sulle proprie passioni/preferenze siamo quindi passati dal definirle con le PAROLE all'esprimerle attraverso delle FRASI, contenenti emozioni, pensieri, similitudini e rievocazioni. Imitando l'impaginazione a soffietto, i ragazzi hanno provato a riprodurre sulla carta dei librettini personalizzati in una sorta di mini-laboratorio manuale...


I ragazzi hanno poi imitato anche l'idea del libro illustrato, quindi pagine a soffietto che contengono frasi e pensieri su ciò che piace e non piace, corredati da disegni e rappresentazioni grafiche autoprodotte.
Qui alcuni lavori:
























Tutte queste semplici attività, che sono partite dalle parole e che sono giunte all'elaborazione di frasi  articolate, mettendo in campo non solo le competenze di base di scrittura, ma anche i talenti grafico-pittorici e creativi, sono state in realtà finalizzate ad un intento ben preciso: fungere da elementi di PRE-SCRITTURA per passare progressivamente all'elaborazione vera e propria della prima BOZZA DI TESTO SCRITTO.
Come ben insegna la metodologia WRW sopra citata e come aveva genialmente intuito Elisabeth Bing, far scrivere i ragazzi (e non solo) a partire dai rispettivi campi di interesse permette loro di sentirsi coinvolti in prima persona e di superare fin da subito l'ansia da "pagina bianca".
Invece che assegnare una traccia vera e propria, i ragazzi hanno ricevuto la consegna di scegliere una delle frasi inserite nel loro libretto e svilupparla fino a farla diventare un testo compiuto.
Ma prima di farli cominciare a scrivere, ancora uno step per iniziare a rendere routine un importante (e spesso trascurato) passaggio: l'attività di METACOGNIZIONE.

Riflettere su ciò che si fa e perché lo si fa

Far soffermare i ragazzi sulle azioni svolte e sulla loro finalità è utile per rendere la comunità classe partecipe della programmazione su di loro modulata e per migliorare progressivamente i loro apprendimenti. Troppa ambizioso come idea? No, a mio avviso non lo è affatto. Anche in questo caso la metodologia WRW insiste molto su questo aspetto, così come le routine del MLTV (Making Learning and Thinking Visible), metodo basato proprio sull'importanza di rendere visibili ed espliciti/espressi i pensieri del proprio processo di apprendimento.
Si tratta di assegnare consegne semplici e graduali, in cui i ragazzi dovranno esplicitare quali attività hanno svolto o dovranno svolgere e per quali motivazioni e finalità stanno lavorando.
Riflettere su ciò che si fa e del perché lo si fa agisce direttamente sulla sfera della consapevolezza personale, così importante per la conoscenza di sé e dei propri vissuti, specialmente in un ordine di scuola intermedio come quello della secondaria di primo grado, in cui l'ottica orientativa la fa da padrone.
Va da sé che la consegna metacognitiva debba essere formulata in modo semplice e chiaro, così da farla divenire fin da subito una consuetudine da mettere in atto come vera e propria forma di routine.
E chissà mai se alla fine gli studenti tornino a casa e non rispondano il solito "Niente!" a coloro che chiedano cosa abbiano fatto a scuola durante la mattinata...

Qui una delle riflessioni a seguito della consegna in cui ai ragazzi è stato richiesto di mettere per scritto ciò che è stato fatto nei primi giorni di scuola in fase di pre-scrittura e ciò che dovranno scrivere nel testo che si accingono a svolgere, precisando la scelta dell'argomento e le motivazioni che li hanno spinti a decidere di parlare proprio di quell'argomento lì:



A questo punto tutti sono pronti per mettersi al lavoro...


... e proprio tutti hanno parlato di argomenti di cui avevano interesse a discutere perché conosciuti e apprezzati e quindi, in definitiva, altamente motivanti per espletare la consegna loro assegnata.
Sono state così prodotte le prime bozze di lavoro, su cui poter lavorare individualmente per analizzarne insieme i punti di forza, fornire consigli di miglioramento e riflettere su quanto è stato fatto e su cosa sarà bene andare ad incidere. Ovviamente attraversa una ulteriore riflessione metacognitiva espressa con formulazioni semplici e chiare.



Il successivo step sarà la revisione del testo, ma tenendo sempre a mente quanto sia importante procedere per gradi, così da riuscire a far lavorare al meglio tutti, rispettando i diversi tempi di apprendimento di ciascuno.
Perché, diciamocelo, saper scrivere bene è appagante, ma proprio facile facile non è.


lunedì 6 settembre 2021

Storie brevi che più brevi non si può

 


Storie brevi, brevissime, telegrafiche. Sì, ci voglio lavorare su e partire proprio da loro. Sfogliando l'antologia mi colpisce, d'acchito, la lunghezza dei brani. Già, la lunghezza, vero e proprio spauracchio per quasi tutti gli studenti di ogni età.
"Prof, quando deve essere lungo il testo?" - domanda immancabile quando si chiede loro di scrivere.
"Questo libro quante pagine ha?" - considerazione fatta, magari sottovoce, prima di leggere un romanzo qualsiasi.
E allora, invece di partire da testi lunghi, per abituare i ragazzi a lavorare su competenze di italiano basilari, quali comprensione, analisi, sintesi, ampliamento lessicale e produzione testuale, voglio cominciare proprio da un genere di testo che - proprio perché per sua natura è breve e, com'è noto, la brevità cattura e mantiene fisiologicamente alta l'attenzione - predispone bene alla lettura, all'ascolto e alla messa in pratica di numerose attività: la SHORT STORY.
Per il mio modo di procedere, le storie brevi, brevissime, telegrafiche in prosa sono più funzionali agli obiettivi che intendo far raggiungere agli studenti più della stessa poesia, genere testuale breve ed essenziale per eccellenza. Forse perché vedo i miei ragazzi più coinvolti, attivi e propositivi quando si tratta di ascoltare, leggere e scrivere in prosa piuttosto che in poesia. O, semplicemente, perché, da sempre, ritengo la narrativa più nelle mie corde rispetto alla poesia e, da prof consapevole, so che in classe riesco a trasmettere meglio ciò che per prima appassiona anche me.


Durante un interessante corso di scrittura frequentato questo inverno in modalità online presso la scuola Carver di Livorno (ammetto che in tempo di pandemia ho avuto modo di implementare in modo eccellente taluni incontri di formazione a cui non avrei di certo partecipato se non fosse stata prevista la possibilità di seguire via streaming) ho ben compreso le altissime potenzialità dei racconti brevi e ho sperimentato in prima persona quanto sia complesso arrivarne a scrivere di decenti. 
Dall'analisi di alcuni testi brevi di Carver, Salinger, Hemingway e 'O Connor ho compreso alla perfezione quanto il racconto di qualità sia profondo, pieno di senso, capace di far risuonare domande e irradiare molteplici significati. Rispetto al romanzo, il racconto è più denso, rigoroso, essenziale e privo di divagazioni perché si dirige spedito verso l'obiettivo e ogni parola ha un peso fondamentale. Per poterlo ben comprendere occorre porre attenzione al sommerso, al non detto, al simbolismo implicito, a ulteriori storie nascoste da ricostruire attraverso dettagli e indizi sapientemente seminati dall'autore. Per poterlo scrivere occorre un intenso e faticoso lavoro di pre-scrittura, ideazione, stesura, revisione e "scavo" e occorre un'accuratezza lessicale massima, perché ogni parola è decisiva per la costruzione e tenuta della storia. Aver compreso a fondo la profondità di una storia breve mi ha aiutato a coglierne la potenzialità e, senza esitazione, mi ha convinto ad impiantare su di essa parte della progettualità didattica. Operativamente parlando, questo è il percorso che seguirò (e che, come sempre succede nella vita di classe, potrà essere rimodulato sulla base delle sollecitazioni, delle riflessioni e delle risposte provenienti direttamente dalla voce dei ragazzi). La scelta di un racconto brevissimo non poteva che puntare alla massima qualità: il grande Franz Kafka è una garanzia.


Lascia perdere di Franz Kafka
Era primissima mattina, le strade pulite e deserte, io andavo alla stazione. Allorché confrontai l’orologio di un campanile con il mio orologio, vidi che era già molto più tardi di quanto avessi creduto. Dovevo accelerare notevolmente il passo, lo spavento per quella scoperta mi rese incerto sulla via da seguire, non mi orientavo ancora bene in quella città. Per fortuna poco lontano c’era un vigile, corsi da lui e, con il fiatone, gli chiesi di indicarmi la strada. Lui sorrise e disse: «Da me vuoi sapere la strada?» «Sì», dissi io, «perché da solo non riesco a trovarla.» «Lascia perdere, lascia perdere!», disse lui, e si volse di scatto da un’altra parte, come fanno le persone che vogliono star sole con la loro risata.

Prima della lettura, a partire dal titolo, si possono sollecitare i ragazzi a fare previsioni sulla trama, anche impostando la routine MLTV e far appuntare le riflessioni su post-it così da rendere visibili i loro processi di pensiero. Dopo la lettura si apriranno le discussioni, le negoziazioni e le attività utili a sviluppare la comprensione e le competenze di analisi, sintesi, ampliamento lessicale e produzione testuale potranno essere improntate sulla base dei seguenti input:

- attenzione a narratore, focalizzazioni e punti di vista;
- far notare scelta delle parole, loro significati letterali e simbolici;
- far notare scelta dei tempi verbali e struttura sintattica in genere;
- lavorare su curva del plot per lavorare sulle competenze di sintesi;
- individuare la regola delle 5 w;
- soffermarsi sulla caratterizzazione dei personaggi, anche con l'ausilio di appositi organizzatori grafici o tabelle che mettano in evidenza la corrispondenza con quanto ricavato dal testo;
- soffermarsi su ambientazione e, in genere, su ogni dettaglio;
- discutere sul significato, sul messaggio della storia e su ciò che può considerarsi implicito;
- lavorare su connessioni con il proprio vissuto e con il mondo esterno;
- prendere spunto da certe connessioni per assegnare attività di quick write vicine all'esperienza dei ragazzi (quella volta in cui vi è capitato di dover lasciar perdere... quella volta in cui vi è capitato di essere in ritardo... quando al mattino le ore passano in un baleno...) e da far poi confluire in una eventuale prima bozza di scrittura;
- stimolare la creatività con attività quali "tutto in una pagina" o routine MLTV "periodo/frase/parola" e "colore/simbolo/idea";
- ancora stimolazioni creative con produzioni testuali di vario genere, quali cambio dei punti di vista o prosecuzione della storia; 
- se si vuole osare - perché no - far provare a drammatizzare e a creare miniscenografia da far recitare, anche in modalità amatoriale (brevi video o semplici teatralizzazioni da realizzare in aula).
Come sempre, le attività saranno previste in modalità individuale o a piccolo gruppo e discusse/condivise in modalità collettiva, così che i contributi di tutti possano risultare utili e finalizzati alla creazione di un clima di comunità e di arricchimento reciproco.
Se si sceglie di applicare una routine MLTV per esplicitare e rendere visibile il processo di pensiero,  sarà utile di nuovo annotare su post-it e procedere alla condivisione comparando le considerazioni finali con quelle annotate in fase di anticipazione.


Sulla falsariga di ciò che può scaturire dalla lettura del brevissimo racconto di Kafka, si possono impostare attività simili prendendo come testo modello uno dei tanti esempi di short story reperibili su web o su libri di argomento specifico (a fine post ne ho fornito lista), come questo, ancor più breve di Lascia perdere, scritto da Fredric Brown, autore statunitense specializzato proprio in racconti brevi di genere giallo o fantascientifico (nelle antologie, di solito, è sempre presente il suo magistrale La sentinella), basato su un non-sense che può dare adito a riflessioni, annotazioni e considerazioni molto interessanti:

L'unico sbaglio di Fredric Brown
Stan Standish si costituì alla polizia.
"Ho ucciso un uomo", confessò. "Pensavo che fosse perfetto, il mio delitto, ma ho commesso un errore".
Gli chiesero, naturalmente, quale fosse stato il suo errore.
"Ho ucciso un uomo", rispose.

Per una lettura e un'analisi di questo micro-racconto consiglio la consultazione del seguente link


Sempre prendendo spunto da Brown, il lavoro sulle storie brevissime può andare avanti fino ad arrivare al massimo dell'essenzialità: mostrare come poche frasi, e addirittura poche parole, riescano a impiantare una storia dalle fondamenta solide. Lo stesso Brown ha creato un famoso incipit di un racconto per la cui densità ed efficacia evocativa può essere considerato esso stesso short story: 

L'ultimo uomo sulla terra sedeva da solo in una stanza. 
Qualcuno bussò alla porta.

La prima connessione che mi viene in mente, almeno nella prima parte, è addirittura la poesia di Quasimodo Ed è subito sera! E la seconda parte? Provoca suggestioni sensoriali così intense che verrebbe immediatamente la voglia di prendere carta e penna e strutturare un plot per proseguirne la narrazione!
A onor del vero, bisogna però dire che prima ancora di Fredric Brown, c'è stato un altro scrittore, Thomas Bailey Aldrich, che qualche anno prima aveva composto uno scritto identico, ossia: Una domma sta seduta sola in casa. Sa che nel mondo non c'è più nessuno: tutti gli altri esseri umani sono morti. Bussano alla porta.


Ciò che conta, al di là delle frasi scelte, è far riflettere i ragazzi su quanto possano essere incisive le parole e su quali possano essere le implicazioni derivanti dal saperle dosare in maniera sapiente e accurata. E, naturalmente, sarà altrettanto efficace impostare alcune attività, in parte simili e in parte speculari a quelle già indicate per il racconto kafkiano.
Qualche esempio:

- rinnovata e rafforzata attenzione alla scelta delle parole, dei tempi verbali, della sintassi minimale;
- cominciare ad riflettere sulla grammatica in contesto, approfittando delle frasi minime e delle scelte sintattico-lessicali contenute;
- attenzione massima anche al sottinteso, al simbolismo;
- potenziare la negoziazione di significati, discutere su messaggi, su tutto ciò (ed è tanto) che c'è di implicito;
- riferirsi alle 5 w e ricreare un plot essenziale da ampliare con produzioni scritte che, specularmente alla sintesi, partano dall'impianto della trama per elaborare altre storie e microstorie con ambientazioni, dettagli e scene dilatate e caratterizzazione dei personaggi verosimile ma autonomamente creata;
- produrre un finale di storia altrettanto breve, esempio massimo 5 righe;
- proseguire la storia in modo particolarizzato, compresa la creazione di dialoghi - che possono dare luogo, anche in questo caso, a brevi drammatizzazioni - e la storia raccontata dai diversi punti di vista;
- stimolare le connessioni personali o con il mondo che possono fornire "semi di scrittura" da recuperare con il genere autobiografico;
- ancora ricorso alla creatività con One pager o routine MLTV sopra ricordate;
 
Storie breve, brevissime e telegrafiche offrono, insomma, modi diversi per lavorare su competenze linguistiche fondamentali.
In modo, appunto, speculare si può ampliare la trama delle storie minimali per farle diventare brevi, mentre dalla storia breve si può scavare sulla sintesi fino a farla diventare essenziale, ridotta a poche frasi.

Sempre in tema di scritti basici ed essenziali, impossibile non chiamare in causa due celebri frasi sbalorditive per la loro altissima potenzialità: una è dello scrittore guatemalteco Augusto Monterroso, l'altra del famosissimo Ernest Hemingway (c'è anche una interessante storia nella storia che la voleva erroneamente attribuita a Stephen King e un'altra storia ancora che ricondurrebbe la frase ad una scommessa letteraria, poi rivelatasi infondata):

Quando si sveglió, il dinosauro era ancora lì. 
(Augusto Monterroso)


In vendita scarpe da bambino, mai usate. (Ernest Hemingway)



Non sono potentissime? Sono molto curiosa di proporle in classe, perché è più che sicuro che ne usciranno considerazioni notevoli.
Le attività da proporre, anche in questo caso, potranno ricalcare quelle delle short stories precedenti.

Qui dei link da consultare su analisi e considerazioni riferite alle due celebri frasi:

Un'ultima considerazione riguarda il fatto che attività simili potrebbero, perché no, essere riprese per lavorare sulla short story in maniera un po' più originale, ossia partire da una vignetta, da una battuta, da una barzelletta, da un'immagine e... provare a lavorare un po' come sopra. Stimolante, vero?
Magari ci creerò su un post apposito, perché no? Intanto anche solo la proposta di lavorare a partire da due immagini come queste mi sembra una buona idea!



Parole d'ordine, insomma, devono essere tre: brevità, stimolo e senso.
L'importante è che la vicenda sia short! A lavorarci in modo strong ci pensiamo noi! ;-)


Qui un po' di titolo di libri su cui reperire short story e racconti brevissimi:
- AA.VV., Storie del terrore da un minuto
- AA.VV., I racconti più brevi del mondo
- M. Atwood, Microfiction
- G. Gospodinov, Tutti i nostri corpi. Storie superbrevi
E, consigliati dalle supercolleghe Simona Martini e Valeria Pancucci, le raccolte di favole Ultimo venne il verme e Dente.

venerdì 4 giugno 2021

Lo "Zibaldino" dei nostri pensieri

 


Parte conclusiva dell'anno scolastico trascorsa in compagnia di Giacomo Leopardi.
Nessuna verifica, nessun tema, nessuna parafrasi scritta delle sue poesie.
Solo letture, discussioni, annotazioni e condivisioni.
Tante letture, tante discussioni, tante annotazioni e tante condivisioni.
Basta così poco per far conoscere ai ragazzi una figura dall'ingegno portentoso e dalla risonanza mondiale come quella del poeta recanatese? Sicuramente no.
Ma basta poco per farlo amare anche nel 2021 a ragazzi di tredici anni che stanno per affrontare gli esami in una piccola scuola di paese.
Troppo potenti le sue sollecitazioni, incredibilmente attuale il suo pensiero.
E, a proposito di pensieri, i nostri sono stati continuamente stimolati dalle sue parole e abbiamo tentato di raccoglierli, seppur "in modo sparso", forse nell'illusorio tentativo di provare ad imitarlo almeno un pochino: discussioni e riflessioni sono quindi confluite in una sorta di quadernetto di classe 

"Lo Zibaldino dei nostri pensieri". 
Qui ne riportiamo alcune. Buona lettura.


"Leopardi non è pessimista come lo intendiamo noi.
Una persona pessimista si sente sfortunata lei sola, crede che gli altri siano migliori di lei, si sente sempre inferiore e fuori posto.
A me Leopardi dà l'impressione di essere consapevole di quanto valesse. Magari era timido, umile, ma se dice che si sente come "una gemma nel letamaio", per me questo vuol dire che lo sa che lui si sente migliore rispetto a quelli che vivono nel suo paese.
E poi non dice che è solo lui a sentirsi infelice. Dice che tutti gli uomini sono infelici, anzi, che sono infelici anche gli animali. Il vero pessimista è quello che si sente infelice solo lui" (A.)

"Mi piacerebbe essere come i pastori delle steppe dell'Asia che fanno le domande alla Luna. So che mi verrebbero in mente domande senza risposta, proprio come quelle che fa Leopardi, però è una bella sensazione quella di avere qualcuno che ascolta le nostre domande senza preoccuparsi che siano sciocche o inutili.
Mi verrebbero in mente tante domande:
- perché siamo nati? 
- esistono altre forme di vita in altri pianeti?
- come sarà il mio futuro?
- come sarà per me l'amore?
- cosa c'è dopo la morte?
Non avrei mai il coraggio di farle a qualcuno che conosco davvero. Forse solo alla Luna, come Leopardi e i pastori della sua poesia" (V.)


"La vita come un vecchio che porta un peso, che sale in montagna, in un terreno pieno di sassi, scivoloso dà l'idea di tutte le fatiche che l'uomo deve superare. In realtà, secondo Leopardi, l'uomo non supera niente, perché alla fine di tutte le sue fatiche cade in un burrone e tutto finisce. Una visione molto triste. Io preferisco che il vecchio, una volta arrivato a destinazione, possa riposarsi. Quindi cerco di vedere la vita in modo un po' più positivo rispetto a quello che dice Leopardi" (N.)


"La poesia del pastore errante dell'Asia mi fa tornare alla mente Ciaula che scopre la Luna e che piange quando la vede per la prima volta perché è come se da fuori lo proteggesse. Anche i pastori forse, nel buio delle steppe dell'Asia, soli, in compagnia solo delle pecore, consideravano la Luna come qualcosa che li proteggesse. E forse anche Leopardi che si affacciava nel balcone del suo bel palazzo, solo e in compagnia solo dei suoi libri, la vedeva allo stesso modo, come una protezione, lontana e vicina" (G.)


"Leopardi ha vissuto la giovinezza come un lungo lockdown, senza uscire, senza vedere nessuno. Solo tanto studio. Io sarei impazzito al suo posto e forse sarebbero impazziti tutti. Lui è stato più forte di tutti a vivere in quel modo. Senza contare che aveva anche tanti problemi di salute e l'aspetto fisico non attraente. Tanta stima. Io mi sarei depresso e sarei stato a letto tutto il giorno" (K.)

"Qualcosa che lo motivava nella sua vita c'era, altrimenti avrebbe avuto pensieri suicidi. Diceva che per l'uomo  era impossibile essere felice, anzi per tutti gli esseri viventi c'è questa condizione di infelicità. La Natura li ha creati solo per farli soffrire. Questa conclusione è terribile. Ma qualcosa che lo ha spinto ad andare avanti doveva averla per forza.
Secondo me è stato l'amore per la conoscenza a salvarlo. I suoi libri.
Ma anche la scrittura, le sue poesie. Il fatto di scrivere ciò che si prova è terapeutico e aiuta parecchio. Succede anche a me di farlo e dopo mi sento meglio.
Però, in fondo, era interessato a sapere cosa gli avrebbe riservato la vita. Era curioso e forse sotto sotto anche fiducioso di poter migliorare la sua condizione, di essere accettato dalla società.
E poi c'era l'amicizia con Antonio Ranieri. L'amicizia è sempre una grande motivazione, aiuta ad andare avanti. Non aveva la possibilità di avere una donna per sé (diciamolo, era difficile che qualcuno potesse provare desiderio per lui), ma cerca lo stesso l'amore su chi lo circonda, fratelli, sorella o amici.
Sì, per me Leopardi era un grande amante della vita, anche se diceva di disprezzare la sua e anche se non trovava un senso a tutta l'esistenza umana" (L.)

"Come può passare per 'poeta sfigato' chi ha scritto l'Infinto? Immaginare l'infinità, lo spazio, il tempo che torna indietro e che va avanti lo fanno quelli che sono sensibili, intelligenti e hanno tanta immaginazione. E dice che è dolce naufragare tra i pensieri. Che sta bene a pensare. Questo lo dice solo chi non ha paura di stare da solo. Quindi uno dal carattere forte. Se mi metto a pensare io non riesco a fare pensieri così profondi. Ora come ora se mi fermo a pensare mi viene in mente solo l'esame, così cerco di farlo il meno possibile. E mi perdo quelle sensazioni che prova lui" (E.)  


"Voglio provare a riflettere di fronte a un ostacolo che mi impedisce di vedere il panorama come fa Leopardi nella sua collina davanti a una siepe. Immagino che al di là di queste gradinate, delle case, delle fabbriche, dei campi e delle colline che sono in lontananza, ci sia un villaggio abitato da persone e animali che vivono all'aria aperta. Se continuo a pensare, immagino alla fine del villaggio un paesaggio di mare come quello dei miei nonni in Sicilia. Se avessi fatto questi pensieri da sola sono sicura che sarei diventata triste, invece immaginare delle cose in libertà nel cortile della scuola con i miei compagni di classe seduti un po' più in là, mi fa stare bene" (R.)

"Della poesia capisco solo alcune cose: un uomo a sedere in una montagna che pensa. Sta bene, sente dolcezza e questo è bello. Anche secondo me è bello stare a sedere e pensare, mi rilassa" (M.)


"Io ho paura degli esami e mi viene da pensare come facesse lui a non aver paura dell'esame a cui lo sottoponeva suo padre quando era piccolo, un esame in cui tutti gli uomini importanti venivano a casa sua e lo potevano interrogare. Ma siamo matti! Io mi sarei nascosto o mi sarei finto malato. Sarà stata senza sentimenti la sua mamma, ma anche il suo babbo era sadico a pensare un cosa così!" (G.)

"A me sarebbe piaciuto vedere un maestro che dice: - me ne vado, ne sai più di me! Immagino sia la faccia di Leopardi che quella del suo maestro. Ma non c'è problema: a me non succederà di sicuro!" (E.)

"Uno che usa ironia vince sempre e Leopardi la sapeva usare. Non è gobba, è l'astuccio delle mie ali. Parole che ho letto anche su Instagram e che mi fanno riflettere su quanto sia stato capace di rispondere per le rime senza offendere, ma scherzando anche sui suoi difetti. Oppure che mangiava gelati anche se non doveva. Un grande! Lo avrei voluto come amico, mi sarebbe piaciuta la sua compagnia" (L.)

"Sì, Leopardi ha ragione quando dice che alla Natura non gliene importa niente dell'uomo. Perché dovremmo essere considerati una specie privilegiata? Non siamo i più forti dell'universo. Non siamo neanche i più forti del pianeta. Basta uno tsunami a ucciderci a centinaia. O un terremoto o un maremoto. E basta un virus a paralizzare tutto. Che è successo col Covid? Proprio questo. E se è vero che l'uomo ha inventato il vaccino per riuscire a superarlo, è vero che un virus ha dimostrato di essere pericoloso e di farci cambiare vita da un momento all'altro" (A.)

"Noi abbiamo come miti i calciatori o persone di successo piene di soldi. Per noi sono loro che ce l'hanno fatta. Leopardi ha come mito un fiorellino giallo che vive nei luoghi più impensati e che rinasce ogni volta che la sabbia del deserto o la lava del vulcano lo fa morire. Una cosa che non mi sarebbe mai venuta in mente di prendere come esempio. Invece è vero: la ginestra dimostra una forza e una resistenza incredibile. Dovremmo prendere esempio da lei noi uomini" (C.)

"Leopardi considera la Natura cattiva nei confronti dell'uomo: perché lo fa nascere se poi lo fa soffrire? Mica glielo dice l'uomo di metterla al mondo! Mi è piaciuto il paragone che gli fa l'Islandese: è come se un vicino di casa mi chiama a casa sua, poi mi chiude in una stanza sporca, non mi dà da mangiare e mi fa offendere dai suoi figlioli. E che mi ha invitato a fare, allora? Però cercando di vivere al meglio, nonostante fosse convinto di non raggiungere mai la felicità, dimostra di essere Leopardi il più forte. Forse tutta la vita non vuole darla vinta alla Natura. Mi hai creato senza che sia stato io a chiederti di farmi nascere? Mi hai dato un sacco di malanni? Mi hai condannato a rimanere solo? Credi forse che mi sarei dovuto suicidare? Ti sbagli! Ti faccio un dispetto che non ti aspetti: vivrò al meglio che posso!" (D.)

"Secondo me Leopardi ha questa idea della Natura matrigna perché anche la sua mamma era tremenda e a lui tutte le mamme non piacevano" (E.)

"Comunque che la Natura sia mezza bella e mezza orribile, come il volto gigantesco della Natura che vede l'Islandese nel centro dell'Africa, è proprio vero: il mare ad esempio. O la montagna. O un paesaggio qualsiasi. Tutto bello: la montagna con la neve, il mare che ci rinfresca d'estate, i panorami bellissimi che guardiamo dall'alto. Ma tutto può diventare improvvisamente pericoloso: la montagna che crolla, il terreno che si apre per il terremoto, il mare che può farci morire annegati. Secondo me ha senso rappresentarla così, anche io la disegnerei così" (R.)


"Sfido chiunque a contestare che il sabato sia il giorno migliore della settimana: tutto il pomeriggio è spensierato, non dobbiamo pensare alla scuola il giorno dopo ed è bella l'idea di dormire la mattina dopo fino a tardi, senza svegliarsi col suono della sveglia. La domenica pomeriggio fa ripensare alla scuola e al lunedì, quindi non è certo una giornata piacevole come il sabato. Ma il sabato è bello a una condizione: solo dalle 13.30 in poi. Sarebbe perfetto se non ci fosse la scuola, ma la mattina ce l'abbiamo. Comunque il suono della campanella dell'ultima ora dà un senso di liberazione incredibile" (K.)

"Secondo Leopardi è la giovinezza il momento migliore della vita dell'uomo. Ci si fanno idee sul futuro, si pensa positivo. Da adulti saremo infelici. Come la mettiamo se a me la giovinezza non piace per niente? Non vedo l'ora di essere adulto: automobile, indipendenza, andare a vivere da solo, guadagnare e spendere i soldi come voglio. Ora non lo posso fare e la mia età non  mi piace. Non posso credere che quella che venga dopo sia peggiore" (G.) 

"Forse è vero che quando si diventa grandi crollano tutti i sogni che ci siamo fatti.
Lei che è adulta, prof, cosa ci può dire? Ha ragione Leopardi quando dice che da adulti non è possibile essere felici?" (P.)

"La noia è peggiore del dolore? Forse Leopardi ha ragione. La cosa che mi pesava di più durante il lockdown era la noia, non sapere cosa fare. Le giornate tutte uguali. Il tempo che non passava mai. Il dolore almeno quando passa ti fa vivere con maggior soddisfazione. E c'è sempre la speranza che prima o poi passi. La noia è più difficile farla passare" (T.)

"Gli animali provano noia o dolore? Certamente! Cani (ma anche gatti) che sono tanto attaccati al padrone da andare a trovarlo al cimitero quando muore o che non mangiano se non è a casa. E poi secondo me si annoiano anche. Spesso li invidio: io devo andare a scuola la mattina e loro rimangono nel divano. Però passano tutto il giorno così. Non credo che alla fine si divertano tanto. E se sono soli in casa si annoiano ancora di più" (J.)

"L'attesa a volte è più bella della cosa che si attende. Ho aspettato tanto a lungo un festa di compleanno che alla fine mi ci sono annoiata. Era stato bello prepararsi, pensare a cosa mettere, immaginare come sarebbe stata la gente, l'ambientazione. Ma è stato un pomeriggio deludente. Invece di solito con i viaggi non mi succede: mi piace l'attesa, programmare cosa farò, vedere su internet i posti dove mi fermerò. E poi quando ci sono mi sento anche meglio e ci sto bene. Per ora i viaggi non mi hanno mai delusa e non vedo l'ora di poterli rifare. In estate, comunque, da qualche parte andrò. Sperando che sia un'estate un po' più tranquilla dello scorso anno, perché avevo molta paura che tornasse il Covid. E infatti dopo è tornato. Ma ora c'è il vaccino e voglio essere piena di fiducia. Quindi il viaggio è sia piacere nell'attesa che piacere quando sei lì. In altri momenti ha ragione Leopardi: il piacere è nell'attesa. E poi il viaggio è bello anche nel ricordo, quindi Leopardi ha ragione un'altra volta" (G.)

"Come dice il passeggere al venditore, non è bella la vita che si conosce e neanche quella passata. La vita futura è quella più bella. Io voglio immaginarmi un futuro bello, con un bel lavoro, una bella casa e tre bambini. I bambini ora come ora non mi piacciono tanto, ma da grande sono sicuro di sì. E poi con i miei sarà diverso, spero. Comunque è bello immaginarsi il futuro, anche se porta un po' di ansia" (A.)

"Chissà se Leopardi si sarebbe sentito meglio se fosse esistito adesso. Forse sì. Non poteva uscire di casa, ma avrebbe potuto navigare in rete per farsi un'idea del mondo esterno. Magari avrebbe potuto conoscere persone in chat. Non con un profilo falso per sembrare più bello, perché questi stratagemmi non funzionano mai. E poi lui era troppo intelligente per fare una cosa del genere. Comunque il suo problema non era andare fuori. Alla fine fuori c'è andato, ha vissuto in tante città, ma la sua infelicità è rimasta intatta. Di Roma dice che "è una Recanati più grande", quindi poco cambia. Forse sarebbe infelice anche oggi, o forse anche di più. E con la tecnologia si sentirebbe, chissà, anche più solo. Succede a volte anche a noi e non abbiamo tutti i problemi che aveva lui" (F.)

"Comunque Leopardi sembra uno di noi" (A.)